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Autore: Vanisher    01/11/2014    8 recensioni
"- Ma tu sei mai stato innamorato, Ryuzaki? - la domanda mi esce spontanea, mentre mi appoggio con entrambe le mani allo schienale della sedia su cui è seduto.
L rimane impassibile mentre si volta a guardarmi - Le probabilità che io mi innamorassi, fino a poco fa, erano davvero scarse ... diciamo attorno al 25% o anche più basse, attorno al 19%. E poi innamorarmi non è mai rientrato nelle mie priorità ... e nei miei bisogni -
- Fino a poco fa? - sono così vicina al suo viso che sento il suo respiro sulle guance, le mie labbra per poco non sfiorano le sue - Vuoi dire che ...? -
- In questo periodo le probabilità sono aumentate in modo quasi surreale. Non mi era mai successo prima d'ora e premetto che la cosa è alquanto ... sorprendente. Diciamo ... diciamo che le probabilità sfiorano il 65%Ma se mi stai così vicina ... - le sue labbra toccano le mie - Le probabilità non faticano a sfiorare l'85% -"
Lui, il più grande detective del mondo incaricato di risolvere il caso Kira.
Lei, investigatrice in incognito incaricata di scoprire l'identità di L.
Lui, non conosce cosa sia l'amore.
Lei, ha archiviato quel sentimento da tanto tempo.
Lui, un passato misterioso.
Lei, lo scoprirà.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Mello, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO 42
" IL PIANO (PARTE 1) - CONTO ALLA ROVESCIA "



Avvertenze : alcuni elementi di questa fan fiction sono differenti dall'opera originale e i fatti accaduti nell'opera hanno subito lievi modifiche. ATTENZIONE! GLI ASTERISCHI RIGUARDANTI I TITOLI DELLE CANZONI ( CHE TROVERETE A FINE CAPITOLO IN ROSSO ) AUMENTANO A SECONDA DEL NUMERO DELLA CANZONE. BASTA POI CLICCARE SUL TITOLO DELLA CANZONE.


* Faccio un respiro profondo, ne faccio un altro, ma l'aria non vuole riempire i miei polmoni. Ogni respiro è una fiamma che incendia i polmoni, ogni secondo scorre nel mio cervello, lento ma veloce. Sento il cuore battermi nelle orecchie, ogni battito è un secondo ormai trascorso e perso. Sento i muscoli irrigidirsi, contrarsi, per poi distendersi e rilassarsi subito dopo e ricominciare l'azione da capo. Sento la gola bruciare, andare a fuoco. Cercando di svegliare le mie gambe ormai addormentate, mi muovo verso il bagno. I piedi sono pesanti, come se avessi dei blocchi di cemento che strusciano sul pavimento, e le gambe sono troppo deboli e sottili per poterli trascinare.
Quando arrivo al bagno, quasi inciampo sul lavandino. Mi aggrappo con entrambe le mani al bordo freddo e bianco, respirando a fatica. Ansimo per lo sforzo, le mie spalle che si alzano in contemporanea al petto. Mi guardo allo specchio : i capelli sono in ordine, pettinati e perfettamente lucidi sotto la luce del neon freddo. Le labbra sono secche e screpolate, sono semi chiuse. Le pupille degli occhi, però, sono troppo dilatate e gli occhi sono stranamente sgranati. Il mio colorito non promette bene.
Forse è l'ansia, forse è la paura, forse è la consapevolezza, forse è la tensione. Forse è tutto. Che mi succede? Non lo so. Non voglio morire, non voglio mettere fine alla mia vita. Non volevo questa battaglia, non volevo dover morire sul campo di battaglia.
Stringo il bordo del lavandino con tutte le mie forze, facendo sbiancare le nocche. Non so quanto manca esattamente all'inizio del piano, ma so che è poco tempo. 
- Non voglio morire - sussurro all'immagine di me stessa riflessa nello specchio, quasi speranzosa che possa rispondermi, sorridermi, parlarmi. La fisso con insistenza, ma nulla - Non voglio morire, non voglio -
Quando nello specchio vedo riflessa l'immagine pacata di Near, quasi sussulto e mi metto a piangere. Mi volto a guardarlo, trattenendo un sussulto. E' la primissima volta che vedo Near in piedi, e la cosa mi spaventa e mi sconcerta. Non è molto alto, come immaginavo, ed è incredibilmente magro. Sembra uno stuzzicadenti che cammina, mi chiedo come faccia a stare in piedi. Ma forse è per questo che sta sempre seduto, perché è cosi gracile e debole che non riesce a sostenersi. Il suo aspetto è ordinario, i soliti capelli bianchi e il solito pigiama dello stesso colore. Mi osserva, sembra un bambino piccolo e indifeso.
- E' giunta l'ora - dice semplicemente, ignorando, per mia fortuna, la scena in cui mi trovo. Annuisco semplicemente, voltandomi nuovamente a guardare il mio riflesso nello specchio. Dopo qualche secondo, la mia mano tremante si sposta per aprire il rubinetto dell'acqua fredda, e il fruscio dell'acqua che incessante accarezza il lavandino immacolato mi invade le orecchie. Lascio che le mie mani si bagnino sotto l'acqua, e quando quel ghiaccio liquido mi accarezza i polsi quasi gemo dal piacere. Chiudo gli occhi, restando qualche secondo in intimità con quel freddo accogliente. Passo le mani bagnate sul viso, cercando di alleviare quell'orribile sensazione di caldo e di soffocamento.
- Hai paura? - la voce di Near mi fa aprire gli occhi.
- Sono umana anche io, ricordi? - rispondo, la voce impastata e tremante, ho le labbra screpolate e secche.
- Certamente, non l'ho dimenticato nemmeno per una volta -
Lo ignoro, non sapendo cos'altro dire. Allungo una mano verso un asciugamano immacolato e lo tampono sul viso, asciugando almeno in parte la scia bagnata tracciata dalle mie mani e faccio la stessa cosa coi polsi. Poi strofino le mani sui pantaloni neri e troppo larghi. Sembra quasi che io stia fuggendo : pantaloni neri e larghi risvoltati almeno una quindicina di volte per non inciamparci dentro, maglia a maniche corte nera e felpa nera, anche questa troppo grande, e stivali del medesimo colore.
- Sono già tutti pronti? - chiedo.
Near annuisce. Annuisco anche io, da adesso in poi comincia il conto alla rovescia.
- Monika, sei sempre stata una persona estremamente intelligente, nonostante il tuo essere frettolosa e l'impulsività ereditata col tempo da Mello. Sei entrata a far parte della polizia giapponese col solo scopo di poter entrare in contatto con L e poter smascherare la sua identità così segreta e poterla renderla pubblica alla YB Corporation, e poi al resto del mondo, naturalmente. Ti sei ritrovata coinvolta in questo caso contro la tua volontà, in un certo senso. Non è vero? -
Alzo le spalle, tentando di rimanere indifferente. Ha ragione, Near. Perché sono qui? Come ho fatto ad arrivarci? Se avessi cercato di arrivare a L prendendo un'altra strada, senza entrare a far parte della polizia giapponese, adesso sarei qui a fare il conto alla rovescia per la morte? Cosa ci sarebbe tra me e L?
- Come ben sai, la Wammy's House ha molto a cuore la giustizia, ed è per questo motivo che fin dalla più tenera età hanno cercato di farci capire che la giustizia è il bene e il male è la condanna. Ogni orfano, così come ogni uomo, ha un proprio senso della giustizia. Se il mio è così alto, così particolare, lo devo sopratutto agli insegnamenti ricevuti alla Wammy's House -
- Hai partecipato al caso solo per questo tuo senso della giustizia? -
- Mi ritenevo indispensabile -
- Lo sei stata -
- Lo so -
- Ma non è questo il motivo che ti ha spinta ad arrivare fin qui, fino a rischiare la tua stessa vita in un tentativo che ha le possibilità di funzionare pari a quelle di fallire miseramente -
- Credo di no -
- Che cosa ti ha spinto a farlo, allora? -
Anche il mio cervello si pone la stessa domanda. Che cosa? Il mio cuore, invece, bisbiglia la risposta nella speranza che le mie labbra si schiudano per pronunciarla. Lui. La sua determinazione, la sua sete di giustizia, il suo mito che mi ha sempre spinta ad avere voti alti nei test che Roger proponeva. Anche da bambina lui era la sostanza dei miei sogni, dei miei desideri, dei miei progetti. Pensandoci adesso, quando decisi di scappare dalla Wammy's House ebbi il forte desiderio di cercare L, di rintracciarlo, di mettermi in contatto con lui. La YB Corporation arrivò dopo, e fu la mia seconda scelta, un passatempo per tenere sempre allenate le mie doti intellettive senza sprecarle, sarebbe stato un peccato. Da piccola, invece di avere chissà quale attore o cantante preferito, bello da mozzare il fiato e che seguisse il modello di ragazzo perfetto, sognavo un detective abile, con occhi incredibilmente profondi e capacità pari alle mie. Forse non proprio pari, perché da L ho imparato molte cose.
- Lui - sussurro, infine.
- Lui? - ripete Near.
- Esatto - annuisco - Lui -
- Immagino tu ti stia riferendo a ... -
- Una lettera, la decima dell'alfabeto - lo interrompo - Se hai capito, allora taci -
Detto questo, lancio un'ultima occhiata al mio riflesso nello specchio. Non ho dei genitori per cui sacrificare la mia vita, perché se ce li avessi, lo farei per loro. Non ho fratelli minori da proteggere, o fratelli maggiori da rendere orgogliosi. Non ho alcun tipo di parente che possa proteggermi con quel legame familiare che ci unisce. Ma ho due migliori amici fantastici. Un ragazzo che so mi riserverà i suoi sguardi intensi per sempre. Un nemico da sconfiggere. Si, credo che mi batterò per loro. 
Parte il conto alla rovescia, Monika. Pronta a contare?



 
***


** Le mani di Matt afferrano il volante con forza, avvolte da due guanti neri e spessi che gli arrivano a coprire le braccia fino a metà gomito. Lo sguardo concentrato, nascosto dietro agli occhialini arancioni, è ben fisso sulla strada mentre lo vedo pronto a scattare col piede sull'acceleratore. Probabilmente, questa sera infrangeremo parecchie regole del codice stradale, ma non ha importanza quando sai che lo fai per catturare un pericoloso serial killer psicopatico che può ucciderti in qualsiasi momento. Ma la cosa che più ammiro in Matt, è che riesce a nascondere le emozioni meglio di una bambola di plastica, costretta a stare nel suo corpo minuto e con un sorriso perennemente costruito sulla faccia, senza provare alcuna emozione o sentimento. Matt è esattamente così, con la sola differenza che parla e respira.
Aspettiamo in segnale da venti minuti. Appena vedremo passare un'ambulanza a sirene spiegate sotto i nostri occhi, allora partiremo. Matt comincia a tamburellare le dita sul volante, partendo dall'indice fino ad arrivare freneticamente al mignolo e poi ricominciare da capo. Il suono delle sue dita scandisce alla perfezione i battiti del mio cuore, come se fossero sincronizzati.
Appoggiando la testa allo schienale, mi volto a guardare il mio migliore amico - Sei sicuro di volerlo fare, Matt? - gli chiedo. Naturalmente, è troppo tardi porre questa domanda dato che non ci è più possibile tirarci indietro. Adesso bisogna solo agire.
Matt sogghigna, una mano si stacca dal volante per infilarsi nella tasca dei soliti pantaloni di jeans strappati e cercare il pacchetto di sigarette e l'accendino - Stai scherzando? E' da quando sono arrivato qui che non aspetto altro -
- Non vedi l'ora di morire? -
- Perché dovremo morire, dolcezza? -
- Abbiamo il 40% di probabilità di vincere, il 40% di probabilità di morire e il 20% delle probabilità di rimanere vivi. La cosa non ti sconcerta nemmeno un po'? - gli chiedo.
- Ho una teoria tutta mia, a riguardo - commenta sarcastico Matt, estraendo dalla tasca il pacchetto di sigarette ormai ultimato e l'accendino. Apre il pacchetto e rimango sorpresa nel vedere che dentro c'è solo una sigaretta, solitamente fa molta attenzione a procurarsene una buona scorta. S'infila la sigaretta tra le labbra strette e l'accende con l'accendino - Se il piano fallisce, moriremo ma almeno ci avremo provato. Se il piano funziona e moriamo, allora diventeremo degli eroi. Se il piano funziona, allora siamo dei geni - s'infila l'accendino in tasca.
Non faccio nemmeno in tempo a ribattere che l'ambulanza passa davanti a noi a sirene spiegate, veloce come una saetta. Ecco il segnale. Matt preme immediatamente il piede sull'acceleratore e partiamo, sfrecciando sulla strada veloci come il vento. Come da programma, mi assicuro di avere il Death Note nascosto accuratamente nella felpa enorme. Matt giuda talmente veloce che mi è impossibile riconoscere la strada davanti a noi e la zona in cui siamo.
- Secondo te quanti secondi passeranno ancora prima di sentire le sirene della polizia? - mi chiede Matt, con tutta la naturalezza del mondo.
- Ti sembra questo il momento di fare scommesse del genere? - gli chiedo, estraendo il Death Note dalla felpa e avvolgendolo attorno a uno straccio molto lungo. Lo infilo poi in un sacco di cuoio e lo lego con uno spago, proprio come richiesto dal piano.
- E' solo per sdrammatizzare un po', dolcezza - sorride Matt, beffardamente - Allora, secondo te quanti secondi passeranno? -
Alzo gli occhi al cielo, sospirando. E questo lui lo chiama sdrammatizzare? - Direi che non si tratta di secondi ... grosso modo ... ancora cinque minuti? Massimo dieci? -
- Secondo me ci restano ancora trenta secondi ... un minuto, a voler essere generosi - ribatte Matt, girando bruscamente una curva e facendomi rischiare di cadere rovinosamente addosso a lui. Cerco di restare ferma, tenendomi al finestrino con una mano.
- Comincia il conto alla rovescia, allora - dico.
- Se vinco, dovrai comprarmi le sigarette per un anno -
- A proposito, come mai hai lasciato che quella fosse l'ultima sigaretta e non ne hai comprate altre? -
- L'ultima sigaretta ha un sapore diverso dalle altre. la mente si svuota per fare spazio a ciò che stai facendo al momento, e in questo caso ne ho proprio bisogno dato che non devo distrarmi. E poi - sorride, mentre il suo piede preme con forza contro l'acceleratore - Una certa ragazza mi disse che le mie labbra assumevano una bella forma mentre fumavo -
Chiusi gli occhi, nel tentativo di trattenere una risata. Glielo dissi io, quando lo vidi fumare per la prima volta in giardino, non so cosa mi stesse passando per la testa in quel momento. Sbuffo, riaprendo gli occhi - Avevo tredici anni -
- Ma l'hai detto - mi fa notare il rosso.
Non faccio nemmeno in tempo a ribattere che in lontanaza si sente il suono, l'eco delle sirene della polizia. Dapprima è solo un suono confuso, per poi diventare vicino e frequente. Il cuore mi batte nel petto a velocità anormale, mentre mi volto istintivamente indietro. Saranno almeno quattro macchine che in contemporanea arrivano nella nostra direzione, veloci. Ci raggiungeranno presto.
- Accelera! - dico, cercando di non farmi prendere dal panico.
Quasi dimenticavo che i seguaci di Kira sono aumentati negli ultimi tempi. E' incredibile come molta gente lo segua, lo inciti a continuare la strage. E anche la polizia è stata corrotta. Premendo il viso contro il finestrino, riesco a scorgere le immagini di uno degli schermi enormi posti sulle facciate degli edifici nella zona centrale della città, dove ci troviamo adesso. Riesco a scorgere le nostre immagini, o meglio, la macchina rossa di Matt che sfreccia a tutta velocità per sfuggire alla polizia. Siamo in diretta, perfetto.
- Perché così tanta gente non vuole che il segreto di Kira venga svelato? - chiedo.
- Hai presente Spiderman? -
Alzo un sopracciglio - Certo, ma cosa c'entra con Kira? -
- Se tu togliessi la maschera a Spiderman, sveleresti il mistero. Tutto ciò che questa società corrotta desidera è un eroe in cui credere. Se rendi pubblica l'arma che Kira usa per commettere gli omicidi, insieme alla sua vera identità, allora sveleresti il mistero -
- La società vuole che il mistero rimanga tale? -
- Esattamente. Un ragionamento idiota, non trovi? -
- L'hai detto tu stesso che cercano un paladino in cui credere -
Vado in panico totale quando vedo altre quattro macchine della polizia arrivare. Ma questa volta davanti a noi, bloccandoci il passaggio e impedendoci di proseguire. Matt gira pericolosamente una curva, frenando rumorosamente, e questa volta afferro prontamente il sedile per rimanere ferma e non cadere. La macchina fa cinque giri completi su se stessa, e la mia testa gira come una trottola nel tentativo di non perdere il controllo e le mie orecchie sono stordite dal rumore del freno. Intanto, le ormai otto macchine della polizia ci circondano, impedendoci ogni via di fuga.
Non noncuranza, Matt si appoggia con entrambe le braccia al volante, sporgendosi per vedere meglio la situazione attorno a se. La sua calma è snervante.
- Mi hanno tagliato la strada - mormora, indifferente ma scocciato allo stesso tempo - Non credevo che Kira avesse tutti questi uomini a sua disposizione. E comunque sia, dolcezza, ho vinto la scommessa -
Le mie dita mi tengono ancorata al sedile, mentre le parole di Matt entrano da un'orecchio ed escono dall'altro. L'indice della mano sinista accarezza il piccolo bottone appena sotto di me, accarezzandone il perimetro con calcolata lentezza, aspettando il momento giusto per premerlo e far partire il secondo segnale. Devo solo aspettare che ci ordinino di uscire dalla macchina, quello è il momento giusto.
La voce di un uomo, per mezzo di un megafono, invade le mie orecchie - E' la polizia giapponese che vi parla! Siete arrestati per furto aggravato! Uscite fuori con le mani in alto e l'oggetto da voi rubato in bella vista e vi risparmieremo la vita! -. L'uomo nemmeno finisce di parlare che una quindicina di uomini in divisa ci accerchia, le pistole puntate su di noi e con le dita pronte sui grilletti.
Matt sbuffa - Certo che Kira nella polizia giapponese ha inserito un bel po' di coglioni - sbuffando sonoramente per una seconda volta, apre la portiera e esce fuori dalla macchina, alzando le mani e richiudendosi la portiera con un piede - Hey, da quando in qua ai giapponesi è permesso andare in giro armati di pistola? -
- Matt, non fare il deficiente! - gli sussurro, nella speranza che mi senta.
- Ragazzina, esci da quella macchina o vengo a prenderti io! - sbraita l'uomo senza troppa finezza. In fin dei conti, Kira avrebbe potuto scegliere persone un po' più decorose per proteggere la città. Senza esitare, premo il pulsante. Mentre apro la portiera per uscire, Matt continua a parlare.
- Lascia stare la ragazzina - gli intima, al metà tra il serio e il canzonatorio  - E comunque noi in fondo siamo soltanto complici dei veri rapitori -
- Veri rapitori? - ripete l'uomo - Di che stai parlando, ragazzino? -
- Ho diciannove anni compiuti e sono vaccinato, amico - ribatte Matt, ghignando beffardamente mentre lo vedo appoggiarsi alla portiera della macchina, con disinvoltura - Chiamarmi ragazzino è un vero e proprio insulto, non ti pare? -
Alzo le mani, imitando Matt. Nella mano sinistra stringo il sacco di cuoio contenente il Death Note, ed è la mano più vicina a Matt. La mano destra è libera, il palmo aperto e le dita ben distese verso l'alto. Non è una scelta casuale, naturalmente.
Quasi mi spavento nel sentire l'impercettibile rumore di un motore, un rombo. Un lieve rombo in lontananza, appena udibile. Stringo il sacco di cuoio nella mano, ogni dito preme e aderisce perfettamente a quel materiale ruvido, mentre comincio ad abbassare molto lentamente il braccio e la mano liberi. E' solo una questione di secondi, il ruggito della moto nera di Mello diventa sempre più forte, più vicino mentre evita le macchine della polizia e i poliziotti che accerchiano me e Matt. Appena il biondo toccherà la mia mano, salterò sulla sua moto e procederemo col piano.
- Immagino vogliate chiederci un po' di cose - Matt continua a prendere tempo, il suo tono sfacciato sembra irritare molto i poliziotti davanti a lui. Riesco a vedere un sorriso farsi strada sul volto del rosso, evidentemente anche lui riesce a sentire il rumore ruggente della moto di Mello. Adesso chiunque lo sentirebbe, la polizia si guarda attorno. Comincio il conto alla rovescia.
Ma tutti realizzano tutto troppo tardi. La mano di Mello sfiora la mia.
- Quindi non vi conviene ... -
*** Tutto accade in una frazioni di secondi, tutto troppo velocemente. Nello stesso istante in cui spicco il volo per atterrare bruscamente sul sellino di pelle della moto di Mello, partono gli spari. Mello china automaticamente il capo coperto e riparato dal casco color fango, e io lo imito nascondendo il volto nella sua schiena, aggrappandomi con tutte le mie forte alla vita del biondo con un braccio mentre con l'altro stringo il sacco contenente il Death Note al petto. Ma solo dopo aver fatto quel gesto, solo dopo che io e Mello ci lasciamo alle spalle la polizia e Matt, mi accorgo che gli spari non erano indirizzati a noi. Mentre la moto sfreccia sull'asfalto, mi volto a guardare indietro e faccio appena in tempo a vedere il corpo di Matt cadere all'indietro, trivellato dai proiettili, accasciandosi a terra urtando la macchina rossa. Sotto di lui si allarga sempre di più una pozza di sangue scuro, il suo sangue, si allarga a dismisura imbrattandogli i vestiti, i capelli, il volto. Tra le labbra stringe ancora la sigaretta accesa, la sua ultima sigaretta. Non riesco però a vedere oltre gli occhialini arancioni, perché sono troppo lontana e mi allontano sempre di più.
- L'hanno ucciso - sussurro, non riuscendo a distogliere gli occhi da quella scena. Il vento mi s'infila tra i capelli, mandandoli in tutte le direzioni, facendoli cadere poi davanti agli occhi lucidi, quasi volessero nasconderli - E' morto -
- Hanno sparato a lui pensando di poterci fermare - dice Mello, la sua voce è inespressiva e bassa, come se si stesse preparando a far esplodere tutta insieme. Quando continua, la sua voce è colma di rabbia - Figli di puttana! Appena avrò finito qui tornerò li e spaccherò il culo a quei bastardi! -
- Non puoi farlo! - cerco di alzare la voce, nonostante le lacrime me lo impediscano - Abbiamo promesso a L che saremo andati avanti, qualsiasi cosa successa, che avremo continuato a mettere in atto il piano! -
- Che si fotta lui e il piano! - ribatte Mello - Forse per Matt non è troppo tardi, forse se ci diamo una mossa possiamo salvarlo, se lo lasciamo li a morire come un cane ... - si blocca. Forse Matt è ancora vivo, forse invece ha già lasciato questo mondo. Sento i muscoli della schiena di Mello contrarsi, irrigidirsi, in una scarica nervosa e rabbiosa.
Istintivamente, lo abbraccio, stringendo di più la sua vita possente.
- Sapeva quello che faceva - dico semplicemente.
Mello non risponde. Continua a guidare, e di tanto in tanto mi volto indietro per controllare che la polizia non ci segua. Durante il lungo tragitto verso la nostra destinazione, mi metto a pensare a Mail Jeevas. Il mio primo ragazzo. Il mio primo bacio. Non piango, non riesco a piangere. Forse se fosse morto in una maniera umana, se fosse morto per cause naturali e non per colpa di qualche proiettile, per colpa di un serial killer da catturare, forse allora mi sarei messa a piangere. Ma le scene che il mio cervello ha registrato, gli spari sentiti ...



- Come ti chiami, bambina? - il bambino dai capelli rossi e gli occhi verdi la guardava divertito, mentre il braccio allungato verso il soffitto stringeva una bambola di pezza.
- Non sono una bambina! Ho compiuto nove anni tre giorni fa! - la bambina dai capelli corti e gli occhi color fango saltava, nel tentativo di riafferrare la sua bambola, ma il bambino dagli occhi verdi era troppo alto.
- Io ne ho undici, sono molto più grande di te - rise il bambino dai capelli rossi.
- Ridammi la mia bambola! -
- Ma come, hai nove anni e giochi ancora con le bambole? Non hai detto tu stessa di non essere più una bambina? -
- E tu non pensi di essere un po' grande per giocare a fare l'allegro pilota? - la bambina indicò gli strani occhialini arancioni del bambino dagli occhi verdi, che pendevano dal suo collo.
Il bambino fulminò la bambina con uno sguardo - Credo che io e la tua bambola andremo a farci un bel giretto ... -
- Se ti muovi giuro che vado a chiamare Roger! -
- Non ce la fai a difenderti da sola? -
- E tu non ce la fai ad abbassare quel braccio che ti ritrovi? -
- Che ha che non va il mio braccio? -
- Appartiene al tuo corpo, tanto per cominciare! -
Il bambino rise - Sei un peperino, eh? -
La bambina in risposta tirò fuori la lingua e gli fece una smorfia, strizzando gli occhi. Poi tornò a saltare nel tentativo di raggiungere la sua bambola penzolante - Ridammela! -
- Te la ridò se mi dici come ti chiami -
- No! -
- Se mi dici come ti chiami, ti dico come mi chiamo io -
- Non me ne frega nulla del tuo nome, stupida testa di pomodoro! -




Il litigio era continuato fino a tarda sera, in cui mi stancai di saltare e di fare smorfie e gli dissi come mi chiamavo. Quello fu il mio primo incontro con Matt. Da li, dopo che mi rubò tutte le bambole, gli orsi di pezza e i libri di mitologia greca, e io cominciai a rubargli le sigarette che nell'orfanotrofio erano proibite e lo minacciai di rivelare il suo segreto a Roger, diventammo ottimi amici. 
Ero decisa e ripercorrere tutti gli avvenimenti, tutte le tappe che avessero condotto me e Matt fino ad oggi, ma il motore della moto di Mello smette di ruggire e mi accorgo che per me è arrivato il momento di scendere. Sono arrivata.
Salto giù dalla moto di Mello, che ha appoggiato un piede a terra per mantenere stabile la moto in modo che io possa scendere senza problemi, stringendomi il sacco di cuoio al petto. Mi passo una mano tra i capelli, schiacciandoli in modo che il vento non possa più muoverli, e fissandoli dietro alle orecchie. Mello rimane teso nella posizione di guida, spostando la moto in avanti per poi girarla nella direzione opposta alla quale siamo appena venuti. Nonostante il vetro scuro del casco gli oscuri il viso, riesco a scorgere i suoi occhi incredibilmente chiari, incredibilmente arrabbiati e malinconici. So dove vuole andare, so cosa vuole fare, so cosa sta pensando.
Passano altri pochi secondi mentre sento la moto tornare a ruggire, come una bestia feroce pronta a scattare per acciuffare la preda, una bestia che rispecchia perfettamente l'attuale stato d'animo del mio migliore amico, l'unico che forse mi è rimasto. E' pronto a partire, eppure il suo piede non vole staccarsi da terra per darsi la spinta per partire.
- Ti prego, stai attento - gli dico, guardandola con preoccupazione.
Mello annuisce semplicemente.
Gli rivolgo la stessa identica domanda che ho posto a Matt, seduta in quella macchina rossa adesso trivellata dai colpi dei proiettili - Sei sicuro di volerlo fare? - cerco di sciogliere il nodo che mi si è formato in gola.
- A questo punto non c'è altra soluzione - la sua voce sembra lontana, come se stesse viaggiando altrove con la mente. Forse anche lui sta ripercorrendo tutti i momenti passati col suo migliore amico, forse anche lui sta ricordando tutto - Solo io posso farlo -
- Avevo posto questa domanda anche a lui, sai? -
- E cosa ti aveva risposto? -
Per quanto io continui a deglutire, il nodo rimane li, senza sciogliersi o allentarsi nemmeno di poco, anzi, sembra diventare più resistente - Che era pronto. Che era da quando era arrivato qui in Giappone che non aspettava altro -
Mello emette un verso, non so se una risata, un singhiozzo, un ghigno - Lo disse anche a me, quel bastardo. Se non altro, ha ottenuto ciò che voleva, no? - finalmente, il suo piede si stacca dal suolo, dandogli la spinta necessaria per partire e correre veloce come il vento verso il suo amico, senza aggiungere altro.
Lo osservo allontanarsi, fino a diventare una macchiolina nera e indistinta nella notte. Con le lacrime agli occhi il mio sguardo si sposta verso il cielo, verso quel mantello nero che stanotte non è punteggiato nemmeno da una stella, non c'è nemmeno la luna a regalare qualche bagliore argentato. E se ci sono le nuvole, io non riesco a vedere. Tutto ciò che riesco a vedere è un paio di occhi verdi come germogli appena nati, occhi che a poco a poco si chiudono per sempre.
Matt ... perdonami. Non pensavo ti avrebbero ucciso.
E distogliendo gli occhi dal cielo, giro sui tacchi e procedo col piano.



* - Canzone 1 - 
Musica Triste in Eb minor Pianoforte - Sad Music LADY OSCAR arr. by Coski
** - Canzone 2 - Death Note matt's theme
*** - Canzone 3 - Lady Oscar - Musica Triste




Angolo dell'autrice : Allora, prima che voi cominciate a tirarmi dietro l'intero supermercato, mi sembra giusto spiegarvi un paio di cosette. Allora da lunedì fino alle prossime due settimane sono piena zeppa di interrogazioni, verifiche, temi e tutte quelle armi che i professori usano per far soccombere noi studenti. Ma credetemi se vi dico che penso sempre a questa fan fiction, infatti il pezzo della morte di Matt fino all'arrivo di Lena nella meta sconosciuta (ancora per poco) l'ho scritto durante l'ora di epica.
Come avrete notato, ho inserito come al solito alcuni dialoghi ripresi dall'anime. Mi sembrava assolutamente indispensabile. Il pezzo dove Matt parla di Spiderman e sul fatto che la società cerca un paladino in cui credere, mi è venuto in mente affrontando il tema dell'eroe a scuola e anche vedendo il film su Disney Channel (canale che AMO) "Pete il galletto" e non mi ricordo nemmeno se si chiama così. Sempre riguardante Matt, il fatto che abbia riservato la sua ultima sigaretta a quel momento. Il tema dell'ultima sigaretta l'ho preso dal mitico Italo Svevo, che ho studiato l'anno scorso in terza media ma che mi è rimasto impresso. E come avrete notato, la prima colonna sonora l'ho presa dall'anime Lady Oscar, che amavo quando ero piccola. Spero di aver fatto un buon lavoro con le colonne sonore :-)
Un bacione a tutti!
Hope
   
 
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