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Autore: _Alien_    31/10/2014    5 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Idris, 2014
Era tutto pronto. Ron aveva appena finito di tracciare il pentacolo, alle cui punte c’erano Catarina, Magnus, Tessa e Lady Geminy. Fuori dal pentacolo, c’era un manipolo di Shadowhunter, volutamente richiesti dal Sommo Stregone di Brooklyn: Simon, Robert, Maryse, Jocelyn, Jem, Bill, Tom e altri Nephilim pronti ad intervenire, nel caso Rhefur fosse stato ingestibile per gli stregoni. Anche se non lo dimostrava apertamente, Magnus percepiva il nervosismo e il terrore di Tessa. Le era bastato affrontare il padre già una volta, non avrebbe certo voluto ripetere l’esperienza, e Magnus poteva capirla. Anche lui aveva visto Asmodeus solo due volte e nessuna delle due occasioni era stata piacevole. Ma stavolta era una questione di vita o di morte. Perché non c’erano in gioco solo le vite dell’uomo che amava e dei suoi amici, ma anche il destino dei Nephilim. Solo l’Angelo sapeva quali sarebbero state le conseguenze di un mondo senza Portali. La battaglia contro i demoni sarebbe stata molto più complicata, se non impossibile. Dovevano farcela. Si avvicinò a Tessa e le accarezzò il braccio.
- Tranquilla, andrà tutto bene. – disse, per rassicurare se stesso e lei.
- Sì. Ho salutato Will, l’ho affidato a Luke, almeno starà con Amatis. – gli occhi grigi della strega saettarono veloci verso Jem – Ho paura di non rivederlo più. E se il demone riuscisse a fare ciò in cui ha fallito in passato? Perderei tutto…
- Non devi pensarlo, Tessa. L’hai già fatto una volta, lo rifarai ancora. Ti aiuteremo. – la rassicurò Magnus – Sei più forte di quanto pensi.
Tessa sorrise lievemente, poi guardò dritta di fronte a sé, sollevando i palmi delle mani.
- Cominciamo. Sono pronta. – dichiarò. Gli stregoni si posizionarono ai lati del pentacolo mentre Tessa si piazzava proprio al centro. Sapeva di essere vulnerabile, in quella posizione, ma doveva irradiare il massimo dell’energia, se voleva sconfiggere Rhefur, e quel punto era abbastanza vicino al centro della stella, dove sarebbe comparso il demone. Dalle sue dita scaturirono delle scintille azzurre, che conversero in un unico punto davanti a lei. Anche gli altri quattro stregoni fecero convergere le loro energie in quel punto e un boato assordante fece indietreggiare gli Shadowhunter. Tessa abbassò una mano, sfilando un pugnale dai jeans e premendo la lama contro il palmo. Alcune gocce di sangue caddero sul terreno.
- Io, Theresa Gray, invoco te, Rhefur, dagli abissi di Pandemonium. Vieni a me, poiché io te lo comando, io, che sono la tua progenie, nata da te e da una Figlia dell’Angelo. Io, qui, adesso, ti invoco!
Un rivolo di denso fumo nero cominciò a fuoriuscire dal terreno, mischiandosi al sangue della strega in raccapriccianti grumi, che ribollivano come lava in un vulcano. I grumi si contorcevano a scatti, allungandosi e restringendosi in tante forme diverse, finché la melma scura non si attorcigliò su se stessa e si sollevò, per poi assumere una forma umana. Era un uomo alto, con un lungo cappotto nero, gli occhi rossi, completamente zuppo di sangue, tanto che gli abiti gocciolavano come una ferita aperta. Una visione raccapricciante, che fece tremare Tessa.
- Figlia mia. Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento. – la voce del demone era melmosa come il miscuglio di terra e sangue da cui era venuto.
- Stai zitto. – strillò lei, visibilmente tesa – Cosa vuoi ancora da me? Perché perseguiti i Figli dell’Angelo?
- Perché è l’unico modo che ho per rivederti. Mi mancavi. – il demone ghignò, i denti da squalo.
- Tu non hai alcun diritto su di me, non hai il diritto di vedermi! Lasciami in pace! – la voce della mutaforma tremò visibilmente.
- Bhe, ora sono qui. Vieni con me, cara. Tu mi appartieni. – tese un lungo braccio – Non sei degna di loro. Possiedi un potere immenso, il potere degli Eidolon. Quando ho accettato l’accordo delle fate, loro mi avevano promesso che poi, alla morte di Mortmain, saresti stata mia. È venuto il momento di onorare il patto.
- Io non sono mai appartenuta ai Nephilim, alle fate, a Mortmain e mai apparterrò a te. Io appartengo a me stessa e basta. Lascia in pace me e questo mondo, smettila di infestare i Portali. Non voglio mai più rivederti. – mentre parlava, Tessa aveva ripreso un po’ di coraggio. Non l’avrebbe data vinta a quel mostro. Rhefur rise, gettando indietro la testa.
- Il gioco dei Portali, che cosa spassosa! È stato divertente spedire quei ragazzini dovunque! La figlia di Valentine è finita nel futuro, mentre il biondino arrogante, la mocciosa piagnucolante e il frocetto stanno facendo un bel giretto nel passato! – Tessa percepì l’energia di Magnus attorno a lei farsi più tremula, scossa dalla rabbia. Simon invece si era limitato a sguainare una spada angelica.
- Stai giocando con la vita di quei ragazzi per che cosa? – chiese sollevando il mento in aria di sfida.
- Mi sembra ovvio cara. Vieni con me e loro torneranno a casa, sani e salvi. – incrociò le braccia il demone – O forse vuoi che muoiano? Quando sono arrivati a destinazione, ho mandato loro una piccola sopresa… un comitato di benvenuto, se così si può dire. Peccato non essere riuscito a farlo con la piccola pel di carota! Mi sarebbe piaciuto vederla all’opera con un Raum o qualcosa del genere.
- Smettila! Riportali indietro! Non cederò a questo ricatto, brutto schifoso!
- Grazie del complimento. E ora basta chiacchiere! Vieni con me! – il demone serrò il pugno e Tessa si sentì strattonare in avanti, verso di lui. Non fece nemmeno in tempo a capire cosa successe poi, perché la sua magia agì in completa autonomia dalla sua volontà.
- NO! – si ritrovò a gridare e sollevò le braccia. Buttò la testa all’indietro, lanciando un urlo acuto.  Due raggi azzurri partirono dalle sue dita, diradandosi verso il cielo. Magnus direzionò la sua magia nello stesso punto, così come gli altri stregoni. Una nebbia azzurra scese dall’alto e avvolse il demone, poi si addensò e cominciò a spingerlo verso il basso. Il demone urlò, un suono completamente non umano, la nebbia che si infiltrava tra le cellule del corpo e lo disgregava in tanti brandelli scuri. I versi del demone raggiunsero il culmine quanto Tessa intensificò il raggio. Pensò ai Will e Jem della sua vita. Pensò a Magnus, Catarina, Ragnor, i suoi amici nello spazio e nel tempo. E pensò a se stessa e la sua energia crebbe drasticamente, non lasciando scampo a Rhefur. I brandelli neri del demone fluirono verso la luce e sparirono con degli scoppiettii inquietanti. All’improvviso la luce si spense e Tessa svenne, mentre Magnus si accasciò al suolo, stremato. Alzò lo sguardo, sperando di veder succedere qualcosa, di vedere Alec. Ma non accadde nulla.
Aveva fallito.
 
Londra, 1879
- Mi arrendo. – sospirò Magnus – Nella Sezione Ombra non c’è nulla che possa aiutarvi. Abbiamo cercato per giorni! Mi dispiace, ma non posso fare più nulla.
- Non è possibile, questa è una biblioteca antichissima! Ci deve essere qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo un paragrafo sui viaggi nel tempo! – strepitò Isabelle.
- Non può finire così. – mormorò Jace, scuotendo la testa – Non possiamo arrenderci! Mentre i suoi fratelli protestavano, Alec chiuse gli occhi e si portò le mani al viso. Non c’era più niente da fare. Nemmeno Magnus sapeva come aiutarli. Era tutto inutile.
- Smettetela di urlare. Mi farete esplodere la testa. – disse con voce incolore il maggiore. La sorella lo fissò incredula.
- Ti prego, Alec! Non darti per vinto! Noi ce la faremo, noi…
- Basta, Iz. Sono stanco. – si alzò in piedi lui. Guardò il suo migliore amico, sua sorella, quello che sarebbe stato il suo ragazzo e sentì una stretta al cuore. Non era riuscito a proteggerli, a salvarli.
Aveva fallito.
E fu in quel momento che un’improvvisa fitta alla testa lo travolse con tanta violenza da farlo urlare e cadere per terra.
- ALEC! – gridarono in coro gli altri tre presenti, ma nessuno di loro riuscì ad andare in suo soccorso, perché anche Jace si accasciò a terra con un grido, seguito alcuni secondi dopo da Isabelle. Lo stregone rimase impietrito, non aveva mai visto una cosa del genere. I tre Shadowhunters si contorcevano per terra, assumendo strane posizioni in preda al dolore. La ragazza gridava e stringeva la testa tra le mani, come se temesse che sarebbe potuta esplodere. Il biondo era il più rumoroso e inquieto, si agitava come un anguilla tanto da urtare la libreria e far cadere qualche libro. Invece Alec emetteva soltanto qualche sporadico sibilo o gemito. E poi un’intensa luce blu diruppe prepotente nella biblioteca, trascinando i tre Nephilim con sé… e poi buio.
 
Idris, 2032
Se New York le era sembrata diversa, Clary poteva affermare di non riconoscere più Alicante. C’erano ancora gli edifici che ricordava, ma non avrebbe mai immaginato di scorgere tra quelle casette degli enormi palazzi dello stesso materiale delle torri anti-demoni – come fatti di vetro. E poi c’era la novità più assoluta: il treno, che collegava il Lago Lynn alla città. Il viaggio era stato piuttosto turbolento, ma guardandosi intorno aveva visto Julie e gli altri apprezzarlo… tutti tranne Amatis, che l’aveva fissata per tutto il viaggio. In quel momento erano nella Piazza dell’Angelo e procedevano a passo di marcia verso la Sala degli Accordi. Fu in quel momento che la sentì: una fitta alla testa, come se qualcuno le avesse infilato una lama rovente nel cervello. Gridò e cadde a terra, in preda alle convulsioni. Un’intensa luce azzurra le ferì gli occhi e dal gorgoglio che udì capì che quello davanti a lei era un Portale. Nel frattempo, Aura si era inginocchiata accanto a lei e intravide delle scintille scaturire dalle sue mani. Sentì delle piccole scosse elettriche attraversarle tutto il corpo, ma il dolore non se ne andava.
- Raf, vai a chiamare papà! Presto!
- Non ce n’è bisogno, eccolo lì! Papà!
Clary gemette e continuò ad agitarsi per il dolore insopportabile finché dei familiari occhi felini non raggiunsero il suo campo visivo.
- Clary, sei tu?!
- AH! – urlò la rossa – SÌ, MAGNUS, SONO IO! HO LA TESTA IN FIAMME!
- Calmati. Respira profondamente.
- Papà, le scosse non funzionano…
- Allora proviamo con questo.
Clary si sentì pervadere da uno strano calore, che le scorreva lento lungo le vene. Il dolore alla testa si attenuò leggermente, ma non scomparve. Ciò le permise però di seguire lucidamente la conversazione.
- È una fortuna che William mi abbia mandato un messaggio di fuoco. Ho già capito cosa sta succedendo…
- Cosa? – stavolta fu Julie a parlare, la voce carica di preoccupazione – Cosa sta succedendo? Perché mamma sta male?
- Perché lo squilibrio del flusso spazio-temporale è stato sistemato. Lei è naturalmente attratta verso il luogo e il tempo a cui appartiene. Prima di lasciarla andare, però, devo fare una cosa… Clary, puoi sentirmi? – Magnus le girò il viso, in modo da potersi guardare negli occhi. Era lo stesso Magnus che aveva conosciuto lei, anche se si era fatto crescere un po’di barba, nel vano tentativo di sembrare più grande per non far sentire a disagio Alec. Annuì, ma percepiva i muscoli intorpiditi e la testa che pulsava ancora.
- Ci sono altri qui con te? – le chiese lo stregone.
- Nel Portale c’erano Jace… Izzy, Simon… tu e Alec… Jem e Tessa… - enumerò la Fairchild a fatica – Ma nessuno è qui con me.
- Questo non vuol dire che non siano dispersi. Stanno per tornare anche loro. – asserì lo stregone – Ma prima devo risolvere una questione…
Il Sommo Stregone di Brooklyn posò un indice sulla fronte di Clary e cominciò a mormorare una nenia a mezza voce, agitando l’altra mano, da cui sprizzavano scintille. E Clary vide il nuovo mondo che aveva conosciuto e le nuove persone che aveva incontrato annebbiarsi sempre di più, fino a sparire.
- Se tutto va bene, funzionerà anche con gli altri. – disse Magnus – Nessuno di voi ricorderà nulla, non importa in quale posto siate stati.
- Ma perché? – chiese Julie.
- È giusto così, per tutti. Appena Clary varcherà il Portale, il mio incantesimo si attiverà. Nessuno, nel passato, presente o futuro, ricorderà il minimo cambiamento dovuto al flusso temporale. Significa che se, per esempio, avessi incontrato Alec prima del tempo previsto, non lo ricorderei. È l’unico modo per preservare l’equilibrio. – poi lo stregone si rivolse verso Clary – Che altro dirti, biscottino? Buon ritorno a casa. Ti aspettano tante altre sfide, ma vedrai che arriveranno anche tante gioie. Ci vediamo presto.
Così la sospinse dolcemente verso il Portale. E lei vi cadde dentro.
 
Luogo imprecisato, tempo imprecisato
Caos. Tutto girava. Non era stato così, l’ultima volta. C’era stato movimento, un vento inarrestabile, ma stavolta si stava scatenando un vero e proprio uragano. Jace non riusciva a controllare il suo corpo, sballottato dovunque in quello spazio nero, immenso. Ed era solo. Non sentiva Alec o Izzy, non osava sperare di percepire Clary. E poi accadde: le immagini della Londra vittoriana, di Will Herondale e degli altri abitanti dell’Istituto del 1879 cominciarono a vacillare nella sua mente, fino a eclissarsi lentamente. Provò a trattenerli, era pur sempre stata un’esperienza che non voleva dimenticare, ma non ci riuscì e li vide scivolare via dalla sua mente. Nel giro di qualche minuto, o forse ora o anno, non avrebbe saputo dirlo con certezza, tutto era sparito e non ricordava più dove fosse stato. E tutto smise di girare e cadde, sbattendo il petto contro una superficie dura.
 
Idris, 2014
Quattro corpi rotolarono per terra, urtando violentemente contro il pavimento. Magnus rimase impietrito, in ginocchio, con i pugni serrati, mentre una dei quattro si alzava in piedi, guardandosi spaesata. Bassa statura, capelli rossi, occhi verdi, pelle chiara, lentiggini. No. Non poteva crederci. Era Clarissa. Era lei, che si chinava sul ragazzo biondo, che aveva appena aperto gli occhi. Jace. E i due ragazzi accanto a lui… Isabelle e Alexander. Alexander.
- Alexander. ALEXANDER!
Il suo grido ruppe il silenzio attonito che era calato, nonostante la Piazza dell’Angelo fosse abbastanza gremita. Lo stregone scattò in avanti, incespicando, e corse da Alec trovando una forza che non aveva mai saputo di avere. Si gettò accanto a lui, prendendogli il viso tra le dita come se stesse maneggiando della porcellana. Alec aveva gli occhi chiusi, un labbro spaccato probabilmente a causa della caduta. Le palpebre tremolarono leggermente, prima di scoprire le sconvolgenti iridi blu che non avrebbero mai stancato lo stregone.
- Mag… Magnus… - balbettò. E il peso che aveva oppresso il cuore del Figlio di Lilith fino a quel momento sparì, come se non fosse mai esistito. Alec era lì, stava bene. Era riuscito a salvarlo.
- Magnus, non piangere… - aggrottò la fronte il Cacciatore, sollevando un braccio e sfiorando con le dita il viso bagnato dello Stregone. Magnus rise, chinandosi su di lui e passandogli un dito sulle labbra. Dopo un lieve scintillio, la sua bocca era di nuovo integra, da baciare. E così fece Magnus, senza aspettare nemmeno un secondo di più. Fu il bacio più lungo, dolce e intenso che si fossero mai scambiati. Era uno di quei baci capace di dire tutto quello che c’è da dire senza parlare. Era un insieme di Ti amo e Aku cinta kamu e Mi sei mancato troppo e Non lasciarmi mai più. Quando si separarono e Alec riaprì gli occhi, vide il resto del mondo. Si alzò in piedi a fatica e fu abbracciato da Maryse con un impeto che mai avrebbe associato a sua madre. Anche lei piangeva, stringendolo forte.
- Per l’Angelo, Alexander! Per l’Angelo! – mormorò sconclusionatamente – Sei tornato a casa!
- Sì. – annuì lui, abbracciandola forte – Sono tornato a casa.
 
Era stata la prima ad alzarsi in piedi e aveva visto Magnus e Tessa per primi, poi sua madre, Luke e la sua sorellina. Poi si era girata e aveva visto Jace accanto a lei. Si era inginocchiata accanto a lui, accarezzandogli i capelli, e lui aveva aperto gli occhi, si era alzato e l’aveva stretta a sé, premendola contro di sé.
- Clary, Clary, Clary… - mormorava come un mantra – Credevo di averti persa…
- Non ti libererai così facilmente di me, Herondale. – ammiccò lei con un lieve sorriso.
- Bene. Perché ho intenzione di averti tra i piedi per molto, molto tempo. – sorrise Jace e la baciò dolcemente. Quando si staccò da lui, vide la piccola Amatis farsi largo tra la folla. Appena raggiunse la sorella maggiore, si aggrappò alle sue gambe.
- Clary!
- Amy! – la rossa si chinò e prese in braccio la sorellina, le braccia paffute della bambina che le cingevano il collo.
- Sapevo che saresti tornata. Ti voglio bene.
- Anch’io ti voglio bene. – le accarezzò i capelli Clary. Poi Amatis fissò i suoi occhioni azzurri in quelli verdi della sorella maggiore e domandò:
- Dove sei stata?
Clary prese fiato per parlare, ma non rispose. Non poteva. Perché non lo ricordava più.

Somewhere in time, we don't know where we are...
Sorpresa! Dato che è Halloween, ho pensato di aggiornare con un giorno d'anticipo, contente? Dovevo trovare un modo per dirvi quanto vi sono grata, dopo altre 6 recensioni... ancora non ci credo che sono così tante.... ringrazio Marty060201, Grell_Death che segue da sempre, annabeth lightwood, saretta98SS, Amy_demygod e Chesy che hanno recensito e tutti gli altri che leggono e seguono. Stiamo arrivando alla fine della storia, ho già preparato un mini-discorso finale in cui puntualizzerò alcune cose. Detto questo, auguro buon Halloween a tutti!
A presto,
_Alien_
  
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