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Autore: Kveykva    05/11/2014    2 recensioni

A quel punto scattai indietro.
Ma cosa stavo facendo?
Cosa diavolo stavo per fare?
Scesi dal divano, presi la mia borsa e mi diressi verso la porta.
-Em. Em!- mi chiamó Dave.
Aprii la porta ma lui mi prese per un braccio e mi costrinse a girarmi.
-Cosa stai facendo?-
-Me ne sto andando.- gli risposi.
-E perchè te ne stai andando, maledizione!?- mi chiese lui sconvolto.
Non avevo una vera risposta da dargli. Sapevo solo che quello che era quasi successo non sarebbe dovuto succedere mai più.
Lui mi fissó, e mi sorpresi ancora una volta di quanto fosse bello, anche da arrabbiato com'era.
Era dannatamente bello.
-Non sei tu, Dave, ma...-
-Vuoi sapere una cosa, Emma Bennet? - mi interruppe. -Sei una maledetta stronza.-
Aprii la bocca e rimasi così, scioccata.
L'aveva detto davvero?
-Tu hai bisogno di me.- mi disse.
Riuscii solo a fissarlo.
-Sai che è vero.-
Non seppi dire nulla, mi limitai a stringere i pugni tanto che si sbiancarono le nocche.
Se c'era una cosa che mi mandava in bestia era dare ragione a Dave.
E purtroppo, anche se non ero ancora completamente consapevole, aveva ragione.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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La voglia di sbattergli la porta in faccia era così forte che non so come mi trattenni: forse perchè se no sarei rimasta chiusa fuori da casa mia, con Dave dentro. Il che NON era una cosa normale.
-Come diavolo ti permetti?- gli strillai dietro, furiosa.
-Scusa, principessina! Sei alquanto irritabile- mugugnó lui.
Principessina? Se prima i miei ormoni stavano per offrirsi a Dave su un piatto d'argento, ora si stavano infilando un'armatura, impugnando le forche.
-Ma cos'hai nel cervello? La segatura?- 
Nonostante lo sguardo di fuoco che mi mandó non pensai nemmeno per un istante di mettere fine ai miei insulti: ormai ero partita.
-Se avessi un minimo di rispetto...-
-Rispetto? Mi parli davvero di rispetto? Tu?- esclamó strabuzzando gli occhi.
Lo fissai stringendo gli occhi a fessura, spostai il peso su un piede e incrociai le braccia.
Una bambina dell' asilo, ecco cosa sembravo.
-Perchè sarei irrispettosa? Ma sei scemo sì o sì?- 
-Divertente, Emma. Peccato che tu non veda o che tu faccia apposta a non vedere, la realtà.- rispose con voce calma e dura, io è fu ancora peggio.
-Cosa dovrei vedere scusa?- chiesi 
Lui sbuffó, ma capii che non riusciva a darmi una vera risposta quando ci mise troppo tempo per parlare di nuovo.
-E pensare che dicono che sono i maschi, quelli ottusi. Mi stai facendo impazzire.-
-cosa vorrebbe dire, scusa? Io ti sto facendo impazzire?-
-Di sicuro, se continui a strillare così. -
Sapevo che non era la risposta giusta. 
Dovevo aspettarmelo che avrebbe rigirato la domanda senza rispondere. Dio, che nervi! 
E ora come dovevo interpretare la sua frase? Saró stata anche brillante come mente, ma di certo non potevo leggere in quella degli altri!
-Se ti do tanto fastidio, la porta è da quella parte.- gli indicai con un sorriso acida.
Com'è che ero ancora via con tutto quel veleno in corpo? 
-Veramente sono stanco morto, ho un mal di testa terribile, sono sicuro che c'entrino le tue urla, e vorrei solo cacciare la testa sotto un cuscino.-
-Bene, e vedi di soffocarci dentro.- 
-Avanti, Emma. Sei tu che hai creato tutto questo casino!-
-Io...- cominciai.
-Ok, va bene, ho esagerato scusa. Anche se con te è una battaglia persa.- ripetè, alzando le mani.
Sgranai gli occhi.
Si stava scusando? Quel cretino si stava scusando? Di quel passo, il giorno dopo pioveva verde.
-Non me ne frega niente se impazzisci per cose così, Dave. Il fatto è che in casa mia non mi parli in quel modo.- ribattei acida.
-Mi sembra di essermi già scusato.-
-E a me sembra di aver già detto che non mi importa.-
-Sei impossibile!- esclamó facendo ricadere le braccia lungo i fianchi.
-E tu sei un deficiente!- 
-Puó darsi.- mormoró , con la voce bassa e roca.
Oddio. No, doveva chiudere la bocca e stare zitto.
Perchè era così sexy? Non bastava che fosse soltanto bello da svenire? 
Indietreggiai involontariamente finchè aderii completamente alla porta.
-Ammettilo.- 
-Cosa?- 
-Che sei attratta da me.- 
A quel punto le mie guance diventarono di un colore insostenibile. Non ero una persona molto timida, ma per qualunque frase velata andavo a fuoco.
-Nei tuoi sogni.- ribattei, e quasi mi applaudii da sola per la fermezza con cui lo dissi. Sembrava quasi vero.
-Oh, in quelli sicuramente.- 
ODDIO. 
Si avvicinó e mi spostó un boccolo dalla spalla, toccandomi (in)volontariamente la pelle nuda della spalla. 
Respirai un po' più difficilmente.
-Se davvero...- e fece aderire il suo corpo al mio,
-non provi nulla...- fece scorrere il palmo della sua mano sul mio collo, e poi sulla mia guancia
-perchè reagisci così?- finì, passandomi una mano tra i capelli, e prendendomi l'altra con la sua, portandola in alto, attaccata alla porta.
-Perchè...io...- farneticavo, ma ormai non rispondevo più delle mie azioni. Il mio respiro era corto e accelerato e il cuore mi stava letteralmente uscendo dal petto.
Cosa mi stava facendo Dave? 
Non so come, quando, o perchè lo decisi: forse ero stanca di essere sottomessa così, anche perchè alla fin fine aveva ragione lui.
E io odiavo dargli ragione.
Mi girai di scatto, prendendolo per la maglietta e invertendo le posizoni: ora era lui attaccato al legno scuro della porta di casa.
I suoi occhi si spalancarono, ma io non li guardai: non volevo che succedesse quello che era accaduto prima, non ora che stavo avendo la mia rivincita.
Mi avvicinai, inspirando il suo profumo così inebriante, costringendomi a rimanere lucida: feci scorrere la punta del mio naso dal suo collo alla sua guancia e arrivai ad una distanza infinitesimale dalla sua bocca.
-Sai, non dovresti provocarmi così..- cominciai, cercando di sembrare sensuale.
Lo avevo stupito: mi guardava, con le pupille dilatate e lo sguardo eccitato.
-Perchè potrei reagire.- finii, facendo accidentalmente passare la mia mano vicinissima alla sua erezione.
Il suo respiro ora era veloce, e sentivo il suo petto andare su e giù.
A quel punto mi staccai, andando indietro e lasciandolo lì: tremendamente bello, coi capelli spettinati e con un'espressione così stupita che avrei dovuto fotografarlo.
Dentro di me, esultavo come una cretina: allora non ero solo io a morire ogni volta che mi si avvicinava. 
-Buonanotte Dave.- dissi con tono civettuolo, girandomi e incamminandomi verso il corridoio. 
Lui aspettó un paio di secondi prima di rispondere e riuscii solo a compiacermene.
'Ben ti sta.' pensai.
-Buonanotte un cavolo.- ruggì. 
Partì alla carica, e venne dritto verso di me con in faccia un'espressione determinata.
-Non ci provare!- strillai, mentre cercava di prendermi.
L'unica cosa che riuscii a fare fu di infilarmi in corridoio il piu in fretta possibile, ridacchiando nervosamente come una scema: mi sembrava di essere tornata all'asilo, quando devi correre per non farti prendere dal lupo. E mi stupii di essere ancora capace a ridere sul serio: dopo tutto quello che era successo in quei mesi, ogni risata, che non era con Andrea, mi sembrava strana.
Sentivo il cuore esplodere, e diedi la colpa alla corsa. Le luci in corridoio erano spente, solamente la luce del salotto giungeva ma non si riusciva a distinguere nulla: era tutto immerso nel buio.
Un secondo prima di raggiungere la porta della camera da letto, sentii delle mani calde, delle mani che conoscevo afferrarmi per i fianchi, e in pochi secondi mi ritrovai con le spalle al muro.
Non riuscivo a vedere nulla, ma a giudicare da quando vicina mi giunse la sue voce, eravamo a cinque centimetri di distanza.
La risata mi si strozzó in gola quando si avvicinó ancora di più, tanto che sentii il suo respiro battermi sulle labbra, e sentii un disperato bisogno di farle aderire con le sue.
-Ti ho presa.- sussurró, ansimando.
Era ufficiale, voleva vedermi morta.
Cercai una risposta piccata e acida dal mio vasto repertorio, ma non riuscii a fare uscire una singola parola dalla mia bocca.
Lentamente, in una lentezza straziante colmó lo spazio fra noi: le sue labbra si appoggiarono delicatamente sul l'angolo delle mie, e già a quel punto pensai che sarei svenuta.
Da quanto tempo immaginavo come sarebbe stato sentirne il sapore, saggiarne la  consistenza, così morbida.
Troppo preso le staccó.
Stava giocando con me, era ovvio: mi stava facendo impazzire, forse per vendicarsi di prima.
Grazie a Dio, la luce era spenta, e i suoi occhi non mi avrebbero tormentata. Così, eravamo solo io e Dave. 
Piano, socchiuse le labbra, e il suo respiro alla menta mi investì facendomi vacillare.
A quel punto i miei buoni propositi era felicemente andati a quel paese.
Come mi chiamavo? Emma? Siamo sicuri? Perchè il mio cervello stava dando forfait.
Con una mano mi strinse i fianchi, e io inarcai involontariamente il bacino verso di lui.
Sentii che gemette qualcosa e questo non fece altro che aggiungere buoni motivi per scollegare quell'apparecchio guasto chiamato cervello.
-Oddio...- sussurró.
-EMMA! SEI QUI? DORMI?-
Una doccia gelata: Andrea sbraitava dal salotto, urlando così forte che se anche avessi dormito adesso sarei stata sveglissima.
Dave si staccó repentinamente e maledissi Andrea con quanti più insulti riuscivo a formulare.
Presi un respiro profondo, e guardai Dave: stava cercando di riprendere il controllo.
Appena il suo sguardo incontró il mio, era tornato l'inverno: il caldo sconfinato di prima si era ormai esaurito.
Mormorai un 'scusa' e sgattaiolai in salotto.
-Emma! Finalmente, non rispondevi più. Ma come sei conciata? - cominció Andrea ma si bloccó con la bocca aperta che i sarebbe entrata una piazza alla vista di Dave che usciva in quell'istante dal corridoio.
Probabilmente fece due più due, e notai che sia i miei capelli sia quelli di Dave erano un disastro, e per quanto fosse bravo a fingere aveva ancora il respiro corto.
Non volevo sapere in che condizioni ero io.
-Oh. Cioè, volevo dire..ciao Dave. Perché eri nel mio corridoio?-
Volevo ammazzarla.
-Ora vado, infatti. Buona serata Andrea. Ciao Yankee, passo domani per le lezioni di chimica.- 
Si giró e mi rivolse uno sguardo così lungo che arrossii leggermente e sembró voler aggiungere qualcosa ma scosse la testa, si giró e se ne andó.
-Ok, ora voglio sapere TUTTO.- strilló Andrea appena la porta si fu chiusa.
-Zitta! Ti sente di sicuro!- la rimproverai.
-Sai quanto me ne importa...- bofonchió alzando le spalle. -Allora? Cosa ci facevate nel corridoio, con le luci spente? Avevi una faccia, sembrava quasi che avessi appena fatto il migliore sesso della tua..-
-Va bene, puó bastare!- la interruppi sentendomi ancora andare a fuoco.
Ci sedemmo sul divano, stravaccandoci: io presi un cuscino e lo strinsi forte al petto.
-Davvero, Emma, a parte gli scherzi..- cominciò seria -sono felice che tu..be', insomma, abbia trovato qualcuno.- concluse, e vedevo che era imbarazzata.
In un modo o nell'altro avremmo toccato l'argomento Nate.
-Non lo so, De: quando sono con lui sono..diversa. Cioè mi fa infuriare nove volte su dieci, ma sto bene con lui.-
-È normale, tesoro.- mi disse -Certo, che ha un bel caratterino.- 
-Già.-
-Ma...vi siete baciati?- chiese titubante.
Sapevo che si stava trattenendo solo per via del mio passato, se no mi avrebbe tranquillamente assalita. 
-Sì.- ammisi a bassa voce.
-ODDIO! COM'È STATO?- 
Avevo sottovalutato la voce spacca timpani di Andrea, e le dovetti tirare il cuscino che avevo in mano.
-Oh, piantala!- 
-Non la pianto neanche morta. Come bacia?
-Non ne hai idea.- risposi e lei fece un gridolino.
-È bello sapere che comunque, anche dopo Nate, sei capace di..be' di questo.- disse.
Ci pensai su.
-Non ho paura, e mai ne ho avuta, dei baci e dell'intimità in generale, lo sai bene De. Non è quello che mi ha tolto Nate.-
Ed era vero: avevo sempre conservato la mi vena leggermente aggressiva e sensuale. Lui non me l'aveva tolta. Lui mi faceva del male fisico, ma io ero molto più forte di quanto pensasse. O almeno, mentalmente. Ma non avrei sopportato un giorno di più accanto a lui. 
-Lo so, lo so. Be', è una bella notizia comunque.- disse lei.
-Già -concordai.
Solo allora mi ricordai che Andrea era stata a casa nostra, in Arizona.
-Oddio, De, me ne ero dimenticata! Sei tornata a casa?- le chiesi, cercando di scusarmi.
Lei pace imbarazzata e annuì .
- i miei erano felici di vedermi e..-
Già sapevo cosa stava per dire.
-I tuoi vorrebbero vederti.- concluse.
-No.- misi subito in chiaro, inflessibile.
-Lo so, gliel'ho spiegato anche io. Rispettano la tua decisione anche se non la capiscono.- 
-Non potevo dirgli quello che mi faceva Nate.- dissi amara.
-Dovresti.- 
-Non ricominciare Andrea . Un giorno..glielo diró.-
-O lo scopriranno.- ipotizzó Andrea.
-In qualunque caso lo sapranno. Ma tu non...-
-No! No, assolutamente no. Non l'ho visto nemmeno di sfuggita.- 
Un grosso peso mi scivoló via dal petto e riuscii quasi a distendere il viso in un piccolo sorriso.
-Faccio una doccia.- annunció Andrea.
-Ti voglio bene, De.- le dissi.
Lei mi guardó con uno sguardo amorevole e mi scompiglió i capelli.
-Anche io tesoro..anche io.- 
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Angolo:
Ciao a tuttii!
Eccoci qui, con un nuovo aggiornamento e possiamo dire...FINALMENTE!
C'è un bacio, e non vedevo l'ora di scriverlo ma si sa..con Emma e Dave si deve andare con calma.
Tengo tantissimo a questo capitolo, si incominciano a conoscere più profondamente, e ci sono molte più scene..piccanti.
Ringrazio in anticipo chi leggerà la storia, e se avete qualche minuto di tempo, recensite il capitolo, perchè la vostra opinione di lettori è importantissima sia al fine di migliorare me e la storia, quindi se poteste lasciatemi un commentino.
Un bacio,
Kveykva.
  
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