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Autore: dark tears    04/11/2014    5 recensioni
Severus Piton sta scrivendo una lettera; una lettera che non giungerà mai nelle mani del suo destinatario: Harry Potter.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dopo mesi e mesi di "silenzio stampa" e la laurea magistrale definitivamente conseguita (che fatica!), torno finalmente a dedicarmi ad una delle mie passioni di sempre: scrivere fanfiction. Riapro le danze con questa breve storia epistolare in cui un Severus Piton particolarmente angosciato e passionale, dedica la sua confessione d'amore al ragazzo che più di tutti lo detesta e disprezza, ma del quale sfortunatamente è finito per innamorarsi: Harry Potter.
Naturalmente i personaggi non sono di mia invenzione, ma deliberatamente presi in prestito dalla cara "zia" J.K. Rowling.
Spero che la fiction vi piaccia. Se lasciate un commento mi fate più che felice :)
Buona lettura!

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Caro Harry,
Comincio questa lettera con la formula consueta, dandoti del tu e facendo a meno almeno per una volta di usare appellativi formali come Signor Potter e simili.
Non ha nessuna importanza né la forma, né tanto meno l’etichetta, dato che questo pezzo di pergamena non giungerà mai nelle tue mani.
Mi domando allora, perché mai mi ritrovo a scrivere a qualcuno che mai leggerà queste parole. Forse è semplicemente uno sfogo o piuttosto un disperato, patetico atto di debolezza. La mia dignità, del resto, ormai non mi appartiene più. L’ho persa quel maledetto giorno in cui, per la prima volta, ti ho guardato con occhi diversi. Questi stessi occhi che per anni ti hanno osservato con così tanta severità, con durezza, sorvegliando e scrutando con disprezzo ogni tuo singolo gesto; d’improvviso, un giorno banale e grigio come tanti altri, hanno preso ad osservarti in modo totalmente differente, un modo in cui non avrei mai voluto né dovuto osservarti.
Mi hai forse scagliato contro qualche subdolo sortilegio? Mi hai somministrato con l’inganno qualche potente filtro d’amore? L’allievo ha forse superato il maestro?
Odio ogni cosa di te, Harry Potter. Odio la tua presunzione, la tua invadenza, la convinzione di crederti al di sopra di ogni regola. Odio le tue risposte sempre fuori luogo, la tua calligrafia nei compiti in classe, il modo sprezzante in cui mi guardi. Odio le tue movenze, la tua voce, i tuoi ridicoli occhiali tondi, il tuo respiro, il tuo odore. Odio tutto di te. Ma soprattutto, più d’ogni altra cosa, odio, detesto con tutte le mie forze la spietata ed inaccettabile consapevolezza di non poter fare a meno di te.
Ti odio così tanto, proprio perché sono infine giunto alla conclusione di amarti. Ebbene, l’ho appena ammesso. La penna d’aquila ondeggia tremolante nella stretta insicura delle mie dita; vorrei spezzarla, rovesciare il calamaio sulla pergamena e annegare ogni parola nel nero inchiostro. Ogni singola lettera incisa a fuoco su questo foglio è bestemmia e abominio; ogni parola è un dardo avvelenato scagliato e conficcato nella mia misera carne, un crucio inflitto con sadica maestria, fintanto a desiderare che la luce verde dell’anatema che uccide giunga rapida a placare ogni spasmo di dolore.
Ammettere di amare te, Harry, è per me come ammettere davanti al mondo intero tutti gli errori più atroci della mia vita. È come gettarsi a capofitto dalla torre più alta di Hogwarts o lasciarsi arrendevolmente sbranare da un branco di licantropi affamati.
Quei tuoi maledetti occhi verdi.. Quell’unica volta che mi hai rivolto un sorriso, seppure di sfida..
Non riesco a comprendere di preciso cosa sia stato a scatenare in me quest’innominabile sentimento, ma so per cero che c’è, che esiste e che fa talmente male da non poter essere un miraggio. È realtà. Pura, dura e cruda realtà.
Oggi, camminando lungo il corridoio, mi sei passato accanto e mi hai distrattamente sfiorato un braccio. Mi sono voltato a guardarti, ma tu non mi hai visto, eri tropo impegnato a parlare fitto con i tuoi due inseparabili amici per accorgerti del tuo odiato professore di pozioni. Avrei voluto afferrarti la mano, voltarti di scatto e scaraventarti contro il muro, avventarmi su di te senza darti nemmeno il tempo di provare disgusto o paura e, finalmente, baciarti..
Baciarti con violenza, con passione, con tutta la rabbia e l’amarezza di cui un uomo può essere capace.. Baciarti lì, nel bel mezzo del corridoio affollato, a due passi dall’aula di incantesimi, davanti a tutte quelle facce incredule e sconcertate di alunni e professori. Prenderei le tue labbra davanti ad ogni singolo studente, ad ogni mago o strega, ad ogni creatura del regno magico, ad ogni singolo babbano esistente.. Davanti a tutto questo misero e meschino ammasso di fango e sassi che chiamano Mondo, davanti al bene a al male, alla luce e all’oscurità, a ciò che è giusto e lodevole, e a ciò che è sbagliato ed esecrabile.
E l’avrei fatto e lo farei, se solo avessi una goccia in più di follia istillata nelle mie vene, se solo avessi il coraggio di mandare tutto in malora. Ma non l’ho avuto e  non l’avrò mai questo coraggio; non sono l’uomo forte e impassibile che nulla può scalfire come pensate voi tutti.. Non sono uno sciocco Grifondoro sempre pronto a gesti eclatanti e sconvolgenti. Sono e rimango un Serpeverde, che bada innanzitutto alla convenienza e all’utilità delle proprie azioni.
Ora ti aggiungi tu, razza di ragazzino impertinente, a contribuire alla mia rovina, alla dannazione della mia anima. Penso che godresti immensamente nel sapermi angosciato e frustrato a causa tua. Sfoggeresti quel tuo sorriso trionfante e mi rideresti in faccia a gran voce, fiero e soddisfatto di essere la causa ultima della mia fine. Mi inchioderesti con quel verde cupo che hai negli occhi e affonderesti la lama del disprezzo nel mio corpo, fino a svuotarlo di ogni goccia di sangue e sprazzo di vita, lentamente e con cura, ben attento a far sì che sia una morte lenta e dolorosa.
Ma magari ti sopravvaluto. Magari ti limiteresti a provare soltanto un forte senso di disgusto; mi guarderesti con pena e sdegno, per poi voltarti ed allontanarti per sempre da me.
Non posso saperlo, non lo saprò mai, perché tra poco tutte queste vane parole bruceranno avvolte da spesse lingue di fuoco e di questa malata, rassegnata confessione non resterà che cenere. Mi getterei io stesso tra le fiamme se solo potessero darmi sollievo dalla morbosa passione che mi divora l’anima e la carne giorno dopo giorno.
Ma poi mi fermo e penso che sarebbe ancor più magnifico gettarsi dentro al fuoco abbracciato a te, avvinghiato al tuo corpo giovane e scattante, un uomo disperato che trascina nel fango a cui è destinato un ragazzo innocente..
Sarebbe una splendida, grandiosa, appagante fine.
Ma, ahimè, ti amo troppo per consentirti di precipitare nel baratro abbracciato a me.

Disgraziatamente tuo,

Severus Piton
  
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