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Autore: Wild imagination    01/11/2014    7 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Note dell'autrice-
Buon sabato a tutti, e scusate il ritardo!
Come sempre, un grazie cosmico alle persone che recensiscono/leggono in silenzio/mi bullizzano  con foto di carlini e Blaine tristi per avere il capitolo... 
Siete il miglior fandom dell'universo <3



Perfect


Kurt si svegliò e sollevò pigramente le palpebre. Impiegò qualche istante a capire cosa fosse quella cosa morbida e calda sotto di lui che si gonfiava e riabbassava ritmicamente. Alzò la testa, confuso e insonnolito, stropicciandosi gli occhi con una mano. Sul suo volto si dipinse un sorriso tenero quando finalmente capì che era appoggiato al petto di Blaine, che aveva un braccio disteso mollemente sul suo fianco.
Il moro stava ancora dormendo, col viso sul cuscino e la bocca leggermente aperta. I suoi lineamenti erano addolciti da un lieve sorriso che gli arricciava le labbra verso l'alto, regalandogli un'espressione beata. I suoi capelli ricci e disordinati risaltavano sul candore della federa; un ciuffo scuro gli accarezzava le palpebre, mentre le lunghe ciglia sfioravano le guance olivastre. 
Kurt sospirò, trattenendo a stento l'impulso di avvicinarsi e toccare quelle labbra morbide e piene.
Blaine voltò la testa, sistemandosi meglio sul cuscino, e un intenso profumo di nocciola colpì le narici del suo ragazzo. 
Era meraviglioso. Per un attimo desiderò di potersi svegliare ogni mattina così, con il suo braccio che gli circondava la vita con affetto, sostenendolo anche quando dormiva.
Un rumore lo distolse dai suoi pensieri. "Kurt" mormorò Anderson nel sonno, per poi sospirare e sorridere con maggiore intensità.
Il castano sentì il proprio cuore perdere un battito, e un piacevole tremore invadergli le membra. 
Lo stava sognando? Non poteva credere di essere la ragione del bellissimo sorriso che si era dipinto sulle sue labbra. Quel sorriso che aveva il potere di farlo sciogliere come un ghiacciolo e fargli sentire le farfalle nello stomaco. 
Non trovò altre scuse, a quel punto, per non avvicinarsi lentamente al suo viso, sentendo il materasso cigolare sotto di sé e facendo leva sugli avambracci. Inclinò leggermente la testa e accostò la bocca alla sua, avvertendo il suo fiato caldo accarezzargli le guance. Lo sfiorò con un bacio delicato e languido, felice di sentire le sue labbra morbide e soffici a contatto con le proprie. Il respiro di Blaine accelerò, e i suoi muscoli si irrigidirono istintivamente: si stava svegliando. Kurt non si allontanò da lui di un millimetro, e pochi secondi dopo lo sentì sorridere nel bacio, cosa che gli provocò una scarica lungo la spina dorsale. Fece per staccarsi con un sospiro, sorridendo a sua volta, ma il riccio mugolò contrariato, aggrottando le sopracciglia. Lo tirò leggermente per la maglia, facendo ricongiungere le loro labbra, e Kurt ridacchiò. 
"Sei molto cosciente per uno che ha aperto gli occhi da due minuti" alitò, non senza una certa malizia.
"Diciamo che ho avuto un risveglio... interessante" sussurò Blaine in risposta, strofinando il naso sulla sua mascella.
Il castano si sentì un attimo in imbarazzo per il proprio gesto impulsivo. "Mi dispiace averti svegliato... E' che... non ho saputo resistere." ammise, arrossendo. 
L'altro ragazzo gli accarezzò una guancia col dorso della mano, facendo incontrare i loro sguardi.
Dio... Non mi abituerò mai ai suoi occhi.
"Io non ho proprio intenzione di lamentarmene..." ridacchiò con un mezzo sorriso. "Anzi, se adesso mi potessi dare un bacio come si deve sarei più che---"
Quando le labbra di Kurt incontrarono le sue quasi con irruenza, fece un verso a metà fra un sospiro e una risata. "Ammettilo" lo punzecchiò" ci hai preso gusto a baciarmi all'improvviso." In risposta a quella provocazione, il castano passò lentamente la lingua sul suo labbro inferiore, intrecciando le dita ai suoi capelli e accarezzandogli la nuca. 
"Te l'ho mai detto che i tuoi ricci senza gel sono moolto meglio?" mormorò sulle sue labbra. "Sei molto sexy con i capelli arruffati"
Ma cosa sto dicendo?! Prendi nota, Kurt: la mattina dici cose imbarazzanti... 
Ma vere.
Non di nuovo tu! Pensavo che te ne fossi andato!
Bel ringraziamento! Come faccio ad andarmene, genio? Sono il tuo cervello!
"Oh, ma davvero?" commentò Blaine, divertito dal rossore che aveva appena macchiato le guance dell'altro ragazzo. "Allora questo è il vero motivo per cui hai congelato tutte le mie scorte di gel... Comunque, non sarò mai sexy quanto te in quel dannato pigiama aderente." gli lanciò un'occhiata eloquente e, se possibile, Kurt arrossì ancora di più.
"Ora, vogliamo rimanere a letto tutto il giorno, o prima o poi andremo a fare colazione?" chiese retoricamente il riccio.
Il castano deglutì, mordendosi le labbra.
Rimanere a letto tutto il giorno? Con Blaine. Col mio fidanzato. Col mio tremendamente eccitante fidanzato. Che mi ha appena detto che sono sexy.
Devo stare calmo. E magari dare la risposta giusta. Che non è: "Voglio pomiciare con te in questo letto finché non mi si staccano le labbra o svengo"... Vero?

Vuoi sentire la mia opinione?
NO!
Dato che non era sicuro di riuscire a formulare la risposta giusta (o sbagliata, a seconda dei punti di vista) a quella domanda, si limitò ad arrossire fino alle punte dei capelli e borbottare qualcosa di inintelligibile mentre si alzava dal letto.
"Ehi" lo fermò Blaine, confuso. "Dove vai?"
Kurt si girò verso di lui, con un sopracciglio alzato. "A fare colazione"
Trovò tremendamente sexy il ghigno che gli rivolse Anderson prima di afferrarlo per la maglia e trascinarlo di nuovo sul letto. 
"Ma io ho detto 'prima o poi'" gli fece notare con un sorrisetto malizioso, prima di catturare le sue labbra in un bacio appassionato. 
"In tal caso..." Il castano gli gettò le braccia al collo, facendogli appoggiare la schiena al materasso e passando lentamente la lingua sulla sua gola. 

"Mi stavo chiedendo..." iniziò Kurt, con lo sguardo rivolto alla moquette del corridoio.
Blaine si girò istintivamente verso di lui, chiudendo la porta della camera dietro di sé.
Notò l'imbarazzo dell'altro ragazzo, e non poté impedirsi di pensare che fosse dannatamente adorabile con le guance arrossate e gli occhi limpidi. 
Tuttavia, rimase leggermente stupito dalla sua titubanza. 
Insomma, abbiamo pomiciato fino a due minuti fa... Direi che lo step "mi imbarazza chiederti..." è passato da un pezzo. 
Un brivido gli attraversò la spina dorsale quando ripensò alle mani di Kurt sulla sua mandibola e le sue labbra fresche sulla gola...
 Si riscosse solo quando la voce delicata del castano giunse di nuovo alle sue orecchie.
"Non è che ti andrebbe... uno di questi giorni... diuscireconme?"
Blaine gli si avvicinò un po', guardandolo confuso. "Scusa, Kurt, ma non ho capito nulla."
Finalmente l'altro ragazzo staccò gli occhi da terra e li puntò nei suoi. Inspirò profondamente, tentando di calmarsi. 
"Vorresti uscire con me?" ripeté, visibilmente timoroso. 
Il mio ragazzo è arrossito per chiedermi se volevo uscire con lui... Ma io lo amo!
"Intendi... come un primo appuntamento?" chiese Blaine, con un largo sorriso dipinto sulle labbra.
"No... cioè, sì. In un certo senso. Non so se si potrebbe chiamare 'primo appuntamento', visto che beh--" Iniziò a borbottare una sequela di frasi sconclusionate, e probabilmente avrebbe continuato tutta la mattina se l'altro non l'avesse interrotto. 
"Mi piacerebbe molto."
Dopo un tempo che parve infinito, Kurt tornò a respirare, mentre un dolce sorriso gli illuminava il volto. 
"Pensavo di andare a fare un giro in centro... Magari ci fermiamo in caffetteria. Se per te va bene."
"Mi sembra perfetto" commentò il riccio serenamente, allacciando le dita alle sue con naturalezza.
Sospirò a quel contatto, sentendo un immediato brivido percorrergli l'avambraccio.
Le sue iridi affogarono in quelle color cielo del castano, e un calore familiare gli invase il petto.
Sì, io lo amo...


I due ragazzi uscirono dalla caffetteria con espressioni rilassate, mentre l'aria fresca scompigliava i riccioli di Blaine (che aveva, del tutto casualmente, ridotto l'utilizzo di gel).
Kurt non si era mai sentito così felice e realizzato in vita propria. Quell'appuntamento non aveva avuto niente a che fare con l'uscita con Adam; con Blaine ogni occhiata, ogni minimo sfioramento, ogni più piccolo sorriso era stato una scarica elettrica dritta al petto. Gli era sembrato tutto così naturale ed eccitante allo stesso tempo, e non poteva credere, dopo diciotto anni passati in solitudine, di aver trovato un fidanzato come lui. Fu per questo che, del tutto istintivamente, fece scivolare la mano nella sua, dimentico della mentalità ristretta di quella piccola cittadina.
Iniziarono a camminare lungo il marciapiede, scambiandosi sguardi dolci e leggermente imbarazzati.
Kurt ebbe appena il tempo di mormorare "Questo è il miglior ap---" che una voce profonda lo inchiodò lì dov'era.
"Oh, è la mia giornata fortunata. Due fatine al prezzo di una."
No, non di nuovo. Non può essere lui. Pensavo che la prima volta fosse bastata...

Kurt si fermò di punto in bianco in mezzo al marciapiede, senza nemmeno preoccuparsi di finire la frase.
"Oh, è la mia giornata fortunata. Due fatine al prezzo di una."
Blaine si girò di scatto, incontrando lo sguardo di un ragazzo alto e ben piazzato, con una smorfia disgustata sul volto e una giacca da giocatore di football. E sì, stava parlando proprio con loro. O meglio, il suo sguardo furente era concentrato su Kurt.
Digrignò i denti, tentando di recuperare la calma.
Sentì l'aria farsi immediatamente più fredda, e voltò istintivamente la testa verso il proprio ragazzo, la cui espressione era impenetrabile. I suoi occhi, gelidi e distanti come una lastra di ghiaccio, lo sconvolsero. 
Ma lo conosce? Perché ha reagito così? Insomma, è solo un idiota. Basta ignorarlo, no?
Aprì la bocca per chiedergli cosa stesse succedendo, ma lo scimmione davanti a loro continuò. "Mi pareva di averti detto che mi dà fastidio vederti in giro."
Blaine era sempre più confuso e sconvolto. Sbattè ripetutamente le palpebre se questo potesse aiutarlo a capire perché diavolo un troglodita del genere si stesse permettendo di parlare così al suo ragazzo; che era così dolce, così delicato, e così dannatamente... Kurt.
"Si può sapere cosa vuoi?" ringhiò, incapace di trattenersi oltre.
"Vorrei che quella signorina di Hummel la smettesse di sbattermi addosso la sua anormalità." rispose quello, senza degnarlo di un'occhiata. 
Kurt rimase perfettamente immobile. Non ebbe alcuna reazione a quelle parole. Una perfetta statua di ghiaccio.
"Ritira subito quello che hai detto!" Blaine si avvicinò a lui, con gli occhi che ardevano. 
"Altrimenti cosa mi fai, nano?" ridacchiò crudelmente lo scimmione. "Credo di poter battere due frocetti." si scrocchiò le dita. "E inizierò proprio da te."
A quelle parole, il castano parve risvegliarsi all'improvviso dal suo stato di trance. "Sta' lontano da lui, Karofsky.", lo ammonì, la voce gelida e aguzza come una stilettata. Il riccio si girò verso di lui, sorpreso. Non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo. Un secondo prima sembrava impassibile, e adesso...
Nei suoi occhi di ghiaccio vide una scintilla che assomigliava terribilmente a... furia. 
Karofsky emise un verso soffocato, a metà fra uno sbuffo e una risata di scherno. "E così vorresti difendere la tua fidanzatina. Eppure, dovresti ricordarti questi."  Alzò i pugni, mettendoli in bella mostra.
Lui dovrebbe ricordare... No, non è possibile. 
Anderson era in stato di shock. Non voleva credere a ciò che gli si era appena palesato.
I suoi incubi... Sono forse per colpa sua?!
Sentì improvvisamente una gran voglia di saltare addosso a Karofksy e picchiarlo. Per quello che aveva fatto passare a Kurt. Per quello che ancora stava passando. Ogni singola lacrima versata durante la notte, ogni singolo incubo. Voleva fargliela pagare cara.
L'aria attorno a loro si stava facendo sempre più fredda, e Hummel aveva iniziato ad avanzare verso il nemico con aria inesorabile; ormai era accanto a Blaine. Questi lo guardò intensamente, cercando di capire quali fossero le sue intenzioni.
"Pensavo che l'altra volta avessi capito che non sono più quello di due anni fa..." ribadì il manipolatore, con un'occhiata eloquente. "Adesso te lo ripeterò un'altra volta. Sta' lontano da lui." 
Karofsky, dopo un attimo di smarrimento, recuperò il controllo di sé, e con esso un ghigno crudele.
"L'altra volta mi hai solo colto di sorpresa. Sono più che capace di sbatterti in qualche cassonetto. Come ho sempre fatto, d'altra parte." 
Blaine stava seriamente dicendo addio all'ultima scusa che gli aveva impedito di afferrare quell'idiota per il collo e incenerirlo lentamente e dolorosamente nel bel mezzo di Lima. A partire dalle sopracciglia. Se solo provava a pensare che quella specie di... di mostro aveva osato toccare con un solo dito il suo Kurt, sentiva le vene delle mani bruciare in attesa di passare all'azione. Era sicuro che da un momento all'altro i suoi occhi avrebbero lanciato scintille. Strinse i pugni fino a ferirsi i palmi, e strizzò le palpebre, inspirando profondamente per calmarsi. Poteva vedere, come se ce li avesse realmente davanti agli occhi, i lividi violacei che avevano sporcato la pelle nivea di Kurt, e le lacrime che avevano solcato il suo volto, bagnandogli le le labbra... La stessa pelle nivea che aveva accarezzato dolcemente quella mattina stessa, le stesse labbra soffici e fredde che l'avevano svegliato.
Dio, non poteva pensarci. Avrebbe voluto strapparsi dalla testa quelle immagini tremende, i suoi singhiozzi, il suo dolore... Era talmente concentrato che se ne rese a malapena conto quando una forte spinta rischiò di farlo cadere per terra. 
Il sollievo di poter finalmente passare alle mani e fargliela pagare lo fece quasi sorridere; ma una frase lo distolse dai suoi propositi. "Ti avevo detto di non provare a toccarlo." 
Non aveva mai sentito tanto odio scivolare dalla bocca del proprio ragazzo, nemmeno quando gli aveva urlato contro dopo aver sentito la conversazione fra lui e Wes; né quando aveva accusato Sebastian. Sembrava avesse deciso semplicemente di... lasciarsi andare.
E Blaine sapeva perfettamente di cosa fosse capace un manipolatore incazzato. 
Iniziò seriamente a preoccuparsi quando il viso di Karofsky si fece terreo, e lui iniziò a tremare. Le sue mani stavano... diventando violacee... Il giocatore di football sollevò i palmi fino a portarli davanti agli occhi terrorizzati. Sembrava completamente sconvolto, e non riusciva a smettere di ansimare. Il suo volto si distorse in una smorfia di dolore quando quel colore terribile iniziò a invadergli anche i polsi, seguendo la linea delle vene.
Gli sta congelando il sangue...
Anderson si girò immediatamente verso Kurt, e quasi non lo riconobbe. I suoi occhi erano impenetrabili, fissi sulle mani di Karofksy, e avevano assunto una terribile sfumatura grigia. I suoi lineamenti delicati erano induriti dalla furia e dall'odio, come se fossero stati incisi con le unghie nella pietra: non sembrava neanche più lui.
Cosa ti ha fatto, Kurt?
Eppure, non aveva perso la calma fino a che... Karofksy non lo aveva colpito. Lo stava facendo per lui! Per proteggerlo. Aveva lasciato che lo insultasse direttamente, ma non aveva permesso che toccasse lui, il suo ragazzo. 
Fu dopo aver realizzato ciò che finalmente Blaine riconobbe il suo Kurt sotto quella coltre di rabbia e odio. Ma non sapeva come fargli capire che ciò che stava facendo era profondamente sbagliato; soprattutto dal momento che, nella sua testa, una vocina petulante e vendicativa continuava a ripetergli che quello scimmione se lo meritava. 
Si limitò a fare la prima cosa che gli venne in mente: allungò una mano verso di lui, accarezzandogli dolcemente l'avambraccio. "Kurt", fu un sussurro quasi impercettibile, ma bastò perché il castano si voltasse verso di lui.
La sua maschera d'odio parve sciogliersi come neve al sole nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono. Il suo volto si ridistese immediatamente, e le sue iridi si fecero di nuovo azzurre come il cielo. Qualcosa negli occhi dorati di Blaine lo risvegliò, facendogli scuotere la testa con aria confusa, quasi come si stesse svegliando da uno strano incubo. "Va tutto bene, amore" lo rassicurò il riccio, mormorando. "Solo che..." con un gesto della testa indicò il giocatore di football, sconvolto e infervorato a pochi passi da loro.
Hummel parve rendersi conto solo in quel momento di quello che stava facendo. Si concentrò un attimo per liberare Karofsky da quella morsa di ghiaccio, e quello parve ricominciare a respirare all'improvviso, con lo sguardo ancora puntato sui propri arti, che tornarono lentamente al loro colore naturale.
"Io... Mi dispiace, non volevo..." farfugliò Kurt, apparentemente terrorizzato dal proprio gesto.
Il riccio gli sorrise dolcemente, sfiorandogli la guancia col palmo della mano. "Va tutto bene" gli ripeté, guardandolo negli occhi. "Ora torniamo a scuola."
Aveva capito. Non era colpa di Kurt, era stato più forte di lui... un istinto di protezione. Aveva solo esternato il proprio dolore, la propria sofferenza, la propria rabbia, il proprio rancore. E adesso era finita. Finalmente, dopo anni di persecuzione, era libero. Blaine lo prese per mano, dando le spalle a David e trascinandolo con calma lungo il marciapiede. 
"Se pensate che sia finita qui, froci, vi sbagliate di grosso." sibilò dietro di loro una voce carica d'ira e disgusto.
Anderson si limitò a sporgersi verso il proprio ragazzo, sussurrandogli all'orecchio con tutta la pazienza del mondo. "Aspetta un secondo", e poi fronteggiò quel dannatissimo omofobo.
Quanto può essere coglione uno del genere? Stava per morire congelato, e continua a infierire?
Senza nessuna particolare inflessione nella voce, dichiarò. "Sei un idiota" ad un attonito e infuriato giocatore di football. Dopodiché, gli scaraventò un destro sulla mascella che lo fece gemere dal dolore, mentre il suo collo si torceva verso destra in un arco doloroso. Sempre con una gelida calma, il Warbler continuò. "Ti assicuro, invece, che è finita qui. Perché ti giuro che se ti vedrò ancora a meno di tremiladuecento chilometri dal mio ragazzo..." indicò Kurt dietro di sé, che guardava la scena con gli occhi spalancati per la sorpresa. "ti farò pregare di non essere mai nato. Sono stato abbastanza chiaro?" Qualcosa nei suoi occhi ambrati convinse l'altro ad annuire terrorizzato, incapace di ribattere.
"E' stato un piacere conoscerti", concluse con un ghigno divertito il riccio, prima di tornare accanto al proprio fidanzato come se niente fosse. "Andiamo?" gli chiese, alzando gli occhi su di lui.
Kurt gli rivolse uno sguardo a metà fra l'attonito e l'ammirato. "Blaine... Credo che tu gli abbia appena rotto la mascella..." borbottò. "Si può sapere come hai fatto? Con un solo pugno, poi."
Anderson fece spallucce. "Dirigo un Fight Club alla Dalton e faccio boxe."
"Ah."


La porta della stanza si chiuse dietro di loro, e Kurt si sistemò a sedere sul proprio letto, con Blaine davanti a lui che lo guardava con dolcezza. "Kurt, lo so che non vuoi parlarne... Ma se pensi che ti possa far stare meglio, io sono qui."
I suoi occhi erano oro liquido mentre pronunciava quelle parole, intrise di sincerità.
E' davvero il ragazzo perfetto. Non si è fatto intimorire neanche quando ho rischiato di congelare completamente Karofsky... Non so cosa mi sia successo, davvero. E' che l'ho visto mettergli le mani addosso e tutto è diventato improvvisamente grigio e sfuocato. Sentivo la furia montare dentro, senza sapere come fermarla, senza sapere come calmarmi... Ero prigioniero del mio odio, della mia rabbia. Non avevo mai reagito così...
Con un sospiro, il castano alzò gli occhi su di lui. "Tu hai il diritto di saperlo. Solo... stringimi la mano." mormorò flebilmente. Quando, un istante dopo, le dita di Blaine si intrecciarono alle sue, calde e rassicuranti, sentì di essere pronto a liberarsi di quell'enorme peso. Forse avrebbe fatto male ricordare, ma doveva farlo. Per Blaine, perché lo guardava con amore e comprensione. Per se stesso, perché ne aveva passate davvero troppe. 
"Mi sono trasferito al McKinley due anni fa" iniziò, la voce poco più che un sussurro. Si concentrò su un punto dietro le spalle del proprio ragazzo, cercando di non cedere alle lacrime. "Prima frequentavo una scuola pubblica di Lima. Non avevo amici, lì... Ma non era un problema. Sono sempre stato molto riservato, e in qualche modo, in mezzo agli altri ragazzi della mia età, mi sentivo fuori posto... " fece una lieve smorfia, un sorriso amaro e consapevole, e sentì la mano di Anderson stringersi attorno alla propria. "Ho sempre saputo di essere gay, ma cercavo di tenerlo per me. Non mi fraintendere, sono fiero di quello che sono e non mi sono mai nascosto" si affrettò a spiegare, concitato. "ma non volevo dare nell'occhio. Volevo solo sopravvivere agli anni di liceo. All'inizio i giocatori di football mi ignoravano, riservandomi qualche granitata ogni tanto. Ma poi..." abbassò gli occhi sul copriletto, deglutendo rumorosamente; sentiva il nodo che aveva in gola stringersi sempre di più.
"Kurt, se fa troppo male non importa..." lo rassicurò Blaine, accarezzandogli il dorso con la punta delle dita.
"No, devo farlo, Blaine." puntò le iridi celesti nelle sue, sperando che comprendesse ciò che provava. Il riccio annuì, ma un velo di tristezza gli appannava gli occhi. Faceva male anche a lui.
"Poi mi sono preso una cotta per un ragazzo dell'ultimo anno..." Kurt avvampò, incapace di alzare lo sguardo. Era stato così sciocco da parte sua, così infantile. "E tutto è diventato troppo palese perché continuassero ad ignorarmi." parlava come se stesse raccontando la storia di qualcun altro, con aria apparentemente apatica. "Da quel momento hanno iniziato a tormentarmi."
Sentì il corpo del proprio fidanzato irrigidirsi davanti a lui, probabilmente aspettandosi il peggio.
"Ogni giorno era la stessa storia. Arrivavo a scuola, mi riempivano di granita. Uscivo da scuola, mi buttavano in un cassonetto. Durante le lezioni si limitavano a sbattermi contro gli armadietti, sotto lo sguardo disinteressato degli altri studenti. E dei professori. Hanno iniziato a lasciarmi biglietti nell'armadietto in cui mi minacciavano, a farmi chiamate mute. Quelle erano le peggiori. Sentivo il loro respiro pesante al di là della cornetta... Non era niente di prettamente fisico, quindi chi voleva poteva tranquillamente... ignorare. Una volta Karofsky mi ha detto che mi avrebbe ucciso."
Si interruppe un secondo per riprendere fiato, e qualcosa di caldo e soffice gli accarezzo la guancia, asciugandogli una lacrima. Non si era neanche accorto di aver iniziato a piangere silenziosamente.
"Non volevo dirlo a mio padre. Lui aveva già avuto un infarto, e non avevo intenzione di caricarlo anche di quel peso. Non sospettava niente... Sai..." si interruppe, e dalle sue labbra sfuggì una risata amara. "Speravo che finisse, prima o poi. Che si stancassero di umiliarmi. Che illuso. Io provavo... provavo ad essere forte, ma... Stavo morendo dentro. Mi stavo convincendo di essere anormale, di essere sbagliato." Scoprì di essere scoppiato a singhiozzare senza ritegno solo quando il suo viso affondò nella spalla di Blaine, che iniziò ad accarezzargli la schiena, mormorando con voce rotta. "Ora va tutto bene. Adesso ci sono io. Va tutto bene."
"Un giorno, alla fine delle lezioni, ero nel parcheggio della scuola. Stupidamente avevo pensato che se fossi uscito il più tardi possibile, li avrei evitati, ma... non è andata così"
Continuò con voce sottile, attutita dal corpo di Blaine. "Quella volta erano in sei e avevano queste granite in mano. Io non so cosa sia successo. So solo che ero tremendamente frustrato e infuriato, e loro stavano per umiliarmi. Ancora." Il braccio caldo del Warbler scivolò sulla sua schiena, avvicinandolo a sé in segno di conforto. "Un secondo dopo le granite erano sulle loro facce, sulle loro divise... E io stavo correndo verso casa. E' stata la prima volta in cui si è manifestato il mio potere. Non ho avuto il coraggio di tornare a scuola per una settimana. E poi è arrivato il professor Schuester, che mi ha offerto di trasferirmi qui. Ho accettato subito, ovviamente. Avrei fatto qualunque cosa, pur di scappare da quell'inferno." Ormai le parole scivolavano fuori dalla sua bocca una dopo l'altra, senza controllo. "Speravo di essermi finalmente liberato di loro... Ma sono iniziati gli incubi. Quasi ogni notte rivivevo le stesse scene, lo stesso senso di impotenza, lo stesso dolore... Eppure avevo imparato a conviverci. Avevo creato una sorta di barriera fra me e il mondo, e mi impediva di soffrire inutilmente... E poi sei arrivato tu."
Finalmente alzò la testa, e notò che gli occhi di Blaine erano lucidi e commossi. "E io ti odiavo, perché quando ho capito di amarti, ho capito anche che avresti potuto farmi soffrire senza il minimo sforzo. Bastava una tua occhiata per condizionare tutta la mia giornata, e io non potevo sopportarlo... Ma sembra che sia vero che al cuor non si comanda." terminò con una mezza risata, asciugandosi le lacrime incastrate fra le ciglia.
Blaine portò una mano alla sua spalla spingendolo dolcemente ad appoggiarsi sul proprio petto, continuando ad accarezzargli i capelli. Kurt si accoccolò docilmente su di lui, con la testa incastrata nella sua spalla, cullato dal suo respiro lento e regolare. Si sentiva finalmente libero da un grosso peso. Lì, tra le braccia del proprio ragazzo, si sentiva al sicuro, come non era mai successo prima. Era proprio quello di cui aveva bisogno in quel momento: qualcuno che lo abbracciasse, sostenendolo e proteggendolo.
Blaine gli baciò una tempia, senza smettere un secondo di accarezzargli la schiena, i capelli, il viso. Gli avvolse le braccia attorno al petto, permettendogli di distendersi completamente sul suo corpo, la testa appoggiata sulla sua spalla. Avvicinò le labbra al suo orecchio, e iniziò a canticchiare lievemente, la voce poco più di un sussurro. Quando riconobbe le parole della canzone, una lacrima scivolò sulla guancia di Kurt. Una lacrima di felicità: la prima da molto tempo.
            Pretty, pretty please, don't you ever, ever feel
            like you're nothing, you're perfect to me...

  
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