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Autore: Hypnotic Poison    05/11/2014    6 recensioni
Il Dipartimento Speciale di Investigazione era un reparto riservato dell'Agenzia di Intelligence per la Pubblica Sicurezza. Dislocato lontano dal palazzo del quartier generale, era uno di quei reparti di cui tutti sapevano, ma che nessuno conosceva davvero.
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Dedicato a Blackmiranda, per ragioni che si scopriranno in fondo :)




Capitolo otto: Are there some aces up your sleeve?




Stava albeggiando, Ichigo notò, stropicciandosi gli occhi. Lei, Purin e Zakuro erano distese sui tappetini della palestra, dove avevano passato una notte agitata. Shirogane avrebbe voluto mandarle a casa, ma loro si erano imposte ed erano rimaste lì, sentendosi inutili mentre la ricerca per Minto e Retasu continuava. Sapevano, però, che ogni minuto che passava era un minuto in più di speranza persa; ancora poco tempo, e non avrebbero potuto fare molto.
Taruto e i suoi colleghi si erano rimessi a setacciare le telecamere stradali, ipotizzando i vari tragitti che quel dannato SUV avrebbe potuto prendere. Ma Tokyo era Tokyo, e quell'impresa titanica.
Si alzò silenziosa, non volendo svegliare le altre. Aveva sentito Purin piangere durante la notte, e adesso la biondina era immersa in un sonno profondo che le sarebbe servito. Non sapevano, infatti, quali notizie avrebbe potuto portare il giorno.
Stirandosi i muscoli, si diresse a piedi nudi verso il bagno, desiderando una doccia calda per poter alleviare stanchezza e preoccupazione.
Mentre passava davanti allo spogliatoio maschile, vide la luce accesa e sentì il fermarsi dell'acqua corrente; non ebbe molta difficoltà nell'indovinare chi avrebbe potuto essere, ma un'occhiata veloce all'interno le rivelò dei vestiti noti. Non erano in molti in Dipartimento a quell'ora, dopotutto.
Sapendo che, appunto, non c'era nessuno in giro, si addentrò nello spogliatoio umido, appoggiandosi poco distante dall'entrata.
Ryo?” domandò in un sussurro.
Hey there,” le rispose lui con finta allegria mentre tirava fuori dei vestiti puliti dall'armadietto, con un asciugamano intorno al collo e solo la biancheria addosso “Ti sei svegliata presto.”
Già, è stata la luce. Le altre stanno ancora dormendo.”
E tu cosa ci fai nello spogliatoio degli uomini?”
Ichigo alzò gli occhi al cielo: “Ho sentito la doccia e ho pensato che fossi tu.”
Shirogane si frizionò velocemente i capelli: “Ed ora che mi hai trovato?”
Lei si morse il labbro: “Come stai?”
L'americano non rispose per qualche minuto, rivestendosi con calma.
Non è colpa tua, Ryo.” insistette la rossa “Non potevamo prevedere tutti quegli... imprevisti.”
Lui rise senza nessuna traccia di umorismo: “E' praticamente il nostro lavoro riuscire a prevedere tutto quello che può andare storto e fare di meglio per evitarlo, Ichigo-chan.”
Lo so, ma questa volta sembrava davvero che avessimo l'universo contro.”
Ryo chiuse l'armadietto, armeggiando con l'orologio che portava al polso: “Avrei dovuto essere più attento e annullare tutto quando ci siamo resi conto che la situazione non era appropriata.”
L'ordine sarebbe dovuto arrivare da Akasaka-san...”
Be' e io avrei dovuto insistere,” la rabbia di Shirogane fuoriuscì in un sibilo così improvviso che la ragazza fece un passo indietro “Minto e Retasu sono le mie agenti, era la mia missione sotto la mia responsabilità, quindi io avrei dovuto lasciare perder tutto invece di metterle così in pericolo.”
Ryo -”
Erano tanti i toni in cui Ichigo diceva il suo nome, quand'erano da soli. C'era l'acuto strillo implorante quando le faceva il solletico all'improvviso, e l'affannato sospiro all'orecchio tra le lenzuola; ma di tutti, quello era l'unico che non poteva sopportare. Era carico di quella che lui percepiva come pietà, un sentimento che aveva dovuto provare da troppo piccolo e che detestava. Aleggiava nell'aria, non detto, non concluso, precedendo scuse che lui non voleva sentire perché non portavano a nessuna soluzione.
Puoi ascoltarmi, per favore?” insistette la rossa.
Perché dovrei?” ringhiò lui “Hai qualcosa da dire che potrebbe tornare utile?”
Non lo so, ma se tu per una volta volessi farti aiutare...!”
Ryo strinse i pugni e si impose di fare un respiro profondo. Sapeva che non poteva prendersela con lei, non almeno in quel frangente. Ichigo era preoccupata quanto lui, poteva fare ancora meno di lui.
Nessuno ti impone di essere sempre il più forte di tutti,” la udì mormorare.
Lui sospirò, cacciando l'asciugamano nel cesto per la roba bagnata e indossando la camicia pulita: “Non ho voglia di parlarne, Ichigo. Sono stanco.”
Ichigo fu colta da un ironico senso di déjà vu che la fece trasalire. “Volevo solo...”
Lo so,” la interruppe lui “Ma lascia perdere.”
Lei annuì e, senza aggiungere altro, girò sui tacchi e si diresse verso lo spogliatoio femminile, volendo ormai soltanto di annegare tutti i suoi pensieri sotto il getto d'acqua bollente.
Nel silenzio della palestra, intanto, Purin dormiva un sonno agitato. La pelle era secca e striata dalle lacrime che le erano cadute copiose durante la notte, per quanto lei avesse cercato di trattenersi convincendosi di essere più forte di così, che sapeva cosa avrebbe affrontato lavorando per l'Agenzia.
Il pensiero di Retasu, però, persa chissà dove, non la poteva lasciare. I suoi sogni nervosi riflettevano le sue paure, le riportavano a galla momenti che aveva paura di non poter più condividere con la sua amica dagli occhi blu.
Si svegliò quasi di soprassalto nel sentire il rimbombo di un armadietto lontano, con un rantolo che le soffocò la gola mentre un ricordo le ritornava in mente.


Erano sedute in armeria, a riporre le pistole usate poco prima per un controllo al poligono. Purin sapeva che a Retasu non piaceva l'odore della polvere da sparo, o lo schiocco violento del proiettile che schizzava verso il bersaglio. Neanche lei ne era particolarmente attratta, ma sapeva che per l'altra ragazza era peggiore. Retasu era brava con i computer, le piaceva rendersi utile da una tastiera piuttosto che impugnare un'arma. Un po' come a Taruto, si disse, e forse era per quello che andava così d'accordo con entrambi. Decise, perciò, di provare a distrarla un po', giusto per fare due chiacchiere. Ne aveva di cose da raccontarle, in fondo, ed era da un po' che non avevano il tempo di rilassarsi per bene, con tutti quei casi che Akasaka-san aveva deciso di appioppare loro ora che si era reso conto di quanto anche Shirogane le facesse lavorare.
Sono uscita con Taruto-kun, sabato scorso,” le rivelò sotto voce con un sorriso.
Retasu, incredibilmente, non ne sembrò sorpresa. “Lo so,” rise contenta, rispondendo subito alla muta domanda di quegli occhi nocciola “Me l'ha detto Minto, ovviamente, lo sai che lei sa sempre tutto. Non ti ho chiesto nulla perché ho preferito aspettare che me ne parlassi tu.”
Oh, Reta-chan, lo sai che con me non devi farti problemi! Siamo amiche, puoi chiedermi quello che vuoi!”
Le guance della ragazza s'imporporarono: “Allora, come è andata?”
Purin si strinse nelle spalle: “E' andata bene, direi? Non sono molto abituata ad avere degli appuntamenti, e Taru-Taru è così... timido? No, è... uhm... non so come descriverlo. Però ci siamo divertiti, siamo andati allo zoo, e poi a prendere un gelato, e...”
Retasu guardò divertita la sua amica che si lanciava in un intricato racconto del suo week-end. Era bello vedere la “piccola” del gruppo così contenta, soprattutto visto quanto lei e uno dei loro tecnici si girassero intorno da mesi. Non riuscivano ad ingannare nessuno quando insistevano di essere solo amici e finalmente, dopo tattici suggerimenti da parte di Minto e Zakuro, Purin aveva preso in mano le redini della situazione e si era convinta ad invitarlo fuori, vista la ritrosia infantile del ragazzo. Le venne da sospirare. Era da tempo che lei non provava quel brivido lungo la schiena dato dalla consapevolezza che ci fosse qualcosa sul punto di nascere. Un po' non aveva il tempo di concentrarsi sulla sua vita privata, un po' le era anche comodo barricarsi dietro quella scusa... non era mai stata una campionessa nelle relazioni sociali, ed il pensiero di doversi imbarcare in una con tutte le conseguenze che la sua vita professionale comportava, non la faceva certo sentire meglio. Per Purin era facile, Taruto sapeva benissimo chi lei fosse. Ma bastava guardare al caso di Ichigo, che sembrava impazzire dietro tutto quello con cui doveva destreggiarsi, per non parlare poi... le sue elucubrazioni furono interrotte da Minto, che si sedette vicino a lei sulla panca scuotendo la testa.
Quei due dovrebbero stare più attenti, o lo verrà a sapere l'intero dipartimento.” borbottò sottovoce.
Le altre ragazze non ebbero bisogno di chiedere a chi si stesse riferendo.
Tu fai a meno di parlarne, e magari la questione sarebbe più riservata,” la riprese con un sorriso Purin.
Minto alzò gli occhi al cielo e fece un cenno veloce verso Shirogane ed Ichigo, che si stavano parlando ad una distanza troppo ravvicinata per due persone che intrattenevano soltanto una relazione lavorativa: “Guarda che io lo dico per loro. A me non me ne frega niente di chi si porta a letto Ichigo, o Shirogane, ma ai piani alti questa cosa potrebbe non andare giù. Tecnicamente, è contro le regole.”
Almeno Shirogane-kun è più spesso di buon umore,” sghignazzò la biondina.
Retasu storse la bocca in un'espressione pensierosa: “Non è comunque giusto, pensate ad Aoyama-kun, lui non sa niente...”
Minto si alzò in piedi e ripose le cuffie che usavano per proteggersi dal frastuono: “Quello è l'ultimo dei problemi di Ichigo, Reta-chan. E comunque, non siamo qui per giudicare.”
Oh, tu sì!” con una risata, Purin avvolse le braccia intorno alle spalle delle amiche e insieme si diressero bisbigliando verso il loro ufficio.


Purin schiacciò la testa contro il materassino della palestra, che da confortevole appoggio per pochi minuti dopo gli allenamenti era diventato duro e scomodo dopo una notte passataci a rivoltarcisi sopra. Fece un respiro profondo, cercando di allungare la colonna vertebrale e far schioccare piacevolmente le ossa anchilosate; le gambe erano intirizzite dal freddo e dalla posizione raggomitolata che aveva tenuto per ore. Sapeva che non sarebbe più riuscita ad addormentarsi, e non ne aveva voglia. Voleva solo fare qualcosa, qualsiasi cosa, per ritrovare le sue amiche.
Almeno smetterla di perdere tempo a dormire, solo l'idea di essere lì reclusa la faceva innervosire, lei che era così abituata a non stare mai ferma.
Si alzò svelta dal pavimento, stirando le braccia verso l'alto e strofinandosi le guance per affievolire il pizzicare dell'acqua salata. Si legò i capelli in una coda veloce e spettinata, affrettandosi fuori dalla palestra.
L'ombra di Ryo le si stagliò davanti, con i capelli umidi e le spalle un po' incurvate.
Buongiorno,” le disse sottovoce “Che dici, prendiamo un caffè anche per i ragazzi in laboratorio?”
Purin annuì, quasi le venne da sorridere, e intrecciò un braccio con quello del suo capo: “Andiamo.”

§§

L'auto sobbalzava sul percorso sterrato, facendole cozzare l'una contro l'altra sul sedile posteriore. Ad ogni saltello, Minto poteva sentire il corpo di Retasu afflosciarsi sempre di più contro il suo; avrebbe voluto dire qualcosa all'amica per consolarla, per rafforzarla, ma era stato ordinato loro di rimanere in silenzio, la testa tra le gambe – e lei, in quel momento, non aveva certo la forza di provare ad opporsi.
Torse appena i polsi, testando la resistenza della sua pelle: le bruciature lasciate dalle manette pulsavano in modo insopportabile, e sembrava che ad ogni movimento diventassero più profonde.
Esalò lenta, cercando di non fare rumore; i due uomini alla guida stavano parlando tra di loro a bassa voce - non che loro avrebbero mai potuto capire quale fosse l'argomento – e il suono della terra e dei sassi sotto le ruote veloci era abbastanza forte, ma Minto non voleva correre nessun rischio.
Si puntellò appena sui piedi, spostando il baricentro e sollevandosi appena dal sedile con il bacino, stringendo i denti mentre cercava di far passare un po' le mani in avanti; era solo un tentativo, una fievole speranza di poter recuperare almeno l'uso delle braccia e, in qualche modo, riuscire a contrastare due uomini. Il corpo di Retasu premeva contro il suo, mettendole in difficoltà il già precario equilibrio; anni di addestramento e balletto, però, non erano stati inutili, e forse ce l'avrebbe fatta, forse non appena la porta fosse stata aperta, lei avrebbe potuto in qualche modo sbrogliarsi... un salto più forte della macchina la fece ricadere con prepotenza contro il sedile con uno sbuffo.
Sentì gli occhi pungerle di lacrime, ma non gliel'avrebbe data vinta; doveva essere forte, per se stessa e per Retasu. Spostò appena un ginocchio per appoggiarlo a quello dell'amica, per tentare di regalarle un po' di conforto.
Se doveva essere sincera, non si era mai aspettata che potesse finire in quel modo. Era un rischio che aveva messo in conto all'inizio, aveva fatto addestramenti apposta, ma chi mai pensava che fosse davvero una possibilità concreta?
Forse un po' l'assurdità della situazione la faceva ridere, o forse semplicemente stava avendo un crollo nervoso. Meglio così, si disse, non aveva voglia di essere troppo lucida. Le venne solo da sperare che si concludesse tutto molto in fretta.
Sentì l'auto accostare e fermarsi, poi le portiere anteriori aprirsi.
Retasu, accanto a lei, emise un gemito ed iniziò a tremare più forte.
La luce del Sole era più forte, ora, da quello che riusciva a vedere; dovevano essere in un posto davvero isolato se i due russi erano così tranquilli a stare fuori in pieno giorno.
La portiera del lato destro, dov'era seduta lei, si aprì, ed la mano forte di quello che aveva capito chiamarsi Pavel si strinse attorno al suo braccio in una morsa implacabile, strattonandola fuori e sostenendola senza sforzo mentre lei inciampava giù dal gradino e sui sassolini.
Minto dovette sbattere un paio di volte le palpebre per abituarsi alla luce improvvisa; non oppose resistenza mentre Pavel la spingeva oltre la macchina, dall'altro lato della strada dove Kisshu stava conducendo Retasu in una maniera molto meno grezza, ma terribilmente più spaventosa.
Attorno a loro, poté constatare la mora in pochi istanti, non c'era davvero nulla se non una lunga strada sterrata in mezzo ad una pianura di campi incolti ed abbandonati, ingialliti dal tempo. Una vecchia ferrovia piena di sterpaglie correva alle spalle di Fukazawa; quasi le sembrava, ironicamente, il set di un film. Un bidone della spazzatura vuoto giaceva poco lontano, segnato dalla ruggine.
Madamigelle, spero che il viaggio non sia stato troppo stancante,” le schernì Kisshu con un sorrisetto beffardo.
Minto non rispose, non lo guardò nemmeno, mentre Pavel le spingeva con forza su una spalla per farla cadere in ginocchio a terra. Rivolse una domanda a Kisshu, che però scosse la testa: “No, ormai non c'è più bisogno di bendarle. E poi è meglio così, non credi, amico mio?”
Retasu si lasciò scappare un singhiozzo, poi un rantolo quando l'aria faticò ad entrarle nei polmoni, ormai però aveva esaurito le lacrime. Voltò appena la testa verso Minto, che le rivolse un piccolo sorriso.
Almeno non erano sole; almeno, erano insieme.
Davano le spalle ai due uomini, fissando il SUV nero con cui erano state portate lì. L'aria era ferma, quasi calda, rilassante. Il frastuono dei loro cuori rimbombava nelle orecchie, Kisshu continuava a blaterare, ma il click indistinguibile delle sicure delle pistole non venne ignorato.
Entrambe presero fiato allo stesso momento; era vero quello che si diceva, che poco prima di morire tutta la vita passava davanti agli occhi? Anche quando un proiettile veniva conficcato nel cervello?
Strinsero gli occhi, mentre solo puntini rossi e gialli apparivano davanti a loro nel nero. Il cuore batteva, batteva, la gola era secca e i secondi sembravano dilatarsi nel tempo e nello spazio contro ogni legge della fisica.
Poi, risuonò uno sparo.

§§

Accusami di insubordinazione, se vuoi, ma non ti azzardare a dire quello che stai pensando perché sprecheresti solo fiato!”
Keiichiro sospirò pesantemente al rumoroso tono di voce di Shirogane: “Il tempo scorre, Ryo, non posso fare niente per fermarlo. La PSIA è già stata informata della situazione, non so per quanto ancora...”
E tu tienili impegnati, inventati qualcosa, cazzo!” il biondo puntò un dito contro i monitor “Non ho fatto passare la notte in bianco a questi uomini per nulla, e non ho intenzione di abbandonare le mie agenti!”
Credi che sia questo che io voglio?” anche Akasaka alzò il tono di voce “Credi che non tenga alle componenti di una delle squadre migliori che ho? Ma metto da parte i sentimenti personali in questo lavoro, Shirogane, e devo affrontare la realtà. Non abbiamo nemmeno certezze che Aizawa e Midorikawa siano vive. Io posso tirare la corda più che posso, ma quando mi diranno di tagliarla, non so come potrò resistere a lungo.”
Lanciò uno sguardo alle tre ragazze nell'angolo, dall'aria stanca e disperata.
Mi dispiace,” aggiunse sottovoce “Lo so che state facendo il possibile. Cercherò di farlo anche io.”
Grazie, Akasaka-san,” pigolò Purin, annuendo, stringendo convulsamente la mano di Ichigo.
Il moro annuì, guardò per l'ultima volta verso Ryo, e prese le scale.
L'americano si passò una mano tra i capelli, imponendosi di calmarsi. Avevano setacciato di nuovo tutte le telecamere, progettando tutti i possibili percorsi che quel maledetto SUV avrebbe potuto intraprendere. Ad un certo momento, circa mezz'ora prima, era sembrato che una effimera traccia del cellulare di Fukazawa, quello il cui numero era stato procurato da Minto, fosse comparso al limitare della città; troppo breve per poter trovarne un tracciato, ma era una flebile speranza.
Triangolate quel segnale,” abbaiò secco ai tecnici “Trovate la centralina a cui si è attaccato e datemi qualcosa.”
Retasu avrebbe saputo cosa fare, pensò mentre si sedeva sulla poltrona che ormai odiava. Preferiva non pensare a come avrebbero fatto senza.

§§

Seguì qualche secondo di silenzio all'eco dello sparo, molto più prepotente visto il luogo in cui si trovavano. Anche l'odore della polvere e di bruciato sembrava più incisivo.
Minto aprì un occhio solo, terrorizzata. Forse volevano farla aspettare per farla soffrire ancora di più? Toccava a lei ora, era così che facevano, una alla volta? Aveva sentito il tonfo di un corpo cadere a terra, ma le era parso dietro di lei e troppo pesante per...
Arrischiò a muovere la testa di mezzo grado a destra; Retasu era ancora in ginocchio, il mento poggiato al petto, i denti stretti e il corpo scosso da singhiozzi e tremiti silenziosi. Viva.
Ma allora...?
Minto si voltò talmente in fretta da perdere l'equilibrio e finire con il sedere in terra; sgranò gli occhi, incredula, alla scena che le si presentò.
Kisshu aveva ancora il braccio teso alla sua sinistra, la pistola impugnata verso dove, pochi istanti prima, c'era stata la testa di Pavel che ora giaceva steso a terra, una pozza di sangue che si stava formando sotto di lui.
Mi dispiace, amico mio. Piano di contingenza.” esclamò.
Rivolse poi la sua attenzione alle due ragazze, in pieno shock. Aveva un'espressione diversa da quella con cui erano state abituate a vederlo, Minto notò, ma ciò non le impedì di cercare di strisciare il più lontano possibile quando lui si inginocchiò accanto a loro.
Che... che cosa sta succedendo?” balbettò Retasu, sbattendo gli occhi “E' un'altra trappola?”
Si voltò anche lei, il viso che divenne ancora più pallido nel notare il cadavere steso a terra.
Ascoltatemi bene,” Kisshu aprì velocemente le loro manette “Non c'è tempo per spiegarvi tutto, dovete fidarmi cinque minuti di me.”
Fidarmi di te?” sibilò velenosa Minto, massaggiandosi i polsi e alzandosi lentamente, un passo alla volta “Ci avete torturate, fino ad un secondo fa ci puntavi una pallottola alla testa, e adesso dovremmo fidarci di te?”
Hai ancora fiato da sprecare, o no? E allora ascoltami.” il ragazzo indicò l'auto “Prendete quell'auto, tornatevene da dove siete venute e fatela sparire. I congegni di localizzazione sono spenti, potete controllare voi stesse nel cruscotto.”
La testa delle due ragazze stava girando senza fine; la situazione era paradossale, non riuscivano minimamente a capire quello che stava succedendo.
Siete in grado di guidare?” domandò ancora Kisshu.
Minto annuì, senza smettere di guardarlo con sospetto: “Credo di sì... c'è una bomba nella macchina?”
Lui alzò gli occhi al cielo: “Senti, colombella, ragiona. Secondo te organizzerei tutto questo per farti saltare in aria?”
Allora perché lo stai facendo?” chiese sottovoce Retasu, mentre si appoggiava alla sua amica per rimettersi in piedi.
Te l'ho detto, non c'è tempo di spiegare tutto. Ora, la cosa importante,” le guardò entrambe un attimo “E' che la vendita sarà anticipata. Al venticinque maggio. Ricordatevelo.”
Minto boccheggiò un paio di volte: “Ma cosa...?”
Il venticinque. Di più non posso dirvi.”
La mora quasi scoppiò a ridere, però iniziò a spingere Retasu verso l'auto. Lei probabilmente stava impazzendo, era il frutto della sua mente per impedirle di affrontare la realtà, ma perché non approfittarne allora?
“Aspetta!” Kisshu fece un passo avanti, tendendo la mano ma ritraendola subito dopo non appena vide lo sguardo che gli fu rivolto. “Prendi questa.”

Si avvicinò a Pavel per sfilargli la pistola che teneva alla fondina, poi allungò a Minto la sua. La ragazza la prese con titubanza, immaginandosi con l'ennesima punta di pazzo divertimento di doversi mettere a duellare.
Spara qualche colpo a quel cassonetto della spazzatura... e poi spara a me. Evitando di uccidermi, grazie.”
Ma che stai dicendo?” volle sapere lei, ormai completamente spiazzata.
Kisshu sospirò: “Senti, passerotto, non lo voglio nemmeno io, ma tu fallo e basta.”
Minto soppesò la pistola tra le mani; era pesante nelle sue mani stanche seppur piccola, stranamente non di fattura russa. Alzarla le costò uno sforzo che le sembrava immane, lei così abituata a maneggiarle.
Vai in macchina, Reta-chan.” sussurrò all'amica.
Quest'ultima annuì senza opporre resistenza, trascinando i piedi e alzando nuvolette di polvere mentre aggirava il fronte dell'auto e saliva sul sedile del passeggero, appoggiando la fronte dolorante contro il lato e chiudendo gli occhi con un sospiro.
Minto quasi non prese la mira contro il cassonetto, sparando tre colpi a distanza ravvicinata che echeggiarono dentro al metallo vuoto. Poi si voltò lentamente verso Kisshu, che si era messo in ginocchio davanti a lei e la guardava fissa.
Sentì il respiro chiudersi in gola e il cuore battere più forte. Ricordò il modo in cui le avevano trattate quando le avevano prese, le loro mani pesanti e sporche sotto i vestiti per togliere loro le microspie e i localizzatori, la voce irrisoria del ragazzo davanti a lei mentre le caricavano in auto.
Inspirò profondamente, chiuse un occhio, e sparò.
Kisshu gemette sottovoce mentre si piegava in avanti, stringendo i denti e la spalla sinistra che aveva iniziato subito a perdere sangue.
Hai mira, eh, colombella?” ironizzò.
Ringrazia che non te l'ho piantata in testa.”
Senza mollare la pistola, Minto percorse in due grandi falcate lo spazio che la divideva dall'automobile, salendo al posto di guida con una destrezza che non pensava di poter raccogliere in quel momento.
Forse era stato lo sparo, forse l'euforia di poter dire di essere quasi scampate da lì, ma aveva ritrovato le energie che aveva perso in tutte quelle ore prima. Fece inversione velocemente, facendo stridere le ruote sul terreno, e senza guardarsi indietro, lei e Retasu se ne andarono.
Kisshu si trascinò fino al cassonetto, accasciandovici contro, prendendo dei respiri profondi e controllando di non perdere troppo sangue. Quasi si stava stupendo della mano ferma di Minto, l'aveva colpito con una precisione non da poco nonostante fosse visibilmente affaticata e pressoché incapace di reggersi in piedi.
Quando vide che si furono allontanate, sparò un paio di colpi nella direzione generale in cui avrebbe dovuto trovarsi il SUV, poi gettò la pistola di lato. La spalla gli stava dolendo tremendamente, l'adrenalina stava scendendo.
Afferrò il cellulare e compose un numero che ormai conosceva a memoria: “Pai?” esclamò roco dopo qualche squillo “Abbiamo un problema.”










Hellooooooooo :D Ci ho messo una vita, perdonatemi, lo so. Ma non ho più una vita in pratica, l'uni mi sta uccidendo :( Ho scritto tutto questo capitolo oggi tra le pause studio prima di un esame, e devo pubblicarlo entro dieci minuti così da andare a studiare per il terzo e ultimo parziale della settimana, domani :O Tra l'altro qui a Roma c'è pure l'allerta meteo, ma la mia università ha deciso di rimanere aperta... ovviamente -____-
Come scritto all'inizio, il capitolo è dedicato a Blackmiranda, perché lei adora Kisshu, e Kisshu è moooolto importante in questo chappy... o sbaglio? ;) Spero di avertelo reso bene :3  (E prometto di passare da Somebody durante il weekend, finisco di studiare! xD).
Anche questo è uno di quei momenti che avevo progettato fin da subito nella creazione della storia,  certo non mi è venuto proprio come lo volevo, ma va bene anche così :)
Il titolo è da Do I wanna Know? degli Arctic Monkeys, l'avete capito ;)
A non so quando, sorry xD
Bacioni e grazie di tutto!!!

Hypnotic Poison








   
 
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