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Autore: Defiance    04/11/2014    2 recensioni
dimenticate quasi tutto ciò che sapete su Captain America: le cose, in questa fan fiction, sono diverse.
Cross-over con la serie tv Revenge (dalla quale la mia ff differisce), la storia è incentrata sulle figure di Natasha Romanoff, Sharon Carter e di una nuova, misteriosa ragazza.
Qual è la loro missione? Beh, lo scoprirete solo leggendo.
[Post-TWS. Post season2 di Revenge. Rischio spoiler)
Genere: Azione, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff, Nuovo personaggio, Sharon Carter, Steve Rogers
Note: AU, Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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5
Showdown 






“Quando si subisce un torto, la vera soddisfazione può essere trovata solo in due reazioni possibili: perdono totale o vendetta mortale. Questa non è una storia sul perdono.”
Emily Thorne



*Sharon’s pov*

Non mi ero mai sentita così arrabbiata in vita mia, né tanto meno tradita in maniera così spudorata.
Probabilmente non avrei mai perdonato Alyson e Natasha, né tanto meno Nolan, ma dovevo tirarli fuori da lì.
“Muoviamoci” dissi, raggiungendo il vecchio ufficio di mio padre e azionando l’ascensore segreto.
Era tattico, ma l’idea che, ancora una volta, si fossero presi gioco di mio padre mi dava la nausea e mi faceva incazzare come non mai.
Credevo di aver impartito loro una lezione memorabile, ma a quanto pare gente del genere non impara mai.
Avrei chiuso i conti con l’Initiative quel giorno stesso.
“Abbiamo un’ora Alyson. Solo un’ora” le ricordai, prima che le ante dell’ascensore si aprissero e una decina di agenti si scagliassero contro di noi.
Avrebbero potuto anche essere in cento, ma non gli sarebbe servito a nulla, non contro una macchina assassina come la mia partner e una vendicatrice incazzata come me.
In meno di cinque minuti, giacevano tutti sul pavimento, tramortiti o… morti.
“No, lui no!” urlai, per impedire ad Alyson di fare fuori l’ultimo di quegli uomini.
“Sei impazzita?” sbottò lei, arrestando il pugnale sulla sua gola.
“Ci serve una guida” spiegai, asciugandomi il sudore dalla fronte e intimando al tipo di condurci da Nolan.
“Sono scappati! Non ho idea di dove siano!” ripeteva lui, divincolandosi tra le braccia della ragazza, che, spazientita, si accingeva ripetutamente ad aumentare la presa sulla sua gola, ricordandogli da chi dipendesse la sua vita.
“Allora portaci al centro di comando. Se Nolan è fuggito, sarà sicuramente andato lì” ordinai, facendomi strada tra la massa di corpi ai miei piedi.

Il corridoio era troppo deserto e la via troppo sgombra per non destare i miei sospetti; mi sembrava troppo facile, a meno che tutti non fossero impegnati a fermare Natasha e Steve, se effettivamente lei era riuscita a liberarlo.
Il nostro ostaggio si arrestò dinnanzi ad un’enorme portone e passò il suo badge in modo che le ante si aprissero e rivelassero un centro di raffinata tecnologia.
Spinsi immediatamente via Alyson, non appena un proiettile sferzò l’aria e si conficcò proprio nel punto dove prima vi era la sua testa.
“Ems?” esordì una voce tremula, che riconobbi all’istante.
“Nolan?” lo chiamai, vedendo il suo volto sbucare tra i vari congegni. 
“State bene?” domandò, pigiando un ultimo pulsante su una tastiera e correndo verso di noi, mentre tutto il sistema dell’Initiative andava a rotoli davanti ai nostri occhi.
Strinsi il mio amico tra le braccia, trattenendo le lacrime, poi lo allontanai e gli mollai un pugno.
“Ahi! E questo per cos’era?” borbottò lui, corrugando la fronte e tamponandosi il naso con il palmo della mano.
“Per la tua stupidaggine!” ruggii, ma il rumore di diverse pistole che venivano caricate mi fece impietrire.
“Che nessuno si muova” intimò una fredda e calcolatrice voce, “gettate le armi” 
Lasciammo immediatamente cadere le nostre rivoltelle sul pavimento e alzammo le mani per aria, cosicché tutti gli agenti ci furono addosso.
Stavano per ammanettarci, quando feci un cenno ad Alyson e scattammo all’unisono, reagendo con pugni e calci alle pretese dei nostri nemici e tirando fuori alcune delle armi che avevamo nascosto tra i nostri abiti.
La stessa gelida voce che ci aveva minacciate qualche minuto prima, parlò ancora, costringendoci ad arrenderci.
“Un altro passo e gli sparo” 
Nolan era ancora stretto tra le sue grinfie, con una pistola puntata alla tempia.
Di certo non mi aspettavo che gli mollasse una gomitata nello stomaco e si liberasse della sua ferrea presa, dando così ad Alyson il tempo necessario per estrarre una strana arma e per scagliargliela contro.
La testa dell’agente rotolò per terra, mentre il cerchio di lame ritornava tra le mani della mia collega.
“Tu sei inquietante” commentò Nolan, la voce tremula e gli occhi sgranati.
“Non hai visto niente” rispose quasi divertita lei, finendo gli ultimi uomini dell’Initiative rimasti a tiro.
Si dice che la vendetta ti consumi... in quel momento, mi domandai se fosse questo ciò che era accaduto a lei.
“Dobbiamo uscire di qui” li avvertii, controllando l’orologio e rendendomi conto che il nostro tempo stava per scadere.
“Dobbiamo trovare Steve e Nat” precisò Alyson, pigiando un tasto sull’ascensore e imprecando sottovoce.
“Sono nella hall. Gli ho visti cinque secondi prima che fottessi il sistema” ci informò Nolan, indicandomi il pulsante che ci avrebbe condotti da loro.

Quando raggiungemmo il posto, vedemmo Steve prendere tra le braccia il corpo inerme di Natasha.
“Attenti!” ci avvertì, facendoci immediatamente voltare verso il nuovo gruppo di agenti che correva verso di noi.
“Ma quanti cazzo sono?” borbottò Nolan, ma io ero troppo occupata a scrutare lo sguardo assassino di Alyson che aveva certamente individuato i responsabili della morte della sua famiglia.
Strattonai Nolan, per allontanarlo da quello che si sarebbe certamente tramutato in un omicidio di massa.
“Steve! Io resto ad aiutare Aly, tu porta via Nolan e Nat! Uscite da quella porta e salite le scale, raggiungete il secondo piano, dovrebbe essere deserto, chiamate l’ascensore e pigiate il tasto GG, dopodiché lasciate la Grayson Global quanto più velocemente potete! La nostra auto è qui di fronte. Avete venti minuti, se entro le due non siamo fuori… andate via” urlai precipitosamente, augurandomi che il Capitano fosse abbastanza lucido da carpire tutte le mie indicazioni.
Normalmente, si sarebbe opposto a queste istruzioni, non ci avrebbe mai abbandonate sul campo di battaglia, ma la vita di Natasha era in pericolo ed io puntavo proprio su questo.
Lasciai due pistole in mano a Nolan e Steve e ritornai da Alyson che stava lottando contro una decina di uomini da sola.
“Che stavi aspettando?” ruggì lei, conficcando un pugnale nel petto di un tipo che le stava alle spalle e usandone un altro come scudo per i proiettili lanciati da due dei loro colleghi.
“Perché devi per forza combattere per uccidere?” la rimproverai, sparando contro alcuni agenti, ma solo per metterli fuori gioco.
“Perché questa è la squadra che ha eseguito l’esecuzione dei miei genitori e di mio fratello” rispose gelida, combattendo come una furia contro i suoi nemici.
I nostri nemici.
Sentii delle forti dita chiudersi attorno alla mia gola e la pistola mi scivolò dalle mani; finsi di soffocare, ma in realtà estrassi un coltellino dalla tasca del giubbotto e lo conficcai nel fianco dell’uomo, che si allontanò di scatto da me estraendo la lama dal suo corpo.
Tirai fuori l’ultima delle mie pistole e gli sparai, poi mi voltai a guardare Alyson che si trovava faccia a faccia contro il capo della squadra.
Era disarmato e aveva le mani in aria; lei era stata ferita ad una gamba, ma lo aveva in pugno.
“Ci siamo già passati, Fisher. Sappiamo entrambi che non ne sei capace” la stava provocando lui con un’inspiegabile coraggio: chiunque avesse visto lo sguardo di quella ragazza, in quel momento, sarebbe certamente morto di paura.
Guardai l’orologio: le due meno dieci.
“Alyson dobbiamo andare via da qui!” le urlai, ma non sembrava darmi alcun ascolto.
“Va’ all’inferno” replicò gelidamente lei, sparando tre proiettili che centrarono in pieno stomaco, petto e fronte di quel bastardo.
Alyson lasciò cadere l’arma sul pavimento e si voltò verso di me.
“È finita” sussurrò, un leggero sorriso sulle labbra e quell’aria incredula che avevo anche io quando Conrad e Victoria vennero arrestati sotto i miei occhi.
“Dobbiamo muoverci ora, festeggeremo dopo! Abbiamo cinque minuti contati!” la informai, tirandola per un braccio e istigandola a sbrigarsi.
A metà rampa di scale, si fermò e infilò un fazzoletto in bocca, probabilmente per soffocare il dolore alla caviglia.
“Tutto bene?” chiesi, ma lei annuì decisa e ricominciò a correre.
“Due minuti!” urlai quando Alyson si arrestò e si guardò attorno per pochi secondi.
“Che accidenti fai?” sbottai, con le lacrime agli occhi.
“Sta giù” mi avvisò, accendendo una granata e lanciandola verso il soffitto, che ci crollò addosso.
“Sei impazzita?” reagii io, afferrandola per un braccio.
“Salta, Sharon!” mi ordinò e all’istante compresi il suo piano, mentre i passi di altri agenti riecheggiavano dalle scale sotto di noi.
Mi spinsi con voga, aggrappandomi ad una trave e spingendomi in su, atterrando con una capriola alla fine del varco aperto dall’ordigno.
Protesi la mano, in modo da aiutare Alyson a raggiungermi ma qualcuno la afferrò poco prima che la tirassi fuori.
Lei mollò un violento calcio in faccia all’uomo e usò la sua faccia per darsi la spinta necessaria a saltare su.
Le presi immediatamente la mano e posai il suo braccio attorno alle mie spalle, per farle da sostegno.
“Di là!” indicai, atrraversando l’uscita della Grayson Global. 
Raggiungemmo la mia auto appena in tempo per partire e guardare l’azienda di coloro che avevano rovinato la mia vita e quella di mio padre saltare in aria, e l’Initiative assieme ad essa.
In quel momento, potevamo dire che fosse finita.

  
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