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Autore: kikatattauga    20/10/2008    1 recensioni
una storia romantica sull'incontro di una donna dura, difficile da capire, con un uomo che è tutt'altro che gentile.
si odieranno e vorranno non vedersi più...
ci riusciranno? [Con Matthew MacFayden, il Darcy del film "Orgoglio e pregiudizio"]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Attori film
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era lì, fermo davanti a me e non riuscivo a staccare i miei occhi da quello sguardo così penetrante, quando mi resi finalmente conto di Roberta che veniva verso di noi e gridava

“ma non è lui, non è Matthew” , mi voltai a guardarla, aveva la faccia livida, mi faceva quasi ridere.

“mi scusi, non sono Matthew, sono il suo assistente, la pregherei di abbassare la voce”

Roberta ormai allo stremo delle sue forze, forse per le sue grida, forse perché si aspettava di vedere il suo idolo, si avvicinò ancora di più e abbassando la voce a quasi un sussurro gli chiese:

“ mi scusi, ma dov’è Matthew?”

Lui rise e mi mostrò il suo sorriso, era davvero bello, e la guardò quando le disse

“il Sig. Macfadyen al momento è a Londra, ma vorrebbe che mi occupassi io del suo soggiorno qui, finché non arriverà” disse lanciando a Roberta uno sguardo da cui non uscì vincitrice.

Iniziai a pensare “ecco, lo sapevo, il solito divo di Hollywood, fanno due filmetti e credono di essere al centro del mondo… qui non stiamo certo ad aspettare lui”

Ma fortunatamente l’assistente di Matthew mi chiese di accompagnarlo a vedere la stanza del suo “cliente” e quando arrivammo chiese a Roberta di aiutarlo a sistemare le valigie.

Non c’era dubbio, quell’uomo era più che mai affascinante e sapevo troppo bene di esserlo, poteva qualsiasi cosa con donne come Roberta, e non si sarebbe di certo lasciato sfuggire l’occasione di approfittarne.

Un uomo con un assistente del genere non potrà di certo essere diverso. Mi aspettavano giorni duri, aspettando questo grande “divo” che si sarebbe presentato chissà quando.

Ero nella mia cucina, pensando a qualche pranzo alternativo per quando finalmente sarebbe arrivato il nostro ospite, quando vidi arrivare Roberta trafelata e parlando a raffica.

Avevo capito in tutto il suo discorso solo le parole “occhi” e “fantastico” e avevo, bene o male, capito il senso del suo discorso.

“Roberta, calmati, che non ci sto capendo niente” le dissi prendendole le mani che aveva agitato tutto il tempo.

“Daphne, ma hai visto che viso?ma hai visto che uomo?” aveva gli occhi lucidi per l’eccitazione, quasi come se avesse visto il suo attore preferito, solo che forse questo l’avrebbe degnata di uno sguardo, dato che il suo “attore” non si era presentato e aveva una moglie.

Lei parlava, e a me giungeva solo l’eco di uno stridulo forte. E acconsentivo, non potevo fare altro.

Conoscevo Roberta così tanto che sapevo che se l’avessi fermata non mi avrebbe mai perdonata.

Quando finalmente finì il suo soliloquio mi guardò e io dissi

“si, assolutamente” e lei mi guardò con la sua solita aria, alzando il sopraciglio sinistro, facendomi impazzire.

Questa era la sua espressione da “ho capito “ e così andò via brontolando a bassa voce.

Camminavo per la cucina, pensando e ripensando a cosa cucinare, a cosa fare, quando mi resi conto che non avrei mai combinato niente in quel modo, e presi la giacca che era sulla sedia accanto a me, e uscì dalla porta di dietro.

Sapevo che quella sarebbe stata una di quelle sere in cui avevo bisogno di stare in pace con me stessa.

E c’era un solo posto capace di farmi sentire così… il mare.

Me ne andai sulla spiaggia, misi la giacca, che, sapientemente, avevo portato e mi sedetti con le gambe incrociate sulla sabbia.

il sapore della sabbia sulla mia pelle, sentire quei granelli infinitesimi sotto le mie mani, granelli che potevano essere modellati, che potevano prendere qualsiasi forma, che potevano diventare scuri se bagnati, che mi davano un senso di pace mai provato.

Quasi come in contemplazione toccavo con le mani la sabbia, e poi la spargevo davanti a me, come in un rituale, creato dalla mia fantasia, e tenevo gli occhi fissi al mare, che in quei giorni di fine estate il mare era calmo, quieto, tiepido. Avrei quasi fatto un bagno se solo avessi avuto il mio costume.

Presa dai miei pensieri rasserenanti sentii un rumore di passi che veniva dal mio lato destro.

Mi girai e vidi un uomo camminare sulla sabbia, le scarpe in una mano e i pantaloni leggermente arrotolati sulle gambe, come un pescatore, anche lui sentiva la sabbia sotto i suoi piedi.

Si avvicinò quel poco che mi bastò per vedere che i calzini erano arrotolati nelle scarpe e alzare gli occhi verso di lui fu una cosa che mi sconvolse la vita.

Era altissimo e in coma a tutto vidi la cosa più bella che i miei occhi videro mai.

Vidi due occhi color del cielo.

  
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