15.
Solo il presente
La giacca che
indossava era di pelle, stretta e aderente che le fasciava i fianchi e metteva
in evidenza il seno. Quando l’aveva vista con quella addosso, Eric l’aveva
afferrata dai capelli dietro la nuca e l’aveva costretta a baciarlo. Non le era
dispiaciuto quel bacio, solo iniziava a sperare che i modi del ragazzo si
addolcissero giusto un po’, quel tanto che bastava per non ritrovarsi con
qualche livido.
Era stato lui a
sgattaiolare di prima mattina nei pressi del Pozzo, dove distribuivano i
vestiti, per prenderle qualcosa con cui poteva lasciare la sua camera. Non
poteva certo andarsene con la t-shirt che lui le aveva dato che, chiaramente,
non apparteneva a lei essendo maschile. I capi erano stati informati, ma non
era il caso di sbandierare a tutta la fazione che era stata a dormire con un
uomo e che lasciava la sua stanza con la sua maglietta addosso.
Non potendo
raggiungere il dormitori degli iniziati, Eric aveva pensato che l’unico modo
che aveva per procurarle qualcosa che sembrasse appartenere realmente a lei,
dato che non aveva altro con sé se non i pantaloni e le scarpe, era prendere
qualcosa di nuovo vicino al Pozzo, e così aveva fatto.
Grazie alla giacca
di pelle, con un taglio tipicamente da donna, sagomato e stretto, Aria aveva
potuto lasciare la stanza di Eric senza destare sospetti. Aveva nascosto i
bordi troppo lunghi della t-shirt nera infilandoli nel bordo del giubbino
nuovo, che aveva poi chiuso fino al collo per non fare vedere cosa indossava
sotto. La cerniera era in diagonale, partendo dal fianco destro per salire alla
spalla sinistra.
Le piaceva molto la
sua nuova giacca, decise infatti che l’avrebbe tenuta, così come avrebbe tenuto
la maglietta di Eric, anche se quella avrebbe dovuto nasconderla.
Quella mattina aveva
deciso di uscire per prima per raggiungere i dormitori, lasciando Eric da solo
e libero di sbrigare le sue faccende.
Avevano passato la
notte insieme, dormendo nello stesso letto, e i momenti imbarazzanti fra di
loro erano stati molti e difficili da dimenticare. Quando Eric l’aveva portata
in braccio sul suo letto, avevano iniziato a baciarsi e le mani di entrambi
erano corse ad esplorare il corpo dell’altro.
Lui le aveva
accarezzato il viso, i fianchi, le cosce, aveva indugiato sul suo seno per poi
toccarglielo senza timore. Le aveva baciato il collo e lei non si era opposta,
stringendogli con le mani la schiena muscolosa e accarezzandogliela con le
unghia, lasciando sulla sua pelle una scia di piccoli brividi.
Quando aveva
iniziato a sentirsi accaldata, e aveva capito che anche Eric si stava
trattenendo, aveva provato a parlargli.
Gli aveva detto nel
modo più deciso che conosceva che, per quanto lui pensasse il contrario, non
era una bambina. Aveva detto di essere pronta e per nulla spaventata ad
aumentare il tipo di contatto che fino a quel momento avevano condiviso.
–Ricordi quanto hai detto che, quando sarebbe stato il momento, sarei stata io
saltarti addosso?- Aveva chiesto, lasciandolo interdetto. –E se volessi farlo
adesso?-
Eric l’aveva
guardata intensamente per diversi secondi, e le era parso di vedere le
scintille di desiderio accendersi nei suoi occhi cerulei, ma poi le aveva tolto
le mani dai fianchi e si era messo a sedere vicino a lei. Stranamente serio, ma
come se facesse fatica ad esserlo. –Per oggi ne hai passate abbastanza, direi
che è il caso di fermarsi qui con il carico di adrenalina, per adesso…-
Aveva provato a
fargli cambiare idea, ma lui era stato categorico. Aveva messo fine al loro
momento di carezze e baci rubati e, secondo Aria, lo aveva fatto per non
rischiare di cedere alla tentazione. Sentiva il suo respiro affannato, e sapeva
che anche lui sentiva una lava incandescente scorrergli nelle vene, e la voglia
di non fermarsi e di continuare ad esplorarsi a vicenda fino alla fine.
Poi Eric aveva
tirato fuori un argomento capace non solo di farla arrossire in maniera
vergognosa, ma persino di farle passare la voglia di convincerlo. Le aveva sbattuto
davanti la storia che, per molte donne, la loro priva volta era piuttosto dolorosa
e, dato quello che aveva subito solo poche ore prima, non se la sentiva di
procurarle altro dolore.
-Sai, per quanto
bravo io sia,- Le aveva detto malizioso, tenendo d’occhio il rossore delle sue
guance. –Credo che sentirai comunque un po’ di male, dipende da te, e per oggi
non voglio più vederti piangere o sentirti frignare!-
Aria era avvampata e
si era rifiutata di approfondire l’argomento, se Eric voleva farle cambiare
idea mettendola terribilmente in imbarazzo, c’era riuscito. Sanza considerare
che era riuscito ad offenderla e a farla arrabbiare. Si divertiva davvero a
provocarla e, in qual caso, voleva anche metterla in difficoltà. Per
consolarsi, si ritrovò a pensare che, forse, Eric era più spaventato di lei per
quell’argomento.
Ma era impossibile.
Gli aveva dato un
pugno sul petto e poi si erano ritrovati a mangiare torta al cioccolato,
l’unica cosa che Eric era riuscito a recuperare delle cucine, sul letto.
E poi avevano
dormito. Vicini.
Scosse la testa per
cancellare i ricordi della notte precedente e proseguì per la sua strada,
diretta ai dormitori. La prima cosa che doveva fare era trovare Sasha e parlare
con lei.
La sua amica bionda
aveva messo anima e corpo per farle passare un felice compleanno, le era
rimasta accanto per tutto il giorno precedente, aveva perfino convinto un’
iniziata interna a fargli fare il giro della residenza. Era stato piacevole
conoscere quella ragazza, si chiamava Marlene, e anche il suo amico Uriah. A
quanto pareva i due conoscevano Tris, così anche lei si era aggiunta al giro
turistico insieme a Christina, Will e il loro amico Al.
Aria aveva sorriso
per tutta la mattina, non era mai stata così tanto bene con un gruppo di
persone così numeroso. Era stato estremamente piacevole conoscere stanze della
residenza che non conoscevano, e trovarsi a ridere e scherzare in maniera
spensierata. Gli Intrepidi erano pazzi, e Uriah ne era l’esempio, aveva
raccontato a Tris una serie di sciocchezze che aveva combinato, facendo ridere
tutti.
Non si era mai sentita
tanto bene, si convinse che quella era casa sua e che quello sarebbe stato solo
primo di una seria di giorni folli e felice.
E tutto questo
grazie a Sasha.
Sospirò, per
ringraziarla l’aveva cacciata via quando aveva cercato di farle capire che
combattere con Peter non era la cosa migliore da fare. Non avrebbe dovuto
mandarla via in quel modo, non dopo tutto quello che aveva fatto per lei. Doveva
sicuramente scusarsi.
Accelerò il passo e
si infilò nel dormitorio, il suo letto era il primo vicino all’entrata e quello
di Sasha quello subito dopo. Non si preoccupò degli altri iniziati, la maggior
parte dei quali era già andata via, e si avvicinò a Sasha trovandola lì vicino
che riordinava le sue cose sotto al suo letto.
-Ciao, possiamo
parlare?- le chiese dolcemente, a bassa voce.
Sasha serrò le
labbra, alzò gli occhi e la fissò in silenzio con un’espressione dura e
distaccata.
Aria non se ne
accorse, le fece segno con la testa di seguirla fuori.
Si incamminarono
lungo il corridoio in penombra e Aria svoltò verso l’angolo in cui si era
nascosto Eric quando, poche sere prima, l’aveva aspettata dopo l’esercitazione
per condurla nella sua camera. Le aveva spiegato che, in quell’angolo, non
c’erano telecamere.
Si voltò verso Sasha
e mise le mani nelle tasche del giubbotto di pelle, prendendo un respiro
profondo. –Volevo scusarmi con te, ieri non avrei dovuto trattarti in quel modo
in palestra,- disse d’un fiato. –Mi perdoni?-
Le mostrò un
sorrisino tutto denti, cercando di scherzarci sopra.
Sasha incrociò le
braccia al petto e serrò la mascella, il suo sguardo era sempre più distante.
–C’è altro?-
Aria spalancò gli
occhi ed una strana sensazione le si agitò nel petto. Non capiva come mai
Sasha, che era sempre ironica, non coglieva la sue intenzioni allegre, né
capiva come mai, proprio la sua amica che si lamentava delle scarse
dimostrazioni d’affetto che le riservava, non era felice di quel gesto di scuse
così tanto sentite.
-Altro?- chiese
alzando le spalle.
Sasha assottigliò le
sguardo. –Eric…-
In quel momento Aria
capì che Sasha non l’avrebbe mai perdonata.
Il modo sgarbato con
cui le aveva detto di andare via per scontrarsi con Peter non era niente, era
un altro il problema. Il giorno prima, in palestra, mentre Peter la provocava
per ottenere l’incontro che tanto voleva, le aveva detto di aver scoperto di
lei ed Eric. Aveva detto ciò che aveva riferito a Finn, e di aver capito doveva
aveva passato quella notte.
E Sasha era lì, e
aveva sentito tutto.
Spalancò la bocca e
non ebbe il coraggio di dire niente, non solo aveva scoperto nel modo peggiore
il suo piccolo segreto sentimentale ma, conoscendola, si accorse di averla
ferita.
-Avevi detto che
avevi dormito per terra in palestra, quando ti ho chiesto dov’eri stata l’altra
notte. Hai inventato la storia che il tuo compleanno ti mette tristezza, e
invece eri con lui?-
Aria sentì le mani
tremarle, le aveva mentito, e lei adesso lo sapeva. Sasha era cresciuta tra i
Pacifici e, per quanto si ritenesse diversa dai suoi vecchi compagni di
fazione, era una delle persone più buone e gentili che avesse mai conosciuto.
Teneva davvero all’amicizia e, se poteva perdonare il suo strano carattere, non
avrebbe mai perdonato quel tradimento.
-Era vero, odio il
giorno del mio compleanno perché…-
-Hai dormito con lui
o no?- Le chiese, togliendole la parola.
Aria abbassò lo
sguardo è serro i pugni, sentiva un vuoto al petto così grande che pensò che
non sarebbe rimasta in piedi. –Sì, ma…-
-Ma non mi hai detto
niente!-
La guardò, vedendo
tutto il risentimento che provava. Scosse la testa. –Non potevo dirti niente,
doveva rimanere un segreto, è proibito avere relazioni con gli Iniziati!-
Sasha scosse la
testa a sua volta, rifiutandosi di guardarla. –E pensavi che proprio io andassi
in giro a rivelarlo a tutti?-
Rimase in silenzio.
Avrebbe voluto dirle che aveva paura delle telecamere nella residenza, e che
non poteva dirle nulla senza essere scoperti, ma non era vero. Non le aveva
detto niente per tenere per sé quel piccolo segreto. –Avevo paura che pensassi
male di me…- sussurrò ad occhi bassi. –Sai, voglio dire, è Eric!-
-Credevi che ti
giudicassi? Se ti piaceva io lo avrei capito, anche se parliamo di lui.- Sasha
la guardò e sembrò disturbata da ciò che vedeva. –È questa la considerazione
che hai di me? Non mi hai detto niente per paura che lo dicessi in giro o
perché pensavi che avrei avuto una considerazione sbagliata su di te?-
Non sapeva cosa
rispondere, sentì sola una lama invisibile attraversarle lo stomaco. Strinse i
pugni e rimase a fissarsi le scarpe.
-Ho cercato di
esserti amica,- iniziò Sasha, disincrociando finalmente le braccia da davanti
al petto per gesticolare. –Ti sono stata vicina, ho cercato sempre di farti
aprire di più e di farti sentire felice. Io ti voglio bene Aria, ma se non ti
fidi di me, se non mi vuoi come amica, io non so per cosa fatico a fare…-
A quel punto sapeva
cosa doveva dire, alzò gli occhi e guardò l’amica. –Io ti voglio come amica, ti
voglio bene Sasha e mi dispiace, davvero!-
Le erano uscite
spontanea quelle parole, anche se credeva che non sarebbe mai stata capace di
dire ciò che provava così apertamente.
Forse Sasha colse il
suo tono di voce basso e pensò che fosse poco convinta di ciò che aveva detto,
oppure colse la sua rigidità e l’incapacità che aveva di dire veramente tutto
quello che pensava. –Se ti infastidisco tanto, ti lascio in pace…-
Aria scosse la testa
e fece un passo avanti, sentiva il vuoto nel suo petto crescere. –No, voglio
che continui ad essere mia amica. Mi dispiace davvero, scusami!-
Sasha la studiò in
silenzio, poi scosse il capo. –Ci penserò…-
Quando la sua amica
si voltò per andarsene, Aria appoggiò una mano alla parete e si lasciò
scivolare per terra. Si sedette con le ginocchia al petto e pensò che scusarsi
non era bastato. L’unica amica che aveva era arrabbiata con lei e, forse,
l’aveva persa per sempre.
Essendo la seconda
giornata che gli iniziati avevano libera dopo il duro allenamento per superare
il primo modulo, erano tutti in giro per la residenza. Aria decise di passare
la mattina da sola, nel dormitorio. Fece una lunga doccia e si lavò i capelli
poi, tornata al suo letto, ripose con cura la maglietta di Eric sotto il
cassettone e cercò di nasconderla sotto altri indumenti.
Fece passare il
tempo spazzolandosi i capelli e scegliendo con cura gli abiti per la giornata,
optando per un paio di pantaloni neri aderenti, canottiera e, dato il freddo,
un maglioncino di cotone ovviamente nero con scollo a V. Riuscì anche ad
addormentarsi per un po’, facendo passare il tempo senza dover pensare a nulla.
A pranzo Sasha aveva
scelto di sedersi ad un tavolo con alcuni iniziati interni, vicino a Marlene.
Aria invece si era seduta al solito posto, con Tris e Christina e, quando anche
Will ed Al erano arrivati, avevano pranzato tutti insieme tranquillamente.
Nel pomeriggio gli
iniziati interni ed esterni avrebbero dovuto prestare servizio subito fuori
dalla residenza, aiutando a scaricare le risorse alimentari portate dai
Pacifici con i loro furgoni. Aria avrebbe voluto chiedere a Sasha cosa provava
entrando in contatto con alcuni della sua precedente fazione, ma l’amica
continuò a starle lontano.
Messe al loro posto
le riserve alimentari, i Pacifici erano andati via e gli iniziati si spostarono
a cena.
Stanca di dover
stare lì a guardare la sua migliore amica sedersi lontano da lei, cenò
velocemente vicino a Will e ai suoi amici e poi se ne andò, lasciando la mensa
per prima.
Quella giornata
sarebbe dovuta essere da cancellare, ma lei conosceva un modo per sfogarsi e
per sentirsi subito meglio. Raggiunse infatti il poligono a grandi passi e,
presa una pistola, la caricò e si concentrò sui bersagli.
Pensò al giorno
precedente, quello del suo compleanno, e pensò a come Sasha ed Eric lo avevano
reso speciale. Il tutto era iniziato con Eric che la portava nella sua camera,
le preparava un bagno caldo e la invitava a passare la notte con lui, nel suo
letto. La parte migliore era stato il risveglio quando, oltre ogni ragionamento
logico, si era intrufolata con lui nella doccia e, spogliandosi non solo dei
suoi vestiti, si era lasciata andare veramente per la prima volta. Si erano
baciati e scoperti, con carezze leggere e feroci, e lei si era sentita come in
paradiso. A rendere speciale il resto della mattinata ci aveva pensato Sasha e,
poi, era successo qualcosa di spiacevole.
Adesso che non c’era
Eric ad osservare ogni sua reazione, Aria lasciò che un brivido la scuotesse da
capo a piede, soffrendo al ricordo delle scontro con Peter e con il capo
fazione Finn che aveva ben pensato di punirla per farla pagare ad Eric.
Scosse la testa, per
quanto spiacevole fosse il ricordo, alla fine Eric l’aveva ricondotta nella sua
camera, regalandole un’ altra notte insieme tra baci e istinti soffocati.
-Ti ho mai detto
quanto reputo attraenti le donne con una pistola?-
Aria smise di
sparare e abbassò l’arma, voltandosi verso l’ entrata della grotta.
Non riuscì a
trattenere un sorriso quando si accorse di Eric, appoggiato con una spalla
contro l’ingresso, con le braccia incrociate al petto e il sorriso furbo. Era
davvero tanto tempo che non la raggiungeva al poligono, spiandola di nascosto. Fu
felice di vederlo di nuovo lì, come ai vecchi tempi e come se nulla fosse
cambiato da quando iniziavano ad avvicinarsi l’un l’altro, proprio attraverso
quegli incontri al poligono.
-Adesso sarei un
donna? Quindi smetterai di trattarmi con una bambina, immagino!- lo provocò,
avvicinandosi al tavolo di fronte ai bersagli per posarvi la pistola.
-Te l’ho già detto, Piccola.- ripose Eric, pazientemente.
–Sarò io a farti diventare una donna…-
Aria si voltò e il
suo sorriso si accese. Piegò la testa da un lato e si mise una mano sul fianco.
–Ma non spetta a te decidere quando…-
Eric si strinse
nelle spalle e le mostrò il suo ghigno più crudele. –So aspettare!-
-Io no!-
La ragazza vide
distintamente la scintilla attraversare lo sguardo di Eric e, per un attimo, le
parve anche di vederlo stupito e quasi spaventato. Assottigliò lo sguardo e si
dondolò sul posto con fare ammiccante, sorridendogli, mentre lo guardava dritto
negli occhi.
Il fatto che
l’atteggiamento di Aria passasse da provocatrice a bambina era una delle cose
che Eric apprezzava di più. Alzò gli occhi ad indicare una telecamera nascosta
e poi guardò il punto davanti ai suoi piedi.
Aria capì che le
stava indicando una telecamera e che, evidentemente, il punto in cui lui si
trovava era cieco. Forse era per quello che, quando andava ad osservare i suoi
allenamenti, rimaneva sull’ingresso.
Decise di
raggiungerlo e si fermò proprio davanti a lui, sfidandolo con uno sguardo
intenso e provocante. –Non puoi decidere sempre tutto tu, a volte devi lasciare
anche a me la possibilità di decidere e di fare le mi scelte…-
Eric non disse
nulla, la guardò come se attraverso quello sguardo potesse assorbirla
completamente. Lasciò scivolare una mano sul suo viso e si chinò per baciarla
sulle labbra.
-Se ti può
interessare,- Le disse terminato il bacio, ancora vicinino al suo viso. –Ero
venuto a prenderti…-
-A prendermi?-
Chiese Aria, tornando ad appoggiare i talloni per terra, dato che per baciare
Eric doveva mettersi sulle punte dei piedi.
Eric le risistemò un
ciuffo di capelli dietro l’orecchio e si concesse, per l’ennesima volta, il suo
ghigno sinistro. –Credo di essermi abituato a dormire con te. Sai, lenzuola
calde, vederti spogliare al mattino per entrare con me nella doccia… poterti
toccare.-
Aria avvampò e, per
non farsi scoprire senza fiato, parlò. –Mi piace questa tua abitudine!-
Arrivati nella
stanza, Aria ed Eric uscirono nell’ampio balcone, e rimasero per un po’ ad
osservare il cielo. Chiacchierano tranquillamente, si provocarono e si
scambiarono qualche bacio. Il tempo passò senza che se ne accorgessero e,
quando fu buio, tornarono dentro ed Eric tirò le tende.
Aria rimase in
silenzio mentre il ragazzo si avvicinava all’appendiabiti per lasciarvi la
propria giacca.
Era sempre bello,
con i muscoli pressanti e gli occhi chiari e profondi, perfino il suo
atteggiamento cupo era attraente per lei. Gli si avvicinò in silenzio e,
cogliendolo di sorpresa, gli mise le mani sul petto e lo baciò. Eric aveva gli
occhi bassi e non si aspettava quel bacio, ma fu comunque felice di ricambiarlo
mettendole le mani sui fianchi.
E poi, nel silenzio
della stanza, Aria lo guardò negli occhi. Aveva le mani sul suo petto, teneva
le labbra serrata e, con quello sguardo, stava cercando di trasmettergli ciò
che provava.
Non gli importava
nulla dell’età, né del poco tempo che avevano passato insieme, le importava
solo di quello che stava vivendo. Forse avrebbe potuto aspettare, conoscere
meglio l’uomo che le stava davanti, ma aveva già visto dentro di lui e non
desiderava altro che perdersi totalmente fra le sue braccia. Non si erano
promessi né chiesti nulla, e a lei andava bene. Ci sarebbero stati giorni
difficili, giorni in cui forse quello che provavano in quel momento sarebbe
svanito, ma non le importava.
Il quel preciso
istante, dentro quella stanza, c’era solo il presente.
Sentiva solo il suo
cuore battere all’impazzata e la testa leggera, come non le era mai successo.
Forse era quello che si provava quando ci si invaghisce di qualcuno, quando si
a che fare con la prima cotta, ma per lei era diverso. Il legame che sentiva
con quel capofazione spietato e beffardo, era troppo forte, troppo intenso e
troppo grande per essere solo un’ infatuazione da poco conto.
E lei, oltretutto,
non era il tipo di ragazza che lasciava entrare qualcuno nella sua vita con
tanta facilità. Al contrario, era sempre stata contraria ai legami e spaventata
dalle persone ma, se Eric era riuscito ad abbattere il suo muro, doveva per
forza essere speciale.
Meritava tutta sé
stessa.
Qualcosa, nel
profondo del suo cuore, le disse che, forse, anche per Eric quel legame era
speciale.
-Io lo voglio
davvero, Eric…- sussurrò in punta di piedi, immergendosi nei suoi occhi verde
chiaro.
Eric mosse le labbra
ma non disse nulla, le strinse il viso con le mani e la guardò intensamente,
forse stava cercando qualcosa in lei, come un segno di debolezza, d’ incertezza
e forse di follia, ma non trovò nulla. La baciò con ferocia, stringendole i
capelli fra le mani, per poi avvolgerle le braccia attorno alla schiena per
stringerla con forza contro il suo petto. Scese con le labbra a baciarle il
collo, le afferrò con una mano la coscia e sollevò la sua gamba portandosela
attorno a un fianco.
La guardò ancora e,
quel velo di serietà dietro cui si era nascosto, scomparve. I suoi occhi erano
affogati nel desiderio e le sue labbra schiuse, pronte a baciarla ancora.
-Non sai quanto ti
voglio…- le sussurrò con voce rauca,
posandole una mano sulla guancia per baciarla ancora, mentre con l’altra mano
le teneva il ginocchio sollevato contro il suo fianco.
-Allora non
trattenerti…- Gli rispose, con tanta sicurezza che Eric rimase per un attimo a
guardarla, quasi sconvolto.
Attraverso quelle
parole Eric percepì la sua determinazione, ma anche la sua dolcezza. Ciò che
però gli aveva tolto il fiato era il calore che gli aveva trasmesso.
Si baciarono ancora,
sempre di più e con sempre più bramosia. Aria gli mise le mani dietro la nuca e
poi le fece scendere ancora sul suo petto, per arrivare agli addominali
scolpiti e al bordo della sua maglietta.
-Aspetta!- Le disse
lui, la voce affannata, bloccandole i polsi. –Perché non facciamo una doccia
insieme prima, ti va?-
Aria abbassò gli
occhi sulle sue mani, imprigionate da quelle di Eric, e sorrise.
Mentre il ragazzo la
trascinava con lentezza verso il bagno, senza che riuscissero a separarsi,
ancora carichi di desiderio, Aria si sentì pervadere dalla paura e
dall’imbarazzo. Quando le mani iniziarono a tremarle e il cuore le salì in
gola, minacciando di soffocarla, capì che Eric le aveva fatto quella proposta
per smorzare la tensione. Sapeva che, prima o dopo, si sarebbe sentita in
imbarazzo, che magari avrebbe avuto anche timore di quello che stavano per
fare, così cercava un modo per metterla a suo agio prima di abbandonarsi fra
lenzuola.
Era assurdo
arrossire, si era già spogliata davanti a lui, e poi Eric era l’unico che le dava
una sicurezza immensa e piena di calore.
Quando Eric chiuse
la porta del bagno e, quando la baciò abbracciandola, Aria sentì il suo cuore
alleggerirsi e mille brividi lungo la sua schiena. Quando il ragazzo le sfilò,
con estrema dolcezza, il maglioncino che indossava, si sentì al sicuro e si
abbandonò alle sue mani che le accarezzavano la pelle lasciando scie infuocate.
Continua….