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Autore: Aly23_stories    01/11/2014    1 recensioni
E’ passato un anno dalla sconfitta di Sebastian e si avvicina il gennaio ( ricordo che in COHF Jace accenna al fatto che crede di essere nato a gennaio ) del 18° compleanno di Jace. Come tutti sanno dopo aver compiuto 18, alcuni Nephilim, vengono mandati in giro per il mondo in vari istituti a fare esperienza. Anche Jace dovrà partire, per l’Istituto di Roma, trovandosi lontano da Clary che farà di tutto per raggiungerlo. Intanto però il ragazzo farà nuove amicizie e qualcosa cambierà...
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Spero che questa storia vi piaccia. Ho due richieste da farvi però. La prima è: mi consigliate un altro titolo? Come seconda cosa vorrei chiedervi se ci sono altre storie sulla saga “Shadowhunters” con la trama simile. Grazie a tutte quelle persone che leggeranno a storia.
Genere: Dark, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Clarissa, Jace Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Allison Part
 
Allison stava dormendo molto tranquillamente nella sua camera all’ Istituto quando sentì  la porta aprirsi e i suoi riflessi da cacciatrice la portarono ad alzarsi di scatto e lanciarsi verso la sagome sulla porta. Si trovò in mezzo al corridoio sdraiata sopra Jace Herondale. –Per l’Angelo- urlò alzandosi di scatto. Il ragazzo per terra intanto rideva come un matto. Allison non capiva proprio cosa ci fosse di divertente! –Zitto o sveglierai tutto l’Istituto!- si lamentò. Il ragazzo non accennava a voler smettere di ridere così Ally optò per portarlo di peso nella sua camera e chiuse la porta sbattendola. Finalmente Jace sembrava essersi calmato. –Allora? Apri porte  a caso normalmente quando sei ospite a casa di altra gente o cercavi qualcosa?-.  Il cacciatore si sdraiò sul letto –No, apro porte a caso solo quando non conosco un posto prché qualcuno mi ha lasciato confinato in una stanza senza dirmi dove andare-. Ad Allison non dispiaceva per niente di averlo lasciato solo in una stanza tipo eremita: voleva limitare i danni. –Sì, ma questo non ti autorizza ad aprire la porta della mia camera a mezzanotte passata-. –Io non avevo la minima idea che fosse la tua camera, altrimenti avrei bussato. O forse no...- disse squadrandola. La ragazza diventò improvvisamente consapevole di indossare solo una canottiera e degli shorts. Diventò rossa in viso.-Esci immediatamente di qui!- gli urlò mentre lo faceva uscire dalla sua camera. Il ragazzo puntò i piedi e disse in tono innocente –Non conosco la strada per tornare in camera mia, non me la ricordo. Potrei perdermi e dare fastidio a qualcun altro o non riuscire a trovare più una via d’uscita o...-. Allison non ce la faceva più –Basta! Sta zitto! Esci fuori e dammi il tempo di cambiarmi poi ti riaccompagno in camera tua-. Questo era il problema delle persone che non erano come Azzurra. Erano terribilmente fastidiose e soprattutto non erano Azzurra. Una volta cambiata Ally aprì la porta e cominciò a camminare per il corridoio senza curarsi di vedere se il biondo l’aveva seguita. Arrivata a destinazione aprì la porta e fece per andarsene ma una voce la chiamò –Allison non mi fai compagnia?-. Era sempre lui che era appoggiato con un gomito allo stipite della porta. –Compagnia? Non dovresti dormire a quest’ora? Se vuoi quel tipo di compagnia chiedi alla tua ragazza rossa- rispose acida. Dicendo questo si era girata e aveva visto l’espressione cambiare sul volto del ragazzo. –Auch. Tasto dolente, scusami- disse sarcastica. Si vide sbattere la porta in faccia pensando che si sarebbe sentita sollevata per esserselo tolto dai piedi ma tutto in lei si sentiva terribilmente in colpa per quello che aveva detto. Cominciò a bussare alla porta con talmente tanta foga che quando essa si aprì cadde letteralmente in avanti sbattendo sul pavimento freddo. Fece in fretta a rialzarsi e si girò in direzione di Jace.  Si morse un labbro imbarazzata. Di certo non gli chiedeva scusa, ma doveva fargli capire che le dispiaceva. –Senti se non hai nulla da dire io vorrei dormire, quindi- indicò la porta – quella è la strada. Se invece hai qualcosa che possa essere degno della mia attenzione parla ma veloce-. Allison si stava perdendo nelle iridi dorate del ragazzo e non sapeva che rispondere. Uscì a testa bassa dalla stanza e tornò in camera sua. Mise le sue cuffie nelle orecchie e si mise ad ascoltare della musica. Sì, strano ma vero ad Allison piaceva molto la musica moderna dei mondani. Sdraiata sul letto si mise a pensare, come al solito, alla tragica morte dei suoi genitori e passò tutta la notte in bianco.
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(New York)
 
Isabelle Part
 
-Alec andiamo! Che ti costa una telefonata? Voglio sapere come sta Jace- disse la ragazza facendo gli occhi dolci e sbattendo le ciglia. –No Izzy tu non vuoi sapere come sta Jace. Tu vuoi sapere se puoi andarlo a trovare e quando. Poi, per seconda cosa, vuoi sapere come sta Jace-. Alec era crudele:  incolpava Isabelle di volersene andare dall’Istituto anche solo per un po’. Ma lei stava sempre li da sola o con Simon. Non poteva negare che le piacesse molto stare con Simon ma con Alec che ormai si era trasferito a casa di Magnus, Jace che era andato via e Clary che era sempre a casa a disperarsi per la storia con Jace lei aveva bisogno di distrarsi. E se andava in Italia poteva anche aiutare Jace perché odiava vedere le persone a cui voleva bene stare male. Isabele aveva già pensato di chiamare lei stessa suo fratello ma credeva che fosse ancora arrabbiato con lei. Meglio far chiamare Alec. Questo però non ne voleva sapere di aiutarla dicendole di lasciare Jace in pace almeno per due -tre giorni. La ragazza sbuffò e andò verso la sua camera per prendere il suo telefono e chiamare Simon. Compose il numero e dopo qualche squillo sentì la voce di Simon –Isabelle? Tutto bene?-. -Sì, certo. Cosa ci dovrebbe essere che non va?-. Una pausa veramente seccante poi –No niente Iz, è tutto apposto- rispose incerto. –Comunque non è che potresti venire a prendermi, magari poi mi porti a fare un po’ di shopping... – la ragazza aveva lasciato volontariamente la frase in sospeso. Non voleva aggiungere che poi avrebbe dovuto accompagnarla a pranzo d Taki dove ci sarebbe stato anche suo fratello e che poi lo avrebbe costretto a parlare con Alec. Quelli erano particolari superflui. –Va bene, ma io non dovrei continuare il mio addestramento?- fu la risposta sospettosa del ragazzo che probabilmente intuiva qualcosa.  Anche l’addestramento di Simon era superfluo in quel momento. –Sì, dovresti ma non puoi perché devi farmi compagnia-. Isabelle schiocco un bacio alla cornetta e mise fine alla telefonata saltellando fino al suo armadio per scegliere il vestito adatto alla mattinata.
 
NOTA AUTRICE:
Scusate se questo capitolo è più breve degli altri ma non sapevo cosa aggiungerci. Vorrei ringraziare tutti quelli che seguono la mia storia e che l’hanno recensita. Sappiate che sto già scrivendo già il capitolo successivo e che aggiornerò abbastanza presto. Detto questo tolgo il disturbo. Al prossimo capitolo.
   
 
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