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Autore: ClaireTheSnitch    02/11/2014    7 recensioni
-Siamo due idioti.
-Sì, Remus.
-Io ho ancora paura del buio.
-Io ho ancora paura di
tutto.
Perché una wolfstar è quanto di meglio esista per scaldare serate fredde e cuori soli.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'The Wolf follows his Star'
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Clean me up
Yeah, you’ll be gone, it’s as simple as a change of heart
but I’m not gonna think about the future
 
A love like this won’t last forever
I know that a love like this won’t last forever
but I, I don’t really mind, I don’t really mind at all
 
Kodaline, A love like this
 
 
Clean me off;

È una colata di metallo incandescente che brucia l’interno della bocca, a sorsi pieni, a squarciagola.
Remus è fatto di carta velina. Si staglia da solo nel buio ed è invisibile.
 
Se li guardi negli occhi, un cane e un lupo potrebbero sembrarti la stessa cosa.
Sirius infila un dito nella carta da pareti bucata: tira, straccia il sudiciume, si sporca. Vorrebbe avere un’altra vita da vivere quando la sua è troppo spaventosa.
Con la bacchetta illuminata nel corridoio deserto, illumina i nomi dei suoi antenati. Aspira una boccata dalla sua sigaretta umida e brucia ancora un po’ il ricamo che una volta portava il suo nome.
 
-Sirius.
-Remus.- rimbecca lui, beffardo. La sua è una paura che graffia. Quella di Remus si acquatta dietro al cuore e ringhia, scuotendogli il petto.
-Stai fumando ancora.
-Sto facendo quello che mi pare.
Sirius non distingue la sagoma di Remus, ma non si sforza neppure per allungare il braccio e illuminargli il viso. Lo vede soltanto quando è a mezzo metro da lui, la pelle solcata da graffi recenti, una benda sporca che si allunga dall’avambraccio al pollice destro.
 
Le lacrime sulle ferite bruciano. E il dolore è soltanto più forte.
Remus ha imparato questo dalla sua vita mostruosa, dalle unghie che squartano, dalla guerra esplosa sotto i loro piedi. E non riesce proprio a capire perché tutti siano capaci di camminare ancora. Perché lui sia in grado di camminare ancora.
Guarda Sirius, la sigaretta accesa che penzola all’angolo della bocca.
Conosce il sapore di quelle labbra, dopo aver fumato.
Conosce il sapore di quel corpo. Da sempre.
-Dammi.
Gli si avvicina, fino a sfiorargli il naso con la bocca. Gli sfila la sigaretta – cretino, la tiene tra i denti – e fa quattro o cinque tiri, uno dietro l’altro, come se non avesse fatto altro tutta la vita. Sente il sapore di Sirius sul filtro, un brivido caldo giù nello stomaco, e lo ama.
 
Sirius ammicca verso il suo nome sull’arazzo, fa un sorriso sghembo e guarda Remus, sentendosi piccolo.
-Ora fallo tu, dai.
-Con questa? – Remus alza la sigaretta, tenendola tra pollice e indice.
Sirius vorrebbe passare il viso su quelle mani, sentire quelle dita sulla lingua.
-Proprio, Lunastorta. Avanti.
Remus ha un’espressione strana, incerta, quella del Prefetto che fatica ad infrangere le regole. Preme forte la brace contro la stoffa già annerita, e un lieve puzzo di fumo inonda le narici di entrambi.
A Sirius brillano gli occhi. Un sorriso gli si apre sul volto, tra le guance, sul collo, dappertutto.
E ridono.
 
Remus spegne la sigaretta con un piede, e all’improvviso sa che il suo cuore non reggerà l’attesa per un solo istante in più. Si avvicina ancora a Sirius, che continua a reggere la bacchetta per illuminare davanti a sé, e intreccia le mani alle sue.
-Che cazzo fai, Remus.
E stavolta è proprio Remus a sfoderare un ghigno che fa ribollire il ventre di Sirius. –Ti rubo la bacchetta, stronzo.
La sfila dalla mano di Sirius e sussurra –Nox.
La bacchetta ubbidisce come se fosse sua – nessuna resistenza, nessuno strano tremolio.
Il respiro di Sirius è esattamente sul collo di Remus. Il primo bacio è una tortura, una lingua che gli sfiora leggera il labbro inferiore, i denti che stringono quello superiore.
-Siamo due idioti.
-Sì, Remus.
-Io ho ancora paura del buio.
-Io ho ancora paura di tutto.
Sirius gli artiglia una mano, se la porta alla bocca, sente la pelle ruvida passandoci sopra le labbra. Se le inumidisce, e Remus sente il brivido di quella lingua.
 
-Non così, diavolo, chi ti ha insegnato a baciare? – ringhia Sirius, la faccia premuta sul suo orecchio, una mano che gli artiglia le cosce.
Remus è imbarazzato, ha le guance paonazze, non sa come ma Sirius pretende di più da lui. –Io…
-Sì, tu. Tu. Quand’è che ti svegli e ti levi di dosso tutto questo pudore?
E di rimando Remus non dice niente. Apre e chiude la bocca più volte, come un pesce rosso. Quelle vacanze di Natale passate a Hogwarts sono tutto un fuggire nell’aula di Pozioni, dove le loro camicie cadono a terra e Sirius diventa ancora più Sirius.
Senza aggiungere altro, Sirius gli si avventa sul collo e Remus perde ogni cognizione della realtà. Una specie di ringhio risale da solo, un rimbombo raccolto da tutto il suo corpo, che riecheggia nell’aula vuota.
-Così…- sussurra piano Remus, e con le mani goffe stringe il viso di Sirius. In fondo agli occhi gli sembra di scorgere la sua camera piena di motociclette e disordinata come un magazzino.
Si schianta sulle sue labbra e Sirius fa per ridere e sbeffeggiarlo, come di fronte ad un ragazzino; poi Remus stringe, succhia, si spinge con quel bacio dove - chissà quando - aveva desiderato arrivare.
E ancora. E ancora.
L’odore di Sirius si mescola col suo, con quello del sesso.
Lo ritroverà sempre, nei vecchi maglioni infeltriti dei suoi diciassette anni.
 
Le mani di Sirius non sono gentili, mai, e non lo sono mai state. Tuttavia ora percorre piano il braccio ferito, non stringe, lascia una scia di saliva sulle clavicole, gli sussurra cose, cose che si dicevano tanti anni prima e che ancora hanno tanto da dire.
Non stanno più in piedi, le ginocchia non reggono, e neppure i vestiti. Remus è aggrappato con le mani ai capelli di Sirius, si sente un naufrago ed è un naufrago, e per non affondare vorrebbe morirci, tra quelle braccia.
I suoi respiri sono scatti, follie di un istante, rumorosi come una macchina infernale. Le ferite dell’ultimo plenilunio bruciano, ma non gl’importa.
La pelle di Sirius è salata, il suo corpo è ormai magro quanto il suo – e pensare che a Hogwarts c’era chi avrebbe ucciso per i suoi bicipiti – e lo sterno è una fossa scavata per tutti quelli che aveva perso. Tutti quelli che avevano perso.
A Remus sfugge una lacrima stupida, che si perde tra i capelli di Sirius.
Si guardano negli occhi, nudi come vermi, nudi come uomini, e sanno di non poterne più.
Non si può esser vivi da soli.
 
 









Ciao a tutti, signori miei.
Questa wolfstar è stata una creazione fulminea, di pochi minuti. Ci terrei a farvi notare una cosa bellissima: Remus è più alto (188 cm) di Sirius (181 cm) e per questo, forse, le prospettive vi sono sembrate un poco sfasate.
Fatemi sapere che ve ne pare, su.

Claire.
   
 
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