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Autore: koorime    30/10/2014    1 recensioni
A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
(Partecipa alla I edizione del Big Bang Teen Wolf Italia)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Nuovo personaggio, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Titolo:  Beyond the wolf
Fandom: Teen Wolf
Pairing/Personaggi: Sterek ( ♥ ) ,  stiles/OMC, Scott McCall, Sceriffo Stilinski, un po’ tutti
Rating: R
Charapter: 3/8
Beta: Nykyo
Genere: future!fic a partire dalla 3B, circa
Warning: slash stuff, magical stuff, avventura, azione, one side!Derek, pomiciamento più o meno spinto.
Summary: A un anno dalla sparizione della Nogistune e della fine definitiva di Kate 2.0, il branco si ritrova a dover affrontare una nuova emergenza: qualcosa blocca Derek e Malia nelle loro forme animali e proprio quando gli omicidi rituali ricominciano.
Note: Questa storia è stata scritta durante la pausa tra la 3B e la 4 stagione e durante la 4 stagione, ma prende una discreta distanza dagli avvenimenti di quest'ultima.
È, in pratica, un enorme pov Derek, ed è nata per prendere in giro un'amica e il suo odio per le tirate chilometriche sugli occhi che ogni tanto si trovano in certe fic. Quindi, lasciatemela dedicare a Nadia: è stato divertentissimo vedere come da una sciocchezza sia nata una storia che mi ha accompagnato per mesi, mi ha fatta dannare e mandare al diavolo la stupidità di Derek
La storia, inoltre, partecipa alla prima edizione del Teen Wolf Big Bang Italia e si avvale, quindi, di gift bellerrimi da parte di due fanciulle adorabili. Lasciatemi quindi ringraziare dal più profondo del cuore AlexCoffeegirl per questa bellissima art e Phoenix Bellamy per questa bellezza di fanmix  Sono state bravissime e le devo un grazie dal cuore per aver scelto la mia storia e fattomi emozionare con i loro lavori
And last but not least, fatemi dare un grosso bacio e dire un enorme grazie a Nykyo per aver betato e seguito questa storia con amore e attenzione

DISCLAIMER: vorrei tanto possedere Derek, ma no, né lui né nessun altro mi appartiene .__. Neanche Stiles, no *sigh*

 

 

 

 

 

La spiacevole sensazione datagli da Lucas non sparì, ma anzi lo accompagnò per giorni, acuendosi di più a ogni incontro. Derek era irrequieto e non sapeva come spiegare a Stiles – o a Scott o a chiunque altro – cosa ci fosse che non andava. Si limitava a gironzolare nervoso per la casa a ogni uscita di Stiles con Lucas o a fissare il ragazzo intensamente quando era questi a passare di lì per un saluto. Stiles rispondeva al tutto guardandolo con le sopracciglia inarcate e borbottando tra sé frasi incomprensibili.

«Sai, è ridicolo quanto tu sia ancora tu anche in questa forma» disse Stiles, una settimana dopo l’inizio di quella follia. Erano nella jeep, intenti ad andare alla clinica veterinaria per un meeting del branco e per raccogliere informazioni da Deaton. Derek guardò fuori dal finestrino, seduto sul sedile del passeggero, la lingua che spuntava appena dal muso. Se lo leccò e tornò subito a farla penzolare in accordo col suo respiro regolare.

Stiles svoltò a un incrocio e gli lanciò un’occhiata rapida, stirando le labbra in un sorrisino vittorioso. «Parlo esattamente di questo tuo atteggiamento, amico, già» aggiunse, rallentando per far passare una scolaresca corredata di cappellini da baseball rosso fuoco. Derek li sentì schiamazzare entusiasti della gita all’acquario e sentì le loro maestre dirsi che avrebbero preferito restare a casa a riposare piuttosto che vedere quei pesci e sentire quelle spiegazioni per l’ennesimo anno di fila. Passò oltre come la jeep li ebbe superati, lasciandoli appena approdati sul marciapiede dall’altro alto della strada, e si voltò a guardare Stiles, incuriosito, almeno in parte, da quello che il ragazzo stava dicendo.

«Dico sul serio, è inquietante. Sei un lupo derekizato e posso garantirti che non è una bella cosa» Se avesse potuto Derek avrebbe chiesto di che diavolo stesse parlando – non è vero, probabilmente anche in quel caso si sarebbe limitato a fissarlo lungamente finché Stiles non avesse sbottato con le sue assurde spiegazioni non richieste – ma in quella forma il massimo che poteva fare era ritirare la lingua e chiudere le mascelle, fissandolo con l’espressione più seria possibile. Stiles si voltò a guardarlo due volte, mentre accostava. «Vedi? È esattamente di questo che parlo! Non puoi fissare la gente così, è inquietante! Hai l’espressione di uno che sarebbe felice di banchettare con le mie viscere. Le onde d’energia che ricevo non sono per nulla positive!» sbottò, agitando le mani nella sua direzione alla menzione delle onde. Derek si limitò a fissarlo ancora. «Oh mio Dio!» Stiles aprì lo sportello e saltò giù dalla jeep, puntando un dito contro il lupo quando questi tentò di fare altrettanto. «Scordatelo» gli intimò, spingendolo di nuovo al suo posto. «Tu aspetti qui, non ho alcuna intenzione di vedere la gente impazzire per colpa di un lupo sociopatico con tendenze omicide. Ci metterò un paio di minuti e poi potremo andare da Scott e gli altri. Fino a quel momento: resta»

Derek non ebbe il tempo di poter fare niente, che la portiera venne richiusa e Stiles attraversò la strada, infilandosi nella caffetteria di fronte. Solo in quel momento Derek si rese conto di dove effettivamente fossero e del perché fossero lì: Lucas. Quella era la caffetteria dove Lucas lavorava dopo la scuola. Le orecchie da lupo captarono la voce allegra di Stiles quando lo salutò, quella nota un po’ vibrante di Lucas quando disse il nome dell’altro, la sorpresa e la gioia per un gesto così semplice ma così pregno di significato. Il suo udito da lupo captò le risate e le parole scambiate, e come i toni si abbassarono un po’ quando passarono dalla richiesta di un caffè da portar via a una conferma del fatto che si sarebbero visti quella sera stessa. Derek avrebbe voluto isolarsi. Concentrarsi su altro, su qualunque altro suono, in modo da non dover sentire l’evidente emozione non detta, a malapena contenuta. Invece subì silenziosamente quella tortura, cogliendo i sorrisi compiaciuti vibrare tra le parole sussurrate.

Cinque minuti dopo, Stiles tornò con un caffè macchiato al caramello e un sorriso che gli tagliava il viso in due. Derek finse di non esserne ferito e uggiolò solo per lo sbadiglio.

«Esagerato, sono stato velocissimo» disse Stiles senza perdere un grammo d’allegria. Sembrava aver fatto il pieno per il solo aver visto Lucas. Derek poteva giurare di non averlo mai visto così felice dopo essere stato nella stessa stanza con lui. A ben vedere, dopo un po’ di ore insieme, nessuno dei due sembrava più felice. Nonostante le cose tra loro fossero migliorate molto nell’ultimo anno, restavano capaci di infastidirsi con una sola frase. L’unica differenza era che ora erano consapevoli dell’affetto incondizionato che nutrivano l’uno per l’altro, nonostante i continui battibecchi e l’incompatibilità caratteriale.

Stiles non parlò più per tutto il viaggio, continuando però a sorridere e mordicchiarsi le labbra. Il cellulare cinguettò due volte e quando Stiles lo controllò a un semaforo, ridacchiò, scrivendo qualcosa e ripartendo al verde. E quando arrivarono alla clinica veterinaria, Derek poté quasi sentirlo canticchiare – cosa che lo fece solo sentire più in colpa per quella sensazione di sbagliato che aveva percepito su Lucas giorni prima.

Cosa avrebbe dovuto fare? Voleva proteggere Stiles, proteggere il branco, ma aveva la spiacevole sensazione di essere guidato dai suoi sentimenti personali piuttosto che da un istinto oggettivo di protezione. Era geloso di Lucas, del fatto che potesse baciare impunemente Stiles, del fatto che avesse avuto il coraggio di fare la sua mossa e fosse stato premiato nel migliore del modi. In cuor suo voleva che Lucas fosse cattivo, che fosse il darach che stavano cercando e voleva spazzarlo via e allontanarlo da Stiles il prima possibile. Ma questo avrebbe comportato che Stiles avrebbe sofferto, che si sarebbe sentito stupido e ingenuo, usato per far del male al branco solo a causa della sua debolezza di voler amare e essere amato.

Derek conosceva quella sensazione meglio di chiunque altro – essere sfruttati da qualcuno che si ama era una sua prerogativa, dopotutto – e non voleva che Stiles scoprisse cosa significava essere presi in giro da chi, fino a un istante prima, aveva ripetuto di amarti, di volerti con sé. Era una delle ferite peggiori che potessero essere inflitte, di quelle che ti lasciano vuoto e avvilito, distrutto nell’animo prima che nel corpo, e Derek sperava di non dover mai vedere Stiles in quelle condizioni. 

«Nessuna novità?» Stiles e Derek raggiunsero Lydia e Malia, che stava scendendo dall’auto con un balzo aggraziato. Malia annusò l’aria e puntò i suoi occhi gialli su Stiles per un istante, prima di guardare Derek. Quest’ultimo poteva praticamente sentire la domanda inespressa nelle sue iridi: Non glielo hai detto?

No, certo che no. Come avrebbe potuto? E se anche avesse potuto, come poteva fargli questo? Come poteva dire a Stiles che il ragazzo che gli aveva fatto una silenziosa corte per più di un mese, che aveva preso coraggio a quattro mani e gli aveva chiesto di accompagnarlo al ballo era, probabilmente, il nemico che stavano cercando?

Derek le diede le spalle e si avviò senza di loro verso la porta della clinica. Stiles, pochi passi dietro di lui, borbottò su quanto quella forma tirasse fuori il peggio di lui, e lo seguì con le altre due, spingendo la porta secondaria per farli passare.

Dentro, nella sala operatoria, Scott e Deaton erano intenti a parlare tra loro, un gattino tremolante tra le mani del primo e una siringa in quelle del secondo. Al loro ingresso, il gattino s’irrigidì e soffiò, nervoso, e Scott lo accarezzò tra le orecchie, facendolo calmare con un sussurro e un baluginio di occhi rossi.

«Vedi? Persino una palla di pelo come questa ti trova inquietante» lo accusò Stiles e Derek si limitò a fissarlo, seduto ai suoi piedi, la coda che però, di sua iniziativa, spazzava debolmente il pavimento – la traditrice.

Lydia roteò gli occhi, Scott ridacchiò e Deaton nascose un sorriso, gettando via la siringa.

«Direi che è il momento di controllare i nostri amici» disse il veterinario, mentre Scott si allontanava con il gattino per rimetterlo nella sua gabbietta con un’ultima carezza.

Malia, nel frattempo, avanzò con passo felpato, saltando con un balzo sul tavolo da lavoro e accucciandosi davanti a Scott. Lui le posò una carezza tra le orecchie e lei lo fissò stoica e inespressiva – per quanto, di contro, potesse essere espressivo un coyote.

La visita non durò a lungo per nessuno dei due. Entrambi erano in ottima salute e nulla dava a pensare che ci fosse qualche pericolo per loro nel restare in quella forma a lungo. Dopotutto Malia aveva passato nove anni da coyote senza alcun tipo di controindicazione psicologica o fisica.

«Ma è reversibile, vero?» domandò Stiles, rivolgendo a lui uno sguardo teso. Derek non sapeva se per l’idea di non vederlo mai più umano o di doversi prendere cura di un lupo per molto altro tempo. Come se poi Derek fosse disposto a lasciarglielo fare.

«Per la mia esperienza tutto è reversibile, tranne la morte» fu la risposta di Deaton, che allargò il sorriso. «E per qualcuno neanche quella»

 

***

Le parole di Deaton non lo avevano risollevato.

Essere in forma di lupo non era un pericolo, questo era vero, ma non era neanche la forma che Derek più preferiva. Strano a dirsi, sentiva la mancanza dell’uso della parola – e se l’avesse detto a Stiles, lui non ci avrebbe mai creduto o l’avrebbe preso in giro per anni. Probabilmente entrambe le cose. 

Sentiva la mancanza, soprattutto, del tatto umano, del fatto che, se avesse voluto, avrebbe potuto toccare Stiles con una scusa, anche solo per sentire la trama di cotone delle sue magliette sotto le dita.

Non era una cosa che si permetteva di fare troppo spesso – solo lo stretto necessario per non sentire il lupo struggersi di nostalgia, per godersi la sensazione dei muscoli sotto le mani, per illudersi di poterlo toccare in un modo diverso, in un modo a cui cercava di pensare il meno possibile – e cercava di convivere con ciò che poteva avere. Essere amico di Stiles, far parte dello stesso branco, poteva bastargli. In questo modo poteva essergli accanto, proteggerlo ed essere sicuro che nulla lo minacciasse. Non di nuovo.

Era soprattutto per questo che Derek era tornato al Nemeton, dopo il tramonto.

Quella spiacevole sensazione continuava a infastidirlo e sperava che, tornando lì riuscisse a fiutare qualcosa, una qualche traccia che gli permettesse di capire cosa stesse succedendo e cosa c’entrasse Lucas, se fosse davvero lui il darach che stavano cercando.

La radura lo accolse, come sempre, con placida calma, echeggiante di vita e di forza mistica. Derek riuscì però a mettere solo una zampa sull’erba prima di doversi ritirare nella boscaglia.

Lucas era lì, alle radici del Nemeton, pensieroso.

Derek sentì un formicolio nel petto e non fu sicuro se fosse di dispiacere o gioia.

Il ragazzo camminava attorno al perimetro del moncone dell’albero, pensieroso, osservandolo in silenzio. Si avvicinò di qualche altro passo, posò un ginocchio sul legno e allungò le dita verso il centro degli anelli.

«Ehi!» urlò poi qualcuno, e Derek e Lucas si voltarono contemporaneamente – il primo maledicendo il vento a sfavore per non avergli fatto fiutare il nuovo arrivato.

Wiggins entrò nella radura, illuminando Lucas con la propria torcia. «Che ci fai qui, ragazzino?»

«Io... niente, signore, ero solo... non stavo facendo niente» si giustificò l’altro. Wiggins lo squadrò da capo a piedi, poco convinto.

«Questa è proprietà privata, non lo sapevi?» disse e Derek, se avesse potuto, avrebbe riso, perché una volta era stata privata, era vero, ma da quando la casa dei suoi genitori era stata bruciata, la contea aveva preso possesso di tutto il terreno degli Hale, sfrattandolo della sua stessa proprietà.

Lucas scosse la testa perché, no, non lo sapeva. Era arrivato a Beacon Hills meno di tre mesi prima e degli orrori di quella città non sapeva nulla. «Non lo sapevo, mi dispiace» mormorò. L’altro poliziotto sospirò e gli fece cenno di precederlo.

«Inoltre, non puoi mai sapere chi incontrerai nel bosco dopo il tramonto» riprese, camminando a pochi passi dall’altro. «Non immagineresti mai quello che mi hanno raccontato…»

«Wiggins?» la voce di Parrish lo interruppe e il giovane agente agitò la torcia.

«Da questa parte» urlò. Parrish comparve pochi istanti dopo, sguardo serio e cono di luce ai suoi piedi. «Ne ho trovato un altro» disse. «Non capisco cosa diavolo abbia questa radura di tanto interessante per voi ragazzi, davvero» continuò.

«Wiggins» sospirò il vice. E per quanto fosse buio, Derek riuscì comunque a vedere lo sguardo di disapprovazione che rivolse al collega.

«Dico davvero. Prima quella Martin e l’orientale, poi il figlio dello sceriffo e ora questo qui»

Lucas si voltò di scatto, facendo incespicare i due uomini dietro di lui. «Il fig… Stiles? Stiles è stato qui?» domandò, con il battito cardiaco che accelerava, innervosito. Parrish guardò male Wiggins e fece cenno a Lucas di riprendere a camminare. Derek si fece vicino di qualche altro passo, evitando senza alcuna difficoltà rametti spezzati e foglie crepitanti.

«Qualche giorno fa» ammise comunque Parrish «Siete... amici, voi due, vero?» domandò poi, studiando Lucas con la coda dell’occhio. Perché entrare a far parte della polizia di Beacon Hills significava, tra le altre cose, conoscere Stiles e, in un modo o nell’altro, imparare a volergli bene. Non c’era agente nella contea che, volente o nolente, non tenesse un occhio sul figlio dello sceriffo.

«Ci frequentiamo» fu la risposta decisa che diede Lucas e un angolo della bocca di Parrish si arricciò all’insù.

«Allora ti dico una cosa: scoprirai ben presto che Stiles si ritrova invischiato in situazioni assurde più di quanto sia possibile» disse, facendo ridere Wiggins e sorridere Lucas. I tre uscirono dal limitare del bosco e, finalmente, misero piede sull’asfalto. Parrish aprì lo sportello e fece accomodare Lucas, mentre l’altro si sedeva al posto del passeggero. La mano tardò alcuni istanti sul metallo, e gli occhi si fissarono sul riflesso della luna quasi piena nel finestrino. «Spero solo che la sua buona stella continui a proteggerlo» mormorò, prima di aggirare l’automobile e salire al posto di guida.

 

 

***

«Oh mio dio, io odio questo tizio.» Derek entrò nella stanza nell’esatto istante in cui Stiles cominciò a borbottare contro lo schermo del pc. «E che diavolo dovrebbe significare questa firma? Fuck you, you fucking fucker? Davvero? E questo dovrebbe essere l’assistente di Deu--» Stiles si voltò finalmente verso la porta, notando Derek. «Che diavolo... amico, lo sai che sei sporco di fango come se ti ci fossi rotolato dentro?» Lo guardò incerto, aggrottò la fronte, si mordicchiò l’interno di una guancia e poi continuò: «Ti sei rotolato nel fango, vero?»

Derek si leccò il muso e avanzò nella stanza, ignorandolo. Stiles lo seguì con lo sguardo, girando sulla poltroncina, e inarcò un sopracciglio alla vista della serie di impronte di fango che deturpavano il pavimento. «Papà ti ucciderà» disse, alzandosi con un sospiro.

Derek lo vide avvicinarsi a braccia incrociate e inclinò la testa quando quello inarcò le sopracciglia e lo fissò, in attesa. «Andiamo?» Derek inclinò la testa dall’altro lato e sbadigliò, accucciandosi con il muso tra le zampe. Le sopracciglia di Stiles si sollevarono ancora di più, ma il lupo continuò a ignorarlo e si mise a dormire.

L’istante dopo Derek venne preso in braccio con uno sbuffo e un grugnito di fatica e dovette aggrapparsi alle spalle di Stiles per non cadere. Uggiolò e ringhiottò, offeso, ma non si mosse, mentre veniva trasportato con difficoltà attraverso la stanza e poi lungo il corridoio, fino a raggiungere il bagno. Stiles lo portò fino alla vasca e, una volta lì, cercò di depositarvelo dentro il più delicatamente possibile, sospirando di sollievo quando Derek si diede una spinta e saltò giù, atterrando sulla ceramica.

«Dio mio, se sei pesante» ansimò Stiles, recuperando il soffione della doccia e aprendo l’acqua. Derek arretrò nella vasca, guardando con diffidenza l’oggetto. Non gli piaceva venir bagnato mentre era in quella forma. Il pelo gli restava umidiccio per ore, dandogli una sgradevole sensazione. Stiles, però, non parve notare la sua reticenza e regolò il getto dell’acqua e la temperatura, puntando poi verso di lui. «Cosa?» chiese, vedendolo scivolare con gli artigli sulla ceramica nel tentativo di non bagnarsi le zampe. Guardò il soffione e poi lui, inarcando un sopracciglio. «Oh andiamo!» sbottò. «Hai paura dell’acqua? Davvero?» Derek avrebbe voluto ringhiargli che no, non aveva paura, era più un fastidio che provava quando era tutto bagnato. Invece, quello che fece fu sbuffare e puntarsi con le zampe anteriori sul bordo della vasca, pronto al salto.

«Oh no, non vai da nessuna parte, tu!» sbottò Stiles, provando a intercettarlo ma fallendo per un soffio. Il risultato fu che il tentativo di ritrascinare Derek nella vasca sfumò. Il lupo ringhiò offeso e Stiles finì con la faccia premuta contro la ceramica fredda del fondo. Derek sfruttò la schiena di Stiles come trampolino e sgusciò via, lasciandolo per metà affondato nella vasca a borbottare contro stupidi lupi idrofobi. Derek avrebbe voluto fargli presente che un animale idrofobo era, con tutta probabilità, rabbioso e che quindi sarebbe stato più saggio, per lui, non far arrabbiare suddetto lupo idrofobo. Invece la porta alle loro spalle si aprì, rivelando lo sceriffo e Scott. Entrambi perplessi.  

Stiles si tirò su di scatto, passandosi le mani sul viso e tra i capelli per liberarsi gli occhi dall’acqua e dalle ciocche bagnate. Nella vasca il soffione spruzzava il getto per aria, formando una fontanella e continuando a schizzare la maglietta di Stiles, già bagnata per più della metà.

«Papà. Sei... tornato presto»

Lo sceriffo inarcò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto. «Voglio saperlo?» domandò, incerto. Stiles strizzò la maglietta, guardò la pozza d’acqua ai suoi piedi e poi il lupo accucciato a distanza di sicurezza.

«Beh--» cominciò, ma il padre scosse la testa e voltò le spalle.

«No, non voglio» decretò, abbandonando la stanza.

Stiles si grattò la fronte, perplesso, e si scambiò uno sguardo con Scott, che continuava a osservarlo divertito.

«Stavi davvero cercando di fargli il bagno?»

«È sporco!»

Scott rise al gemito di frustrazione di Stiles e gli offrì una mano per tirarsi in piedi. Derek li aspettò in corridoio, li precedette nella camera da letto, lasciando una nuova scia di impronte infangate e tornò nel suo angolino sotto la finestra. Scott si sedette sul letto ed entrambi guardarono Stiles sfilarsi la t-shirt fradicia ed andare in cerca di una sostituta asciutta e pulita.

«A proposito, sei rimasto in contatto con Deucalion?» domandò il ragazzo con finta noncuranza, la testa infilata tra le ante dell’armadio. Scott aggrottò la fronte.

«No, perché?»

«Perché, data la situazione in cui siamo» riprese Stiles, lanciando un’occhiata verso Derek mentre arrotolava una maglietta tra le mani e se la infilava dalla testa. «Credo sia necessario l’aiuto di qualcuno con un po’ più di esperienza del sovrannaturale»

«E vuoi chiedere a Deucalion?»

«Chi altri, sennò? Non è che conosciamo molte altre persone che possano capirci qualcosa o non vogliano ucciderci. Soprattutto me»

Derek ringhiottò perché era vero che Deucalion non aveva mai tentato di uccidere Stiles, ma era anche vero che non ci aveva mai avuto a che fare, cosa che rendeva tutto più semplice. Scott ingoiò un sorriso divertito, mentre lo fissava, ma Derek sapeva perfettamente che stava ridendo di lui. Dannato.

«Okay, quindi qual è il piano? Perché non ho la più pallida idea di come contattarlo. O scoprire dov’è»

Stiles ghignò e tornò a sedersi davanti al pc. «Per vostra fortuna» disse, indicando Derek e Scott. «Io sono un genio. E ho abbastanza faccia tosta da chiamare Breaden»

Scott inarcò un sopracciglio e Derek, che aveva guardato tutta la scena accucciato con il muso tra le zampe, si alzò a sedere, le orecchie tese verso l’altro. «Hai... chiesto a Breaden di trovare Deucalion? E con cosa la pagherai?» chiese Scott, perplesso. I problemi economici di casa Stilinski erano rientrati, ma certo lo sceriffo non guadagnava più dell’anno precedente né Stiles aveva uno stipendio da cui attingere. E Breaden non era di sicuro la mercenaria-barra-informatrice meno dispendiosa sul mercato. Stiles, però, scosse la testa e aprì la sua mail, visualizzando l’ultima mail arrivata.

«Niente del genere. Le ho spiegato la situazione e ci ha fatto uno sconto per Derek, tipo uno sconto ex, immagino. Ha detto che tu le devi un favore» disse, indicando Scott. «E poi mi ha dato questo: professor Moss, università di Chicago» spiegò. Scott inarcò un sopracciglio e si avvicinò all’altro, una mano sullo schienale della poltroncina e gli occhi fissi sullo schermo.

«Professore?» domandò con un sorriso divertito sulle labbra.

«Yep, di filosofia» annuì Stiles. «E a quanto pare ha un assistente. Uno fastidioso e molto geloso» borbottò, scorrendo con il mouse la mail. Derek si avvicinò e alzò il muso, tentando di leggere. «Non ho mai visto così tante parolacce in un testo scritto» continuò Stiles e Derek dovette dargli ragione. Scott sospirò, nonostante tutto divertito, e si grattò la testa. [1]

«Quindi? Qual è il piano B?» chiese e Stiles scrollò le spalle.

«Andare a Chicago?»

 

 

***

«No»

«Ma...»

«No» Lo sceriffo puntò il dito contro Stiles, voltandosi poi verso Derek. «Lo dico anche a te: no. Niente Chicago, niente Deucalion, niente di niente. Provate a uscire dalla contea – no, che dico, da Beacon Hills, e vi sbatto in cella, tutti quanti»

«Ma...»

«Stiles!»

«Okay!» urlò Stiles, allargando le braccia esasperato. Lo sceriffo continuò a fissarlo per nulla convinto e suo figlio inarcò le sopracciglia. «Cosa, ho detto okay, va bene, resterò qui» Guardò suo padre e poi Derek, si morse l’interno di una guancia e sollevò gli occhi al cielo. «Resteremo qui. Tutti» promise. Solo a quel punto, il padre fece un cenno di assenso e sciolse le braccia allacciate al petto, rilassandosi.

Lo sceriffo fece qualche passo verso il piano cucina e accese il fuoco sotto la pentola dell’acqua. «Siete preoccupati per Derek e Malia, lo capisco» disse, voltandosi e incrociando lo sguardo del lupo. C’era preoccupazione nei suoi occhi, del tipo che solo un padre poteva provare e la cosa diede a Derek una fitta di dolore e di piacere. «Lo sono anche io, davvero, ma non posso lasciarvi finire nei guai. Sono ancora l’adulto, il genitore e lo sceriffo, qui.»

Stiles sviò lo sguardo, ma non contestò. Per un breve istante guardò Derek, poi si morse il labbro inferiore e tornò a guardare il muro bianco davanti a sé. «Tra quanto è pronto?»

«Dieci minuti» rispose il padre e Stiles annuì, facendo dietro front e uscendo dalla cucina con rapidità. Derek lo seguì su per le scale e si fermò pochi passi dalla porta, guardandolo sedersi sul bordo del letto e prendersi la testa tra le mani.

A Derek mancò un battito. Stiles sembrava distrutto, stanco, vuoto.

Derek fece un passo nella stanza e poi un altro e un altro ancora, fino a che non fu abbastanza vicino da potergli strusciare il muso contro l’avambraccio. Stiles sussultò e lo rimise a fuoco, regalandogli un sorriso pallido.

«Ehi» mormorò, accarezzandogli il pelo morbido. «Riuscirò a mettermi in contatto con Deucalion e capiremo cosa ti sta succedendo, tranquillo» continuò, usando le unghie contro la sua cute dietro l’orecchio. Gli occhi di Derek si socchiusero di loro spontanea volontà e dalla sua gola scaturì un basso ronzio soffuso carico di soddisfazione.

Sapeva di potersi fidare di Stiles, sapeva che non avrebbe mollato né per lui né per Malia, ma sapeva anche che sarebbe stato capace di farsi del male pur di aiutarli e questo, lui, non poteva permetterlo.

Spinse ancora una volta il muso contro la sua mano, fece forza sulle zampe posteriori e si issò, puntandogli quelle anteriori sulle ginocchia. Stiles si raddrizzò per fargli spazio e quando Derek si allungò ancora, premendogli sulle spalle, lui poggiò prima le mani e poi gli avambracci sul materasso dietro di sé, ritrovandosi semidisteso e con un enorme lupo sdraiato addosso fino a coprirlo quasi completamente. Eppure non fu attraversato nemmeno da un’ombra di paura.

Derek poteva sentire il battito del suo cuore, calmo e regolare, battere a un soffio del suo pelo. Gli occhi di Stiles erano ancora preoccupati – per lui, non di lui – e Derek ebbe l’istinto di ringhiare per scacciare quello stato d’animo, come se fosse un predatore che voleva impossessarsi di Stiles, anche se ora era al sicuro, sotto di lui. Invece continuò a guardarlo, in silenzio, senza trovare null’altro da fare per aiutarlo. Se fosse stato umano avrebbero litigato, si sarebbero urlati contro fino all’esasperazione. O forse lui l’avrebbe baciato, Derek non poteva essere certo di come sarebbe andata a finire. In entrambi i casi sarebbe stato molto diverso e molto peggio.

Poi una vibrazione dalla scrivania interruppe il momento, e Derek voltò il muso con le orecchie ritte in ascolto prima ancora che la suoneria cominciasse a trillare. Stiles gli posò una mano nel pelo e Derek si spostò, saltando giù con rapidità e permettendogli di raggiungere il cellulare – il suo cellulare – in mezzo passo.

Derek sapeva chi era, non aveva bisogno di guardare il display, quindi non fu sorpreso quando Stiles rispose con un tono incerto. Derek si avvicinò, sedendosi davanti a lui, in ascolto.

«Cora? Ciao, è una vita che--»

«Stiles? Perché rispondi al suo... dov’è Derek?» ci fu un attimo di pausa, poi il tono di sua sorella cambiò, punteggiandosi di preoccupazione. «Cos’è successo? Sta bene?»

«Sta bene, è tutto intero, non devi preoccuparti» la rassicurò Stiles, sedendosi nella poltroncina e riservando a lui un mezzo sorriso e una carezza tra le orecchie. «Solo impossibilitato a risponderti in questo momento»

«Stiles...»

Stiles sospirò e si mordicchiò il labbro inferiore, cercando il modo migliore per spiegarle cos’era successo, probabilmente. «Okay, è tipo... bloccato. In forma di lupo» ammise – e Derek se avesse potuto l’avrebbe ucciso, perché, davvero, Stiles era anche più incapace di lui in certe cose. Cora ringhiò e Stiles si raddrizzò in automatico nella poltroncina, guardando verso di lui con nervosismo. «Non è stata colpa mia, chiariamolo! È più o meno successo e basta. Eravamo nel bosco e...»

«Tu e Derek?»

«Io, Derek e Scott. Cercavamo di capire cosa avesse bloccato Malia e a un certo punto Derek ci ha spinto via e si è accasciato e si è trasformato.» Ci fu un lungo silenzio dalla parte della telefonata e non fu questa grande sorpresa quando Cora finalmente disse:

«Vengo lì. Non fate niente di stupido.» Subito dopo riagganciò, lasciando loro due a fissarsi.

«Quindi… Cora torna a casa, eh?»

Derek uggiolò e la sua coda si mosse da sola, come segno involontario della piccola felicità che rivedere Cora gli procurava. Lui e sua sorella si telefonavano ogni volta che potevano, cercando di tenersi aggiornati sulle loro vite il più possibile, ma purtroppo non sempre avevano modo di vedersi con regolarità. Dall’ultima volta erano ormai passati mesi e Derek sentiva la nostalgia che gli mordeva lo stomaco.

«Lo so, amico, manca un po’ anche a me» disse Stiles, regalandogli un sorriso appena accennato, che si trasformò però subito dopo in una smorfia di dolore. «Spero solo che le sue maniere siano migliorate un minimo e che non mi reputi la causa di tutto questo» borbottò, agitandogli un dito davanti al muso per inglobare Derek e il suo essere un lupo in quel tutto questo.

Derek abbaiò un paio di volte, perché sì, certo che Cora gli avrebbe addossato la colpa, ma sapeva anche che sua sorella avrebbe finito solo per urlargli contro, senza fargli poi troppo male. Dopotutto, Cora aveva un debole per Stiles.

 



[1] Per chi non lo sapesse Gideon Emery ha interpretato in Shameless il professo Moss, che io ho arbitrariamente deciso che diventerà una sorta di mentore per Lip, uno dei protagonisti della serie. E “Fuck you, you fucking fucker” è uno dei motti più famosi di Lip XD

   
 
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