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Autore: LucyImhome    04/11/2014    3 recensioni
Avviso per chi avesse appena iniziato a guardare la serie:
ci potrebbero essere spoiler sia sulla terza, sia, in futuro, sulle stagioni successive.
Dal primo capitolo:
"Un passo, un altro e un altro ancora.
E Sam Winchester comparve sulla soglia. Giacca beige, semi aperta sopra ad una camicia a quadri giallognola e jeans.
Si fermò. I capelli spostati all'indietro e divisi circa a metà da un’improbabile riga in mezzo, ricadevano in due ciuffi ai lati della fronte alta e spaziosa, solcata da due profonde rughe d’espressione.
Un’espressione dura. Forte. Inarrestabile. L’espressione di chi ha smesso di giocare, perché non ha più niente da perdere. Perché ormai ha già perso tutto."
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
Capitoli:
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Capitolo 1-
 
TitoloFor revenge? No. For justice.
Fandom: Supernatural
Rating: giallo (solo perché il verde è troppo allegro)
Genere: angst, ma migliora.
Personaggi: Sam Winchester, Bobby, per ora. Poi penso un po' tutti :)
Pairing: nessuno, per ora… piccolo spoiler? Conoscendomi, finirà che sarà una Wincest :’) *sguardo innocente da “no, non sono una shipper”*
Contesto: 3x11. Sì, sono un tragedia.
 
 
Un passo, un altro e un altro ancora.
E Sam Winchester comparve sulla soglia. Giacca beige, semi aperta sopra ad una camicia a quadri giallognola e jeans.
Si fermò. I capelli spostati all’indietro e divisi circa a metà da un’improbabile riga in mezzo, ricadevano in due ciuffi ai lati della fronte alta e spaziosa, solcata da due profonde rughe d’espressione.
Ed era l’espressione sul suo volto la cosa che stonava e che più metteva paura: un’espressione scavata, ma non triste, provata e vissuta, forgiata nel dolore, nella mancanza e nella perdita, ma non malinconica. Un’espressione dura. Forte. Inarrestabile. L’espressione di chi ha smesso di giocare, perché non ha più niente da perdere. Perché ormai ha già perso tutto.
L’espressione di cruda rassegnazione alla realtà dei fatti, alla consistenza della sua perdita, all’inaffrontabile conseguenza che quella consapevolezza aveva sortito in lui. L’espressione di chi è cambiato per sempre e sa di non poter più tornare indietro.
Bobby era inginocchiato per terra, l’immancabile cappellino da baseball blu e grigio calcato sulla chioma argentata e una camicia a quadri di flanella aperta sul ventre prominente. Davanti al vecchio cacciatore, sul legno del pavimento era stato abilmente disegnato con un gesso bianco un simbolo rituale: era un cerchio da cui si dipanavano tre linee rette, lunghe ciascuna una ventina di centimetri, in tre direzioni diverse e al termine di ognuna un cerchio di gesso più piccolo, ben marcato, circondava un lumino acceso, di quelli rossi da cimitero. Al centro del cerchio, sopra agli intricati simboli, c’era un grosso tomo dall’aria antica, che Bobby stava sfogliando con una delicatezza quasi reverenziale.
Appena udì i passi si voltò di scatto.
“Sam!” esclamò: “È bello rivederti, ragazzo.” Il vecchio cacciatore si alzò e si avviò per dare al giovane Winchester, l’ultimo Winchester, un saluto degno della circostanza.
Dopotutto erano mesi che Sam non si faceva vivo, che non rispondeva alle sue telefonate, ignorava i suoi messaggi e la segreteria. Era naturale che fosse preoccupato per il ragazzo.
Lo strinse tra le braccia e gli occhi di Bobby si fecero lucidi di lacrime. Gli assestò due pacche sulla schiena, quasi a congratularsi che fosse ancora vivo.
Ma Sam non ricambiò l’abbraccio, non ricambiò il sollievo, non ricambiò nemmeno il saluto. Bobby sciolse quel patetico abbraccio e si allontanò da quei due metri di incrocio fra un Winchester e uno sconosciuto, che continuava a chiamare Sam.
“Perché proprio qui, Bobby?” chiese soltanto.
Per Bobby fu un duro colpo. Vedere come niente gli importasse più, niente a parte la sete di vendetta, a parte quel bisogno cieco di colmare il vuoto lasciato dal fratello, fu come uno schiaffo in piena faccia per il vecchio cacciatore.
Eppure l’aveva sempre saputo, non avrebbe dovuto sorprendersi: senza Dean, Sam era come un guscio vuoto.
Quello che non si era aspettato era che il giovane Winchester avrebbe riempito quel guscio di cieco furore, di brama di vendetta. E di odio.
Ma fu meno di un istante. Bobby Singer scacciò quei pensieri preoccupati con un’abile scrollata di spalle.
“Questo è l’ultimo posto in cui il trickster ha fatto la sua magia…” iniziò.
“Allora?” lo interruppe bruscamente Sam. Bobby si distanziò di un paio di passi, come per vedere meglio quello che gli stava di fronte.
Quello non era Sam Winchester. Non era il Sam Winchester che Bobby ricordava, non era il Sam che era stato prima. Di nuovo il vecchio cacciatore lasciò perdere le sue considerazione, annegandole in una risposta brusca.
“Se vuoi catturarlo, ho trovato un rituale evocativo per portarlo qui.” Concluse tornando verso i suoi simboli di gesso e lumini rossi.
Sam girò per la stanza uno sguardo sospettoso e duro, la mascella contratta.
“Che ci serve?” domandò infine.
“Sangue.”
Sam Winchester annuì e sollevò le sopracciglia in un gesto accondiscendente.
“Quanto sangue?” abbassò gli occhi sui simboli rituali disegnati a terra.
“Il rituale dice quattro litri e mezzo.” Bobby non staccava gli occhi dal volto di Sam, o dell’individuo che gli stava di fronte quantomeno, per individuarne eventuali cedimenti: “E dev’essere anche fresco.”
Sam sollevò lo sguardo, soppesando tutte le implicazione di quello che Bobby gli stava dicendo. E non gliene importava niente.
“Per averlo…” iniziò: “…dovremmo dissanguare un essere umano.”
“E dobbiamo farlo entro stanotte.” Bobby stentava a credere alle parole che stavano uscendo dalla sua stessa bocca, ma doveva reggere il gioco, per vedere dove il ragazzo sarebbe andato a parare: “Altrimenti passeranno altri cinquant’anni.”
Sam deglutì, girando un’altra occhiata per la stanza. Poi fissò Bobby.
“Andiamo a procurarcelo.”
No, quello che si stava avviando verso la porta non era il giovane Sammy Winchester. Quello che adesso lo stava guardando con aria sollecita non era il ragazzino che John Winchester aveva scarrozzato da uno stato all’altro, fino a casa sua, durante questa o quella caccia.
“Mi spezzi il cuore, ragazzo.” Il tono dell’anziano cacciatore perse quella nota menefreghista e canzonatoria e la voce roca risuonò spezzata.
“Cosa?” domandò Sam, improvvisamente confuso. I suoi occhi non tradivano però questa confusione. Sembrava più intenzionato a far fuori a mani nude chiunque si fosse messo sulla strada del suo sangue umano.
“Non vorrai davvero uccidere un uomo innocente…” spiegò pazientemente Bobby, sebbene gli sembrasse davvero stupido dover spiegare quelle cose proprio a lui.
“Allora perché mi hai fatto venire?” improvvisamente Sam s’infastidì.
“Perché?!” Robert Singer perse la pazienza, che per inciso non era mai stata la sua più grande virtù: “Perché era l’unico modo per riuscire a vederti! Perché sto cercando di farti ragionare!” si avvicinò al ragazzo che lo fronteggiava, arrivando ad un palmo dal suo viso: “Perché pensavo che non saresti mai stato disposto ad uccidere un uomo!” Razza d’idiota! Come faceva a non vederlo? A non vedere cosa stava diventando?
“Ti sei sbagliato, invece.” Sibilò il giovane Winchester, con una durezza che non gli apparteneva: “Tu aspetta qui. Lo farò da solo.”
“Mi dispiace ma non ti farò uccidere nessuno.” Che diavolo stava dicendo, quel ragazzo? Davvero avrebbe ucciso un uomo per uno stupido rituale evocativo? Davvero avrebbe sacrificato una vita umana, come quella di una qualsiasi capra su un altare, solo per vendetta?
“NON T’IMMISCHIARE IN QUELLO CHE IO FACCIO O NON FACCIO!” sbottò il giovane Winchester.
Aveva alzato la voce. Aveva urlato. Contro di lui. Contro  Bobby, contro quello che aveva sempre definito il suo secondo padre. L’anziano cacciatore espirò e le sue spalle si abbassarono, mentre i suoi occhi si ingrandivano, abbracciando la verità. Anche l’ultimo dei Winchester era morto: quello davanti a lui non era più Sam.
Bobby annuì, comprendendo e accettando i fatti che i duri occhi del ragazzo che aveva davanti gli stavano prospettando.
“Vuoi davvero tuo fratello indietro?” la domanda retorica restò senza risposta e Robert Singer estrasse da una borsa di pelle marrone un pugnale dall’aria antica e dalla lama contorta e scura.
Il filo del coltello scintillò nella poca luce.
Bene.” Concluse il vecchio.
Gli occhi del Winchester rimasero duri, ma fu il tremolio della sua mascella a tradirlo.
“Che cosa vuoi dire?” chiese, raccogliendo tutta la forza che aveva per scacciare il pensiero che si stava facendo largo nella sua mente, facendo crollare i suoi muri.
“Meglio me di chiunque altro.” Come la mettiamo adesso, ragazzo? Che farai?
Questa volta Sam impiegò qualche istante in più per replicare.
“Sei impazzito, Bobby?” Sam Winchester abbassò lo sguardo.
Allora non sei fatto di pietra, ragazzo… si disse Bobby
“Io non ti ucciderò mai.” Gli assicurò, finalmente il tono della sua voce aveva perso quel tono da cafone arrogante che Bobby si sarebbe aspettato più da Dean.
“Oh, adesso sono io quello pazzo.” L’anziano cacciatore non si capacitava di quanto Sam fosse cieco. O stupido.
“Ascolta, Sam…” sospirò Bobby: “Io sono vecchio, sono vicino alla fine del mio percorso. Tu puoi continuare a combattere.” Tu sei forte, ragazzo. Io lo so. Non lasciarti andare. Non fare sciocchezze: tu sei più di questo. Continuò: “… e a salvare delle vite. Ma hai bisogno di tuo fratello. Quindi richiamalo a te.”
Gli occhi di Sam cercarono un punto fisso ai suoi piedi, mentre metabolizzava quelle parole.
“Bobby…” scosse la testa.
“Tu e Dean…” lo interruppe Bobby: “…siete voi. Siete voi due la mia vera famiglia.”
Vide l’insicurezza farsi largo negli occhi grigioverdi del Winchester.
Gli porse il pugnale.
“Su avanti.” Gli disse: “Io voglio farlo.”
Lo sconosciuto riprese il controllo su Sam, che afferrò il pugnale. Gli occhi, leggermente lucidi, si fecero due fessure sottili.
“D’accordo.” Acconsentì, in tono quasi provocatorio.
“Bene.”
Si scambiarono sguardi tesi per qualche istante, poi Bobby si voltò, la consapevolezza che quel ragazzo non era più il Sam che ricordava che gli segnava il volto. Si inginocchiò a terra, da brava vittima sacrificale.
“Solo…” lo fermò: “Fai in fretta.” Ordinò.
Il volto di Sam era finalmente quello di un tempo, ma Bobby non poteva vederlo. Il giovane Winchester sembrava sul punto di mettersi a piangere.
“Fallo, figliolo.”
 
Un discorso davvero commovente, si disse Sam.
Se solo quello fosse stato Bobby.
“Sì, va bene Bobby.” accettò, scambiando la lama di Bobby, con un paletto di legno: “Sai perché lo farò?” di colpo la sua voce tornò quella spietata e tagliente dello sconosciuto senza scrupoli che si faceva chiamare Sam.
Si avvicinò al corpo inginocchiato del vecchio cacciatore e, in una frazione di secondo, un paletto grondante di sangue trapassava il torace di Robert Singer da parte a parte.
Perché tu non sei Bobby.” Sibilò il Winchester.
Il corpo del cacciatore cadde inerte, riverso sulla pancia.
Sam si alzò, soddisfatto di aver finalmente ucciso quel figlio di puttana di un Trickster.
Ma il vecchio cacciatore non scomparve in uno sconnesso lampo elettrico, la ferita non bruciò, il corpo non si smaterializzò. Non successe assolutamente nulla.
Il corpo di Bobby rimase immobile, esanime a dissanguarsi sul pavimento, un paletto di legno che gli sbucava dalla pesante camicia di flanella e nessun segno di attività soprannaturale.
No.
Non poteva essere.
Non poteva essersi sbagliato.
Il terrore si impossessò di lui. Sam s’irrigidì e l’espressione sul suo volto mutò in un istante da bieco compiacimento a puro panico.
“Bobby?” chiamò con voce tremante, gli occhi fissi sul cadavere riverso.
L’uomo non si mosse. E al cadavere non successe nulla.
“Bobby?” disse ancora, il panico che si irradiava su ogni nota della sua voce, rendendola rauca e terrorizzata.
BOBBY!” l’urlo non ebbe eco, ma la paura si trasformò in disperazione.
 
...

NdA

Aka… l’angolo dello sclero e della richiesta di misericordia.
È la mia prima ff.
Così metto le mani avanti, vi faccio tenerezza e non mi venite a cercare con torce e forconi. Niente di originale come ff: ho solo preso il 3x11 “Un martedì infernale”  e reso, per quanto possibile, ancora più angst. Quindi anche la suspance del “chissà come va avanti” qui nasce e qui muore, perché tanto lo sanno tutti ;).
Prima o poi sarò in grado di usare la mia immaginazione, ma sto ancora facendo il rodaggio, quindi rileggete la prima frase, provate pena per me e fate finta che vi sia piaciuta <3
Cose utili da sapere: Siccome ho una mezza –ma proprio mezza eh!-  idea di come far proseguire con la trama, non garantisco che resterà ambientata nella terza stagione. Ma mi procurerò di avvisare nelle note o nel contesto eventuali spoiler, quindi nulla da temere. E siccome è la prima volta che pubblico, non garantisco nulla sull’uscita regolare dei capitoli, primo perché io non sono molto regolare come persona, e poi perché adesso ho già qualche capitolo diciamo pronto, ma in futuro potrei avere un blocco, o mi si potrebbe rompere il computer, o potrebbero rapirmi gli alieni… e quindi who knows?
Grazie in anticipo a chi vorrà leggere questa storia e un grazie speciale alla mia beta, che quando ha letto questo capitolo si è sentita dire “Dai, dimmi che ne pensi. È la mia prima fanfiction, non la pubblicherò mai…” e dopo aver letto le prime righe mi ha risposto “No, col cavolo. Tu pubblichi.”
Grazie, senza di te questa cosa non sarebbe qui.
Hope you enjoyed,
LucyImHome.
   
 
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