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Autore: Elygrifondoro    02/11/2014    2 recensioni
Cosa succedere se uno Shadowhunter e i suoi amici frequantano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Cosa succede se due persone destinate a stare insieme come Alexander Lightwood e Magnus Bane si trovassero nella stessa scuola, rispettivamente nei panni di studente e professore? lLamore e l'attrazione vinceranno sui dubbi che una relazione proibita inevitabolmente crea?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CALL IT MAGIC
-io... –
Tutto era scomparso. I demoni, le promesse in spogliatoio fatte ad Alec, i suoi allenamenti, le lezioni, la Stanza delle Necessità… era tutto una macchia confusa. Un vortice di immagini all’apparenza senza senso, perché ora davanti a me svettava la figura del preside. Arrabbiata, delusa, addirittura sorpresa.
-professor Bane, io non so per quale ragione lei abbia fatto una cosa del genere. Conosce bene il regolamento e quello che ha fatto è inaudito. Dovrebbe essere punito per legge. Ma… ho visto come lavora qui, quanto ama questo mestiere e l’insegnamento. Potrei darle un’altra possibilità se ammette adesso le sue colpe e tronca la relazione con lo studente in questione. Più tardi parlerò anche con lui. –
-LA PREGO, MI ASCOLTI PER DUE MINUTI! C’È QUALCOSA DI MOLTO PIÙ IMPORTANTE DEL REGOLAMENTO IN BALLO, QUALCUNO È RIUSCITO A SUPERARE LA BARRIERA, CI SONO DEMONI AD HOGWARTS! –
L’uomo mi guardò pietosamente, arrabbiato.
-Ma per favore professor Bane! È impossibile che qualcuno abbia interrotto la protezione che circonda la scuola! Nessuno può riuscirci! La smetta di dire scemenze e non trovi scuse per minimizzare quello che ha fatto! –
-preside io… non mentirei… -
Ma non terminai mai la frase perché in quel momento la professoressa Scamander irruppe nell’ufficio accaldata e con i capelli tutti in disordine. La professoressa di Serpeverde non aveva MAI e dico MAI i capelli in disordine.
-signore… - disse cercando di riprendere fiato e non svenire lì sulla soglia della presidenza.
-signore, c’è stato un attacco, un esercito di demoni. –
Il signor Paciock, le cui guance erano spesso rosee e in salute, divenne pallido e marmoreo in meno di un istante.
-c…cosa!? –
-preside, gliel’avevo detto! Dobbiamo intervenire immediatamente! –
-CALMATEVI TUTTI QUANTI! –
Sbottò l’uomo e a quelle parole io e la professoressa ci zittimmo.
-per favore signorina, si sieda e formuli una frase con un minimo di senso logico. – il preside aspettò che la donna si sedesse su una sedia fatta apparire apposta per lei e lui continuò il suo discorso.
-per prima cosa, dove sono gli studenti? Sono al sicuro? –
-i ragazzi sono tutti nelle loro sale comuni e i prefetti e i caposcuola si sono mobilitati per tenere la situazione sotto controllo. Stiamo facendo gli appelli per assicurarci che non ci siano dispersi e abbiamo incaricato i migliori studenti di eseguire incantesimi difensivi e di protezione. Non abbiamo potuto evitare di far partecipare gli studenti maggiorenni alla battaglia, a livello legale sono autonomi. Se sarà necessario evacueremo la struttura. –
-molto bene signorina. Credo che ora come ora l’unica cosa da fare sia avvisare il Ministero e difendere la nostra scuola. –
In meno di un attimo il preside invocò il suo Patrous e gli ordinò di avvisare il Ministero dell’attacco. Poi, bacchetta in mano e armato di puro coraggio Grifondoro, uscì dall’ufficio dando per scontato che gli altri due lo seguissero.
Io pensavo solo ad Alec, dovevo raggiungerlo subito! Non sarei mai dovuto andare dal preside, dopo l’attacco del demone sarei dovuto correre da lui, mantener fede alla promessa fatta a me stesso. Poteva già essere… non dovevo pensarci. Ogni secondo era importante. Dovevo agire subito.
-professoressa, la prego, raggiunga gli alunni della sua casata e vegli su di loro. non è nelle condizioni adatte nemmeno per stare in piedi. Io raggiungo gli altri. –
Non ascoltai nemmeno la risposta della donna che già correvo giù per la prima rampa di scale, e in men che non si dica ero fuori, nel pieno dello scontro. Nel prato che si affacciava di fronte alla scuola ci saranno stati una cinquantina di demoni e noi eravamo decisamente in svantaggio come fattore numerico. Il professor Krum, con la sua stazza considerevole, affrontava da solo tre di quelle orribili creature a cui non lasciava un attimo per riprendersi. Il preside ne affrontava a mani nude un altro, spezzandogli il collo. Riuscii a vedere a malapena quello che rimaneva della creatura contorcersi e sparire a contatto con il terreno.
Uno…due…tre! Chiusi gli occhi, contai e poi partì. Sfrecciai in mezzo alla battaglia diretto verso lo stadio. Non so quanti demoni schiantai tanto ero concentrato nel mettere un piede davanti all’altro per evitare di cadere. Cinque, sei, sette passi… ancora cinquecento metri, cento, cinquanta. Mi appoggiai all’entrata dell’arena esausto, il peso di tutti quei bombardamenti emotivi si faceva sentire non solo sul mio cuore. Meno di un’ora prima ero con Alec, un quarto d’ora dopo dal preside, poi di nuovo da lui. Dovevo raggiungerlo, non potevo fermarmi adesso. Con la bacchetta in mano e il terrore del cuore, spinsi piano la porta di quella struttura malandata senza la minima idea di cosa trovarmi di fronte.
 
 
Appena Magnus ebbe lasciato lo spogliatoio, mi diressi di nuovo verso la doccia e finalmente potei rilassarmi sotto l’acqua bollente. Mi lavai con calma, assaporando la sensazione dell’acqua scorrere sulla pelle, analizzando l’odore del sapone e giocando con le bolle. Dopo un buon quarto d’ora uscii e mi asciugai  con un asciugamano, lasciandomi solleticare il collo dalle ciocche di capelli bagnate e gocciolanti. Mi rivestii con calma: pantaloni della tuta, la mia solita maglietta nera e una felpa e mi preparai ad uscire quando sentii un rumore. In men che non si dica sfilai il coltello dalla fondina e appellai con la bacchetta l’arco che avevo preso nella Stanza delle Necessità il giorno del bacio di Juliàn. Dopo quell’avvenimento me lo portai sempre appresso. La scena che mi si presentò davanti sorprese pure me: demoni, cinque demoni nello spogliatoio dello stadio di Quidditch… a Hogwarts. Come avevano fatto a superare gli incantesimi difensivi? Erano antidemoni, fungevano allo stesso modo delle torri di Alicante… solo che oltre a loro tenevano lontani anche i Babbani e le creature più pericolose. Mi misi il coltello in bocca in modo da avere le mani libere per tirare. Incoccai la prima freccia che partì e mirò il bersaglio. Il primo dei cinque era caduto, stroncato da una freccia al centro di quella che pareva essere una fronte. Quelle creature erano piuttosto massicce, dalla pelle nera e liscia, somigliante al petrolio come consistenza da quello che potevo vedere. La bocca era un buco al centro di un ovale vuoto senza occhi ne naso ne orecchie, affilata di denti gialli e appuntiti, vagamente somiglianti a lunghi spilli. “Come i denti di una balena”, pensai, ma letali e intrisi di un veleno mortale.
Il secondo demone partì alla carica saltandomi addosso e facendomi cadere, tentando di azzannarmi la gola: gli altri si stavano avvicinando sempre più, rallentati però dalla mole del loro simile e dalle mie armi. Con uno sforzo sovraumano, riuscii a issarmi sopra di lui e a pugnalarlo al centro del petto, ma la ferita si rimarginò subito.
Che strano, credo che l’unico modo sia usare una spada angelica!” pensai, ormai stanco e allo stremo delle forze. Oltre all’attacco c’era da sommare l’allenamento di Quidditch e il peso della giornata studentesca. Avevo un taglio piuttosto profondo al polpaccio e grondavo di sudore. In pratica la doccia non era servita a niente.
Quanto mai non avevo chiesto a Magnus di restare con me! Ma cosa stavo dicendo? Lì le cose si stavano mettendo davvero male, grazie a Dio se n’era andato! Sperai solo che fosse al sicuro…
Mi trascinai dolorante fino alla parete, cercando simultaneamente lo stilo e la bacchetta, mentre i demoni si riprendevano e si preparavano a saltarmi addosso. Certo che erano davvero stupidi, però lodavo la loro seppur rozza collaborazione. Mi ricordavano Jace e Izzy, la mia squadra, con cui avevo vinto tante battaglie.
-accio…- 
Stavo per dirlo quando il primo demone saltò verso di me.
-spada-
In un attimo dalla sacca uscì un’arma dall’elsa argento, incisa da rune che nemmeno io conoscevo e dal potere inestimabile. Appena fu tra le mie mani, la invocai.
-Micahel! –
E questa si illuminò di un bagliore divino, accecando i demoni e confondendoli per alcuni secondi.
Provai a sollevarmi, ma il dolore alla gamba e al fianco era insopportabile. Era come se il mio corpo stesse cedendo sotto il suo stesso peso.
Appoggiato con la spalla alla parete, mi avvicinai trascinando la spada. La stanza si allargava e si stringeva, i demoni mutavano forma. Ne erano davvero in grado o la mia mente stava cedendo ad un lento e inesorabile oblio? Lo stilo… dove cavolo era quel maledetto stilo? Poco importava. Non avrei avuto tempo per tracciarmi un Iratze e non sarebbe servito a molto probabilmente. Ero ad un passo dalle creature, se solo la spada fosse stata più leggera e i demoni meno minacciosi… uno di quelli si fiondò di nuovo su di me ferendomi la guancia con uno dei suoi letali artigli ma io riuscì a trafiggerlo macchiandomi del suo sangue nero e appiccicoso. Appena quel che rimaneva del suo corpo straziato si dissolse, sentì la porta sbattere e subito pensai ad un altro attacco. Altri demoni, forse più dei primi, sarebbero sopraggiunti di lì a poco. Ed io a malapena distinguevo il pavimento dal soffitto. Ero rassegnato, consapevole che solo un miracolo mi avrebbe tirato fuori da quella situazione. Poggiai la schiena alla parete e mi lasciai scivolare, attratto dalla gravità. Posai lo sguardo verso la porta, come a far capire ai miei nuovi aggressori che non stavo morendo senza aver lottato. L’unica cosa che distinsi fra lo stridere dei demoni e il soffiare del vento di metà ottobre fu un mantello con l’interno del cappuccio glitterato.
Quando riaprì gli occhi Magnus era seduto con la schiena alla parete, e sulle sue gambe ci stava la mia testa. Mi carezzava i capelli, un gesto che serviva a calmare più lui che me probabilmente. Era sporco di sangue, la camicia sgualcita fuori dai pantaloni, i capelli in disordine e appiccicati alla fronte, gli occhi terrorizzati, il volto cinereo e la cravatta allentata.
-Alec! Grazie al Cielo ti sei svegliato! -
-c…cosa è successo? –
-sei svenuto, hai perso molto sangue, ma non preoccuparti, adesso è tutto finito. –
Provai a sedermi, anche se avevo un gran mal di testa, mi guardai attorno e vidi che le pareti erano tornate al loro posto e non c’era nessuna traccia dei demoni.
-cosa sta succedendo fuori da questo spogliatoio Magnus? –
-Alec, sdraiati, sei ancora troppo debole. _
-COSA È SUCCESSO MAGNUS? –
-i demoni hanno superato le difese e stiamo cercando di sistemare la situazione –
-devo andare là fuori. –
-Alec per favore… -
-no Magnus, Izzy e Jace stanno combattendo, di certo anche Clary e Simon non si sono tirati indietro… non posso restare qui. Bisogna dare una mano. Sono un Nephilim, sono nato per questo. –
Lo stregone mi afferrò il braccio, costringendomi a guardarlo negli occhi.
-quando ti ho visto a terra… ho avuto paura… ho avuto paura di essere arrivato troppo tardi, di non aver tenuto fede alla promessa anche stavolta.-
Abbassò lo sguardo, fissando il pavimento, rimanendo zitto e, sapevo, pregando che io avessi cambiato idea. Gli accarezzai la guancia e lo costrinsi ad agganciare nuovamente lo sguardo al mio, per rassicurarlo.
-Magnus… senza di te adesso sarei morto e non sai per quanto te ne sono grato. Non credo ci sia una misura per definirlo. Ma ho dei doveri e non posso rimanere qui mentre fuori si sta combattendo. Va contro quello che sono, contro il sangue che scorre nelle mie vene. –
Lui abbassò di nuovo lo sguardo ma io fui più veloce e lo costrinsi a guardare ancora i miei occhi azzurri.
-ti amo Magnus Bane. Ti amo e non permetterei mai che ti succeda qualcosa, non permetterei a niente e a nessuno di separarci. –
-allora resta, se mi ami, andrò io là fuori. –
A quel punto lo baciai. Lo baciai a lungo, allontanando da noi tutta la paura che provavamo.
-andremo entrambi, insieme. –
Lui rimase in silenzio per alcuni secondi, poi mi sorrise. Di un sorriso timido, insicuro ed impotente. Non ero abituato a quel tipo di sorrisi. I suoi erano decisi, sprizzavano sicurezza e ilarità da tutti i pori.
-insieme. –
Questa volta fu lui a baciarmi una volta e poi ancora. Io premetti il più possibile le mie labbra sulle sue, come a rubargli l’anima, o a cercare di riprendermi la mia, perché ormai aveva tutto di me.
Mi alzai e instabile mi diressi verso la porta, con Magnus al mio seguito, che mi teneva per mano, perché sapeva che fuori le avrebbe usate per combattere. Mi tenne per mano fino all’ultimo ,come a mantenere un minimo contatto fisico, per assicurarsi di fare ancora parte di quel mondo.
Appena la fredda aria della notte ci riempì i polmoni, ci rendemmo conto che la battaglia ancora imperversava e pregai, pregai che nessuno fosse ferito. Che nessuno stesse soffrendo per la perdita di un amico. Per quanto amassi la mia famiglia e i miei amici, ero abituato all’idea di poterli perdere in ogni momento.  Invidiavo la vita dei miei compagni di corso, ma adesso avevo pena per loro perché s’erano trovati sbalzati in un universo di cui avevano sentito parlare solo nei libri.
Quei minuti passarono veloci, senza lasciare traccia, come vento sulla sabbia. Dall’apparente quiete dello stadio, alla confusione del conflitto, all’apparente quiete della Foresta Proibita, custode di segreti. Si, perché con i capelli intrisi di sudore e sangue rappreso mio e demoniaco, stavo correndo facendomi largo tre il fogliame, cercando di raggiungere un gruppo di demoni che avevano rapito Annabelle.
 
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE:
Heilà cari amici! Spero non mi odierete troppo, lo sto tirando un po’ per le lunghe questo scontro che non è nemmeno di così larga entità! Comunque… dopo un Halloween burrascoso (meglio che non entri nei dettagli, vi informo solo che quasi mi mettevo ad urlare ad un attaccapanni di smettere di torturare Klaus, se non lo sapete un personaggio del manga Maiden Rose, vi lascio immaginare), mi sono messa sotto e l’ultima parte l’ho scritta proprio venerdì sera! Quindi… voi che conoscete le mie infermià mentali e più o meno la situazione in cui ero, abbiate pietà di me! Come al solito spero vi piaccia il capitolo e aspetto con ansia le vostre recensioni! Tra l’altro con il capitolo 8 abbiamo superato ogni record: ben 7 commenti!!!
Nel prossimo vedremo come andrà a finire e che provvedimenti prenderà il preside!
A presto,
Elisa
 
  
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