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Autore: benmirw    04/11/2014    0 recensioni
"Dalila che ad Ottobre è ancora a Dublino ed ha vent'anni, e da sei mesi di questi aspetta il suo ritorno. Senza metterci troppa passione, perché, poi, alla fine, a Dalila non importa di nulla."
"Jake, Jake ed i suoi sessantotto anni. Jake ed il pancione alla Babbo Natale che gli regala un aria simpatica insieme a quella barbetta rossastra. E gli occhi del colore del mare sotto la scogliera. Il sorriso sempre allegro, gli occhi vispi pronti ad aiutarla e la voce roca e bassa che le piace ascoltare. Jake. E' grazie a lui che è riuscita a rimettersi in sesto. Perché l'ha accolta come una figlia. "La bella e dannata Dalila" la chiama, quando ne parla. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1
I met you when I was a teen
But then you were one as well
And I could play the guitar
Just like ringing the bells
Sometimes I wonder
And any other summer could you have been my part time lover
To me listening to Stevie Wonder
Under the covers where we used to lay
And read stacks while the speakers play
I'll be on tour almost every day
When I was home up in my flat is where we used to stay
Just watching the DVD, smoking illegal weed
Getting high, two cars, we needed to breathe
We used each other's edge just for the people to see
And stay up all night like when we needed to sleep
We go anywhere, our minds would take us
And also you are beautiful without your make-up
And you don't even need to worry about your weight 'cause
We can all be loved the way that God made us
And time's the only reason that we could break up
'Cause you would always tell me I'mma wait too much
Distance is relative to the time that it takes to get on a plane
Or make a mistake, say it again

Oh Nina
You should go Nina
'Cause I ain't never coming home
In a road, won't you leave me now
And I've been living on the road Nina
And then again you should know Nina
'Cause that's you and me
Both in a road, won't you leave me now
Now

And every weekend in the winter
You'd be wearing my hood
With jewels, strings pulled tight
To keep your face in the cold
Taking day trips to the local
Where we D on the road
'Cause every day when I was a baby
Don't you speak on the phone
Watching Blue Planet
Creating new habits
And if we were two rabbits
And then you'd vanish
Back to burrow all of the 'queltics' are disappearing
You call me selfish, I don't understand
But I can't help it
I put my trouble for everything
Except my family and friends
But you'll be in between forever
So I guess we'll have to take a step back
Overlook the situation
'Cause mixing business and feelings will only lead to complications
And I'm not saying we should be taking a break
Just re-evaluating quick before we make a mistake and it's too late
So we can either deal with the pain
Or wait to get on the plane
But in the day we'll have to say it again

Oh Nina
You should go Nina
'Cause I ain't never coming home
In a road, won't you leave me now
And I've been living on the road Nina
And then again you should know Nina
'Cause that's you and me
Both in a road, won't you leave me now
Now

Love will come and love will go
But you can make it on your own
Sing that song, go, oh won't you leave me now
People grow, and fall apart
But you can mend your broken heart
Take it back, oh won't you leave me now

Oh Nina (Love will come and love will go)
You should go Nina (But you can make it on your own)
'Cause I ain't never coming home (Sing that song, go)
In a road, won't you leave me now
And I've been living on the road Nina (People grow, and fall apart)
And then again you should know Nina (But you can mend your broken heart)
'Cause that's you and me (Take it back)
Both in a road, won't you leave me now
Now

Oh Nina (Love will come and love will go)
You should go Nina (But you can make it on your own)
'Cause I ain't never coming home (Sing that song, go)
In a road, won't you leave me now
And I've been living on the road Nina (People grow, and fall apart)
And then again you should know Nina (But you can mend your broken heart)
'Cause that's you and me (Take it back)
Both in a road, won't you leave me now
Ed Sheeran- Nina
 
Dalila ha vent'anni e delle labbra che non curva mai in un sorriso.

Dalila e le sue labbra sempre screpolate. Dalila ed i suoi occhi azzurri che odia fin da bambina. Dalila ed i suoi capelli biondi, anche se li  preferisce rossi. Dalila ed i maglioni che non sono suoi perché son troppo grandi. Dalila ed i jeans troppo stretti. Dalila ed il giubbino verde militare. Dalila ed il suo zaino blu che non lascia nemmeno per andare dal tabacchino sotto casa. Dalila ed il suo monolocale. Dalila che non si trucca mai. Dalila che non piange mai. Dalila e la borsa di studio per l'università. Dalila e la sua passione per la letteratura. Dalila ed il pianoforte impolverato che costa più del suo monolocale e dell'università messi insieme. Varie volte ha pensato di venderlo, ma non ce la fa, Dalila. Dalila e Dublino. Dalila ed il suo silenzio che ama. Dalila e le sette parole che riesce a dire in tutta la mattinata. Dalila e l'insonnia. Dalila e le notti passate sul terrazzo perché da lì le stelle si vedono meglio. Dalila e la laurea in letteratura che ha sempre desiderato avere fin da piccola. Dalila ed il suo eccessivo menefreghismo in tutto. Dalila ed il suo lavoro al caffè di Jake. Dalila e le parole interessanti che sente dire dal vecchio Jake. Dalila e le stradine che prende come scorciatoia per tornare a casa. Quanto la affascinano, quelle stradine. Dalila e la metropolitana sempre troppo piena, per lei. Anche alle tre di notte. Perché le danno fastidio quei tre ragazzi ubriachi e la ragazzina con un vestito troppo, davvero troppo, striminzito. Dalila ed il pacchetto da venti sigarette che finisce in ventiquattro ore. Dalila che dovrebbe smetterla di rovinarsi con le canne che fuma di notte per non pensare. Dalila e l'odio per l'alcool. Dalila e le parole che vorrebbe urlare. E se le sentissero quelle parole! Quanto bene farebbero. Dalila che ha passato più tempo a casa sua rispetto all'anno scorso. Dalila che sorride solo a sua nonna. Dalila che preferisce ascoltare invece che parlare. Dalila che preferisce capire le persone invece di conoscerle. Dalila che ha il naso all'insù e le mani sempre affondate nel cappotto. Dalila che si sente sola a casa sua se non c'è un po' di musica. La musica che piace a lei. Dalila che odia Parigi e Parigi che odia Dalila. Perché le ha portato via tutto. Dalila che ad Ottobre è ancora a Dublino ed ha vent'anni, e da sei mesi di questi aspetta il suo ritorno. Senza metterci troppa passione, perché, poi, alla fine, a Dalila non importa di nulla. 

Ed oggi ha dimenticato il quaderno degli appunti. Ed ha dovuto chiedere un foglio a Jessica che, entusiasta, le ha sorriso. Lei ha annuito, non le andava di ringraziare. Il professore Roberts scrive qualcosa alla lavagna. E le piace quel tipo. Perché le insegna la vera filosofia. Non quelle merdate che studiava alle superiori. Quindi legge, Dalila. E le piace anche la sua calligrafia. Ci sono scritte due parole. "Oggettivo" Recita la prima. "Soggettivo" La seconda. -Bene- si schiarisce la voce, alza gli occhi al cielo. Dalila muove lo sguardo attento per tutta l'aula. Sa che prima che Roberts inizii a parlare ci vorrà un po' di tempo. Henry, il ragazzo che le chiese una sigaretta il ventitre Gennaio, prima dell'esame. Lola, la ragazza dello scambio culturale con cui non vuole averci nulla a che fare, perché è troppo egocentrica. Spagnoli, tutti così. Steven che le ricorda tantissimo il figlio di Jake, che ora è a Londra per lavoro. Potrebbe andare a Londra una volta finita l'università. Scuote la testa. Troppo caotica. Magari deve cambiare completamente continente. L'America, gli USA. Magari, se le va, si. -Ragazzi- la sua attenzione è rivolta alla figura alta appoggiata alla cattedra. -Se un albero cade in una foresta desolata, il rumore si sentirebbe o no?- e non capisce, Dalila. Aspetta che le parole escano dalle labbra del professore. -Ovvio che si, professore- Sophie. L'uomo corruga la fronte. Guarda Henry, che ha il capo abbassato, sposta il suo sguardo su di lei. E allora capisce. -La foresta è desolata, non puoi sentire il rumore se non ci sei- e allora Roberts le sorride. E lei si meraviglia di sé stessa. Quante parole ha detto oggi? Una ventina? Se non di più. Aspetta il commento del professore. -Dipende dalla prospettiva- Dalila arriccia il naso, sbuffa silenziosamente. Non poteva semplicemente darle ragione? -Oggettivamente dovrebbe sentirsi- spiega il professore. Cammina per l'aula guardando negli occhi i suoi allievi. -Soggettivamente no- si morde le labbra screpolate, ci passa la lingua sopra. Annuisce, Dalila.  Ha capito cosa vuole spiegare Roberts oggi. Le piace la filosofia, tutto sommato. Sempre meglio della matematica!

Dublino non le piace granché. Troppo caotica. Troppa gente. Troppo chiasso. Troppe strade. Troppo tutto. Jake le sorride quando entra nel locale. Oggi ci sono troppe persone. Quasi non ha voglia di lavorare. Anche se non deve fare molto. Ci pensa Louise a prendere le ordinazioni ed a portarle ai tavoli. Jake lo sa che Dalila preferisce stare dietro al bancone. Non perché si faccia di meno. Ma perché non ha voglia di sorridere ed annuire agli estrani. L'ha fatto con poche persone in tutta la sua vita. Guarda Louise e le fa un cenno. Posa lo zaino nello stanzino e lascia il giubbino lì. Le sigarette in tasca con l'accendino, perché non vuole perdere tempo a cercarle dopo. E l'odore di caffè e l'aroma della birra che le arriva al naso, e quanto odia quel frullato alla fragola che deve preparare sempre lei perché nessun altro sa farlo. Ed i tavoli tondi ed in legno. E le sedie che trova comode più del divano di casa sua. Ed il bancone pieno di graffi, ognuno con una storia diversa. Tipo quello che quella ragazza francese, Marie, ha fatto gettando le chiavi con forza perché aveva litigato con sua madre. Ed adesso è tornata a Marsiglia , Marie. Perché le mancava casa e perché odiava il tempo irlandese. E Dalila non può far altro che darle ragione. Perché fa freddo anche a Luglio. A Parigi si stava da Dio a Luglio. C'è un graffio enorme. Quello se lo ricorda bene. La sua prima birra. Il suo primo ordine. Si ricorda le risa di Louise. Si ricorda le parole di Jake. "Sta' tranquilla, sai quante ne ho rotte io." Quindici anni e la confusione in testa. Si ricorda quando lui, dopo averlo saputo, le aveva sussurrato un "sei una schiappa" e l'aveva fatta sorridere. Si ricorda lo sguardo del cliente. "Non si spreca una Guinness! Ragazzina!" E lei lo sa bene. Figuriamoci. Per metà è un'irlandese, insomma. Sul tavolo c'è un piccolo graffio. Nel suo cuore c'è una risata inconfondibile e due occhi verdi. Una Dalila di circa diciassette anni che sorride e fuma una Marlboro rossa. Un Jake che le sorride mentre intrattiene due clienti, suo amici, probabilmente. Dalila ama quel caffè. Perché ci sono racchiusi i momenti migliori della sua vita. I ricordi più belli. C'è Jake che l'accoglie la prima volta che la vede. C'è Louise che le sorride anche se lei non lo fa. Ci sono i flashback di lui che la va a prendere a turno finito e la porta con sé a casa sua. C'è la sua adolescenza. Ci sono cinque anni di vita, lì dentro. Ed anche se odia il lavoro da barista, Dalila resta. Perché non può perdere altro ancora. E perché non ha voglia di cercare altro. Perché rimpiangerà questo. Le mancherebbe Louise. Louise: trentasette anni ed un sorriso smagliante. I tratti dolci di una mamma e gli occhi grandi e blu. Louise che le sorride sempre, perché sa com'è fatta Dalila. Perché sa che ha bisogno di quel sorriso, ogni tanto. Il sorriso materno che non vede da ormai tredici anni perché il destino ha deciso così. Dalila non si chiede cosa le preserva il destino. Perché è meglio vivere le cose così come arrivano. Anche le più dolorose. Louise invece fa sempre mille ipotesi. Sempre positive. Perché Louise è ottimista e nessuno può farle cambiare idea. Dalila non è né ottimista, né pessimista. Perché non ci pensa mai alle cose, e se lo fa si pone le ipostesi sia ottimisticamente che pessimisticamente. Louise dice che è meglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Dalila alza le spalle. Jake sorride sempre. Jake, Jake ed i suoi sessantotto anni. Jake ed il pancione alla Babbo Natale che gli regala un aria simpatica insieme a quella barbetta rossastra. E gli occhi del colore del mare sotto la scogliera. Il sorriso sempre allegro, gli occhi vispi pronti ad aiutarla e la voce roca e bassa che le piace ascoltare. Jake. E' grazie a lui che è riuscita a rimettersi in sesto. Perché l'ha accolta come una figlia. "La bella e dannata Dalila" la chiama, quando ne parla. 
  
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