home (in your arms)
«Portami
a letto» è la prima cosa che Barbara – Barbara
– mormora tra le sue labbra, lì in piedi nell’ingresso, con le mani di lui che
la tengono stretta di quella forza incredula che è la sorpresa e il bisogno e
tutto il tempo passato a rimpiangere e ad aspettare.
«Abbiamo
il vino» le risponde stupidamente, nemmeno lui sa perché – chissà che fine ha
fatto quella bottiglia, adesso le mani sono piene solo di altre mani e di pelle
e di capelli e di non andartene mai più.
«Al
diavolo il vino» sbuffa lei, in quel modo in cui sbuffa solo lei, solo lei – «non
sono tornata dal regno dei morti per un bicchiere di vino. Portami a letto,
Fred. È te che voglio.»
Come
se mai niente si fosse spezzato, come se non fossero passati così tanti anni,
come se l’averla addosso e sentirla viva
e sua non fosse una meravigliosa
sorpresa, Fred solleva sua moglie tra le braccia e senza smettere per un attimo
di respirarla la porta nel posto al quale è sempre appartenuta.
Dopo
sono lenzuola fredde, vestiti che cadono senza un suono; dopo è Barbara – Barbara – che non è cambiata e non è
cresciuta e ancora ridacchia come una bambina mentre lui sfiora con il naso l’incavo
tra i suoi seni. Di colpo sembra tutto innaturale, sbagliato, e Fred ha la piena consapevolezza delle proprie rughe là
dove la pelle di lei è liscia, del proprio tremore là dove lei gli si aggrappa
senza una domanda. Si ritrae appena, si sente in colpa come non mai.
Barbara
se ne accorge – si è sempre accorta di tutto; era lui quello che non vedeva,
non capiva, mentre lei è riuscita a
tornare indietro. In tutti i sensi.
«Sei
bello» gli dice soltanto. «Sei più bello di quanto mi ricordi.»
E
Fred si lascia guidare, un po’ confuso, e la lascia fare e per qualche attimo
resta semplicemente fermo a sentirsi quelle gambe intorno e quei capelli che
gli piovono in volto direttamente dal Paradiso. Si dice che forse è in questo
momento che lei ricomincia davvero a vivere. Il solito egocentrico. Una cosa
sola è sicura: lui non ha mai vissuto quanto adesso.
Barbara
si muove piano, quasi a dirgli che hanno tutto il tempo del mondo, e dopotutto
è così. La mano che gli preme gentile sull’addome sale fino alla sua guancia,
si porta via qualcosa di salato e familiare – più familiare di lei,
maledizione, molto più familiare di lei ormai.
«L’hai
fatto anche la prima volta» gli sussurra. Ha un sorriso triste, ma di quella
tristezza che è dolce da vedere e da condividere.
Fred
chiude gli occhi e la bacia ancora.
Prima
che tutto sia finito la sente sospirare poche parole. Rabbrividisce.
«Sono
a casa...»
Questa
volta non la lascerà andare via.
[ 467 parole ]
Spazio
dell’autrice
Non pensavo che
avrei mai scritto su Resurrection,
se non altro perché mi dà una sofferenza che non avete idea. Sento tantissimo
praticamente tutti i personaggi. E il punto è proprio questo, credo: quando ho
visto Barbara tornare da Fred, nella 2x05, il mio amore per lui e per tutto
quello che ha passato è esploso. Dovevo scrivere qualcosa su quel momento,
forse anche e soprattutto per esorcizzare il dolore di ciò che è avvenuto dopo.
La caratterizzazione
di Barbara temo sia un po’ fantasiosa. L’abbiamo vista troppo poco. Decisamente
troppo poco. Ma con Fred, dopo essere tornata,
mi piace immaginarla così.
Grazie di essere
passati ♥
Aya ~