Harry era sdraiato tranquillamente sul suo letto, il naso rivolto verso il soffitto e il respiro costante.

Un solo pensiero, o meglio, una sola immagine, lo attanagliava da giorni ormai.

Occhi azzurri.

I suoi.

Tirò fuori da sotto il cuscino il suo cellulare e iniziò a giochicchiarci, passandoselo tra una mano all'altra pensieroso.

Rise tra sè e sè.

Non poteva sentirsi più ridicolo di quanto in quel momento si sentisse.

"Su, amico, ce la puoi fare. E' solo un ragazzo, un ragazzo comune come tutti gli altri. L'hai già fatto in precedenza!"

Il fatto era, che quel ragazzo, era tutto fuorchè comune.

Sin dalla prima volta in cui avevano chattato, si era sentito così in sintonia con lui che quasi riusciva a rispecchiarsi in quel fragile, ma allo stesso tempo forte, ragazzo dalle grandi speranze.

Gli angoli della sua bocca levitarono quasi magicamente al solo pensiero imbarazzante di tutti quei complimenti che gli dedicava.

Magari il ragazzo pensava perfino che lui fosse un po' un maniaco, ma non gli importava, sentiva quasi di essere in dovere di riempirlo di attenzioni e di farlo sentire speciale, perchè speciale era il modo in cui si sentiva lui, quando egli sembrava seriamente interessato ai suoi discorsi, alle sue teorie, alle sue idee, a lui come persona.

E non importava se stava già con Taylor e ancora meno importava se i suoi genitori non avrebbero mai accettato il fatto che il loro proprio figlio fosse bisex, perchè lui, lui se lo sentiva, sapeva che quegli occhi azzurri purezza, un giorno si sarebbero incontrati con i suoi e che da lì in poi non si sarebbero mai più separati.

Sapeva che si sarebbero completati gli uni con gli altri, come in un perfetto puzzle, un perfetto puzzle a cui erano mancati troppi pezzi per ormai fin troppo tempo.

Con questi pensieri nella propria mente e il cellulare in mano in attesa di una notifica, Harry si addormentò sorridendo e sognò.

Occhi azzurri.

I suoi.