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Autore: R_R    06/11/2014    1 recensioni
" Ancora una volta mi tocca risolvere la situazione perché Haruko se ne va in giro con lo spirito di una lumaca spiaccicata, quindi devo: A) trovare le prove che Rukawa stia con quella là. B) far recapitare in qualche maniera le prove ad Akagi C) consolare la mia amata, spuntando all’ improvviso dal nulla! Giusto: D) potrebbe servirmi un cespuglio.
Ah si, sono un genio! "
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a Sissi, 
la tua RR.


CAPITOLO QUARTO

P.o.v. Kaede Rukawa

Piove incessantemente.  

La pioggia non mi dispiace, dopotutto. Anche se non mi permette di andare in bici. L’ultima volta che ci ho provato ho rischiato di finire sotto un camion trasportatore di assorbenti ultrasottiliconleali. Ho capito che doveva essere un segno.

In fin dei conti andare a piedi non mi dispiace.  E oggi abbiamo le prime tre ore con quel professore pelato. Come si chiama? Quello col mono sopracciglio e l’alito di aglio. Boh. Dormirò in santa pace e recupererò ogni energia che mi serve.

Nafisa mi ha preparato i biscotti e me li sono portati dietro come spuntino. Chissà se sta bene. Lei  e Tsukino saranno a casa entrambe, quando torno.
Avevo detto a Tsukino di non stare sotto la pioggia  giocare con Elisabeth, ma non c’è stato niente da fare. Tsk. Non sarebbe mia sorella se non fosse così testarda, immagino. Certe volte la strozzerei.  
La febbre le sarà scesa? Chissà se sta ancora blaterando del mostro Chawawa. Comunque, spero che non contagi anche Nafisa o per me sarà difficile stare dietro a entrambe. Che pazze.  Ma amo poche persone come loro.

Alzo la testa, rivolgendo la mia attenzione verso il ragazzo seduto qualche banco più in là del mio.
 Oggi è strano. Ha lo sguardo vacuo, infelice. Non mi ha guardato neanche una volta, non mi ha urlato contro, non ha fatto il gradasso coi suoi amici svitati. Non capisco cosa abbia, ma sono certo che riguarda quella cretina della sorella del Gorilla. Quella stupida oca, mentecatta che se ne va in giro atteggiandosi da angioletto tenero. E lui, tonto come sempre, non capisce che lo sta solo maltrattando.

 Sono stanco di tutto questo.

Sono stanco di dovergli stare lontano. Stanco di dover battagliare sempre con lui, quando vorrei solo poterlo toccare. Prenderlo per mano, sfiorargli con le dita le guancia, il collo, il petto. Baciare le sue labbra, sentire sussurrare il mio nome.

Appoggio la testa sul banco, chiudendo gli occhi.

Non ho mai amato qualcuno come lui. In realtà non ho mai amato nessuno in quel senso, prima di lui.
Qualche desiderio sessuale sì. Verso Sendoh per esempio. Ma nulla di più. Solo un corpo attraente, gambe muscolose, spalle irresistibili. Ma , se non fosse comunque così dannatamente etero, non rimarrebbe lo stesso più di mezz’ora nei miei pensieri.

Con Hanamichi è diverso. È stato diverso fin dall’inizio, non si esistono ragazzi come lui.
Testardo, Orgoglioso, tremendamente impacciato, ma anche forte, di un’energia inarrestabile. E di una bellezza che mi ha divorato dentro, giorno dopo giorno. Non è solo una questione di fisico, del suo corpo perfetto, dei lineamenti forti del suo viso. Si tratta del suo sguardo. Non ho mai visto uno sguardo determinato e profondo come il suo. Non mi sono mai sentito così con nessuno. L’ho desiderato dal primo istante, e poi, me ne sono innamorato con una naturalezza che mi ha sorpreso e fatto girare la testa.
Come si può non amarlo?

Lui mi guarda, sempre. Sento costantemente i suoi occhi su di me. Mi sbraita contro, ma mi guarda. E io vorrei che quegli occhi mi guardassero ancora e ancora. Voglio stare con lui. Voglio amarlo.
 
Mi risveglio al suono della campanella. Finalmente è ora di pranzo; non vedo l’ora di andare a mangiare il mio bento.
Seguo con lo sguardo Hanamichi, che si dirige verso la porta dove l’oca lo aspetta con espressione ansiosa. Lei mi guarda e mi sorride, portando i capelli dietro l’orecchio. Un classico di banalità, cosa potevo aspettarmi?
Si parlano, ma dalla caoticità della pausa pranzo non sento cosa si dicono. Hanamichi non ha più un’espressione sofferente, ma arrabbiata, nervosa. La liquida in un’attimo; lei lo chiama a sé, ma lui non si volta e si allontana. Era ora, davvero.

Ma la cretina non finisce di disturbare chicchesia e con espressione da finta impacciata, si muove nella mia direzione. Merda. Che noia.
“ Ru..Ru-ka-wa? Posso parlarti?”
La guardo, annoiato; poi inizio a fare qualcosa di interessante: cercare il mio bento nello zaino. Giusto, anche i biscotti. Forse li ho messi nella tasca davanti..
“ volevo sapere se sei fidanzato con quella ragazza dalla carnagione scura.. sai tu.. tu.. tu mi.. piaci e..”

Eccolo. Trovato. Afferro quel che mi serve per il mio pranzo speciale e me ne vado, lasciandola lì. Ah, che soddisfazione se avessi anche una lattina di tè!

È per questa cretina che Hanamichi è così di cattivo umore, stamani?

Raggiungo la terrazza e ovviamente.. piove.
Ah già, non c’avevo riflettuto. Mh. Stare in mensa con altre persone non se ne parla, che palle. ma cos’altro posso fare?

E poi lo vedo, là infondo alla terrazza, sotto la pioggia scrosciante. I bellissimi capelli rossi incollati al viso, gli occhi pieni di tristezza.
Senza quasi accorgermene, l’ho raggiunto. E le parole mi escono dure, come sempre l’abitudine vince.

“hm. Che fai?”

Lui mi guarda fisso negli occhi, sorpreso, ma anche con espressione seria e indefinita. Mi sento paralizzato al suolo come se fossi incollato da un attackformatoumano. Un brivido mi corre lungo la schiena. Poi nota il pacchetto di biscotti, tra le mie mani e abbassa la testa, scuro in volto.
“ vai al diavolo, Rukawa”

Poche parole. Le solite parole. Ma l’espressione è diversa, la voce è bassa e ferma.
Mi cade dalle mani tutto, il bento, i biscotti che tanto avevo voglia di mangiare.
Il cuore mi si ferma nel petto.

Diavolo, io lo bacio.

E ancora prima di pensarlo, le mie labbra sono sulle sue. Dio, quanto le ho desiderate. E prima che il mio cervello mi derida per la mia stupidità, lui risponde al bacio.
Mi bacia con una passione che credevo essere solo mia. Con la mano sulla mia schiena mi stringe verso di sé. Il contatto mi fa vibrare di un desiderio delirante.




 
Dopo tutto la pioggia non mi dispiace proprio.
 
 
 
   
 
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