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Autore: 365feelings    30/10/2014    5 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: generale, commedia (?)
Avvertimenti: one shot
Note: aggiornamento rapido quindi non vi annoierò troppo con i miei sproloqui. Potrebbero inoltre essermi scappati degli errori: correggetemi.
Per le tappe del viaggio e i tempi di percorrenza google maps docet.
 
 
 
 
«[…] Tha Hades cabin needs a head counselor. Have you seen the decor? It’s disgustig. I’ll have to remodel».
The Blood of Olympus, Rick Riordan
 


Ristrutturare la Cabina senza potersi avvalere dell'aiuto degli zombie (ordini del dottore) è un lavoro faticoso. Più di una volta è tentato di lasciare tutto così com'è: covo del vampiro o meno, ridipingere e cambiare arredamento non sono lavori per lui. Se non ha ancora rinunciato è perché intende rendere la Cabina confortevole per Hazel.
È stato tentato perfino di rivolgersi ai figli di Atena, ma l'unica persona che conosce della Cabina è Annabeth. Annabeth che ora è a New York alle prese con la scuola e la vita normale e non gli sembra il caso di disturbarla per un motivo simile. Soprattutto perché la semidea lo aiuterebbe e Nico non vuole distrarla da qualsiasi cosa stia facendo.
Quindi ci sono lui e quell'arredamento pacchiano. La cosa positiva è che Hazel non tornerà a trovarlo prima di diverse settimane, forse mesi, dunque avrà tutto il tempo per capire come liberarsi delle fiaccole, dei tendaggi, del mogano e delle inferiate di ottone.
Col senno di poi realizza che forse sarebbe stato meglio chiedere aiuto. A Jason, ad esempio.
La prima volta infatti che finisce in infermeria per aver cercato di sistemare la sua Cabina è perché levando le tende si è tagliato con un gancio e non trova nemmeno Will (non che lui lo cercasse, ovviamente). All'uscita però incrocia Jason, che gli chiede come sta e ammicca in direzione della struttura che si sta lasciando alle spalle, facendolo arrossire.
La seconda volta invece è perché ha provato a togliere le inferiate e a fasciargli la mano è Will (sospetta che Kaya o Kayla, non è bravo con i nomi, abbia fatto la spia).
«Cosa stai combinando?» gli chiede sospettoso, ma Nico non fa in tempo a rispondere che Jason, uscendo, lo vede e si avvicina.
«Credevo avessi intenzione di rinnovare la Cabina, non di trasferirti in infermeria» scherza e il figlio di Ade arrossisce un'altra volta.
Alla terza (riesce infatti a bruciarsi la mano con una delle fiaccole), Will gli suggerisce di lasciar perdere con i lavori di ristrutturazione che evidentemente non fanno per lui oppure di farsi aiutare.
«Basta chiedere, sai?» gli dice «Scommetto che Lou Ellen e Cecil sarebbero volentieri disposti a darti una mano. Inoltre credo che Jason abbia già iniziato a sistemare il tetto».
Nico sobbalza, a disagio, e se ne esce con qualcosa che suona molto come un «Chi gli ha detto di toccare il mio tetto?».
«È tuo amico, vuole solo aiutare» commenta Will «Non mi sembra una brutta cosa».
«Suppongo di no» borbotta pensieroso il semidio. Non è che la cosa gli dispiaccia, semplicemente non ci è abituato e una piccola, antipatica parte di lui si chiede quanto possa durare tutto ciò.
«Se ti fa piacere potrei darti una mano anch'io» propone Will e nel momento in cui finisce la frase Nico si rende conto che sperava di sentirsi rivolgere quell'offerta.
«Suppongo si possa fare» risponde «Se non ti distrae troppo dall'infermeria».
«Qui dentro possono cavarsela anche senza di me. Non che ci sia molto lavoro da fare. I figli di Ares se ne sono stati stranamente buoni e questo mi spinge a credere che tra poco ci sarà una carneficina, ma fino ad allora la priorità va alla tua Cabina» lo rassicura «Hai già deciso come sistemarla una volta che ci saremo sbarazzati dell'arredamento vampiresco?»
«A dire la verità no» ammette Nico «Però pensavo di trovare un paravento per Hazel, uno di quelli belli. È una persona riservata e sotto certi aspetti deve ancora adeguarsi al ventunesimo secolo».
«Il padre di Lou Ellen vende oggetti di antiquariato, ha un negozio a Salem. Potremmo cercare lì. Sono sicuro che Chirone ci permetterà di prendere in prestito il pulmino dato che ormai non ci sono molti mostri in giro» propone Will e poi gli rivolge una domanda inaspettata: «Tu, invece, ti sei adeguato?»
 
Vedendo Will accanto al furgoncino del Campo, Nico ha un déjà-vu, ma si affretta a cacciare il ricordo e a salire occupando il posto accanto a quello del guidatore.
«Allacciate le cinture, si parte!» annuncia Will accendendo il motore e salutando Chirone che li osserva dal portico della Casa Grande.
«Come lo hai convinto a lasciarci andare?» chiede Lou Ellen sporgendosi tra i due sedili, sul volto un sorriso raggiante.
«Gli ho detto che a Nico serviva una gita per prendere confidenza con il mondo moderno. Quindi al nostro ritorno, se chiede, tu digli che hai scoperto le meraviglie del ventunesimo secolo e che l'uscita è stata molto istruttiva» spiega, guidando tra i campi che circondano il Campo «Gli ho poi assicurato che vi avrei tenuto d'occhio: per cortesia non morite finché siete sotto la mia responsabilità. Che avrei guidato in modo prudente facendo almeno cinque pause. E che ci saremmo tenuti lontano dai guai».
«Prima che mi dimentichi» esclama a quel punto la ragazzina «Cecil mi ha dato una lista di cose da comprare».
 
Deve essersi assopito, perché all’improvviso stanno percorrendo la Statale 95 e non ha idea di come ci siano arrivati. Nell’abitacolo risuona il chiacchiericcio allegro dei suoi compagni di viaggio, che quando si accorgono del suo risveglio gli augurano il buongiorno.
«Stavamo parlando di suo padre» lo aggiorna Lou Ellen «E del fatto che alcuni dicono che potrebbe prendere il posto di Mr D. al Campo».
«Spero vivamente di no» commenta Will, senza staccare gli occhi dalla strada.
«Ma perché? Secondo me è un tipo simpatico» continua imperterrita la semidea «Molto meno brontolone di Mr D.» e poi si affretta ad aggiungere «Con tutto il rispetto».
I due continuano a dibattere sui pro e i contro dell’avere il dio del sole, della poesia e della medicina come direttore per almeno altri venti minuti, fino a quando Nico non si inserisce nel discorso.
«Io una volta ho viaggiato con Apollo» rivela, stupendo i suoi interlocutori e se stesso.
Attraverso lo specchietto retrovisore vede gli occhi di Lou Ellen sgranarsi di meraviglia e le labbra si increspano in un timido sorriso.
«Racconta! Voglio sapere!»
 
Hanno da poco superato New Haven quando la figlia di Ecate chiede che venga accesa la radio. Will la accontenta, saltando di stazione in stazione fino a sintonizzarsi su una frequenza che gli piace.
«Alza, alza!» esclama Lou Ellen, non appena si diffondono le note di una canzone che Nico non riconosce.
Ancora una volta Will obbedisce e la musica improvvisamente inonda l’abitacolo, strappando un gridolino di gioia alla ragazzina. Qualche secondo dopo il semidio sta cantando e Nico sa che, essendo figlio di Apollo, ha una bella voce. Resta comunque sorpreso dal timbro; Will canta sempre davanti i fuochi alla sera, ma lo fa con gli altri suoi fratelli e in precedenza non ha mai avuto modo di sentirlo esibirsi da solita.
Ben presto anche Lou Ellen si unisce e lo invita a cantare con loro Sweet child  o’mine. Nico si rifiuta, ma poi si complimenta con Will.
«Avresti dovuto sentire Lee» gli risponde e all’improvviso ha l’aria malinconica «Lui sì che aveva una voce bellissima».
«Non lo conosco» commenta Nico, apparendo più freddo di quanto avesse intenzione e pentendosene immediatamente.
«È stato Capocabina prima di me e Michael».
«Oh» replica sentendosi improvvisamente stupido «E che fine ha fatto?»
«È morto».
 
Fanno una pausa all’altezza di New London e poi a Warwick, prima di Providence, per un pranzo veloce.
«Fatto tutto quello che dovevate fare?» chiede Will prima di mettere in moto il furgoncino «Conto di arrivare a Salem tra due ore, traffico permettendo».
Di Lee non hanno più parlato e Nico si chiede quante cosa ancora non sa del ragazzo. Non ha idea di chi sia sua madre, né se ha la ragazza o quali sono i suoi gusti musicali, qual è il suo piatto preferito: la lista potrebbe continuare all’infinito e Nico si rende conto che vorrebbe davvero sapere tutto di Will.
 
Seguendo le indicazioni di Lou Ellen si immettono nel traffico cittadino e per le due e mezza del pomeriggio sono al negozio di antiquariato di suo padre.
L’uomo, un metro e ottanta di abiti curati, capelli biondi e occhi scuri, li accoglie con un saluto caloroso e offre loro del tè.
«Restate per cena?» chiede.
«Grazie, signore» risponde Will mentre Nico si guarda attorno «Ma non ci possiamo fermare».
Il negozio ospita alcuni pezzi rari e particolarmente pregiati: cassapanche di mogano, candelabri d’argento, un Budda rivestito di foglie dorate, alcuni arazzi e perfino un’armatura.
Tra un armadio e una poltrona stile impero, Nico trova un paravento giapponese dalle delicate tinte pastello. Più avanti ce n’è un altro raffigurante un’allegoria della primavera. Avanzando nel negozio il semidio avverte la sensazione di essere entrato in un tempio sacro fatto di cimeli e reliquie, oggetti antichi e preziosi che paiono possedere un’anima. Si sente addirittura rimpicciolire mentre prosegue la sua ricerca tra i mobili che sono sopravvissuti al naufragio del tempo. Sa che è solo una suggestione data dalle luci soffuse e l’ampio soffitto a botte, ma Nico inizia a capire cosa abbia attratto Ecate.
Non sa esattamente quanto ci ha impiegato, ma ad un certo punto lo vede, è lui. Il paravento di manifattura cinese è aperto davanti alla statua di una venere a cui manca un braccio e con le sue incrostazioni d’avorio e corallo sembra creato apposta per Hazel.
Il padre di Lou Ellen insiste per fargli uno sconto e li aiuta a caricarli nel furgoncino.
Will sorride nel notare lo sguardo soddisfatto e sereno di Nico.
«Tua nonna avrebbe piacere di vederti» la informa l’uomo, mentre saluta la figlia «Non ti sente da mesi ormai».
«Appena arrivo al Campo le mando un messaggio Iride, promesso» assicura Lou Ellen baciandolo sulla guancia.
«Peccato non avere il tempo per un giro turistico» commenta poi quando stanno lasciando la città «Ci sarebbero così tante cose da vedere».
 
Al ritorno Will canta Snow dei Red Hot Chili Peppers e poco dopo la semidea si addormenta.
Sono le cinque e mezza e mancano almeno tre ore di viaggio quando fanno una deviazione. L’idea è del figlio di Apollo perché «Non esiste che io ti riporti al Campo senza averti fatto vedere l’Ikea» e ovviamente Lou Ellen lo appoggia, prendendo l’elenco di Cecil dalla tasca dei jeans.
Nico deve ammettere che quel posto ha il suo fascino; ha visto almeno cinque soluzioni per il reparto notte che gli piacciono e tre cucine di cui non ha bisogno ma che comprerebbe ad occhi chiusi, per non parlare degli accessori.
Lou Ellen che deve avere quindici anni (non ne è sicuro, non glielo ha mai chiesto perché gli hanno insegnato che è maleducato chiedere l’età ad una ragazza) ne dimostra almeno cinque di meno e passa da un divano ad un letto saltando sui cuscini e sui materassi senza che nessuno le dica nulla e Nico sospetta che possa aver giocato con la Foschia.
Alla fine esce dall’edificio con una lampada verde che fa le bolle (Lou Ellen gliel’ha praticamente messa in mano), un plaid e una scatola.
 
Da Bridgeport a Norwalk giocano a nomi di cose, persone e animali e Will vince quattro volte si fila; Lou Ellen giura che con lui non ci giocherà mai più.
Alla fine raggiungono il Campo alle nove di sera, dopo altre due soste per mangiare e fare benzina in cui il figlio di Apollo ne aprofitta per sgranchirsi le gambe.
Quando arrivano, Jason aiuta Nico a portare il paravento nella sua Cabina, mentre Lou Ellen consegna a Cecil le scatole, le palline da tennis e le viti che le ha chiesto (e di cui nessuno vuole sapere l’uso) e Will restituisce le chiavi del furgoncino.
 
Sono le dieci e l’attività all’interno del Campo va scemando quando Nico va a cercare Will. Non trovandolo in giro decide di intercettare uno dei suoi fratelli.
Trova Ali fuori dall’infermeria e si rivolge a lui, scoprendo che il semidio si è addormentato vestito non appena si è seduto sul letto.
Non gli resta quindi che tornare nella propria Cabina finalmente un po’ più confortevole e lo fa con l’accenno di un sorriso sulle labbra.
Lo ringrazierà il giorno dopo.
   
 
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