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Autore: nanamonster93    31/10/2014    0 recensioni
Heather ha 18 anni, una bella vita, un genitore che si prende cura di lei e un fidanzato. Ma un virus minaccia la Terra da oltre 200 anni, e le ultime persone che possono salvarsi dalla morte sono già pronte per la "Corsa d'Impatto", una gara che farà raggiungere a 500 persone le stazioni orbitali costruite dal governo, dove il virus non può raggiungerli, e per Heather questa è l'unica possibilità per salvarsi.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~La giornata era calda e soleggiata, ed era piuttosto strano visto che erano solo gli inizi di aprile. Mi stavo recando da John nella sua officina, appena fuori dal mio quartiere. In realtà, i quartieri dove vivevamo erano completamente l'uno l'opposto dell'altro, nonostante fossero vicini. Il mio era un quartiere carino, con belle case, giardini curati e vicini di casa gentili che ogni tanto ci portavano una torta o ci invitavano al tipico barbeque domenicale; il suo era un quartiere abbastanza povero, abitato da lavoratori e alcuni ex-carcerati, ma era normale, gli affitti costavano mol-to poco anche se era più vicino alla città.
Quel giorno non andai all'università, non avevo esami da preparare e avevo voglia di camminare, così, invece di prendere l'autobus, decisi di percorrere a piedi quei 2 km che mi separavano da lui.
Lui è John ed è il mio ragazzo. Non riesco ancora a credere di essere così fortuna-ta da stare con lui. Ha capelli castani molto corti e degli occhi nocciola molto luminosi, un fisico atletico ed è molto, molto attraente, e non lo dico solo perchè ci sto insieme, ma perchè lo dicono tutti.
Ci siamo conosciuti quasi due anni prima a scuola e ci siamo subito trovati bene insieme. Lui era all'ultimo anno della classe di meccanica e io in quella di arte con la mia migliore amica Joyce, che ci presentò. Quando mi ci misi insieme, solo Joyce era dalla nostra parte, mentre le mie compagne mi guardavano alcune con odio, altre con uno sguardo di sfida. Sembrava volessero portarmelo via. Invece, dopo due anni, siamo ancora qui, pronti a festeggiare il nostro anniversario e a vivere la nostra vita insieme.
Non ero mai andata da lui così presto, solitmente mi presentavo il pomerggio dopo le lezioni e passavamo qualche ora insieme prima che io andassi a casa a studiare, ma visto che era quasi mezzogiorno invece della borsa con i libri avevo un bel cestino con dei panini al formaggio, i suoi preferiti. Speravo proprio di fargli una bella sorpresa.
Senza accorgermene passai dai verdi giardini di Berry Street con i fiori profumati ed entrai nel piccolo mercato all'angolo della strada. Il mercato era normale, all'inizio, con i banchi della frutta e della verdura, ma dopo qualche metro capivi che eri arrivato al quartiere vicino, dove le bancarelle erano gestite dalle mogli dei negozianti e vendevano oggetti particolari, pezzi di ricambio e, a volte, anche armi. Mi avvicinai alla bancarella della signora Stevenson, la madre di John, che vendeva alcuni pezzi di motore e cercava di promuovere la sua officina. C'era il solito trambusto su chi cercava di accaparrarsi alcune frizioni a prezzi stracciati e su chi semplicemente dava un occhiata o trattava un prezzo. Mi avvicinai e salutai la signora Stevenson, che stava cercando di rifilare a una vecchietta una vecchia asta del cambio, dicendo che la poteva usare come bastone. Andai all'altro lato della bancarella e salutai anche Joe, il fratello più piccolo di John. Era un tipo molto alto e allampanato, somigliava molto alla madre anche caratterialmente, visto che cercava di vendere qualsiasi cosa a qualsiasi persona. Lo salutai con un cenno e mi fece segno di venire da lui.
- Ehi Heather, che bello vederti, stai andando da mio fratello?
Sorrisi e aprii il cestino. - Si, e ho portato dei panini anche per te e tua madre. - Presi i loro panini dalla cesta e glieli misi sul banco. - Non dovresti alzare di più il prezzo di quella fiamma ossidrica? E' fatta d'argento, varrà molti soldi.
- La bombola è scarica ed è già abbastanza difficile non farci fregare i clienti da quel ladro di Drew Parker. Ha prezzi più bassi dei nostri solo perchè la sua roba fa schifo ma sai, con tutta questa gente in partenza sta cercando di fare più soldi per offrire un buon prezzo sugli ultimi biglietti.
Gli ultimi biglietti vengono venduti settimanalmente al Palazzo delle Aste nel centro della città. Circa 200 anni fa, un virus ha iniziato a diffondersi sulla Terra, e il governo americano, insieme agli stati più ricchi del mondo, ha iniziato a costruire delle stazioni orbitali all'avanguardia da usare come ultima risorsa in caso di decesso della metà della popolazione. Queste stazioni sono state comunque lanciate nello spazio anche se si è trovata una cura momentanea per il virus, e ora ospitano circa 1 milione di persone a stazione, il più persone ricche che sono riuscite a raggiungerle con la loro astronave privata o che sono riuscite a comprare il biglietto. I biglietti inizialmente non erano molto costosi, ma ora neanche i risparmi di una vita bastavano per salvarsi su una di queste stazioni. L'ultimo giorno di aprile partiva l'ultima nave verso la stazione 10, e alle prime 500 persone che si fossero presentate alle porte con una navicella di loro proprietà verrebbe concesso un posto sulla stazione.
- Vorrei tanto andarci, visto che la prossima generazione sarà l'ultima a sopravvivere qui sulla Terra. Poi dovranno iniziare a fare vaccinazioni ogni giorno.
- Mica non volevi avere figli? Che ti frega di andare lassù con il popolo scelto? Noi siamo umani. Noi siamo molto meglio. -
Joe aveva delle idee piuttosto strane riguardo le stazioni orbitali, lui non la vedeva come una salvezza dal virus che secoli prima aveva quasi estinto la razza umana, la vedeva come un grosso complotto dello Stato. Anche John la pensava così, ma non ne parlava apertamente come il fratello. Mi mettevano a disagio le persone come Joe, ma mi ero affezionata a lui e sopportavo di sentirlo parlare male di tutto, ogni tanto. Comunque si era affezionato a me, e cercava sempre di farmi sentire a mio agio, anche se qualche volta gli scappava una parola di troppo.
- Sarà meglio che vada da tuo fratello. Quando voi siete al mercato non mangia quasi niente, è sempre preso dal suo lavoro. - Ci riflettei un po' e dissi: - Ma forse è meglio così. Almeno non pensa a tutte queste vaccate tipo il popolo scelto o i complotti governativi. - Gli feci una linguaccia e me ne andai di corsa.
Sentivo ancora la sua risata quando misi piede nell'offcina. L'odore di olio e motori bruciati mi era familiare, ma riusciva ancora a darmi alla testa. John stava lavorando a una vecchia macchina con una forma strana. Lo chiamai, ma non mi sentì, aveva su le cuffie. Gli andai vicino e solo allora si accorse della mia presenza.
- Heather, come mai qui? - di colpo si alzò in piedi. - Oddio, non dirmi che è già sera! Se mia mamma scopre che ho lavorato tutto il giorno a  questa motocicletta mi uccide!
Mi misi a ridere. Il problema di quando ridevo è che non sapevo quando sarei riuscita a smettere. A fatica e tra le lacrime gli dissi: - No scemo, è mezzogiorno e ti ho portato il pranzo. - e poi giù con un altro attacco di risa, dove questa volta partecipò anche lui.
Stesi una coperta nel mezzo dell'officina e tirai fuori il pranzo. Il suo sguardo meravigliato mi fece capire che avevo fatto centro.
- Panini al formaggio, cheesecake e caffè nero. Il pranzo perfetto.
- Smettila, adulatore - e gli diedi uno scapellotto sulla testa.
Il pranzo passò tranquillo, mi raccontò dei suoi ultimi lavori e mi chiese dell'università, ridemmo e scherzammo come facevamo sempre. Di solito ci vedevamo sempre la sera, ma era decisamente piacevole evadere dalla solita routine.
- A proposito di lavoro, perchè tua mamma ti uccide se scopre che stai lavorando a quel vecchio trabiccolo?
- Punto primo, è una motocicletta. Punto secondo, ho finito i miei risparmi per comprare i pezzi di ricambio. Punto terzo, mia mamma si fida solo delle cose che non stanno su strada, a meno che siano i suoi piedi. E' fissata con il fatto che tutto ciò che abbia delle ruote dovrebbe essere illegale. Eppure fino a cent'anni fa si andava ancora in giro con  le macchine su ruote. Io non ci vedo niente di male a riparare qualche vecchia automobile e venderla, ci si fanno un sacco di soldi ma lei non vuole capirlo.
- Quindi venderai anche questa?
- Sì e no. - Lo fissai con sguardo interrogativo. - Questo era un regalo per te. Per il nostro secondo anno insieme. Ma ho preparato qualcosa di meglio come regalo, quindi preparati perchè stasera ci facciamo un bel giro con questa. ti devo portare in un posto e mostrarti una cosa.
L'agitazione avanzò piano piano dentro di me. Non ero mai voluta salire su una macchina d'epoca quando John finiva di restaurarne una, figuriamoci se volevo salire su una motocicletta, che non aveva quattro ruote ma solo due. Non mi sembrava molto stabile, potevo cadere e farmi male. Sembrava un automobile normale, come quella di mio padre, ma aveva le ruote. Anche il carburante per farle andare era quasi impossibile da trovare, ormai usavamo solo l'energia solare.
- Il carburante per questa moto costerà parecchio, non credo che riusciremo a comprarlo a un buon prezzo. - Sinceramente speravo di trovare un modo per declinare gentilmente l'invito. Nonostante mi sia sempre sforzata di capire il suo lavoro ora lo trovavo anche affascinante, ma ancora non comprendevo la sua ossessione con le macchine e le moto d'epoca. Sono pericolose, inquinanti e costose.
- Tranquilla Heather, se guardi bene ai lati ci sono dei piccoli pannelli solari. Vado a metterla sulla collinetta al sole, così stasera riuscirò a portarti alla Tana.
La Tana era il suo rifugio segreto. Ero effettivamente molto eccitata, perchè non mi ci aveva mai voluto portare. Lo lasciai andare, e dopo un lungo bacio me ne andai anche io. A volte quasi dimenticavo che eravamo fidanzati. Era il mio ragazzo, ma era anche il mio migliore amico.
Per tornare a casa decisi di prendere l'autobus, così raccolsi la coperta e mi avviai alla fermata sopraelevata più vicina. Era poco lontana dall'officina e l'autobus era quello della linea 27 che faceva il giro della città. Non lo prendeva quasi nessuno per andare in città perchè era molto lento, ma per spostarsi da un quartiere all'altro era abastanza comodo. Vicino alla fermata c'erano i soliti protestanti, gente che manifestava contro il governo. Secondo loro la scelta di costruire stazioni orbitali per pochi eletti era una decisione sbagliata. Avrebbero dovuto spendere quei soldi per trovare una vera cura, e non mettere quel finto anti virus in ogni cosa che mangiavamo o bevevamo. Secondo me da una parte avevano ragione, ma dall'altra? Se il governo avesse davvero cercato una cura e non l'avesse trovata adesso cosa faremmo? Questa è assolutamente la scelta giusta, ma da una parte mi dispiace non poter avere nipoti. Non sopravvivrebbero al virus.
Ero persa nei miei pensieri quando arrivò l'autobus. Per fortuna i protestanti non salirono, non avevo voglia di sentirli gridare su quanto sia sbagliato quello che i politici hanno fatto. Alcuni autisti gli permettono di fare quello che vogliono, altri appena vedono un cartello con qualche scritta non aprono nemmeno le porte per farci salire e filano via.
Il viaggio non durò molto, l'autobus fece poche fermate prima della mia e non salì nessuno. Scesi e iniziai ad incamminarmi, ma mi accorsi di aver lasciato il cestino sull'autobus. Non potevo farci niente ormai, l'autobus era già andato, così scesi dalla piattaforma e mi avviai verso casa. Mi piaceva prendere l'autobus ed era l'unica cosa non volante su cui fossi mai salita. Era su rotaie e andava a energia solare, ma non faceva rumore come la metropolitana. 10 anni fa c'è stato un incidente che ha distrutto completamente la rete metropolitana e non l'hanno più ricostruita. Ancora oggi i media non dicono da cosa è stato causato l'incidente ma John sostiene che sia stata una rivolta finita male.
Quel giorno faceva molto freddo, ero a scuola quando sentii questo grande frastuono che veniva dalla strada. Ricordo la gente che correva per le strade con gli abiti in fiamme, ricordo l'odore di bruciato che c'è stato per mesi. E' da quel giorno che odio i rivoltosi, che alla fine non sono altro che degli assassini. Hanno sempre sacrificato persone innocenti per i loro piani subdoli e senza senso. Non erano come i protestanti, loro semplicemente dicevano quello che pensavano e al massimo cercavano di farti cambiare idea, ma non hanno mai ucciso nessuno. E' da 10 anni che odio i rivoltosi, perchè loro hanno ucciso mia madre.
   
 
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