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Autore: disconnected    05/11/2014    2 recensioni
Kora era più concentrata sul foglio che aveva davanti. Ci aveva scribacchiato sopra delle frasi e poi le aveva cancellate con l’inchiostro nero della sua penna, facendo attenzione a non lasciare intravedere nulla di quello che aveva scritto.
Non volevo essere così.
_________
Potresti bruciarti, se giochi con il fuoco
Quelle parole rigiravano nella testa di Ashton e non trovavano pace. Ricominciò a guardare fuori dalla finestra e si perse ad osservare le persone che camminavano tranquille lungo la strada, ignare di quello che stava succedendo dentro di lui.
_________
Si era innamorato solo una volta, Isaac, e gli era bastato.
“Niente più cuori spezzati” era il suo motto.
_________
«Bene, Hayley, ti va di annoiarti con me?»
«Nemmeno nei tuoi sogni.» e così, silenziosa com’era arrivata, Hayley se ne andò.
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Can I just fix you, girl?
Show you a different world?”

- Austin Mahone, Shadow.
 

 

Passò più di un mese, e poi arrivarono le vacanze di Natale.
Ancora nessuna notizia di Isaac.
Hayley era tornata a scuola una settimana dopo il suo risveglio, ed era riuscita a recuperare tutte le materie, migliorando anche la sua media, per quanto possibile.
C'era comunque una parte di lei che continuava a pensare a Isaac, a quel ragazzo dagli occhi di ghiaccio che era riuscito a entrarle dentro come nessuno era riuscito a fare.
Kora aveva continuato ad uscire con Hayley e Ashton, ma stava cominciando a guardare Ashton sotto ad una luce diversa. Si ritrovava ad osservarlo sorridere, parlare.
Fissava le sue labbra e i suoi occhi verdi, gli scompigliava i capelli e il numero di abbracci tra loro due era decisamente aumentato. Il tutto non era sfuggito a Hayley, che
non aveva risparmiato alcuni commenti divertenti.

Ashton aveva continuato a cercare l'amico sperando in una riapparizione o in un messaggio inutilmente. Si era accorto di un cambiamento in Kora, ma non riusciva a dare
un nome all'emozione che leggeva nei suoi occhi.

L'ultima campanella di dicembre suonò, facendo riecheggiare un urlo di gioia tra i corridoi della scuola. Tutti gli studenti si riversarono fuori dall'istituto, mentre Ashton,
Kora e Hayley restarono fermi sulla soglia a guardare. Era diventata un'abitudine, ormai.

«Ragazzi, devo dirvi una cosa - esordì Hayley - durante queste settimane di vacanza vorrei andare a cercare Isaac. Volevo sapere se sareste disposti a venire con me.»
«Certo» Ashton non esitò a rispondere e poco dopo arrivò anche la conferma di Kora.
«Adesso devo andare, ma per i dettagli ci mettiamo d'accordo domani, okay?»
Hayley salutò gli amici con un gesto della mano e un sorriso e si diresse a passo spedito verso la sua auto.

«Ti da fastidio se ti accompagno fino a casa?»
«Certo che no.»
Ashton la guardò mentre camminava due passi avanti a lui; a volte si voltava, gli sorrideva e canticchiava, ma in quegli occhi riusciva a leggere emozioni molto più forti e contrastanti.
Leggeva felicità e tristezza, paura ed euforia.
E la trovava bellissima, con le sue contraddizioni e i demoni di cui non voleva parlargli.
Arrivarono fuori casa sua , troppo presto per i suoi gusti e anche per quelli di Kora, anche se non voleva ammetterlo.

Kora guardò l'entrata del vialetto di casa sua, poi si girò di nuovo verso l'amico, che la guardava.
«Uhm, vuoi entrare? Mia madre non c'è e, se vuoi, possiamo mangiare qualcosa insieme. A meno che non ti abbiano già preparato da mangiare a casa, allora in quel caso..»
Stava straparlando, e se n'era accorta. Era nervosa e sentiva una strana sensazione che non riusciva a spiegarsi all'altezza dello stomaco.
Ashton sorrise e le rispose: «D'accordo, se per te non è un problema.»
Avevano continuato a scambiarsi frasi come 'se vuoi' e 'se per te non è un problema', come se la presenza dell'uno potesse infastidire l'altra. Non si erano accorti che era esattamente l'opposto e che avevano cominciato a costruire un rapporto di fiducia di cui Kora aveva paura, un rapporto in cui avevano l'uno bisogno dell'altra.

Entrarono in casa e Kora si diresse verso la cucina.
«Fai pure come se fossi a casa tua.»
«Ti serve una mano?»
Kora appoggiò le mani sul bancone della cucina dopo essersi tolta la giacca e guardò sopra di sé, tra le mensole e i mobili, poi si mise in punta di piedi.
«Oh, dovresti solo prendermi quella pentola lassù.»
Puntò a un punto appena sopra al suo indice, facendo spostare lo sguardo di Ashton dal sorriso di Kora alla pentola che stava indicando. Sorrise a sua volta e, senza alcuna
difficoltà, prese la pentola.

Abbassò di nuovo lo sguardo su di lei e gliela porse, improvvisamente consapevole del pochi centimetri tra loro due.
«Sei sicura che non ti serve una mano per il resto?»
«Credi che non sappia cucinare? – rise – Ma no, davvero, ma la posso cavare. Se vuoi puoi andare là in salotto e accendere la TV o lo stereo, come preferisci.»
«Preferisco lo stereo, dove sono i CD?»
«Nell'armadio sotto allo stereo.»
Ashton si diresse in salotto e cominciò a guardare tra i CD mentre Kora cominciò a cucinare.

Kora sentì l'inizio di una canzone che conosceva molto bene e sorrise. Anche Ashton la conosceva, ed era tra le sue preferite; si era stupito del fatto che piacesse anche a lei. Alzò il volume e poi tornò in cucina.
«Non sapevo ti piacesse questa canzone.»
«È una delle mie preferite.»
La canzone era “Waiting for Superman” dei Daughtry.

She's dancing with strangers, she's falling apart
Waiting for Superman to pick her up
In his arms yeah, oh in his arms yeah
She's waiting for Superman

To lift her up and take her anywhere
Show her love and climbing through the air
Save her now before it's too late tonight

Entrambi ascoltarono con attenzione il testo, forse fu la prima volta in cui lo sentirono davvero.
Ho bisogno di essere salvata? si chiese Kora.
Devo salvarla si disse Ashton.

Il silenzio sarebbe stato imbarazzante se non ci fosse stato il ragazzo a sorridere e ad allentare la pressione. La canzone successiva partì, ma questa non era tanto significativa quanto l'altra.
«Uhm, dovrebbe essere pronti tra dieci minuti.»
«Okay.»
Lo sguardo di Ashton cadde sulla foto di una bambina appesa al muro accanto a lui.
«Sei tu questa?»
«Sì.»
Nella foto Kora indossava un vestitino bianco con dei fiorellini sopra, quasi troppo femminile per lei pensò prima di notare che era sporco all'altezza delle ginocchia. Dietro a lei il bosco e una grossa pietra che Ashton riconobbe.
Quello era il posto in cui l'aveva incontrata e lei lo aveva immobilizzato contro un albero. Quella notte parlarono per ore.
«Eri veramente carina. – disse sorridendo – Non che ora tu non lo sia.»
Kora si sentii arrossire e si voltò di spalle, facendo finta di controllare la cottura della pasta, quando invece voleva solo evitare di far notare il rossore sulle sue guance.

Mangiarono e Ashton la riempì di complimenti sul cibo, mentre Kora continuava a ripetere che in realtà non se li meritava e che la pasta alla fine non era così buona.
Dopo un po' il ragazzo si diresse verso la porta.
«Già vai?»
«Probabilmente hai altro da fare»
«A dire la verità no. Ti va di restare ancora un po'? Magari guardiamo un film.»
«Okay.» rispose con un sorriso.

Si sedettero insieme sul divano e cercarono un film. Nel frattempo Ashton notò che c'erano un sacco di foto di Kora da bambina e di Kora con una donna (probabilmente la madre) nella stanza, ma in nessuna di esse c'era anche il padre.
Ovviamente non le chiese nulla; non voleva farla arrabbiare o diventare triste.
Era una bella giornata e sarebbe dovuta rimanere tale.
C'era comunque una vocina nella testa del ragazzo che continuava a dirgli che forse la morte del padre e la diffidenza di Kora erano collegate.
«Stuck In Love o Abduction
«Stuck In Love.»

 

Hayley cercò di elencare ogni luogo in cui Isaac avrebbe potuto trovarsi, ma si rese conto di non conoscerlo abbastanza. Scrisse soltanto West Virginia e New York, e li scrisse soltanto perché Ashton gliene aveva parlato quando si era risvegliata all'ospedale.
Provò di nuovo a chiamare Isaac sul cellulare, ma non rispose, come sempre.
Lasciò un messaggio nella segreteria telefonica, l'ennesimo, e si chiese se li ascoltasse o se non lo facesse per paura di cambiare idea e tornare indietro.
Hayley sperava lo facesse, sperava cambiasse idea e tornasse indietro, da lei.

 


Eccomi, ho finalemente aggiornato.
Spero vi piaccia, anche se so che non è uno dei capitoli migliori, ma è una sorta di "passaggio" a quello che penso di far accadere dopo.
Grazie a tutti quelli che hanno recensito i capitoli precedenti, hanno messo la storia nelle preferite o nelle ricordate.
Baci,
Giulia.

  
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