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Autore: 365feelings    06/11/2014    7 recensioni
11. That's the trick (o di come tutto va per meglio)
Quando sente la mano di Will sfiorare la propria, non si sottrae al contatto anzi lo cerca ed è bello sentire le dita dell'altro intrecciarsi alle sue. Pelle contro pelle. C'è un tempo per ogni cosa e quello di fuggire e nascondersi è finito già da un pezzo.
«Che ne dici, li raggiungiamo? Credo che sia arrivata anche tua sorella».
Quello, è il tempo di vivere.

Will/Nico | post-Blood of Olympus | headcanons
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Will Solace
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Out of the darkness, brighter than a thousand suns
Coppia: Will/Nico
Rating: verde
Genere: angst, malinconico
Avvertimenti: oneshot, spoiler!
Note: urgono alcuni chiarimenti
  • Alla fine di BoO Will dice chiaramente a Nico che se continua con i viaggi ombra e tutto il resto finirà per essere divorato dall'oscurità (circa; non ho voglia di citarvi il pezzo preciso, sono pigra). Una cosa del genere a mio avviso non si sistema con tre giorni in infermeria, ma si protrae nel tempo e soprattutto non svanisce per magia, soprattutto se Nico fa Nico e non comunica i suoi problemi. Tanto più se ci metto dentro un po' di stress post traumatico è una sana (?) dose di "oh se solo Bianca fosse qui". Il risultato è che Nico si ritrova in un baleno nuovamente in balia dell'oscurità anche se certe cose sono sicuramente cambiate; infatti riesce ad uscirci, circa. La strada per Nico (e per la coppia Will/Nico) a mio avviso è ancora molto lunga, fatta di ricadute e momenti di scoraggiamento e brutti ricordi – per entrambi.
  • Alcune parti di questo capitolo sono state un parto, altre invece sono nate da sole; spero che il risultato finale non faccia schifo. Nel mio headcanon ciò che accade in questo capitolo è importante perché da qui in poi il rapporto tra i due si farà progressivamente più intimo.
  • La storia della torta: dovete sapere che ho un headcanon per Lee, Michael e Will, un headcanon angst che piano piano uscirà anche in questa raccolta/long. Perché non so voi, ma pensare ai tre capocabina di Apollo mi rende molto triste. Prima o poi ci farò una storia a sé; nel frattempo infilo accenni qua e là (nel precedente capitolo infatti c’era l’accenno a Lee).
  • Ringrazio Tera per il supporto e la pazienza <3
  • Nella descrizione della raccolta/long ho deciso di cambiare da angst a malinconico perché in realtà c'è molto meno angst di quanto avessi in programma. Sarà per un'altra volta.
 
 
 
 
 
 
 
«Oh, please» Will sounded unusually angry «Nobody at Campo Half-Blood ever pushed you away. You have friends – or at least, people who would like to be your friend. You pushed youreself away […]».
The Blood of Olympus, Rick Riordan
 
 

Ci sono giorni in cui l'oscurità sembra tornare a reclamarlo, in cui le ombre si allungano solo per lui e non importa quante persone gli sorridano, la verità è che quello non è il suo posto — allora qual è? Esiste?
Ci sono giorni in cui il ricordo di Bianca lo assale. L'unica che lo abbia mai accettato, la prima a lasciarlo. Bianca egoista che parte per un'impresa e non fa più ritorno, Bianca che non lo aspetta e passa oltre. Una ferita ricucita da un chirurgo maldestro e mai completamente rimarginata; basta poco a farla sanguinare — una risata, una frase, una Cabina vuota.
Ci sono giorni in cui semplicemente è più facile smettere di opporsi e scivolare nell'ombra.
 
Un incubo.
Nico resta sdraiato sul letto sfatto ad ascoltare il battito del proprio cuore mentre il respiro torna ad essere regolare. Nel silenzio della sua Cabina ogni suono è amplificato, dal cinguettio degli uccelli sul tetto alle voci di alcuni semidei che si preparano alla giornata.
Ripensa al suo incubo, alla sensazione di soffocare che ha provato, ai ricordi del Tartaro che tornano sempre più spesso e a ciò che ha fatto a Bryce Lawrence; dovrebbe parlane con qualcuno. Hazel sicuramente lo ascolterebbe o Reyna o anche Jason. Dovrebbe, davvero.
Si gira su un fianco e tira la coperta fin sopra la testa.
 
Sono quasi quattro giorni che non parla con nessuno: ha iniziato evitando le chiacchiere di Lou Ellen e i saluti di Will, ha proseguito riducendo le visite al coach e le interazioni con Jason.
Se ne rende conto nella solitudine della propria Cabina dopo l'ennesimo incubo che lo ha svegliato nel cuore della notte trovandolo madido di sudore in un letto sfatto. Sa di non poter continuare così, non è rimasto al Campo per ricadere nell’oscurità, eppure la porta sembra così lontana. La sua stessa voce si rifiuta di farsi sentire, le parole bloccate da qualche parte nella gola.
È quando sente per caso i programmi di alcune figlie di Atena e arriva a pensare che anche a Bianca piacerebbero – se solo fosse qui – che capisce di dover fare qualcosa, qualsiasi cosa.
 
Stringe la presa sull'elsa ed è come riabbracciare una vecchia amica.
Non ci sono mostri da combattere, solo una caccia alla bandiera da vincere ma Nico si rende conto che gli è mancata la sua spada e quasi si pente di non aver accettato prima la richiesta di alleanza di Jason. Soprattutto perché il semidio gli ha affidato un lavoro da svolgere in solitario: ci sono solo lui e il perimetro del bosco da sorvegliare.
In lontananza si sentono le voci di alcuni semidei occupati nei combattimenti, ma la zona è tranquilla. Non c'è traccia della squadra avversaria ed è un po’ deluso: niente azione per lui. Ma soprattutto niente Will.
Ha passato gli ultimi giorni ad evitare il ragazzo e allo stesso tempo a desiderare di incontrarlo e come tutte le volte in cui ha le idee poco chiare si ritrova ad essere arrabbiato con se stesso. E un po' anche con Will, perché quel semidio lo sta scombussolando più di quanto gli piaccia ammettere.
Anche in quel momento non può fare a meno di pensare a lui e al fatto che, per quanto non desideri parlare con nessuno, gli piacerebbe ascoltare Will parlare, non importa nemmeno di cosa, solo sentire il suono della sua voce. Sta cercando di capire cosa questo significhi quando si accorge dell’ombra che si allunga sul terreno davanti a lui. È rapido a reagire, ma nel momento in cui si volta con la spada in pugno accade qualcosa di inaspettato e terribile. Forse ha sottovalutato gli incubi e i loro possibili effetti collaterali, forse semplicemente doveva accadere prima o poi ma non appena fronteggia l'avversario (non ha nemmeno il tempo di vederlo in faccia) qualcosa scatta — qualcosa di oscuro e doloroso.
I ricordi dei successivi minuti si fanno confusi e bui e freddi. L'unica cosa di cui è certo è che senza volerlo è ricorso ai propri poteri — quelli che aveva giurato non avrebbe mai più usato.
Le parole muoiono nella gola dell'altro semidio e si trasformano in grida che raggiungono anche Nico, ovunque stia precipitando, e lo riportano indietro. Nello sguardo spaventato del ragazzo riconosce Cecil ed è forse questo che gli dà la forza di riprendere il controllo delle ombre e di allontanarle da lui.
 
Ha detto di non averne bisogno, ma quando Jason lo ha trovato svenuto non ha voluto sentire storie e quasi di peso lo ha portato in infermeria dove già si stavano prendendo cura di Cecil.
Adesso, dietro ad un paravento, Nico attende il suo turno per essere visitato. Se mai un figlio di Apollo vorrà verificare il suo stato di salute. Dopo quello che ha combinato non è sicuro di essere ancora voluto al Campo, lui stesso non si vorrebbe lì.
Quando vede qualcuno avvicinarsi si agita sul lettino, senza sapere cosa aspettarsi, e nel momento in cui da dietro il paravento compare Will è allo stesso tempo terrorizzato e sollevato.
Per la prima volta vorrebbe parlare, dire qualcosa, qualsiasi cosa, ma rimane zitto, lo sguardo che non riesce nemmeno a sostenere quello del ragazzo.
Quando il semidio lo tocca, trasale. Le sue stesse emozioni devono averlo tradito, perché l'altro sembra leggerlo come un libro aperto.
«Non voglio farti del male» gli dice cautamente «Ho solo bisogno di visitarti».
Nico annuisce, restando fermo questa volta mentre Will gli prende la mano ed esamina le sue condizioni.
«Nessuno ti vuole cacciare» aggiunge poco dopo, mentre aggiorna la sua cartella e scrive "il paziente versa in uno stato di shock; consigliato riposo". Entrambi sanno che non è solo questo, che sotto la superficie c'è molto altro: Nico però al momento non se ne cura, ci penserà più tardi a chiedersi perché Will lo abbia coperto. Al momento c'è solo Cecil che ha rischiato di morire.
«Ma io —».
«È stato un incidente e nessuno è rimasto gravemente ferito».
«Se non mi fossi fermato...» inizia, coprendosi poi il volto con le mani mentre ricorda la fine di Bryce Lawrence.
«Ma lo hai fatto e ora grazie a te Cecil è ancora vivo. Un po' spaventato, certo, ma vivo. Anzi credo che tutto ciò gli abbia fatto bene. Gli ho sempre detto di non avvicinarsi in quel modo alle persone».
 
A tre giorni dall’incidente gli incubi sono peggiorati. In uno c’era addirittura Will; non ricorda molto, se non la presenza del semidio e la sensazione di angoscia con cui si è risvegliato.
Alla fine decide di contattare Reyna. Hazel si preoccuperebbe e lascerebbe Nuova Roma per accertarsi delle sue condizioni, mentre lui non vuole agitarla e distoglierla dalla sua nuova vita; Jason si turberebbe e coinvolgerebbe Piper quando invece Nico non desidera attirare l’attenzione. Reyna invece saprà ascoltarlo e consigliarlo senza forzarlo e senza fare troppo clamore.
Quando la contatta con un messaggio Iride, infatti, la semidea si dimostra attenta e seria. Sembra intuire che la storia non sia completa e che ci sia altro sotto, tuttavia si limita a rivolgergli un’occhiata penetrante, come a dire ti lascio il tuo spazio ma se non risolvi in fretta devo intervenire.
«Ti posso insegnare come controllare gli incubi da semidio» gli risponde «Ma questi sembrano incubi normali. Rivolgiti ad un guaritore e non aspettare che passi troppo tempo».
 
Will è arrabbiato. Nico lo capisce il pomeriggio del quinto giorno dopo l’incidente, quando del semidio non sembra esserci traccia.
Improvvisamente si rende conto della sua assenza: dove sono finiti lui e i suoi sorrisi, i saluti chiassosi e gli occhi azzurri che lo seguivano nelle sue attività? Perché Nico si è accorto dello sguardo di Will che spesso indugia qualche secondo di troppo nella sua direzione e ha scoperto che non gli dispiace: ora che non lo avverte più gli manca.
Non sa come sentirsi a riguardo, la stanchezza che lo assale da giorni rende le sue emozioni più confuse del solito. È triste, forse, e un po’ in colpa ma non capisce esattamente per cosa.
E mentre continua a cercarlo caccia il pensiero che se Bianca fosse lì saprebbe sicuramente aiutarlo.
 
Alla fine è proprio il ricordo di Bianca, sopraggiunto a tradimento durante la cena, a dargli l’idea. Quando erano piccoli non c’era nulla che una fetta di torta non potesse sui fratelli Di Angelo, lo sapevano loro e lo sapeva Maria.
Davanti ad un dolce non si può essere arrabbiati e Bianca spesso e volentieri ha giocato questa carta per riappacificarsi con lui o convincerlo a fargli fare qualcosa che non gli andava.
È una tattica a cui non ricorre da anni – da quando tua sorella è morta, gli ricorda una vocina fastidiosa a cui però per quella sera decide di non dare ascolto.
Non appena scorge Will lasciare il tavolo non ha tempo di pensare a cosa potrebbe piacergli, si limita a chiedere il dolce più richiesto dai figli di Apollo e con una fetta di torta al limone lo segue fino all’infermeria.
Lo chiama prima che possa entrare e quando lo vede girarsi per un istante si chiede se stia davvero facendo la cosa giusta. Scomparire nell’ombra sarebbe molto più facile e indolore, invece avanza fino a fronteggiarlo.
«Cosa c’è?»
Nico incassa il tono insolitamente duro con cui Will gli si rivolge porgendogli il dolce.
«Dobbiamo parlare» aggiunge e in un’altra situazione riderebbe (riderebbero entrambi) perché quella è decisamente una frase non da lui.
Insiste tendendogli la torta, tanto che il piatto finisce per premere contro il suo petto; si azzarda a guardarlo spazientito chiedendosi perché non si decida a prendere la fetta.
«Non mi piace» risponde Will alla sua muta domanda e a Nico non resta che tenersi il piatto, sentendosi un po’ idiota.
«Sei arrabbiato» mormora dopo un po’, trovando il coraggio per affrontare il ragazzo «Io… Io lo capisco. Ho usato i miei poteri nonostante tu me lo avessi proibito e ho quasi ucciso Cecil. E mi dispiace per la torta, credevo che in quanto figlio di Apollo ti sarebbe piaciuta».
Will sembra essere più arrabbiato e deluso di prima e Nico desidera non aver mai aperto bocca, non averlo mai seguito. Non sa perché lo abbia fatto: al Campo ci sono altri guaritori, sarebbe bastato rivolgersi ad uno qualsiasi di loro.
«Non sono arrabbiato per l'incidente o per la torta» inizia passandosi una mano sul volto «Sono arrabbiato perché mi hai evitato per giorni. E sono preoccupato, perché ti sei nuovamente chiuso in te stesso. Non hai tagliato fuori solo me, hai tagliato fuori tutti» fa una pausa; è agitato, Nico non lo ha mai visto così agitato «Se non vuoi parlare con me, bene, non farlo. Ma non ti isolare, ti prego».
Non è la risposta che si attendeva, lo sa lui e lo sa Will.
«Io non ti posso aiutare se non vuoi essere aiutato» sospira il ragazzo «Finché continui a tracciare confini e ad escludere gli altri non ne verrai mai fuori».
Nello sguardo del ragazzo c'è solo preoccupazione e il sincero desiderio di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per farlo sentire meglio. Nico non è abituato a tutto ciò e, sotto l'intensità di quegli occhi blu che sembrano vederlo dentro, il suo desidero di tenere gli altri lontani da sé vacilla pericolosamente.
«Credi che non veda, credi che non senta?» continua e c’è sofferenza nella sua voce «Sono giorni che l’oscurità non fa che crescere dentro di te, sono giorni che ti aspetto in infermeria, ma non ti sei mai fatto vivo».
«Io…» inizia, ma non sa come continuare; le parole gli si incastrano in gola e se ne resta con la torta in mano a sperare che Will comprenda e non se ne vada.
Dopo secondi o forse ore Nico ritenta e questa volta la voce si fa più decisa.
«Ho sbagliato» continua sostenendo lo sguardo dell’altro «Ho bisogno di aiuto».
Del tuo aiuto.
Non lo dice, ma lo sentono entrambi e l’espressione di Will si fa sollevata – come se restare arrabbiato con lui gli costasse fatica. Gli fa cenno di seguirlo e mentre entrano in infermeria gli chiede il piatto.
«Credevo non ti piacesse» commenta Nico, sentendosi un più leggero.
«Infatti» risponde, prendendo da un cassetto due cucchiaini (e il figlio di Ade non vuole sapere perché in infermeria tengano delle posate) «Era la torta preferita di Michael, mio fratello, e un giorno ne abbiamo mangiata così tanta che da allora nessuno dei due è più riuscito a sentirne anche solo l’odore senza avere la nausea. Ma questa è un’offerta di pace e non va rifiutata, anzi, va condivisa».
Vedendo che Nico non lo ha ancora raggiunto sul letto su cui si è seduto, gli fa cenno con la mano e aggiunge: «Avanti, guarda che devi mangiarla anche tu. Non si finisce mica da sola».
«Ordini del dottore?» chiede, stupendosi della facilità con cui gli risponde.
«Ordini del dottore» conferma Will con un sorriso radioso «Finiamo la torta e poi vediamo di fare qualcosa per quelle occhiaie».
A Nico sembra un ottimo piano.
   
 
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