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Autore: Ever Dream    21/10/2008    4 recensioni
“Cosa sono le fotografie se non frammenti di passato ,attimi rubati al tempo e alla storia della nostra vita?”
- un viaggio nel passato di Jared dall'infanzia ai giorni nostri.
Rating : verde (fino a cap. 5)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer:Non conosco Jared Leto nè Shannon, Constance e gli altri personaggi che popolano questa fiction. I fatti narrati non sono reali, sono solo il frutto della mia fantasia e di tanto tempo a disposizione. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

A/N: *** =ricordi

Warning: se siete contrari a tematiche omosessuali fermatevi qui. Lettore avvisato...

Sailing The Waves of Past

Navigando le onde del passato




§



Capitolo VI ~  Touched by a kiss of a man
( Sfiorato dal bacio di un uomo )

Dicembre  2007

Jared amava sognare ad occhi aperti, perdersi in un mondo totalmente diverso da quello che stava vivendo. Più bello, più colorato, più semplice. Il discorso cambiava però quando non era lui a deciderli. I suoi sogni erano talmente vividi e realistici che spesso gli ci voleva più di un attimo per rendersi conto che erano tali. Alieni, la fine del mondo, perdersi in un deserto... ma c'era un sogno in particolare che, fin da bambino, si riproponeva constantemente e lo faceva svegliare in preda al terrore.

Sognava di essere in mare aperto e venir circondato dagli squali. Non sapeva dire quanti ce ne fossero, forse un centinaio. Poteva avvertire la loro minacciosa presenza mentre, rigirandosi in quella distesa azzurra, cercava una via di fuga. Poi, in un attimo, lo attaccavano ferocemente. Ogni piccolo particolare chiaro e reale. E lui si svegliava urlando. Per ore poteva sentire ancora il sordo rumore dell'oceano e le loro fauci sulla sua carne. Ma quello che più lo terrorizzava  era la sensazione di essere completamente solo, abbandonato a se stesso.

Quando accadeva Shannon era solito alzarsi e andare immediatamente a calmarlo. Tenendolo stretto gli parlava dolcemente, assicurandogli che niente fosse accaduto, che lui era lì. La maggior parte delle volte era troppo sconvolto per capire cosa gli stesse dicendo ma il solo suono della voce del fratello maggiore lo tranquillizzava. E, nel calore del suo abbraccio, lentamente scivolava in un sonno sgombro da incubi.

Ora nel buio appartamento di Los Angeles l'incubo, dopo una lunga assenza, era tornato. Jared si dimenava nel letto, gualcendo le sudate lenzuola. Il respiro sempre più pesante, i movimenti sempre più frenetici fino a quando con un urlo strozzato si svegliò. Tirandosi su a sedere si coprì il volto, inghiottendo i singhiozzi e le lacrime. Istintivamente chiamò Shannon ma si bloccò  prima di poter completare il nome del fratello.

Non c'era. Se ne era andato.

Si guardò intorno nella stanza e prese il blackberry che teneva sul comodino. Lo accese, la luce dello schermo gli illuminò il volto facendo luccicare la pelle imperlata di sudore e gli occhi ancora umidi di lacrime.

Scorse la lista di nomi fino alla voce BigBro, rimase immobile a guardare la scritta,le mani gli tremavano leggermente e la sensazione di puro terrore non accennava ad abbandonargli il corpo. Lo schermo del blackberry si spense riportando la stanza ad una quasi completa oscurità. 

Si accoccolò nel letto e avvolse le lenzuola strette intorno al suo corpo, in un vano tentativo di ricreare la sensazione delle braccia del fratello. Poi chiudendo gli occhi ripensò al giorno in cui la fine aveva avuto inizio.

***

"cos'è questo?" Shannon entrò nella camera e buttò un busta contro le gambe del fratello.

Jared  posò la penna  e la aprì. Una volta intravisto il contenuto alzò di scatto la testa. "allora Jay? cosa significano?" l'altro cercò di pensare a qualcosa da rispondere in alternativa alla verità.

Nel frattempo Shannon si era avvicinato e torreggiava pericolosamente su di lui."quante ... quante cose mi hai  nascosto?! " urlò, il suo volto rosso di rabbia " quante cose non mi hai detto Jay?!!"

***
Non gli aveva risposto. Shannon si era precipitato fuori dalla stanza e aveva iniziato a crollare. Fino a diventare schiavo di ciò che lo portava lontano dal suo dolore. Il bere. Ora, da solo nel grande letto del loro appartamento, Jay gli rispose.

"Tante Shan.. tante cose.."

Peccato che le parole si persero nelle stanze vuote. Eccheggiando tra le mura testimoni un tempo di quella bellissima bugia che era stata la loro vita.

Settembre   1989

Jared aprì lo zaino ed estrasse la vecchia copia di IT che gli avrebbe tenuto compagnia durante il lungo turno notturno. Guardò fuori dalla porta a vetri e sbuffò notando che la pioggia non accennava a diminuire. Un lampo illuminò tutto l'ingresso facendo lampeggiare le lampadine e riflettere il percorso della pioggia sui vetri contro i muri. Posò lo zaino a terra e diede un'ultima occhiata ai monitor degli ascensori.

Si trovava a Philadelphia da tre mesi ormai e il college non era affatto come lo aveva immaginato. Gran parte delle lezioni trattavano argomenti che non lo stimolavano e , soprattutto, mal digeriva la voglia dei professori di imporre il loro modo di vedere l'arte e l'essere artisti.

Sua madre li aveva fatti crescere a contatto con ogni forma di arte,tra i suoi amici c'erano pittori, fotografi, musicisti alcuni gli avevano permesso in più di un'occasione di usare i loro strumenti. Gli avevano parlato di luoghi e culture che mai avrebbero immaginato esistessero, e questo li aveva formati, spinti ad essere curiosi della vita e a guardare dritti all'essenza delle cose senza perderne però le sfumature. Niente a che vedere con tutte quelle regole e imposizioni didattiche, che più che aiutare la ricerca del proprio io artista si limitavano a forgiare piccoli artigiani.

Guardò una rivista dimenticata sul bancone e notò che la copertina ritraeva Robert Smith. Si sedette e ripensò a quel pomeriggio ad Oakton. 

***

Mentre Brent silenzioso si allontanava, Jared rimase lì, davanti la porta di casa a guardare il cielo prender fuoco, tinto dai raggi del sole al tramonto. Dopo un pò, deciso, si voltò e varcò la soglia.

La prima cosa che sentì fu la risata di sua madre che stava ascoltando uno degli aneddoti di Shannon. Le immagini di Carl e quella donna erano vivide nella sua memoria e, pungenti come rovi, gli stringevano il cuore rendendogli difficile respirare mentre, passo dopo passo, raggiungeva la cucina.

Non era più sicuro di volerlo fare. Constance alzò gli occhi e sorrise seguita da Shannon che, però, notò la strana espressione sul suo volto " Jay?".

Jared sospirò esausto, si fece coraggio e, poggiando le mani sul tavolo, si assicurò di avere l'attenzione dei due "mamma, Shan... devo dirvi una cosa."

***

Jared guardandoli, abbracciati e in lacrime, si era reso conto che il dolore provato nel vicolo, stretto nelle braccia di Brent, era scomparso, sostituito da un altro sentimento: la voglia di rivalsa. Non era più un  bambino , piccolo e indifeso, che si sentiva perso in una stanza di motel e voleva il suo papà. Era ora di crescere e puntare in avanti. 

La cosa ovviamente non fu facile, ricordava bene le notti passate a versare lacrime nei confini del letto del motel di turno o della loro casa temporanea. Notti che, nell'opprimente oscurità, sembravano durare per sempre, mentre le immagini di quello che avrebbe voluto avere attraversavano i suoi occhi azzurri, di nuovo svuotati di quella serenità conquistata con il passare del tempo. Ogni lacrima che scendeva lungo il suo volto portava con se qualcosa del vecchio Jared. Comprese le parti che lui avrebbe voluto conservare.

Lasciò il Texas, dove si erano stabiliti per stare vicino alla nonna ,e andò in Pennsylvania all'University of the Arts deciso ad inseguire i suoi sogni. Nonostante i km che li separavano, Shannon trovava il modo di essere presente ed essere parte di questo lungo viaggio. Inconsapevole di venir lentamente risucchiato nell'ombra delle sue ambizioni.

Qualche anno più tardi in un'intervista Jared avrebbe affermato che " viviamo i nostri sogni a spese di quelli di qualcun'altro".

Mai avrebbe immaginato che quell'altro, nel suo caso, sarebbe stato Shannon.

 ---

Erano passate poche ore dalll'inizio del turno e Jared era completamente immerso nella lettura del libro, i piedi poggiati sul bancone e la sedia in bilico sulle due gambe posteriori mentre si lasciava dondolare inconsciamente.

 
il piccolo George avvolto in un impermeabile giallo rincorreva la sua barchetta di carta che solcava  il piccolo fiume creato dalla forte pioggia. All'improvviso la barchetta venne risucchiata da uno dei tombini laterali, il bambino si avvicinò ..

 TUM! TUM!

Era talmente teso che al rumore sussultò rischiando di finire a gambe all'aria. Si aggrappò al bordo del tavolo dei monitor ma non riuscì a salvare il libro che, nel goffo tentativo di non cadere, volò a terra. Ricomponendosi si alzò e si diresse verso l'entrata dove un bagnato e agitato inquilino lo fulminava attraverso il vetro.

"Si può sapere che cazzo stavi facendo?! Sono venti  minuti che sono sotto il diluvio!" Jared non fece in tempo ad aprire la porta che venne investito dagli  insulti dell'uomo che, nervoso, si scrollava la pioggia dal cappotto schizzando da tutte le parti.

Tentò di parlare ma l'uomo continuò "quanto ti paga Murray? Spero abbastanza per ripagarmi il completo!", indispettito Jared rispose "credo che 10$ riuscirò a tirarli fuori dal salvadanaio!".L'uomo, che aveva iniziato ad avvicinarsi all'ascensore, si voltò colpito dalla sfacciataggine del ragazzo.

Si avvicinò alla portineria dove Jared era tornato e disse provocandolo "sai che potrei farti licenziare?". Il ragazzo alzò gli occhi annoiato e l'inquilino non potè fare a meno di notarne la bellezza "entrerà nel guinness dei primati come il motivo più assurdo di licenziamento :  tentato annegamento di un anziano!", colpito nel vivo l'uomo sibilò a denti stretti "quella lingua ti farà passare molti guai moccioso". Jared ignorandolo cominciò a guardarsi intorno alla ricerca del libro.

"Non è vietato ai minori questo?" disse l'uomo raccogliendo ed esaminando il volume, Jared si voltò e vide il sorriso beffardo dell'uomo intento a sfogliare le pagine "ti farà venire gli incubi!" . Riprese il libro e sedendosi, deciso ad ignorarlo , cercò di concentrarsi sulla lettura.

L'uomo lo osservò per un pò e poi, sorridendo, se ne andò.

 

Ottobre  1989

Jared uscì dalla metropolitana e corse per i marciapiedi affollati. Guardò l'orologio e imprecò. Era in ritardo di mezz'ora , il signor Murray l'avrebbe ucciso. Svoltò l'angolo e si precipitò verso il condominio. Appena varcò la soglia  lo vide. Appoggiato al bancone dalla portineria c'era l'inquilino dell' 8b. Benjamin qualcosa , quello del diluvio.

"Allora sei proprio il tipo che si fa attendere tu" disse l'uomo mentre Jared si sistemava. "Poteva accadere qualsiasi cosa durante la tua assenza!" il ragazzo lo guardò scettico ma non gli rispose "potevo scivolare dalla scala, battere la testa, perdere i sensi e venire derubato ....o peggio! qualcuno poteva rapirmi!".

"Chi le dice che una volta caduto non l'avrei lasciata lì o... peggio! alla mercè dei rapitori ?" gli rispose Jared imitandolo e l'uomo scoppiò in una fragorosa risata.
"Cosa l'ha spinta a rischiare la vita scendendo fino al piano terra?" chiese alla fine il ragazzo  vedendo che l'uomo non accennava ad andarsene, "la caldaia" rispose l'altro fissandolo, "beh... chiami un tecnico..." Jared distolse lo sguardo imbarazzato. "No! non è necessario. Mi servirebbero le chiavi dello scantinato al resto penso io " lo rassicurò l'uomo sorridendo.
Limitandosi ad annuire il suo consenso Jared si alzò e iniziò a rovistare nel cassetto alla ricerca delle chiavi.

Passarono una decina di minuti. Jared era al telefono con Shannon e lo stava rassicurando per la centesima volta di stare bene quando, un rumore metallico proveniente dalla cantina, attirò la sua attenzione. Salutò velocemente il fratello e si precipitò giù per le scale.

La stanza era illuminata parzialmente da una vecchia lampadina e l'inquilino dell' 8b era in piedi accanto alle caldaie con un pezzo di tubo in mano. Ridendo gli disse "15 secondi!! allora non ti sono poi così indifferente!" Jared arrossì e stizzito rispose " ero preoccupato per le caldaie!" e risalì di corsa le scale mentre l'uomo continuava a ridere.

Poco dopo l'inquilino riemerse dalla cantina. Restituendogli le chiavi gli fece l'occhiolino e Jared sentì di nuovo le guance andargli a fuoco.

Da quel giorno ogni scusa era buona per l'uomo pur di coinvolgerlo : scatoloni troppo grandi per entrare in ascensore da portare all'ottavo piano, riparazioni da annotare per il proprietario o, più semplicemente, si fermava a discutere il libro che Jared stava leggendo o commentare, quando riusciva a vederli, i suoi schizzi. Inutile dire che finivano sempre per battibeccare.

Erano passate due settimane e Jared si era convinto che l'uomo aveva deciso sul serio di fargli ripagare il completo, ma a modo suo: tormentandolo.

Sbuffando iniziò a sistemare la posta nelle cassette dei vari inquilini. " Hai da fare?" il ragazzo era talmente preso nei suoi pensieri che spaventato non potè trattenere un gridolino poco virile. L'uomo trattenendo a stento le risate continuò " ho dei pacchi da portare nel mio appartamento".

Jared che nel frattempo aveva fatto cadere un paio di lettere si rialzò e riprese a sistemarle facendo attenzione a non guardarlo negli occhi  "se sono come quello dell'ultima volta sono occupato". L'uomo si poggiò al muro e continuò a fissarlo " ahah..no... non ti preoccupare " disse rassicurandolo mentre Jared, sotto il suo sguardo, si sentiva sempre più a disagio.

---

Cinque minuti dopo l'ascensore era quasi del tutto pieno di scatoloni, a fatica Jared si fece spazio e premette il pulsante per l'ottavo piano. La vicinanza dell'uomo non aiutava certo a farlo rilassare, era una sensazione nuova e non riusciva a capire perchè si sentisse in questo modo. O forse lo sapeva ma la risposta non gli piaceva affatto.

Guardando negli specchi di fronte cominciò a notare particolari dell'aspetto dell'uomo: il taglio dei capelli, i lineamenti marcati ma delicati del volto, gli occhi scuri e penetranti. Chiuse gli occhi e scosse la testa sconcertato dai suoi stessi pensieri. Si voltò per dire qualsiasi cosa per interrompere quell'imbarazzante silenzio e si ritovò premuto contro la parete della cabina.

Tentò di allontanarlo ma poi si arrese. Era intento ad osservare il viso dell'altro avvicinarsi sempre di più a lui quando il metallico "ding" dell'ascensore segnalò che erano giunti a destinazione. Le porte si aprirono e Jared liberandosi dalla presa scavalcò al volo i pacchi e ,quasi investendo una mamma e i suoi due bambini che aspettavano di entrare, corse fuori dalla cabina precipitandosi verso le scale. Lasciando l'uomo da solo a vedersela con gli scatoloni.

Una volta arrivato al piano terra si sedette  al suo posto e con il cuore a mille si portò le mani alle labbra, ancora incredulo di quello che stava per fare. Guardò il monitor dove l'uomo era ancora impegnato a spostare i pacchi e si chiese come avrebbe potuto evitarlo. Confuso e spaventato fece l'unica cosa in grado di poterlo calmare. Parlare con Shannon.

Al quinto squillo una voce assonata rispose "...Si?" Jared guardò di nuovo il monitor "sono io". Ogni traccia di sonno sparì dalla voce di Shannon "Jared? che succede?" in quel momento Jared realizzò che non riusciva a dirlo. "Jay..? ci sei?.. tutto bene?" il fratello minore cercò inutilmente le parole e alla fine disse "si Shan tutto bene! E' che mi stavo annoiando e..".

Shannon rise incredulo " Jay ma lo sai che ore sono qui?" Jared chiuse gli occhi cercando di calmare il respiro "si scusa hai ragione big bro". Shannon rimase in silenzio, sentiva che c'era qualcosa di strano " Jay? sicuro che tutto va bene?" Jared poggiò la fronte contro la superficie fredda del bancone e sospirò " sicuro. non preoccuparti...ora devo andare...ci sentiamo.. salutami mamma" Shannon provò un'ultima volta ad insistere ma Jared aveva già attaccato.

---

Andare a lavoro era diventata una tortura. Alla fine aveva trovato il modo di evitarlo controllando i suoi movimenti attraverso i monitor. Ogni volta che lo vedeva prendere l'ascensore trovava una scusa per allontanarsi dalla sua postazione e, per assicurarsi di non venir sorpreso, quando sentiva dei passi per le scale si infilava sotto il bancone. La cosa gli stava creando non pochi problemi e sapeva che prima o poi avrebbe dovuto smetterla o addio posto di lavoro e stipendio.

Stava per finire il suo turno quando squillò il telefono interno, rispose ma dall'altro capo  della linea si sentiva solo il lontano vociare di una tv. Stava per riattaccare quando la voce dell'uomo lo bloccò "Jared? .. puoi salire?" preso in contropiede Jared balbettò la scusa della fine del turno ma l'altro insistette " dobbiamo parlare", preso dal panico il ragazzo ribattè "n..on abbiamo  niente di cui parlare!". L'uomo sospirò "non puoi nasconderti in eterno... sali" Jared riattaccò.

Nervoso cominciò a camminare avanti e indietro. Questa situazione era completamente nuova per lui. Non era sicuro di voler affrontare il discorso.. e rispondere alla domanda che lo stava tormentando dal quasi-bacio dell'ascensore. Si passò la mano tra i capelli insicuro sul da farsi poi, prendendo un respiro, lasciò una nota al ragazzo che doveva dargli il cambio e si avviò su per le scale.

Mentre saliva le scale fu tentato di tornare indietro al terzo, quinto e sesto piano. Ora era lì, davanti alla porta 8b.

Con  il cuore in gola bussò. Sentì il rumore di passi sempre più vicini e la chiave che girava nella serratura. La porta si aprì e lo accolse il caloroso sorriso dell'uomo. "Entra.." disse gentilmente poi, notando che il ragazzo era come paralizzato sulla soglia, aggiunse "guarda che non mordo". Jared titubante entrò.

L'arredamento era semplice ma elegante. I colori tenui e delicati rendevano le stanze accoglienti. Notò diversi pacchi ancora da scartare e si chiese se l'uomo fosse arrivato da poco o stesse preparandosi a partire.

I suoi pensieri vennero interrotti quando sentì la mano dell'altro posarsi delicatamente contro la sua schiena per guidarlo verso il salotto. Lo fece accomodare sul divano e, allontanandosi, gli chiese se volesse un pò di caffè. Jared seppur con lo stomaco in subbuglio accettò, sperando, visto che il livello di nervosismo era ai massimi livelli, gli facesse l'effetto contrario e lo calmasse.

L'uomo tornò poco dopo e gli porse la tazzina "pensavo non avessimo nulla da dirci" disse per rompere il ghiaccio. Jared si mosse a disagio sul divano e cominciò a fissare le sue scarpe, trovando terribilmente interessante la moquette dell'appartamento. "...mi dispiace non avrei dovuto.... è che... non ho potuto resistere" disse sinceramente l'uomo posando la sua mano sulla gamba del ragazzo, Jared alzò lo sguardo e incrociò i suoi occhi azzurri in quelli neri dell'altro.

Non c'era più nulla da dire, l'uomo si avvicinò e posando la tazzina ancora completamente piena sul tavolino  si sporse vero il ragazzo e portò a termine ciò che era stato interrotto nell'ascensore, lo baciò.

tbc



A/N:

i. "Jared leto has insanely apocalyptic dreams.  [..] "aliens from different dimensions, the end of the world, being trapped in the desert."[..]"i've dreamt of sharks my whole life," I dream of being surrounded by thousands of sharks that are chewing me to bits. i've always had really wild, intense, vivid, vivid dreams" intervista Tongue 9/02

ii. "We all live our dreams at the cost of someone else's." intervista ValleyPlanet 6/06

iii. Jared dopo il diploma alla Emerson Preparatory School nel 1989  si è iscritto alla  University of the Arts di philadelphia.

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princes_of_the_univers _Non sei l'unica ad averci pensato, me lo sono chiesto anche io. Non so come funziona sinceramente in america la questione dei cognomi etc. potrebbe essere che all'epoca non avevano il tempo di stare detro alla burocrazia e con il tempo alla fine han lasciato perdere (ringraziando il cielo visto che sinceramente mi suona molto meglio Jared Leto che Jared Metrejon..).

C'è da dire però che un ragazzo ha scritto sul forum uff che Jay, durante una data del tour Welcome to the Universe  a San Francisco al Warfield Theatre,  parlando con alcuni fan ha detto indicando un manifesto : "quello è il mio cognome".
 Il ragazzo ricordava fosse qualcosa tipo Metrejon o Metrajon.
 Nei dintorni  si è scoperto poi esserci un certo centro "Metreon" ... da lì sono nate  diverse teorie sul  glyph
..va beh sto divagando.. 

maddi,
oh beh.. nella vita di J ci sono molti BB ;) che sia Brent o Brandon (che adoro) o qualcun'altro beh lo vedrai.. per quanto riguarda Brent
visto che non ti è simpatico per sopportare la sua presenza  pensa a lui come il Brent della fic e non il reale :) io praticamente lo amo. Solo per quello che ha fatto e fa per Jared si è guadagnato il mio rispetto a vita xD. .

Ari92, grazie e scusa il ritardo ^^"


  
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