Disclaimer:Non
conosco Jared Leto nè Shannon, Constance e gli altri
personaggi che popolano questa fiction. I fatti narrati non sono reali,
sono solo il frutto della mia fantasia e di tanto tempo a disposizione.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
A/N: ***
=ricordi
Warning: se siete contrari a tematiche omosessuali fermatevi qui. Lettore avvisato... Sailing
The Waves of Past Navigando
le onde §
Capitolo
VI ~ Touched by a kiss of a man
( Sfiorato dal bacio di un uomo ) Dicembre
2007 Jared
amava sognare ad occhi aperti, perdersi in un
mondo totalmente diverso da quello che stava vivendo. Più
bello,
più colorato,
più semplice. Il discorso cambiava però quando
non era
lui a deciderli. I suoi sogni erano talmente vividi e realistici che
spesso gli ci
voleva più di un attimo per rendersi conto che erano tali.
Alieni, la fine del
mondo, perdersi in un deserto... ma c'era un sogno in particolare che,
fin da
bambino, si riproponeva constantemente e lo faceva svegliare in preda
al
terrore. Sognava di
essere in mare aperto e venir circondato
dagli squali. Non sapeva dire quanti ce ne fossero, forse un centinaio.
Poteva
avvertire la loro minacciosa presenza mentre, rigirandosi in quella
distesa
azzurra, cercava una via di fuga. Poi, in un attimo, lo attaccavano
ferocemente. Ogni piccolo particolare chiaro e reale. E lui si
svegliava
urlando. Per ore poteva sentire ancora il sordo rumore dell'oceano e le
loro
fauci sulla sua carne. Ma quello che più lo terrorizzava era la sensazione di
essere completamente
solo, abbandonato a se stesso. Quando
accadeva Shannon era solito alzarsi e andare
immediatamente a calmarlo. Tenendolo stretto gli parlava dolcemente,
assicurandogli che niente fosse accaduto, che lui era lì. La
maggior parte
delle volte era troppo sconvolto per capire cosa gli stesse dicendo ma
il solo
suono della voce del fratello maggiore lo tranquillizzava. E, nel
calore del
suo abbraccio, lentamente scivolava in un sonno sgombro da incubi. Ora nel buio
appartamento di Los Angeles l'incubo,
dopo una lunga assenza, era tornato. Jared si dimenava nel letto,
gualcendo le
sudate lenzuola. Il respiro sempre più pesante, i movimenti
sempre più
frenetici fino a quando con un urlo strozzato si svegliò.
Tirandosi su a sedere
si coprì il volto, inghiottendo i singhiozzi e le lacrime.
Istintivamente
chiamò Shannon ma si bloccò
prima di
poter completare il nome del fratello. Non c'era. Se
ne era andato. Si
guardò intorno nella stanza e prese il
blackberry che teneva sul comodino. Lo accese, la luce dello schermo
gli
illuminò il volto facendo luccicare la pelle imperlata di
sudore e gli occhi
ancora umidi di lacrime. Scorse la
lista di nomi fino alla voce BigBro,
rimase immobile a guardare la scritta,le mani gli tremavano leggermente
e la
sensazione di puro terrore non accennava ad abbandonargli il corpo. Si
accoccolò nel letto e avvolse le lenzuola strette intorno
al suo corpo, in un vano tentativo di ricreare la sensazione delle
braccia del
fratello. Poi chiudendo *** "cos'è
questo?" Shannon entrò nella
camera e buttò un busta contro le gambe del fratello. Jared posò
la penna e la
aprì. Una volta intravisto
il contenuto alzò di scatto la testa. "allora Jay? cosa
significano?"
l'altro cercò di pensare a qualcosa da rispondere in
alternativa alla verità. Nel frattempo Shannon si era
avvicinato e
torreggiava pericolosamente su di lui."quante ... quante cose mi
hai nascosto?! " urlò, il suo volto rosso di
rabbia " quante cose non mi hai detto Jay?!!" *** "Tante Shan.. tante cose.." Peccato che
le parole si persero nelle stanze vuote. Eccheggiando tra le mura
testimoni un tempo di quella
bellissima bugia che era stata la loro vita. Settembre
1989 Jared
aprì lo zaino ed estrasse la vecchia copia di IT che gli avrebbe
tenuto compagnia durante il lungo turno notturno. Guardò
fuori dalla porta a vetri e sbuffò notando che la pioggia
non accennava a
diminuire. Un lampo illuminò tutto l'ingresso facendo
lampeggiare le lampadine
e riflettere il percorso della pioggia sui vetri contro i muri.
Posò lo zaino a
terra e diede un'ultima occhiata ai monitor degli ascensori. Si trovava a Philadelphia da tre mesi ormai e il college non era affatto come lo aveva immaginato. Gran parte delle lezioni trattavano argomenti che non lo stimolavano e , soprattutto, mal digeriva la voglia dei professori di imporre il loro modo di vedere l'arte e l'essere artisti. Sua madre li aveva fatti crescere a contatto con ogni forma di arte,tra i suoi amici c'erano pittori, fotografi, musicisti alcuni gli avevano permesso in più di un'occasione di usare i loro strumenti. Gli avevano parlato di luoghi e culture che mai avrebbero immaginato esistessero, e questo li aveva formati, spinti ad essere curiosi della vita e a guardare dritti all'essenza delle cose senza perderne però le sfumature. Niente a che vedere con tutte quelle regole e imposizioni didattiche, che più che aiutare la ricerca del proprio io artista si limitavano a forgiare piccoli artigiani. Guardò
una rivista dimenticata sul bancone e notò
che la copertina ritraeva Robert Smith. Si sedette e ripensò
a quel pomeriggio
ad Oakton. *** Mentre Brent
silenzioso si
allontanava, Jared rimase
lì, davanti la
porta di casa a guardare il cielo prender fuoco, tinto dai raggi del
sole al
tramonto. Dopo un pò, deciso, si voltò e
varcò la soglia. La prima cosa
che sentì fu la risata di sua madre
che stava ascoltando uno degli aneddoti di Shannon. Le immagini di Carl
e
quella donna erano vivide nella sua memoria e, pungenti come rovi, gli
stringevano il cuore rendendogli difficile respirare mentre, passo dopo
passo,
raggiungeva la cucina. Non era più sicuro di volerlo fare. Constance alzò gli occhi e sorrise seguita da Shannon che, però, notò la strana espressione sul suo volto " Jay?". Jared sospirò esausto, si fece coraggio e, poggiando le mani sul tavolo, si assicurò di avere l'attenzione dei due "mamma, Shan... devo dirvi una cosa." *** Jared
guardandoli, abbracciati e in lacrime, si era
reso conto che il dolore provato nel vicolo, stretto nelle braccia di
Brent, era
scomparso, sostituito da un altro sentimento: la voglia di rivalsa. Non
era più un bambino , piccolo e indifeso, che si
sentiva
perso in una stanza di motel e voleva il suo papà. Era ora
di
crescere e puntare in avanti. La cosa ovviamente non fu facile, ricordava bene le notti passate a versare lacrime nei confini del letto del motel di turno o della loro casa temporanea. Notti che, nell'opprimente oscurità, sembravano durare per sempre, mentre le immagini di quello che avrebbe voluto avere attraversavano i suoi occhi azzurri, di nuovo svuotati di quella serenità conquistata con il passare del tempo. Ogni lacrima che scendeva lungo il suo volto portava con se qualcosa del vecchio Jared. Comprese le parti che lui avrebbe voluto conservare. Lasciò il Texas, dove si erano stabiliti per stare vicino alla nonna ,e andò in Pennsylvania all'University of the Arts deciso ad inseguire i suoi sogni. Nonostante i km che li separavano, Shannon trovava il modo di essere presente ed essere parte di questo lungo viaggio. Inconsapevole di venir lentamente risucchiato nell'ombra delle sue ambizioni. Mai avrebbe immaginato che quell'altro, nel suo caso, sarebbe stato Shannon.
Si avvicinò
alla portineria dove Jared era tornato e disse provocandolo "sai che
potrei farti licenziare?". Il ragazzo alzò gli
occhi annoiato e
l'inquilino non potè fare a meno di notarne la bellezza "entrerà nel
guinness dei primati come il motivo più assurdo di
licenziamento : tentato annegamento di un anziano!",
colpito nel vivo l'uomo sibilò a denti stretti "quella lingua ti farà
passare molti guai moccioso". Jared ignorandolo
cominciò a guardarsi intorno
alla ricerca del libro. Ottobre
1989
Poco
dopo l'inquilino riemerse dalla cantina. Restituendogli le chiavi gli
fece
l'occhiolino e Jared sentì di nuovo le guance andargli a
fuoco. Cinque
minuti dopo l'ascensore era quasi del tutto pieno di scatoloni, a
fatica Jared
si fece spazio e premette il pulsante per l'ottavo piano. La vicinanza
dell'uomo non aiutava certo a farlo rilassare, era una sensazione nuova
e non
riusciva a capire perchè si sentisse in questo modo. O forse
lo sapeva ma la
risposta non gli piaceva affatto. --- Andare a
lavoro era diventata una tortura. Alla fine aveva trovato il modo di
evitarlo
controllando i suoi movimenti attraverso i monitor. Ogni volta che lo
vedeva
prendere l'ascensore trovava una scusa per allontanarsi dalla sua
postazione e,
per assicurarsi di non venir sorpreso, quando sentiva dei passi per le
scale si
infilava sotto il bancone. La cosa gli stava creando non pochi problemi
e
sapeva che prima o poi avrebbe dovuto smetterla o addio posto di lavoro
e
stipendio. Con
il cuore in gola bussò. Sentì il rumore di passi
sempre più vicini e la chiave
che girava nella serratura. La porta si aprì e lo accolse il
caloroso sorriso
dell'uomo. "Entra.." disse gentilmente poi, notando
che il
ragazzo era come paralizzato sulla soglia, aggiunse "guarda
che non
mordo". Jared titubante entrò. I suoi
pensieri vennero interrotti quando sentì la mano dell'altro
posarsi
delicatamente contro la sua schiena per guidarlo verso il salotto. Lo
fece
accomodare sul divano e, allontanandosi, gli chiese se volesse un
pò di caffè. Jared
seppur con lo stomaco in subbuglio accettò, sperando, visto
che il livello di
nervosismo era ai massimi livelli, gli facesse l'effetto contrario e lo
calmasse. tbc
A/N:
i. "Jared leto has insanely apocalyptic dreams. [..] "aliens from different dimensions, the end of the world, being trapped in the desert."[..]"i've dreamt of sharks my whole life," I dream of being surrounded by thousands of sharks that are chewing me to bits. i've always had really wild, intense, vivid, vivid dreams" intervista Tongue 9/02 ii. "We all live our dreams at the cost of someone else's." intervista ValleyPlanet 6/06 iii. Jared dopo il diploma alla Emerson Preparatory School nel 1989 si è iscritto alla University of the Arts di philadelphia. --------------------------------------------------------------------------------------------------
princes_of_the_univers _Non sei l'unica ad averci pensato, me lo sono chiesto anche io. Non so come funziona sinceramente in america la questione dei cognomi etc. potrebbe essere che all'epoca non avevano il tempo di stare detro alla burocrazia e con il tempo alla fine han lasciato perdere (ringraziando il cielo visto che sinceramente mi suona molto meglio Jared Leto che Jared Metrejon..). C'è da dire però che un ragazzo ha scritto sul forum uff che Jay, durante una data del tour Welcome to the Universe a San Francisco al Warfield Theatre, parlando con alcuni fan ha detto indicando un manifesto : "quello è il mio cognome". Il ragazzo ricordava fosse qualcosa tipo Metrejon o Metrajon. Nei dintorni si è scoperto poi esserci un certo centro "Metreon" ... da lì sono nate diverse teorie sul glyph ₪ ..va beh sto divagando.. maddi, oh beh.. nella vita di J ci sono molti BB ;) che sia Brent o Brandon (che adoro) o qualcun'altro beh lo vedrai.. per quanto riguarda Brent visto che non ti è simpatico per sopportare la sua presenza pensa a lui come il Brent della fic e non il reale :) io praticamente lo amo. Solo per quello che ha fatto e fa per Jared si è guadagnato il mio rispetto a vita xD. . Ari92, grazie e scusa il ritardo ^^" |