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Autore: Defiance    04/11/2014    6 recensioni
Steve, Capitano della squadra di basket amato da tutte le ragazze.
Natasha, capo-cheerleader amata da tutti i ragazzi.
Thor, il nuovo arrivato ‘bello e dannato’.
Loki, il fratello sfigato del ‘bello e dannato’.
Tony, il genietto della scuola.
Bruce, il secchione evitato da tutti.
Clint, il solitario che evita tutti.
Cosa succede se portiamo gli Avengers al liceo? E se fossero addirittura all’ultimo anno?
Leggete e lo scoprirete! Ne accadranno delle belle!
AU: tutti umani/normali. Genere: teen drama.
Avvertenze: Presenti anche Sharon Carter e Sam (Falcon), personaggi introdotti in CATWS. Personaggi secondari tratti da altri film Marvel (X-men, Spiderman).
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Assembled







 “Beh, allora sei stato proprio uno stupido, Rogers. Perché io so benissimo cavarmela da sola” puntualizzò, alzandosi di scatto dal letto e dirigendosi verso la finestra, dando così le spalle al giovane.
“Ma non capisco perché! Perché preferisci chiuderti in te stessa, piuttosto che fidarti delle persone che tengono a te!” tuonò Steve, raggiungendola svelto.
Non era andato da lei per litigare, voleva davvero starle vicino, ma non sopportava più il fatto che lo respingesse sempre: non ne aveva motivo, dato che quella cosa non era collegata a ‘quella notte’; da anni, l’atteggiamento della ragazza nei suoi confronti era cambiato e ora era completamente deciso a capire il perché.
“Perché da quando Sharon è entrata nelle nostre vite è come se fossimo costantemente in guerra e ogni debolezza rivelata potrebbe costituire un’arma contro noi stessi, Steve! E io sono totalmente intenzionata a vincerla, questa guerra!” ruggì lei, la mascella serrata e le mani strette in dei pugni.
“E se io volessi combattere al tuo fianco? Se tutti noi volessimo farlo?” insistette il Capitano, sfiorandole il braccio con una mano “non sei sola, Nat” 
“Cosa mi stai proponendo, esattamente?” chiese ridendo la russa, “di formare una specie di supergruppo di Vendicatori che facciano scontare alle persone come Bucky e Shy tutte le loro malefatte?” 
Il biondo restò in silenzio per qualche secondo: uno strano pensiero si stava formando nella sua mente.
“Vieni con me” disse, prendendola per mano e trascinandola nella sua auto.
“Ho appena avuto un’idea”

“La tua idea è per caso quella di andare a trovare Thor? Perché sono sicura che ti riderà in faccia non appena saprà la tua trovata ‘geniale’” asserì la Romanoff, alzando il passo per stare dietro al Capitano.
Come diavolo faceva ad essere così veloce?
“Steve, non più di un quarto d’ora, non fatemi finire nei guai” si raccomandò la signora Rogers quando i due arrivarono alla stanza del giovane, permettendogli poi di entrare.
“Ma che cazz..?!” biascicò la russa, nel vedere che nella stanza c’erano anche Clint e Tony.
“Riunione da me, capirai perché non abbiamo scelto un bar” la accolse un sorridente Thor, che sembrava essersi ripreso un po’.
“Non sapevo potessimo farti visita” commentò corrucciata la rossa, scrutando accigliata tutti i presenti.
“Non ti preoccupare, Nat. Abbiamo poco tempo e qualcosa di importante di cui discutere. Ho appena saputo cosa hanno fatto la Carter e Barnes e sono pronto a fare qualsiasi cosa Cap abbia in mente” la interruppe il ragazzo, uno sguardo così determinato da convincere la stessa Natasha.
Magari quella faccenda l’avrebbe distratto dalla questione Angel… e da Jane.
“Forza allora, Captain America. Parla” si arrese la rossa, sedendosi sulla sedia più vicina a lei. 
“Viviamo in un ambiente scolastico in cui la cattiveria fatta persona domina e non abbiamo mai fatto un accidente per cambiare le cose. Ma nel loro tentativo di ferirci, ci hanno dato qualcosa per cui lottare. La nostra dignità. E loro hanno provato a calpestarla, rendendo pubbliche faccende del nostro passato che volevamo restassero segrete, puntando ai nostri punti deboli. Siamo danneggiati, ma è proprio questo a renderci forti…”
“Tic,toc, Cap. Tic,toc” lo incalzò Stark, picchettando il dito contro il polso.
“Oh, ehm, sì. La mia idea è di boicottare il ‘regime gerarchico’ che domina la nostra scuola. Dobbiamo fargli capire di essere più forti di loro e rovesciare la medaglia. Dobbiamo farli scendere dal piedistallo” spiegò Steve, utilizzando un tono così solenne che persuase tutti quanti, persino Clint che in genere di quella roba se ne infischiava.
“E come avresti intenzione di procedere?” domandò perplesso.
“Io avrei un’idea” asserì Natasha, un sorriso malizioso dipinto sul volto e lo sguardo infervorato dalle parole del Capitano, poi spiegò:
“Agiremo gradualmente, con piccoli atti di ribellione. Sono troppo ottusi per sospettare una tentata rivolta. Poi, quando avremmo colpito abbastanza in profondità, affonderemo l’intero sistema e la scuola sarà libera da questa stupida tradizione della gerarchia. E Sharon Carter affonderà con essa”.
***

“Natasha, Steve. Potete venire un attimo nel mio studio? Avrei bisogno di scambiare due paroline con voi” li chiamò la signora Rogers, indicando la porta di una stanzetta. 
Erano due settimane che praticamente vivevano in ospedale, intenti a perfezionare il proprio piano di azione assieme a Thor e agli altri, ma la madre del Capitano li aveva sempre accuratamente evitati e Steve sosteneva che persino il suo comportamento a casa, quegli ultimi tempi, si era rivelato strano. 
“Ci sono stati degli sviluppi. Riguardo a Banner” esordì la donna, analizzando la cartella clinica per accertarsi di ciò che poteva e ciò che non poteva condividere con i giovani.
La Romanoff si rizzò immediatamente con la schiena e scambiò un fugace sguardo con il ragazzo, il quale invitò la mande a parlare.
“Bruce si è svegliato una settimana fa. La notizia era riservata, non potevo dirvi nulla. Ma ora, se volete, potete vederlo” 
Natasha trattenne il respiro: aveva trascorso ore intere in quella stanza, ma Banner dormiva, andarlo a trovare da sveglio era tutto un altro paio di maniche.
Tuttavia accettò. Era un qualcosa che avrebbe dovuto affrontare prima o poi.
Lentamente, Steve e la russa entrarono nella camera, senza avere il coraggio di spiccicare parola durante il tragitto.
Non appena li vide, Bruce sgranò gli occhi, incredulo.
“Perché Natasha Romanoff e Steve Rogers sono al mio capezzale?” chiese loro; proprio non riusciva a spiegarsi la presenza dei due giovani.
“Come stai, Bruce?” domandò con un filo di voce la fanciulla, avanzando con cautela e prendendo posto su una delle sedie accanto al letto.
“Io… pensavo che foste morti. L’impatto con quell’albero è stato tremendo” rispose il giovane, turbando profondamente il Capitano.
“Come scusa?” boccheggiò Natasha, sgranando gli occhi.
“In questa settimana ho visto uno psicologo… mi sta aiutando a ricordare e… le prime cose che sono tornate a galla riguardano la notte dell’incidente” spiegò Banner, raddrizzandosi con una smorfia di dolore.
“Barnes mi aveva promesso di farmi entrare alla festa, se avessi fatto da cronista ad una di quelle sue stupide gare di moto. Mi ha detto di aspettare fuori finchè non avesse parlato con Summers, ma non è mai tornato per dirmi entrare. Ho aspettato per ore… poi ho deciso di andar via e, a metà strada da casa mia, ho visto la vostra auto. E un’altra macchina che procedeva a tutta velocità nella direzione opposta. Vi ha presi in pieno e avete sbattuto. Stavo correndo verso di voi per soccorrervi, quando la stessa auto è tornata indietro e… e poi mi sono risvegliato qui”  
Rogers e la Romanoff si scambiarono uno sguardo incredulo: non erano stati loro. Erano delle vittime, proprio come Bruce.
“Credevamo…”
“Credevate di essere stati voi? Oh, no. So perfettamente chi mi ha quasi ucciso” rivelò il giovane, respirando rapidamente.
“L’ho visto quando mi è passato davanti dopo avervi presi in pieno” 
“Chi era?” lo incalzò il Capitano, il battito del cuore accelerato.
“Era James Barnes. C’erano anche Hank McCoy, Raven Darkholme e Sean Cassidy con lui in macchina. Credo fossero ubriachi fradici… è proprio da loro addossare la colpa di qualcosa che hanno fatto a persone innocenti” asserì Bruce; sapeva che il motivo che li aveva spinti a fargli visita era il senso di colpa, ma non riusciva ad essere disonesto con loro… sembravano diversi dal resto dei ‘top’ della scuola.
Natasha si alzò dalla sedia, le mani strette in dei pugni, le nocche bianche.
Steve osservò in silenzio i movimenti della rossa, chiedendosi cosa le stesse passando per la mente.
“La pagheranno cara. Te lo prometto” dichiarò la Romanoff, una strana luce negli occhi.
“E io vi aiuterò a far sì che accada” acconsentì il ragazzo, poco prima che la giovane lasciasse la stanza.
Natasha si voltò lentamente verso di lui, poi disse:
“Allora benvenuto negli Avengers, Banner” un mezzo sorriso stampato sul volto.
Dopodiché si allontanò dall’ospedale, con una sola parola in mente: vendetta.









Angolo Dell'Autrice
Salve!
Neanche ci provo più a scusarmi per il ritardo,
purtroppo il mio tempo libero è sempre pari a zero e questo
si ritorce proprio sugli aggiornamenti, mi dispiace.
Ma spero tanto che questo capitolo mi faccia perdonare,
almeno un po'.
Volevo ringraziare tutti coloro che leggono, segono e recensiscono 
la storia... grazie infinite, anche per la pazienza!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, 
lasciatemi una recensione se vi va!
Alla prossima,

Bell :)
 


  
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