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Autore: My Pride    21/10/2008    14 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Heart burst into fire_Episode 9 Titolo: Capelli e stanchezza
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Flash Fiction [ 642 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



EPISODIO 9: CAPELLI E STANCHEZZA

    Guardai con un certo disappunto la mia immagine riflessa allo specchio, toccandomi alcuni ciuffi di capelli che erano cresciuti fin troppo.
    Non andavo dal barbiere a far dar loro una spuntatina da secoli, e certe volte ero costretto a legarli in un basso codino che non mi piaceva affatto, sebbene Edward mi avesse ripetuto di trovarmi affascinante conciato in quel modo assurdo. Io mi sentivo tremendamente stupido, soprattutto quando andavo a lavoro e incrociavo gli altri militari che mi osservavano attoniti e divertiti. Più di una volta mi avevano chiesto perché li lasciassi crescere ma, senza aprir bocca, rispondevo sempre con un'alzata di spalle. Purtroppo, essendo stato in missione per due settimane e avendo dovuto firmare documenti arretrati di tre mesi al mio ritorno, non avevo avuto molto tempo per curarmi del mio aspetto. A malapena ero riuscito a farmi la barba come si conveniva, figurarsi quindi se ero riuscito a tagliarmi per bene i capelli.
    Sospirai per l'ennesima volta e sciolsi il codino, inarcando un sopracciglio. I capelli, sebbene fossero ancora molto corti, mi infastidivano fin troppo il collo. Come facesse Edward a portarli lunghi era un mistero per me, ma non sarebbero ancora durati molto: mi sentivo troppo in disordine così combinato, e avrei persino preferito raparmi a zero, piuttosto.
    «Ancora a guardarti allo specchio?» la voce divertita di Acciaio mi riscosse e, quando incrociai il riflesso dei suoi occhi nello specchio, gli feci la linguaccia come una ragazzina.
    «Domani vado a tagliarli, non mi interessa», lo informai, legandoli nuovamente con l'elastico che mi ero fregato in precedenza da quelli che aveva lui. «Mi sento ridicolo così».
    Con un sorriso sornione stampato in volto, mi si avvicinò, cingendomi i fianchi da dietro per strusciarsi contro di me come un gatto. 
«Secondo me sei bellissimo», bofonchiò divertito, assumendo poi un tono di voce caldo e ovattato, quasi sensuale. «Ti trovo terribilmente sexy».
    Sorrisi e mi voltai appena, dandogli un buffetto sul naso.
«Sexy o meno, li taglio», dissi, baciandogli la fronte. «Non mi va proprio di somigliare ad una versione maschile del General Maggiore Armstrong, grazie!»
    «Esagerato!» ridacchiò, sciogliendosi dall'abbraccio per squadrarmi con un cipiglio sarcastico.
    Presi la canotta dal lavandino, infilandomela.
«Va bene, ho esagerato, l'ammetto», feci, prendendolo a braccetto per portarlo con me in camera da letto. «Però, potremo organizzar loro una festicciola d'addio. Che ne dici?»
    La nota maliziosa che trasparì dalla mia voce non gli sfuggì affatto, ma riuscì solo a provocargli una grossa e sonora risata. Lo vidi scuotere la testa, per poi gettarsi sul letto a gambe incrociate.
«Non sei l'unico che lavora, sai?» sghignazzò ironico. «Sono stanco, non penso riuscirei a resistere ai tuoi ritmi!»
    «Andiamo al trotto, dai», mi avvicinai al materasso per inginocchiarmi di fronte a lui, con un'aria da cane bastonato dipinta in volto, ma lui mi scoccò un bacio sulle labbra, poggiandomi il dito d'acciaio sulla punta del naso.
    «Sei peggio di un bambino», borbottò divertito prima di sgranchirsi il collo. «Non sarai come uno di quei trentenni che hanno la sindrome di Peter Pan, vero?»
    «Magari avessi ancora trent'anni!» replicai subito, e lui scoppiò nuovamente a ridere. Poi, con dolcezza, avvicinò le sue labbra al mio collo, sfiorandole appena. Sorrisi quando lo sentii cingermi i fianchi con le braccia, pensando che, dopotutto, non era poi così stanco se mi stuzzicava a quel modo.
    Mi mordicchiò il lobo dell'orecchio e mi gettò 
all'indietro sul letto per bloccarmi i polsi con le mani, e io chiusi gli occhi, già pregustando una bella nottata. Per un po' l'avrei lasciato fare e poi avrei nuovamente preso le redini del gioco, ma mi accigliai un po' quando la presa divenne meno salda e si allentò, tanto che sentii il peso del suo corpo contro il mio. Curioso, alzai piano una palpebra, sbirciando. Vedevo solo la sua chioma bionda.
    «Ed?» lo chiamai. Lo sentii russare e spalancai la bocca, incredulo. Nay... non era possibile! Si era addormentato!






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