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Autore: Ombra1983    30/10/2014    1 recensioni
Storia ambientata durante il libro "Il Portale delle Tenebre" (ultima parte di "A Storm of Swords" in originale, sul finire della quarta stagione televisiva). Cosa sarebbe successo se Sansa Stark si fosse trovata sola a Nido dell'Aquila, senza Ditocorto, ma comunque al centro di uno dei suoi intrighi dai risvolti inaspettati?
Una storia romantica scritta da un ragazzo ma dal punto di vista di una ragazza, un piccolo "what if ?" nel meraviglioso mondo de Il Trono di Spade.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lysa Tully, Nuovo personaggio, Petyr Baelish, Sansa Stark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le spade si toccarono con forza nella loro danza e poi continuarono la sinuosa lotta fatta di affondi e parate. Sir Simon e sir Coldwater stavano duellando con le armi smussate da allenamento nella piazza d'armi del Nido dell'Aquila, mentre sir Shett e sir Tollet stavano riposando le stanche membra dopo il loro scontro precedente.
Le loro tre ammiratrici e Sansa erano sedute poco vicino e ben imbacuccate in caldi pellicciotti perchè la giornata era tersa e fredda. Alzano a turno la voce per incitare i rispettivi campioni o per consolarli nel caso di sconfitta.  
Col tempo Sansa aveva imparato che sir Francis Coldwater era promesso sposo di una delle sue tre amiche e così anche sir Sander Shett, quest'ultimo ormai davvero prossimo alle nozze. Invece sir Mark Tollet era ancora in fase di corteggiamento con la giovane lady che aveva rubato il suo cuore e tra loro vi erano tutta un'altra sorta di duelli, combattuti a suon di sguardi e di occhiatine, di piccole frasi e di parole dolci che marcavano la stanza danza che vi era tra loro due: si avvicinavano e si allontanavano a turno in una maniera che Sansa trovò divertente.
Quanto a lei non c'era stato nemmeno bisogno di dirlo, almeno finché la promessa di sir Shett non aveva detto ciò che tutte loro pensavano, ovvero "Voi siete qui per sir Simon". All'inizio Sansa aveva pensato di negare e di trovare una scusa ma poi i ricordi dei baci (ce ne erano stati diversi dopo il primo) e delle carezze le rientrava nel cervello con forza, quindi si limitò ad annuire ed a dire la prima cosa che le passava per la testa: "Si, lui è mio".
A pensarci bene le sue tre amiche erano state gentile a limitarsi a sorridere perchè la cosa era stata molto più imbarazzante di quanto non sembrasse: aveva davvero detto "Lui è mio"? A ripensarci la giovane Stark stentava a crederlo.
Si levò un grido di eccitazione e poi un moto di delusione dalla bocca della promessa di sir Coldwater quando la spada di sir Simon arrivò a puntarsi contro la di lui gola: il duello era finito. I campioni tornarono dalle rispettive dame.
"Perché vi allenate cosi spesso?" chiesa Sansa a sir Simon "La Valle di Arryn è in pace, non è come il Nord".
"Il Nord è molto vicino" rispose sir Simon "E poi non si può mai dire quando la pace si può rompere. E' bene tenersi pronti. Inoltre noi Royce ci portiamo dietro una brutta nomea, quella di essere topi di biblioteca. Quindi cerchiamo di farci valere quanto più possibile".
"Sei stato in molte battaglie?" aveva chiesto Sansa rendendosi conto che dopo il bacio stavano passando al tu molto spesso.
"Durante la ribellione di re Robert Baratheon ho avuto la mia piccola parte, poi c'è stata la guerra contro Balon Greyjoy circa dieci anni fà, quando provò a dichiarare l'indipendenza delle Isole di Ferro dai Sette Regni".
"Che io sappia, ha dichiarato la stessa cosa anche adesso" aveva ribadito Sansa, desiderosa di mostrarsi al corrente degli ultimi fatti.
"Certo. I Greyjoy vogliono la libertà della loro terra sopra ogni altra cosa".
Qualche giorno prima lui, una bella mattina, le aveva spiegato che trecento anni prima, prima ancora della Guerra di Conquista dei Targaryen, ogni grande casa dei Sette Regni governava come sovrani indipendenti la propria terra. Furono i Targaryen ad unificare il continente ed a istituire un re centrale che trasformasse gli altri in governatori. I Greyjoy volevano tornare a quel periodo: all'indipendenza.
"E lo voleva anche mio fratello Robb per il Nord" pensava Sansa "E per tutta risposta gli uomini delle Isole di Ferro hanno bruciato Grande Inverno".
"Eri già cavaliere quando ci fu la ribellione dei Greyjoy?" chiese Sansa, con una piccola paura che le cresceva in grembo.
"Si certo, come ti dissi fui ordinato a ridosso della ribellione di re Robert, sei anni prima della guerra contro i Greyjoy. Ma furono scontri principalmente navali: io partecipai alla battaglia finale, l'assedio della capitale Pyke".
Sansa si sentì chiudersi lo stomaco: "Deve essere stato molto pericoloso".
Lui la guardò seriamente con i suoi occhi verdi che sembravano foglie di foresta: "Sicuramente lo fu. Era guerra, mia signora Alayne".
"Se ci fosse stata la guerra adesso, io vi avrei impedito di partecipare" rispose lei fieramente e con la massima convinzione. Forse non era la cosa migliore da dire ma sentiva che proveniva dal profondo del proprio io.
Sir Simon ridacchiò: "Mia cara, il dovere di un cavaliere è di seguire il suo lord".
"Mi sarei buttata nella battaglia per tirarvi fuori, per assicurarmi che non vi potesse accadere niente di male" continuò lei serissima.
Sir Royce si guardò attorno e notò che le altre coppie stavano già ordinando ai servi cosa portare per rifocillarli dopo gli allenamenti, quindi le prese il viso tra le mani e l'accarezzò leggermente: "Mia cara, mia dolce Alayne, non dubito che lo faresti anzi sicuramente lo faresti ma io non potrei permetterlo. Piuttosto partirei senza dirti niente nel cuore della notte, per non farti correre pericolo".
"Ed io ti seguirei il giorno dopo" rispose lei perdendosi in quel tocco, con poca convinzione.
Lui sospirò ed il suo corpo parve fremere sotto l'impulso di forze opposte e contrastanti, poi con uno sforzo titanico la lasciò andare e si tirò indietro. Sansa provò una delusione ed un senso di smarrimento che gridavano come solo un bacio avrebbe potuto porre fine a quella scena.
Ma non potevano.
Lui era il suo cavalier servente e dovevano tenere la loro coppia clandestina davanti agli occhi degli altri.
In effetti non avevano mai nemmeno discusso ufficialmente di essere una coppia. Sansa venne colpita forte da quel pensiero e quell'idea gli fece male.
"Vorresti baciarmi?" domandò lei.
"Si" rispose sir Simon in un sussurro.
"Se non mi baci però, sento di non essere importante".
Lui le prese il mento delicatamente tra le dita: "Non dire cosi. Io non posso offrirti di meglio ora come ora".
Lei annuì, ne avevano parlato, sapeva cosa erano: "Non siamo promessi e non siamo fidanzati".
Lui sbuffò pieno di amarezza: "Sono il tuo -niente-".
Sansa lo fissò piena di tenerezza e rammarico: "Tu non sei il mio -niente-, tu sei il mio -tutto-"
Non si baciarono in quel momento ma fu come se lo avessero fatto.
Passarono con gli altri il resto del pomeriggio, rifocillandosi e chiacchierando. Fu solo allora che sir Simon coi suoi compagni annunciò di doversi ritirare per prendersi cura del suo equipaggiamento.
"Non c'è problema" disse la dama di sir Coldwater "Resteremo noi signore a farci compagnia a vicenda".
Le ragazze ridacchiarono tra loro scambiandosi pettegolezzi suoi rispettivi spasimanti: la compagna di sir Shett era piacevolmente chiacchierina e sembrava sapere tutto di tutti a Nido dell'Aquila, quella di sir Coldwater era molto libera nel linguaggio e con le sue domande personali fece arrossire le altre diverse volte ("Allora fin dove vi siete spinti tu e sir Royce, mia cara Alayne?" fu solo la prima domanda che fece arrossire Sansa) mentre la presunta compagna di sir Tollet sospirava e parlava come un libro di epica antica, chiacchierando di amore e sentimenti e lasciando intuire che tra lei ed il suo amato ci fossero dei problemi dovuti a terzi, forse anche relativi alle casate.
Sansa provò decisamente tenerezza per lei.
Fu solo a quel punto che il paggio venne a chiedere di Sansa. Si avvicinò a loro vestendo i colori verde e nero che lei identificò subito come quelli di casa Lynderly e solo quello gli causò un sobbalzo nel cuore. Cosa volevano? Sicuramente non erano la per lei ... non potevano essere la per lei.
"Mie signore" disse il paggio "Ho un messaggio per Alayne Stone".
Sansa sbiancò mentre il suo cervello cercava automaticamente di tranquillizzarla: sicuramente non centrava niente "lei" ovvero la ragazza triste che le aveva inviato giorni addietro la lettera su sir Simon.
"Che messaggio recate?" domandò.
"Vi prego di seguirmi per incontrare la mia signora" rispose quello automaticamente.
Ecco quello che lei temeva: lei aveva continuato a sentirsi con sir Royce con ancora più enfasi, ignorando totalmente gli avvertimenti della lettera ... i Lynderly avevano preso provvedimenti. Cercò subito mille scuse per non andare con lui ed alcune erano anche convincenti ma, in fondo, sapeva da subito che sarebbe andata: un po era per la curiosità di sapere cosa volevano ancora da lei, un po era perchè suo padre l'aveva cresciuta come una Stark di Grande Inverno ... il suo dovere era chiaro e lei lo avrebbe seguito.
"Vengo" disse.
Il paggio la condusse dentro il castello fino ad un corridoio illuminato da fasci di sole che entravano dalle finestre, sottolineando danze di granelli di polvere nell'aria. Là il ragazzo si congedò con un inchino e le disse di aspettare: Sansa aspettò. L'attesa non fu lunga ma gli parve durare ore, poi improvvisamente dalla parte opposta del corridoio comparve lady Lynderly.
Sansa trovò che le assomigliasse non poco: avevano entrambe i capelli rossi (la lady era leggermente più accesa di colore rispetto a lei), la loro pelle era pallida ed il loro fisico slanciato e non eccessivamente formoso. La differenza maggiore la facevano le pettinature molto differenti (quella della Lynderly era molto più elaborata della sua) ed i colori del vestito.
"Mia signora" disse l'altra con una riverenza.
"Mia ... signora" rispose Sansa esitando.
"Vorrei presentarmi, dato che fisicamente questa è la prima volta che parliamo. Io sono lady Sophia Lynderly, figlia più grande di lord Jon Lynderly, signore della Foresta del Serpente".
"Molto piacere, io sono Alayne Stone, unica figlia di lord Petyr Baelish, signore di Harrenhal e consorte della signora della Valle di Arryn".
"Una figlia bastarda" disse Sophia impassibile.
"Come tutti coloro che nella Valle portano il nome Stone, mia signora" rispose Sansa.
Calò un silenzio imbarazzato tra di loro, durante il quale si fissarono senza dire niente. Poi lady Lynderly sospirò: "Non avete dato retta ai miei avvertimenti a quanto pare".
"Quelli contenuti nella lettera?"
"Ovviamente"
"Mi dispiace" fece Sansa "Ma non è mia abitudine ostracizzare dalla mia vita le persone importanti sulla base di una lettera anonima".
Lady Lynderly sospirò ancora: "Mia cara, forse un giorno capirete che quello che sto facendo è solo per il vostro bene ma purtroppo, se non mi darete retta, quel giorno lo capirete a vostre spese".
"In nome dei Sette" sbottò Sansa "Cosa volete dirmi esattamente? Vi prego di parlare chiaramente".
Accidenti era diventata come Arya!
"Signorina Stone, voi siete attratta da sir Royce ed essendolo stata anche io posso capirvi. Perchè non dovreste esserlo? Lui è bello e molto affascinante, pieno di cultura, decisamente diverso dai bruti che altri cavaliere si rivelano essere. E' gentile e tutto il resto ... ma è solo apparenza".
Sansa ci mise un po a capire il senso della frase, era rimasta ferma al fatto che anche lady Lynderly era attratta, o lo era stata, da sir Simon.
"Come fate a dirlo con certezza ?" domandò Sansa.
Voleva davvero saperlo? Non ne era certa.
"Perché con me lo è stato, per me è stato così".
A Sansa si raggelò il cuore ... Sophia Lynderly e sir Simon che camminavano insieme, si prendevano per mano e ... che si baciavano. Il solo pensiero le fece sobbalzare il petto.
"Lui ... vi corteggiava?" chiese Sansa.
Lady Lynderly sorrise amaramente, poi le si avvicinò e le carezzò il viso: "Mia cara figlia bastarda di Ditocorto, quanto poco immaginate. Io e sir Simon non eravamo due amanti segreti che sembravano usciti da un romanzo antico. Io e lui eravamo promessi".
  
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