Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: Philly123    03/11/2014    1 recensioni
Londra.
Jamie vive da solo nel suo appartamento in centro, da qualche tempo si sente vuoto e anche i suoi amici non si fanno vivi.
Dorotea è una ragazza londinese con la passione per la pittura e il disegno.
Si incontreranno, più volte.
Qualcosa si nasconde nel passato di lei.
Jamie Campbell Bower sarà troppo assorbito dalla mondanità per prestare attenzione a una ragazza comune?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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-Dove sei con la testa oggi?- chiese la voce di Amy. Prima che potessi rispondere, uno starnuto mi fece sobbalzare. Guardai la donna con gli occhi che mi lacrimavano.
-Scusa, Amy. Non mi sento molto bene-
-Lo vedo! Non stavo parlando di quello, però. Hai la testa da un’altra parte-
-Non credo, sarà un’impressione- risposi, mentre gli occhi della cassiera, che sedeva accanto a me, mi squadravano con intento indagatore. La donna, che aveva passato la trentina da un po’, portava lunghi capelli ossigenati, aveva occhi piccoli su una faccia tonda e la carnagione chiara. I chili in più le si vedevano soprattutto sui fianchi e sulle cosce.
Ero rimasta infreddolita per tutto il giorno, visto che avevo asciugato i capelli soltanto con dei fazzoletti di carta, così come i vestiti. A ora di pranzo non avevo toccato cibo, segno che mi stavo ammalando e ora aspettavo impazientemente le sei per potermene tornare a casa e buttarmi sotto le coperte.
Le ore passavano lentamente, come se qualcuno mandasse indietro l’orologio ogni volta che non lo guardavo.
Tre ore, ancora tre ore, non ce la farò mai.
Due ore, sono tante due ore.
Un’ora, ce l’ho quasi fatta, quasi.
-Va bene, Dori, ci vediamo domani. Hai finito il turno.-
Non mi soffermai nemmeno a guardare il volto del mio interlocutore, scattai verso l’armadietto per raccattare la borsa e il cappotto, pronta per tornare a casa.
-Ehi, Dori, ma di chi è quel trench?- ancora Amy.
-Un amico, me l’ha prestato stamattina-
-Amico o spasimante?- chiese lei con aria maliziosa.
-Mi correggo: conoscente. Ci vediamo domani, Amy. Io scappo a casa.- La salutai con la mano e lei ricambiò attraverso un sorrisetto complice. Era stressante come tutti dovessero intromettersi nella mia vita sentimentale e sessuale. Una donna non può decidere di stare da sola senza destare sospetti.
Feci la strada fino a casa senza nemmeno rendermi conto che stavo camminando. La città mi passava sotto i piedi e mi scorreva davanti gli occhi senza che fosse un mio problema.
Arrivata al mio appartamento riuscii soltanto a togliere le scarpe e i vestiti, a mettere un pigiama in pile e infilarmi sotto le coperte. In quel momento presi il cellulare, non lo avevo considerato per tutto il giorno.
Tre messaggi non letti. Paul, Paul, Beth. Niente dal bel ragazzo. Peccato.
Ciao bellezza, ieri mi avevi detto di chiamare ma ho passato la più grande serata alcolica della mia vita. Ti va se usciamo stasera? Ci prendiamo un cocktail e ti racconto un po’ di cose.
Fammi sapere,

Paul x
Questo era il primo dei messaggi del mio amico, gli altri erano solo lamentele perché facevo sentire. Avevo promesso a Paul una serata insieme da molto tempo, ma in quel momento non sarei stata in grado di uscire, né di fare qualsiasi altra cosa. Decisi di chiamarlo comunque.
-Ciao!- esclamai appena sentii un suono dall’altra parte.
-Non dirmi che sto davvero parlando con te, avevo dimenticato la tua voce!-
-Dai, Paul, non fare dell’ironia. Sono stata occupatissima e non ho avuto tempo.- Ero sinceramente dispiaciuta, non volevo scappare dai miei amici.
-Va bene, ti credo. Ma stai bene? Hai una voce strana-
-No, sto malissimo, credo di essermi presa la febbre-
-Mhm, quindi prevedo che non usciremo, per questa sera. Ma almeno ce la fai a stare a casa da sola o hai bisogno d’aiuto?-
-Non ti preoccupare, Paul, ce la farò. Per stasera credo proprio che non andrò da nessuna parte, ma se vuoi possiamo parlare per telefono- alla fine di questa frase ebbi un ascesso di tosse.
-È una storia molto lunga, bimba, e credo che preferirei parlarne di presenza. Vai a riposarti, dai. Ti chiamo domani-
-Okay, allora ti do la buonanotte-
-Dori, sono solo le sette-
-Andrò a dormire comunque-
-Vabbé.- A questo punto, il mio amico chiuse la chiamata. Posai il cellulare sul comodino di compensato accanto al letto ma dopo poco sentii il suono di un messaggio.
Mi sa che è meglio se passa Bethany da te, non sembri molto in forma. Sto per scriverle.
Paul

Sentivo i muscoli dolere a ogni movimento e stavo rannicchiata su me stessa sotto il piumone.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato quando sentii la porta d’ingresso scricchiolare.
-Dori? Sono io. Posso entrare?- chiese da molto lontano Beth. Mi sembrava che la sua voce arrivasse da dentro un tunnel che si faceva strada nel sottosuolo.
La vidi appena accese la luce. I capelli riccissimi biondo-rame le contornavano il volto ovale, con gli occhi enormi e azzurri che spiccavano anche da lontano. Sul corpo esile e allungato portava soltanto un cardigan sopra una camicia a righe e dei pantaloni chiari molto attillati. Le stava tutto benissimo ma non riuscivo a capire come facesse non morire di freddo.
-Oh mio Dio, Dori, tu stai malissimo. Devo prenderti delle altre coperte e delle pillole. Però prima ti faccio un brodo.- Bethany era la mia migliore amica, e ogni volta che faceva cose del genere me lo confermava. Era l’unica persona che aveva le chiavi del mio appartamento, conosceva dove posavo la spesa, le lenzuola e perfino gli abiti che non potevo più usare.
Qualche ora dopo cominciai a sudare e a sentirmi meglio. Beth diceva che la febbre mi era arrivata a trentanove e mezzo ma ora stava calando.
-Come ti senti?- mi chiese, sdraiandosi accanto a me. Quando avevo affittato la casa c’era un letto matrimoniale che avevo deciso di tenere. Non che mi servisse a niente.
-Meglio, sento caldissimo-
-Non ti scoprire!- mi rimproverò lei, mentre stavo già portando la coperta all’altezza del bacino. Me la rimboccò con uno sguardo truce.
Sentii il suono di un messaggio. Sbloccando il touch notai solo un numero.
Ciao. È andato tutto bene a lavoro? Spero di sì. Hai lasciato con me il tuo incantevole impermeabile, e lui sente la tua mancanza. Mi sa che dobbiamo rivederci per forza o starà molto male.
Jamie
-Ehi! Io vengo qui per te e tu sorridi al cellulare!-
La voce di Beth mi riportò alla realtà. Avevo sorriso sul serio?
-Scusa, Beth, dammi solo un secondo e parliamo-
-Nessun secondo, confessa subito con chi stai parlando! Non avresti mai risposto, se fosse stato Paul.- La testa della mia amica si infilò tra me e il telefono, ma io bloccai subito lo schermo.
-Dori! Non ti lascerò mai in pace, stanne certa!- Era vero, e comunque non avevo voglia di nasconderle niente, soltanto, mi vergognavo un po’.
-C’hai visto bene, Bethany, è un ragazzo-
-Oh mio Dio. Tu me ne devi parlare subito.-
Così le raccontai tutto quello che era successo negli ultimi due giorni. Weavers Fields, Starbucks, il matitatoio, il trench. L’espressione di Beth era a metà tra lo stupore e la complicità.
-Aspetta un attimo. Per quanto riguarda la gentilezza e la simpatia ci siamo, ma non sarà mica brutto, questo Jamie, vero?-
-Non credo-
-Non credi? Io non mi fido molto di te. Descrivimelo!- In questi momenti tornava una dodicenne con gli ormoni impazziti.
-Allora, biondino, capelli lunghi e arruffati, occhi chiarissimi e viso angelico, molto più alto di me e magrissimo. Tra l’altro la sua magrezza è accentuata dagli abiti attillati che porta.-
Beth cominciò a ridere, poi mi squadrò con un sorrisetto sghembo.
-Sembra proprio bello. Assurdo, comunque, da come lo descrivi sembra proprio un attore che mi piace-
-Un attore? Chi?-
-Aspetta, lo cerco con il cellulare.- Per qualche istante rimasi a guardare la testa riccissima di Beth, piegata sopra lo schermo.
-Ecco- affermò, porgendomelo. Sentii il sangue defluire dal volto, in un misto di preoccupazione e confusione. Rimasi a fissare la mia amica negli occhi per dei lunghissimi momenti. La voce mi uscì strozzata.
-Bethany, è lui.-
Bethany quasi capitombolò dal letto.
  
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