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Autore: DonnieTZ    03/11/2014    1 recensioni
Nine e Loto - due esempi viventi di un mondo diviso e in guerra - che finiscono per entrare in collisione, conoscersi, fidarsi. Due "diversi" in una città che non perdona le diversità, due ostaggi in fuga verso la speranza, due anime intrappolate in un involucro.
E, in tutto questo, il sentimento più antico del mondo...
Sullo sfondo di una guerra e di un immenso deserto, una storia d'amore impossibile che spero possa piacervi!
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“Nine?” mormoro cauta.
“Loto.” risponde lui aprendo piano le palpebre.
Non posso impedire ad un leggero sorriso di dipingermisi in viso. Ho smesso di farmi domande da quando lui è comparso ridotto in quello stato pietoso. Ho smesso di indagare, di impedire, di controllare. Eppure ho comunque sfilato la mia mano dalla sua, perché è tutto così assurdo, così complicato, così inspiegabile. Dov'è Madre Terra? Perché si è dimenticata della mia esistenza, di tutto ciò che rappresento e significo nel mio mondo lontano? Perché sono qui, perché con lui?

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Seconda classificata e vincitrice del premio speciale "fine del mondo" al contest "Io e te alla fine del mondo" di hiromi_chan.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non saprei dire quanti giorni siano passati, esattamente. Le mie ferite sono state curate, ho mangiato, dormito, vegliato la maggior parte del mio tempo. Ros ha impiegato un'eternità a sistemare Nine, che ha comunque un aspetto terribile, parla poco e passa il suo tempo con gli occhi chiusi, immobile. Ros dice che bisogna aspettare che l'olio nero con cui l'ha ricaricato torni a circolare in tutto il corpo, anche se non ho davvero capito cosa questo significhi per lui.
Non ho lasciato il suo fianco un secondo. Ho dormito qui, con la testa appoggiata sul letto, seduta su una sedia, in attesa delle poche volte in cui il Bot è stato in grado di parlare. Ros si è limitata a lasciarmi fare, trasferendosi in una delle stanze vicine.
Ora sono sfinita, chiudo gli occhi di nuovo, nella stessa posizione degli ultimi giorni, facendo scorrere la mia mano sulla superficie ruvida del lenzuolo fino a trovare la sua. Insinuo le mie dita nel metallo freddo del suo palmo e stringo un poco.
"Non dovresti... essere...qui."
Scatto nuovamente dritta al suono della sua voce, lasciando la sua mano con fare colpevole. Aspetto, per capire se questa volta è davvero tornato o se piomberànuovamente nell'oblio in cui sembra aver galleggiato negli ultimi giorni.
"Nine?" mormoro, cauta.
"Loto." risponde lui, aprendo piano le palpebre.
Non posso impedire ad un leggero sorriso di dipingermisi in viso. Ho smesso di farmi domande da quando lui è comparso ridotto in quello stato pietoso. Ho smesso di indagare, di impedire, di controllare. Eppure ho comunque sfilato la mia mano dalla sua, perché è tutto così assurdo, così complicato, così inspiegabile. Dov'è Madre Terra? Perché si è dimenticata della mia esistenza, di tutto ciò che rappresento e significo nel mio mondo lontano? Perché sono qui, perché con lui?
"Stai bene?" domanda con voce ancora un po' metallica.
"Dovrei chiederlo io a te." rispondo, distogliendo lo sguardo.
"Ros saprebbe riportarmi indietro anche se fossi ridotto in polvere."
Il fastidio a cui non so dare un nome si ripresenta, ma lo ingoio senza darlo a vedere. Sono solo contenta che nessuno sia rimasto ferito a causa mia. Devo essere contenta solo per questo.
"Come ha imparato?" domando.
"Era una tecnica addetta ai Bot."
Lo osservo stupita, mentre tenta di mettersi seduto facendo forza sulle braccia.
"Ha scoperto che diventiamo senzienti dopo un certo periodo di vita. L'ha scoperto, ma l'ha anche tenuto segreto. Così è finita qui per punizione."
"Io credevo..."
"Potresti quasi considerarla mia madre."
Ros entra come una furia nella stanza.
"No, no e ancora no, Nine, devi stare steso ancora un po'. Giusto un paio d'ore." dice decisa, portando altro olio nero in una bottiglia per iniettarlo nuovamente al Bot.
Lui mi guarda e posso quasi leggere un'espressione divertita nel liquido scuro dei suoi occhi, prima che si sdrai ancora fra le lenzuola.
"Loto, tienilo d'occhio." mi ordina, dopo aver frettolosamente ricaricato il Bot, prima di lasciarci soli con la stessa velocità con cui è arrivata.
Sento del sollievo, lo avverto chiaramente in ogni fibra del mio corpo.
"E adesso cos'è quest'espressione?" domanda Nine.
"Solo... io credevo che voi... che fra di voi..."
Piano, lentamente, la sua mano si alza verso il mio viso. Voglio essere sfiorata, lo desidero più di ogni altra cosa, ma vorrei anche si fermasse. Ora. Prima che tutto in me crolli in mille pezzi perché non mi comprendo più.
Il metallo entra in contatto con la mia guancia. Il pollice scorre sulla mia epidermide lasciando una scia fredda contro il caldo imbarazzato che riesco a percepire dipinto sul mio viso.
"Posso darti una cosa?" domanda il Bot, lasciando ricadere la mano.
Torno a respirare senza neanche essermi resa conto di aver trattenuto il respiro. Mi limito ad annuire perché non sono sicura di come potrebbe suonare la mia voce.
"Lì, nel cassetto. Ho chiesto a Ros di tenerli perché non scoprissero che mi divertivo a farli. Ce n'è uno con l'impugnatura..."
Prima che lui possa finire ho seguito le indicazioni e ho già trovato ciò di cui mi sta parlando. È un corto pugnale con l'impugnatura metallica lavorata perché sembrino due mani intrecciate. Quella di un Bot e quella di una donna. Quelle che potrebbero essere le nostre mani se il mondo fosse diverso, se noi fossimo diversi.
Mi rendo conto che le lacrime sono già ai lati dei miei occhi e sono contenta di essere voltata.
"Loto?"
Faccio un profondo respiro nel tentativo di riprendermi, ma non sembra funzionare troppo. Lo sento muoversi alle mie spalle e capisco che si sta avvicinando.
"No. Ros ha detto..."
In un attimo le sue braccia sono attorno al mio corpo.
"No." ripeto, senza oppormi davvero.
"Mi dispiace, vorrei essere in grado di controllarmi, ma non riesco. Mentre ero in quel buio senza senso sentivo solo la tua voce, ti potevo avvertire al mio fianco, mi hai tenuto ancorato a questo mondo. Non capisco cosa sia successo. Non ho idea del perché tu mi faccia questo effetto nonostante ti abbia conosciuto da così poco e nelle peggiori delle circostanze. So che mi disprezzi, so che sei una donna dell'Oasi e hai tutti i motivi per odiarmi, ma lasciati sfiorare solo un secondo e poi prometto che non ne parleremo più, ti aiuterò ad andare dove vorrai, ti farò scappare da qui ad ogni costo."
"Hai sognato, mentre eri via?" domando piano, più per mantenere le distanze e spazzare via l'emozione che mi si è accumulata dentro nel sentire queste parole.
Devo averlo stupito. Forse si aspettava urlassi e scappassi. In realtà non vorrei andare da nessuna parte se non dov'è lui.
"I Bot possono sognare?" chiarisco, mentre la mia voce tremante riesce solo ad imbarazzarmi.
"No, non possiamo. Forse, se tu lo volessi, potresti insegnarmi."
"Non credo sia qualcosa che si può imparare." ammetto mesta.
"Non voglio essere un Bot ai tuoi occhi."
"Ma lo sei." dico decisa.
Il suo abbraccio si scioglie e io posso finalmente voltarmi. Si è seduto sul letto e mi guarda quasi dispiaciuto. Cerco di capire cosa fare, tento di trovare delle risposte. Alla fine mi decido e tendo una mano verso di lui, avvicinandomi lentamente.
"Un Bot è ciò che sei e guardami, non riesco neanche a stare lontana da te, immagina odiarti. Non voglio vederti in nessun altro modo. Non voglio dimenticare ciò che sei, perché è da questo che io vengo attirata come una falena dalla luce."
Sto stringendolo al mio petto, lui affonda il viso nella mia veste aprendo le sue mani fredde sui miei fianchi. Mi sento minuscola, mi sento persa e ritrovata assieme.
Mi allontana leggermente e insinua la sua mano sotto il mio mento. Ho paura. Ho così paura che non muovo un muscolo, ma non è paura di lui. Ho paura per noi.
Mi attira a sé piano, dandomi tutto il tempo di fuggire.
"Sono una Dama Bianca." mormoro, quando le sue labbra metalliche sono ad un respiro dalle mie.
"Lo so."
"Non ho mai... non posso avere un uomo nelle mie terre." ribadisco, anche se so che lo sa.
"Come hai detto tu io sono un Bot, non un uomo." conclude quando ormai le nostre bocche si sfiorano.
Si appoggia contro di me, sento il freddo diffondersi dalle labbra a tutto il mio essere. Mi indaga con delicatezza, carezzandomi con la superficie liscia delle sue labbra. È un contatto impercettibile e gelido, che diffonde piccoli brividi lungo la mia schiena. Le mie labbra si dischiudono piano, come governate da una volontà autonoma, e avverto la superficie liscia della sua lingua serpeggiare contro la mia. Movimenti lenti ma intensi iniziano ad imporsi alle nostre bocche, alle nostre mani che si cercano, ai nostri corpi. Mi attira ancora di più contro di sé, mettendomi a cavalcioni sulle sue gambe. Le mie, esposte dalle vesti, sentono immediatamente freddo contro la superficie metallica delle sue. In breve tempo ricordo che è nudo sotto il lenzuolo che quasi non lo copre più. Mi stacco velocemente.
Mi osserva con apprensione negli occhi neri.
"Io... io..."
"Loto?"
"Io sono una Dama Bianca." ripeto, in una specie di trance velata di panico.
"E io un Bot. Pensavo fossimo già passati da qui."
"Io non ho idea di... di cosa stiamo facendo e..."
"Non stiamo facendo niente che tu non voglia fare, ok? Andremo fin dove vuoi tu, ci fermeremo quando vorrai fermarti. Voglio solo tu stia bene, qui, con me." mi mormora.
Dovrei scavare a fondo e scoprire cosa desidero, ma la paura di trovare una risposta che già conosco mi attanaglia. Nine. Solo e soltanto Nine.
"Cosa accadrà dopo?" domando, appoggiandomi alla sua spalla.
"Dopo?"
"Dove andremo, cosa faremo?" continuo, tornando a fissarlo negli occhi.
"Noi?"
Lo osservo nel sentire questa domanda. Certo, noi. Non potrebbe essere altrimenti. O forse per lui non esisterà nessun noi?
"Noi." ripete più deciso "Noi potremmo trovare rifugio nelle Città di Sabbia, dove si stanno nascondendo i ribelli. Lì accettano chiunque. Sono certo ci ascolterebbero, sono sicuro ci accoglierebbero."
Non riesco a bloccare il sorriso di sollievo che mi allarga le labbra e, nel vederlo, Nine affonda la mano fra i miei capelli per attirarmi a sé e baciarmi nuovamente. C'è gioia in questo bacio, speranza, aspettativa. C'è passione. Incontrollabile mentre mi muove contro di sé, delicata mentre mi sfila la veste con piccoli movimenti delle dita, inaspettata mentre scosto il lenzuolo e siamo entrambi nudi. Ferro contro carne, pelle contro metallo, ghiaccio e fuoco. Mi solleva per sdraiarmi sul letto e i nostri occhi non si lasciano neanche per un istante. Ci stiamo addentrando in un territorio inesplorato, stiamo affondano in un mare sconosciuto, anneghiamo dentro noi stessi. Mai, in nessun racconto, si è parlato di una donna dell'Oasi e di un Bot che si amano, mai una cosa del genere è stata pensata. Invece eccoci qui.
"Tutto bene?" domanda insinuandosi piano dentro di me.
La familiare sensazione di fresco arriva in punti del mio corpo che la accolgono con fastidio e piacere allo stesso tempo. Non posso parlare, sono troppo coinvolta, troppo sconcertata e sorpresa. Quando ormai sono modellata attorno a lui, Nine inizia a muoversi. Piano, con cura e delicatezza, in un ritmo che sembra una danza. Nonostante sia fatto di ferro è attento a non soffocarmi, lasciando defluire il peso sulle braccia ai lati del mio corpo. Continua, a lungo, toccando la mia anima in luoghi che neanche io sapevo esistere, scuotendomi nel profondo come una rivelazione, spingendomi a conoscere più di me stessa che di lui. Quando il ritmo è ormai incalzante, Nine si placa e una leggera scossa mi arriva dal suo corpo. Negli occhi vedo il riverbero di un lampo bluastro.
Resta dentro di me mentre mi accarezza il viso.
"Stai bene? Ti ha fatto male?" domanda.
Ho il fiato corto e mi sento stremata, ma sto infinitamente bene. Lo bacio piano perché le parole non possono davvero dare una risposta adeguata. Si sdraia al mio fianco e mi attira contro il suo petto. Appoggio il mio viso su di lui, quasi estraniata dal mio essere, scollegata dalla realtà. Esistiamo solo noi e vorrei fosse così per sempre, per davvero.
"Nine?"
"Dimmi."
"Voglio restare al tuo fianco."
Una carezza la sua risposta. Mi stringe con una leggera forza che trasmette possesso e complicità.
"Riposa, Loto. Dovrò comunque sconnettermi anche io, quindi aspettiamo domani per decidere dove andare e come arrivarci. Quello che conta è che lo faremo assieme."
Mi addormento quasi subito, esausta.
 
Rumori caotici mi svegliano di colpo. Ho paura ancora prima di comprendere perché. Getto uno sguardo rapido a Nine e mi rendo conto che ha ancora gli occhi chiusi e il corpo rigido. Cerco di staccarmi da lui e, quando ci riesco, provo a scuoterlo mentre i rumori si fanno sempre più vicini, sempre più confusi.
"Nine! Nine!" sibilo.
La porta, però, si spalanca e irrompe la donna che non ci voleva qui, quella che si è scagliata contro Ros all'arrivo di Nine. Ci indica e io tento di coprirmi come posso con il lenzuolo.
"Ecco, cosa vi dicevo? Ros li ha portati qui!" sbotta secca.
Solo in quel momento fa il suo ingresso un soldato, seguito da molti altri con le armi sguainate.
"Ros non è più un problema." dice caustico, con l'ombra di un ghigno a deformargli il viso.
Il panico mi pietrifica, sono immobile, il cuore che batte nel petto spingendo contro la cassa toracica con violenza. Nello stesso momento in cui queste parole sono pronunciate Nine, che fino ad un secondo prima mi sembrava dormiente, si alza di scatto e si scaglia contro l'uomo.
Tutto succede in un secondo. Il soldato che ha parlato viene lanciato dall'altra parte della stanza, alcuni fanno la stessa fine sotto i colpi decisi di Nine. Alla fine qualcuno colpisce il Bot con un lungo tubo dall'estremità biforcuta. Un lampo bluastro si diffonde dalla nuca di Nine, dove la strana arma si è abbattuta. Il Bot crolla al suolo.
L'uomo alla guida del gruppo si rialza battendo le mani sui pantaloni come a volerli pulire dalla polvere.
"Se solo nell'Oasi aveste questi. Sono in grado di neutralizzare un Bot in un attimo." ride.
Corro da Nine riverso a terra e sento la mia voce farsi tenue mentre provo a svegliarlo.
L'odioso soldato si avvicina e mi allontana dal corpo metallico che stringevo solo qualche minuto prima, nonostante le mie urla e il mio dimenarmi incontenibile.
"You'll be the most desired bitch of all the Iron Cities." mormora nel mio orecchio nella sua lingua, trascinandomi fuori dalla stanza.
Mentre vengo portata via scorgo Ros a terra, nel corridoio, in una pozza di sangue, con gli occhi vitrei della morte.
Urlo e continuo ad urlare, mentre mi portano ad incontrare il mio destino.




 

Ciao!!
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo. Oh, già sento la mancanza. 
Fatemi sapere cosa ne pensate fino a qui, se vi va!! 
Grazie mille a chi l'ha fatto in precedenza, a chi ha letto questa storia e a chi continua a farlo. Siete importanti!!
DonnieTZ 


 
   
 
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