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Autore: PeNnImaN_Mercury92    30/10/2014    1 recensioni
Fu solo quando John e io ci trasferimmo a Londra, nel 1970, che lui entrò a far parte della band che gli avrebbe cambiato la sua vita e in qualche modo stravolse anche me, perché mi fece innamorare di una persona che non avrei mai concepito essere il mio tipo di ragazzo ideale.
E' infatti una storia d'amore che non mi sarei mai aspettata, e ora che lo racconto a te posso dimostrartelo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente, dopo la scuola, io e John decidemmo di mangiare nel ristorante dove andammo il primo giorno di trasloco.

—E' un po' come lo sciopero dei mezzi, solo che questo è lo sciopero della cucina.—dissi sarcastica mentre salivo in auto.

—Quando hai cucinato veramente?—disse. Lo guardai storto.

—Quando hai preso una padella in mano?—ribattei.

Mentre John metteva in moto e parlava sulle mie abilità in cucina, l'occhio mi cadde sul mio specchietto retrovisore, che rifletteva Roger.

Stava guardando l'autovettura, o più che altro me, mentre parlava con un amico. Mi sorrideva maliziosamente e mi fissava come si guarda una torta al cioccolato, poi mimò un bacio con le labbra e io, bianca come una mozzarella, spostai lo sguardo davanti i miei occhi.—Hai capito?—John distolse i miei pensieri.

John non sapeva nulla di quello che era appena accaduto, e non lo avrebbe mai saputo. –Cosa?

—Niente. Ti senti bene?Sei pallida!—mi mise una mano sulla spalla.

—No, è che mi sono appena ricordata che ho molto da studiare oggi pomeriggio. Dai, non sono fatti tuoi, vogliamo andare?

—Okay.

Non avevo proprio la forza di rigirarmi per rivedere Roger, ma si sa, la curiosità talvolta uccide, così lo riguardai sempre dallo specchietto.

Roger continuava a fissarmi e mi agitò la mano quando John stava per oltrepassare il cancello dell'entrata.

Fuori pericolo. Per quel momento.

 

—Si può sapere perché ti ingozzi così tanto?—la conversazione al ristorante non era cambiatdall'ultima volta.

—Ma ti fai i cazzi tuoi una volta tanto?—mi rispose acido.

—Io credo che non si sia mai vista una rock star grassa, non credi?

—E infatti io non lo sono.—mi rispose con la bocca piena,questa volta di lasagne.

—Mai dire mai. Che tu non sappia cantare non vuol dire che non potrai mai essere una rock star. Cambiando discorso, come ti trovi qui a Londra.—non a caso chiesi la stessa domanda che mi porse Veronica il giorno prima.

—Se intendi come città, cosa desideri di più? È fantastica.

—Okay, e in facoltà? Hai legato con qualcuno? In senso di amicizia, non fraintendermi.

Lui fermò per un momento le mascelle e guardò nel piatto, poi tornò a masticare più lentamente di prima per poi riprendere il ritmo vorace.

—Ehi, hai capito?—insistetti.

—Ti va se dopo andiamo al negozio di dischi di ieri? Devi vederlo assolutamente.—tagliò corto.

Capii che non aveva voglia di parlare delle sue relazioni con i suoi compagni di università, così mi limitai a rispondere alla sua domanda con un semplice "Okay".

 

Mentre ci stavamo avviando al negozio-ovviamente seguivo John- , presa nuovamente dalla curiosità, provai a riparlare con lui.—John, perché non esci con qualcuno qualche pomeriggio, come ho fatto ieri con la mia amica?

—Devo per forza?—rispose scocciato.

.—No, è che ti farebbe bene secondo…

Lui si fermò bruscamente.—Insomma, si può sapere cosa ti importa?—mi urlò, attirando leggermente l'attenzione di chi ci passava davanti.

—Ma io non…—bofonchiai inutilmente.

—Che cazzo te ne fotte di me? I miei problemi non sono i tuoi, perché ti interessa così tanto se non esco con nessuno perché sto a tutti sul cazzo?

Spalancai gli occhi sia per quello che mi aveva detto sia per come aveva reagito, e anche lui, oltre ad essere arrabbiato, era scombussolato.

—Vai da sola al negozio. È a qualche metro più avanti, io me ne torno a casa da solo, tanto abbiamo tutti e due le chiavi.—disse e si girò dalla parte inversa.

Rimasi come una statua ad osservarlo.

Aveva avuto dei problemi di relazione e non me l'aveva detto. Non era da lui.

Capii che inseguirlo non avrebbe portato a nulla, così decisi di andare avanti verso il negozio.

Seguii le indicazioni di John e più avanti mi trovai di fronte una vetrina di un negozio di dischi di nome "Carl".

Quando entrai, mi accolse "Jailhouse Rock", un grande classico di Elvis.

Inutile descrivere il mio appagamento.

Il negozio era diviso per settori. Decisi di andare in quello di Hard Rock..

Mi comparve davanti la "H" e non potei non fermarmi davanti Jimi Hendrix.

In quegli ultimi momenti mi ero fissata con una sua canzone, "Foxey Lady", anche se era uscita nel 1967.

Riuscii a trovare il singolo. Lo tirai fuori e lo ammirai.

Non ero una gran fan di Jimi Hendrix, ma mi piaceva.

Decisi di andare a pagare, ma mentre andavo verso la cassa e osservavo tutti i dettagli della copertina del singolo, andai a sbattere contro qualcuno.

Prima che potessi chiedere scusa, alzai la testa e mi trovai nuovamente gli occhi azzurri di Taylor che mi fissavano.—Ma che bella sorpresa! Anche tu in un negozio di musica?—non riuscì a trattenere.

—Dico io, ma con tutti i negozi di dischi in città dovevi venire proprio in questo?—mi sfogai a voce alta.

—Wow, non sei contenta di avermi incontrato?

—Per niente, in realtà.—lui rise.

—Chissà. Fosse stato il fato a farci incontrare?Non credi nelle coincidenze, Deacon?

—Io credo solo di essere una povera sfigata, Taylor. Solo a me capita di incontrarti sempre?

—Cosa c'è di male nell'incontrare un amico, Rose?—avanzò lentamente verso di me.

Guardò la copertina del disco che avevo in mano.

—Almeno abbiamo buoni gusti musicali. Foxey Lady? Un gran classico. Anche tu amante dell'hard rock?

—E' un problema per te?—gli risposi acida.

—No, è solo che non mi sarei mai aspettata che la dolce Rosalie Deacon avesse avuto dei gusti così trasgressivi.

—Ah, l'aggettivo "dolce" non mi si addice proprio, caro Taylor.—"ben poco caro" avrei voluto aggiungere".

—Perché ce l'hai tanto con me? È così difficile instaurare rapporti con te o sono io?

—Tu che dici?

—Che non mi arrenderò con te, Deacon. Sei un bel tipo, in tutti i sensi, per questo mi piaci.  Beh, ti lascio andare a pagare il singolo.

—Grazie.—dissi con una smorfia.

Si avvicinò a me come il giorno del nostro primo incontro.—Ci vediamo, Rosalie.—e mi lasciò un bacio sulla fronte.

Avrei voluto tanto dargli uno schiaffo, morivo dalla voglia di farlo.

Purtroppo ero in luogo non molto solitario, e non volevo per niente attirare l'attenzione dei presenti, così mi limitai a sussurrargli:—Vaffanculo, Roger.

—Sono sotto effetto di Elvis, tesoro.—quel "tesoro" fu la goccia che gli fece far traboccare il vaso.

Gli pestai il piede, anche se si limitò ad una piccola smorfia, e andai a pagare il disco.

Uscii dal negozio e andai ad una caffetteria lì vicino.

Mi sedetti ad un tavolino all'interno e ordinai un caffè lungo e un "cookey", poi presi il libro nel quale dovevo studiare la teoria sull'evoluzione di Darwin e cominciai a studiare.

Non mi importava nulla se John si fosse preoccupato per me se non ero ancora tornata, anche se probabilmente non se ne era neanche accorto del tempo che era passato, in più avrei voluto uccidere Roger.

Cercai di svuotare la testa dai miei pensieri femministi e mi concentrai sui libri.

A volte studiare era una via di fuga per me, come la musica.

Non mi consideravo una sapientona, anzi, a volte avrei voluto davvero non aver scelto di continuare gli studi, ma consideravo che Darwin per la mia vita contava decisamente più di Roger Taylor.

 

Dopo un bel po' guardai l'orologio di mio padre che avevo al polso, argentato e abbastanza maschile per me, ma altrettanto importante.

Le sei meno venti.

Decisi di tornare a casa.

Essendo settembre, il cielo non era ancora nero, ma di un bel color aranciato.

Tirai dalla busta che avevo in mano il disco e lo riosservai. Ero veramente felice di quell'acquisto, anche se era solo un singolo.

Quando arrivai a casa aprii con le mie chiavi. Non volevo assolutamente che John fosse venuto ad aprire, né tantomeno che fosse venuto a salutarmi.

E infatti così fece. Quando aprii la porta non mi venne incontro.

Doveva essere in camera sua, perché questa era chiusa e dal seminterrato non proveniva musica.

Andai direttamente in camera mia per terminare lo studio.

 

Alle sette di sera John non era ancora uscito dalla sua stanza, così decisi di prepararmi qualcosa.

Mi feci un piatto di spaghetti in bianco e un panino col formaggio e mortadella.

Mi portai la cena in salotto su un vassoio di plastica e misi il singolo che avevo appena comprato.

Foxy

Foxy

You know you're a cute little heartbreaker

Foxy

You know you're a sweet little lovemaker

Foxy

wanna take you home

I won't do you no harm,no

 

La canzone mi ricordava in modo terribile i modi in cui Roger mi corteggiava, e mi faceva sorridere.

Non ero proprio l'archetipo dell'astuzia, ma tutti i modi che avevo usato fino ad allora con Roger mi erano sembrati degli ottimi due di picche.

Non avrei dovuto stare più in pensiero per i sudici comportamenti di Roger perché erano solo buffi.

La canzone -che fu una terribile goduria- finì e io decisi di andare a provare a suonarne con la batteria il ritmo.

Così presi il giradischi e il disco e scesi lentamente nel seminterrato, stando attenta a non cadere a causa del peso che portavo.

Una volta giù rimisi la canzone e provai a simularne il ritmo, che era al quanto semplice.

La provai più volte, con e senza la base, e devo ammettere che funzionava abbastanza bene.

Risalii sopra per prendere il singolo di "Something" dei Beatles e provai anche quello.

Era terribile suonare da sola, la batteria faceva un suono che era il doppio del disco e quindi non sentivo niente.

Dopo alcuni minuti decisi di prendermi una pausa.

Fui sorpresa quando vidi scendere John.

—Brutto suonare da sola?—mi disse dalle scale.

—Guarda un po'.—gli risposi mettendo a posto "Something".

—Hai comprato un altro disco?

Annuii.—Sì, un singolo di qualche anno fa di Jimi Hendrix, "Foxy Lady".

—Bello, l'ho sentito. Senti, scusami per prima, non so cosa cazzo mi è preso, è solo che mi sento in uno stato di così tanta solitudine.—mi avvicinai a lui e lo abbracciai e venni fortunatamente ricambiata.

—Non preoccuparti, capita.—lo rassicurai.

—Tu non centri niente, mi devi perdonare.—mi strinse ancora più forte.

Quando capitava che uno dei due era sotto pressione, un abbraccio era quello che ci voleva.

—Tranquillo, sei perdonato.—gli mormorai, mentre gli strusciavo la mano sulla schiena.—Anzi, sei perdonato solo se ora ti metti a suonare con me.

Rise, mentre sciolse l'abbraccio.—Va bene, ma si fa quello che voglio io.

Sbuffai.—Okay, cosa?

—Heaven Help Us All. Ti aiuto io.

—No, non c'è bisogno, la conosco abbastanza bene. Sono solo incerta in quanti quarti è.

—Tre. Quand'è che l'hai ascoltata? Va beh, Su, mettiamoci all'opera, signora Anita!—capii che si riferiva a "La Chiave del Piacere" e non potei che ridere.—Ah, mi fa piacere che sei già arrivata a metà libro. Ora, bando alle ciance.

Mentre suonavamo mi venne in mente di quanto era bravo John, soprattutto al basso.

Me lo sentivo che sarebbe, anzi, doveva diventareun musicista, era quella la sua carriera.

Andammo a dormire alle nove di sera, con gran compiacimento del resto dei condomini.

 

L'indomani decisi di accompagnare John per vedere dove era la sua aula.

—E' questa qui. Ci vediamo più tardi. Ciao sorellina.—entrò e io feci per ritornare indietro.

Quando ero però a metà corridoio, intravidi Roger intento a fissare qualcosa, probilmente un annuncio, su una bacheca fuori una porta dove vi era scritto "Jazz room".

Non potei capire cosa era scritto. Ma rimasi parecchio turbata tutta la mattinata. Cosa avrebbe voluto cercare Roger Taylor? Era un musicista, un batterista, cosa cercava in una sala Jazz?

 

S.A. eccomi qui! Non è passato molto tempo dall'ultima pubblicazione, non trovate?

Capitolo abbastanza breve, nulla di speciale in verità. Cosa mi combina il biondo? Per non parlare di quel matto di John.

Comunque, la jazz room era ed è una sala dell'Imperial dove alcune band provano e anche gli Smile, e successivamente i Queen, facevano alcuni concerti e suonavano.

Fuori, inoltre, vi era realmente una bacheca dove si appendevano annunci, dove Brian afflisse "Carcasi batterista in stile "Ginger Baker", "Mitch Mitchell".

Ora vi saluto. Non credete che "Brighton Rock" sia qualcosa di favoloso?

  
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