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Autore: Dragon_Flame    07/11/2014    2 recensioni
Firenze, luglio 2013.
La vita di Lidia Draghi, adolescente alle prese con l'ultima estate prima degli esami e con la fine di una relazione sofferta, prende una svolta inaspettata nell'incontro con Ivan Castellucci, padre di Emma, che deve affrontare un difficile divorzio.
Una strana alchimia li lega e la certezza di aver trovato la propria metà si fa pian piano strada nei loro cuori. L'unico problema sta nella loro differenza d'età: vent'anni. Lidia ha diciott'anni, Ivan trentotto. Aggiungiamo poi una madre impicciona, un ex-ragazzo pedante, un fratello inopportuno e pseudo ninfomane, un'ex-moglie inacidita che cerca di strappare a Ivan la loro unica figlia e mixate il tutto.
Mille difficoltà ostacoleranno la relazione segreta fra i due protagonisti, ma il loro sentimento sarà più forte del destino che sembra contrario al loro amore?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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23.
 


 

Nota: in questo capitolo accenno a osservazioni su argomenti che qualcuno potrebbe trovare offensive a proposito della religione, ma si tratta solamente di alcune convinzioni personali che esprimo attraverso la voce di Lidia, perciò spero che nessuno si senta coinvolto sul piano personale e le accetti come un semplice punto di vista espresso in questa storia da uno dei suoi tanti personaggi.



 

"Lì! Lilli!" esclamò Céline a voce emozionata ed eccitata insieme quando rivide la sua migliore amica il martedì seguente.

La ragazza era riuscita ad arrivare a scuola senza gli atroci dolori fisici legati al ritorno del temuto ciclo che l'affliggevano puntualmente ogni mese.

Céline era entrata alle sette e cinquanta a scuola, poi, con stupore e una certa baldanza, aveva subito intravisto dalla vetrata Lidia che oltrepassava il cancello dell'istituto e si era quindi fiondata dalla sua aula al primo piano di sotto, al piano terra, in modo da salutarla e per raccontarle dell'insperata mano dal cielo che aveva ricevuto la sera prima.

"Lidia, insomma! Non si saluta più?" l'apostrofò quando, cogliendola di sorpresa, l'abbracciò energicamente, travolgendola con la sua allegria prorompente.

"Hey" la salutò distrattamente l'amica.

"Che succede?" indagò subito Céline, cambiando radicalmente espressione.

Infatti la mora aveva immediatamente compreso che c'era qualcosa che non andava. L'aveva capito dal tono velatamente preoccupato e dal sospiro di Lidia.

Gli occhi azzurri di quest'ultima si posarono su di lei, mentre le sue labbra rosse e carnose accennavano un sorriso. Ma si vedeva che non era in vena di essere allegra.

"Oggi c'è l'udienza preliminare per la separazione tra Ivan e Alessia. Discuteranno anche della custodia di Emma. Ho paura che qualcosa vada storto, che Ivan non ottenga l'affidamento congiunto... Non ci sono motivi per cui non gli dovrebbe essere concessa, ma temo comunque che possa accadere qualcosa di terribile" spiegò.

"Oh, Lidia... Sta' tranquilla: a detta di mia madre e mio padre l'avvocato di Ivan è abile ed esperto e gioca bene le proprie carte nei processi. E poi, come hai detto tu stessa, il tuo fidanzato non ha assunto un comportamento da padre incapace. Anzi, per le continue assenze di Alessia nella vita di sua figlia potrebbe essere invece lei a rischiare qualcosa di brutto" cercò di rasserenarla l'amica, ma non ci riuscì. "A proposito di fidanzati, dove sta il ciondolo di cui mi hai parlato?" la interrogò poi, cercando di strapparle un sorriso.

Lidia sbuffò una risata, tirandolo fuori da sotto il maglione azzurro e il pesante giaccone invernale. Lo mise in bella mostra per l'amica, che lanciò un gridolino di felicità.

"Ma è meraviglioso! E' così elegante... chissà quanto deve aver speso Ivan per farti questo regalo!"

"Io guardo al valore affettivo del suo dono, non a quello monetario" replicò Lidia, risistemando la collana sotto la maglia e il cappotto.

"Comunque, è un regalo bellissimo, Lilli... deve davvero volerti molto bene. Ti ha dato un pegno d'amore, e ciò significa che ora siete fidanzati. Sono così felice per te!"

"Anche io sono felice. Non me lo aspettavo proprio." A Lidia brillavano gli occhi di gioia al ricordo di quella giornata passata con Ivan.

"E allora su, conserva questo buonumore e non temere che l'udienza di oggi possa andar male" le disse, dandole una vigorosa pacca d'incoraggiamento sulla spalla.

"E invece ho un brutto presentimento, Céli. Sono impensierita. Ho paura che qualcosa vada male nel processo di stamattina. Dimmi che mi sbaglio, ti prego!"

"E' meglio che tu non dia retta al tuo intuito, Lilli. Sei come un ubriaco che cerca di fare centro al gioco delle freccette... non ci azzecchi mai" la prese in giro la bruna, strappandole la prima risata del mattino.

"Spero che tu abbia ragione" replicò infine Lidia, che accantonò in parte la sua preoccupazione per il processo. "Comunque, che avevi da dirmi di così importante? Mi sei letteralmente saltata addosso appena mi hai vista!"

Céline recuperò in fretta la sua euforia e strinse forte le mani della castana, trascinandola poi in un angolo dello stretto corridoio dell'istituto ancora semideserto.

"Heydar mi ha chiesto di uscire! Mi ha chiesto di uscire!" le rivelò, elettrizzata e incapace di smussare gli angoli della bocca carnosa tesi in uno dei suoi famosi sorrisi a trentadue denti.

Afferrandole nuovamente entrambi i polsi, la scrollò con forza, saltellando sul posto per la felicità.

"Davvero?!"

"Davvero davvero!"

Lidia era a bocca aperta per lo stupore. Era contentissima per l'amica, ma anche sbigottita. Si aspettava una mossa da parte dell'iraniano, ma non così presto. Heydar era estremamente timido ed indeciso e ci metteva un sacco di tempo ad esternare i suoi sentimenti verso qualcuno. Quando si era innamorato - e poi fidanzato - con la compagna di classe di Eva, ci aveva messo più di un mese per trovare il coraggio per decidersi a rivolgerle un semplice 'ciao' in chat.

"Sì! Ieri sera! Non sapevo nemmeno che avesse il mio numero... mi ha mandato un messaggio sul telefono dicendo subito chi fosse e che aveva ricevuto il numero da un amico, poi abbiamo parlato un po'. Io ero proprio esterrefatta, non me l'aspettavo! E sai? Il mio numero gliel'ha dato Enrico."

Lidia pensò al suo altro migliore amico, immaginando che, se Céline avesse saputo che lei gli aveva parlato della sua cotta, li avrebbe fulminati entrambi. Céline era gelosa della propria privacy. Ma Lidia era certa che il biondo non si sarebbe mai azzardato a rivelare di avere fatto una mossa così audace per aiutare l'amica. Più tardi avrebbe provveduto a parlargli chiaramente, in modo da metterlo in guardia dallo svelare a Céline di aver messo lo zampino nella sua vita sentimentale.

"Chissà perché Enri gli ha dato il mio numero... a te ha detto qualcosa?" le domandò l'amica, mettendola in difficoltà.

"No, no... mi ha detto solo che è stato Heydar a chiederglielo" le mentì la castana in tono convincente.

"Wow, davvero?! Heydar? Ma... ma come, Heydar? Cioé, perché... vabbé, lo chiederò direttamente a lui domani sera. Comunque, ad un certo punto mi ha chiesto un appuntamento! Io ho fatto un po' la difficile, giusto per tenerlo un po' sulla corda, poi alla fine ho accettato. Ci vediamo mercoledì sera al Caffé Gilli... Cielo, come sono emozionata!"

"Ci credo" ridacchiò Lidia, felice per l'amica. "Anche perché è il tuo primo appuntamento con una ragazzo da più di quattro anni!"

"Sì. A causa di Diego mi sono persa un sacco di cose" borbottò accigliata Céline, facendo poi una smorfia.

Lidia sospirò pesantemente.

"Almeno tu e il mio compagno di classe potete vedervi tranquillamente."

"Suvvia... perché non provi a parlare della tua relazione con Ivan ai tuoi genitori? Magari sapranno dimostrarsi comprensivi..."

"Sì, e poi mi chiuderanno in casa a vita e mi impediranno di uscire, mia madre mi farà il quarto grado ogni giorno per sapere ogni singolo dettaglio sulla nostra storia e mio padre cercherà di fare la pelle ad Ivan per la gelosia che prova nei confronti della sua figlia maggiore. Quella responsabile, prudente, obbediente e riflessiva che non contesterebbe mai gli ordini di suo padre."

"Eddài... un po' di fortuna dovrete per forza riceverla anche voi due. In fondo, lui ha subìto un sacco di batoste nel corso della sua vita e tu ne riceveresti una bella grossa se vi andasse male. Sii ottimista e la vita ti sorriderà" le consigliò Céline con un timido sorriso d'incoraggiamento.

"Sai che le cazzate che spari mi fanno sentire meglio?" la prese in giro l'amica, facendole una linguaccia e scoppiando a ridere.

Céline, indispettita e divertita al tempo stesso, balzò per cingere il collo della castana in un abbraccio energico, obbligandola ad abbassarsi per contraccambiare, trascinandola alla sua relativa altezza di un metro e cinquanta per poi ridere insieme a Lidia, la sua migliore amica in assoluto dalla nascita.

"Ora basta, lasciami andare... altrimenti mi ritroverò con la gobba prima di aver compiuto diciannove anni" sbuffò sorridendo la più alta, liberandosi della stretta soffocante della mora.

"Zut, devo tornare in classe... fra qualche minuto suona. Bonjour, ma chérie, e buone lezioni" si congedò Céline, schioccandole un bacio mentre l'interlocutrice si avviava verso le scale per farsi le solite rampe di scale che la separavano dalla sua numerosa classe.

Quando entrò nell'aula ancora quasi deserta notò immediatamente Heydar, che se ne stava solitariamente seduto al suo banco a ripassare fisica per il compito ormai imminente della seconda ora di quella mattina.

"'Giorno, Dar" l'apostrofò, attirando la sua attenzione.

Heydar levò il capo dal libro aperto sul ripiano grigio del banco, fissando gli occhi ambrati in quelli azzurri della compagna di classe. Le sorrise di rimando e la salutò con un cenno della mano, tornando poi a concentrarsi sull'argomento che aveva compreso di meno.

"Ascoltami, devo dirti una cosa" si avventurò decisa la castana, afferrando lo schienale della sedia del banco accoppiato a quello dell'iraniano per poi sederglisi accanto.

"Sì?" concesse lui, alzando nuovamente le iridi auree sulla ragazza e chiudendo il volume della materia scientifica più ostica, insieme alla matematica, per l'intera classe del linguistico.

"Céline mi ha detto che l'hai contattata sul suo numero personale. Volevo soltanto avvertirti di non rivelarle il motivo per cui Enrico te lo ha passato. Se viene a scoprire che lui è a conoscenza delle vostre questioni sentimentali perché gliel'ho detto io se la prende con tutti, a cominciare da me ed Enri. E anche da te, perché penserà che non le hai detto nulla in proposito e si arrabbierà da morire. Dille che il mio amico ti ha passato il suo numero perché tu glielo hai chiesto" lo pregò la giovane.

"D'accordo, non le dirò nulla... però mi sembra che tu stia esagerando. In fondo lo avete fatto per incoraggiarci, no?"

"Sì, ma lei detesta questi tipi di aiuti. Però io so anche che tu sei troppo timido e lei troppo piena di aspettative riguardo quest'interesse reciproco per deludervi entrambi. E quindi ho deciso di agire così per questo motivo, per favorirvi. Le svelerò a tempo debito dei miei interventi. E di quelli di Enrico, ovviamente. Enrico terrà il becco chiuso, perché sa che Céline è gelosa della sua privacy e non vuole ingerenze da parte sua nella propria vita privata. Però anche tu devi stare zitto."

"Tacerò. Promesso" acconsentì lui.

"Sarà il nostro piccolissimo segreto. E per poco tempo, te l'assicuro" affermò Lidia, cambiando poi argomento di conversazione. "Come sei messo con fisica?"

"Pfff" sbuffò lui con un'alzata di spalle veloce. "Come al solito."

"Allora, se per solito intendi dire che te la caverai benissimo... Dovrò vederti ancora una volta consegnare la prova svolta corretta e completa prima della fine dei cinquanta minuti di lezione e sgattaiolare sano e salvo fuori della classe, sicuro di aver rimediato un altro dei tuoi nove, oppure un dieci, se ti va a culo per davvero" lo prese in giro con un sorriso venato di tristezza. Anche se tentava di non pensarci, Lidia non riusciva a non dedicare un minimo della sua preoccupazione al processo, che sarebbe cominciato alle nove di quella mattina.

"Che c'è? E' successo qualcosa?" la interrogò lui in replica alla frase ironica, notando un velo di tristezza e preoccupazione nel fondo del suo sguardo celeste.

"Nulla, perché?" mentì lei, domandandosi come facesse l'iraniano ad essere così intuitivo.

A volte le ricordava Ivan. Aveva la sua stessa intelligenza acuta e indagatrice ed un intuito quasi infallibile, almeno per quanto riguardava le persone e le situazioni che riusciva ad analizzare con freddezza e lucidità. Quando però entravano in gioco sentimenti ed ormoni, Heydar perdeva completamente la testa e diventava enormemente insicuro, così come era successo nel caso di Céline. Per fortuna era accorsa Lidia ad aiutarli, altrimenti la loro occasione non si sarebbe forse mai presentata.

"Lo so che mi stai dicendo una bugia, ma sorvolerò sui tuoi motivi ed accetterò la tua versione, a meno che non decidi di confidarti" la blandì il compagno di classe, fingendo rassegnazione.

In verità voleva fare qualcosa per la castana, dato che lei lo aveva aiutato tanto per riuscire a sbloccarsi e a farsi avanti con Céline. Però non voleva obbligarla a condividere le sue angosce con qualcun altro, perciò non insistette più di tanto, anche se era parecchio curioso.

Lidia comunque non cadde nella trappola. Era consapevole della preoccupazione di quello che poteva ormai considerare un nuovo amico fidato, ma non poteva né tantomeno voleva confidargli il suo tormento. Il che avrebbe voluto dire svelare la sua storia segreta con Ivan.

"Sta' tranquillo, Dar: i miei problemi sono nulla a confronto di quelli di una persona di mia conoscenza. In questo momento sono estremamente preoccupata per lui, ma, dato che sono impotente e non posso intervenire se non al fine di peggiorare ulteriormente le cose, attenderò con pazienza che mi venga data una certa notizia, che spero sia positiva. Non posso parlarti né di questa persona che m'interessa tanto, né delle angosce che affliggono me e lui, tuttavia posso soltanto aggiungere che gradisco il tuo interessamento e che so di poter contare su di te se mai avrò bisogno del tuo aiuto."

E, nonostante la tensione le avesse nuovamente caricato il cuore, lei sorrise, alzandosi poi dalla sedia per andare a sistemarsi al proprio posto.

"Come vuoi tu" concesse Heydar, arrendendosi.

Quindi l'iraniano spostò definitivamente la sua attenzione sul libro di fisica, riaprendolo sull'argomento di cui un dettaglio non gli era chiaro e completando il ripasso in vista dell'avvicinarsi della prova.


 

***


 

"Che merda che è stato il compito!" si lamentò Aurelia ancora una volta, incontrando il cupo brontolìo di conferma da parte dei compagni di classe che la stavano seguendo fuori della classe.

Quella serpe venefica della loro insegnante era uscita cinque minuti prima, poco dopo il trillo squillante della campanella che annunciava l'inizio della terza, e, avendo un'ora buca, gli alunni della quinta avevano deciso di prendersela comoda e riposarsi, in modo da riprendersi dallo shock dopo la terribile esaminazione.

Lidia, contrariamente a quanto lei stessa si era aspettata, era riuscita a svolgere almeno tre quarti del compito in modo decente, scrivendo poi i testi degli ultimi due esercizi assegnati per guadagnare un mezzo punto in più da ciascuno di essi, dato che il serpente a sonagli che le insegnava matematica e fisica assegnava qualche punto in aggiunta al voto complessivo della prova anche grazie al parziale avviamento di quelli non svolti. Evidentemente, concentrarsi su fisica e sacrificare qualche pomeriggio o serata di uscite con gli amici era servito a qualcosa.

Stavolta la ragazza contava su un sei pieno. Magari, se la stronza avesse avuto pietà - cosa inaudita -, le avrebbe pure regalato un sette per premiarla. Le pareva un desiderio proibito, inarrivabile, inconcepibile, ma la mente di Lidia lo sfornò lo stesso, accarezzando con fiducia e aspettativa quel pensiero positivo.

La megera se ne era andata ondeggiando vistosamente i fianchi con il passo incerto al di sopra dei tacchi di dodici centimetri che calzava, sbuffando per scansare un ciuffo lungo e ribelle sfuggito alla sua grigia e severa acconciatura altrimenti impeccabile. Un sospiro di sollievo misto a disperazione fu emesso contemporaneamente da tutti i suoi allievi non appena questa girò l'angolo del corridoio per dirigersi verso le prossime vittime di turno - alias gli alunni del terzo scientifico -, seguito poi da un vociare irrequieto e scontento. C'era chi si sarebbe strappato i capelli per la disperazione, intimorito dalla prospettiva di una bocciatura proprio ad un passo dagli esami, e chi, come Francesca, Christoph, Eliana e Federico, la prendeva con molta filosofia, minimizzando l'accaduto e liquidando i discorsi altrui con un'alzata di spalle o un'amara risata di rassegnazione.

Solo Lidia ed Heydar, tuttavia, sorridevano positivamente.

"Com'è andato a te il compito, Lidia? Era piuttosto difficile, oggi..." le chiese l'iraniano, avvicinandosi alla ragazza che guardava fuori dalla finestra.

Un forte scroscio offuscava gli ampi vetri delle finestre dell'istituto, nascondendo la vista della città al di fuori di essi.

"Bene, credo. Anzi, ne sono convinta. Ho quasi sicuramente rimediato un voto superiore al sei, dato che la mia cieca votazione alla fisica nell'ultima settimana ha dato finalmente i suoi frutti. Oppure, se qualche possibile entità superiore mi ha presa a benvolere, potrei cavarmela anche con un bel sette... magari! Così i miei mi permetteranno di trascorrere la cena della vigilia di Natale con i miei amici e non con loro a casa dei nonni paterni a Siena. Li raggiungerei comunque per Santo Stefano, perciò che senso avrebbe seguirli anche per la vigilia e perdermi il primo cenone natalizio con i miei amici più cari?"

"Be', tu confida nella buona sorte e forse sarai premiata" le disse saggiamente Heydar.

"Tu sempre positivo, eh? Sicuramente avrai svolto tutti gli esercizi alla perfezione e avrai preso un nove o un dieci, a seconda di come gira alla prof., per cui non ti domando come è andato il compito perché conosco già la risposta."

"Allah mi deve aver favorito per l'ennesima volta" ridacchiò il ragazzo, squittendo divertito di fronte all'espressione colma di disappunto della compagna di classe.

Heydar era musulmano, ma la sua famiglia, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare dalla sua nazionalità iraniana e dalla tradizionale religione sciita del medesimo popolo, era sunnita progressista e integrata alla perfezione e lui stesso era solo un fedele osservante, ma non praticante. Sua madre era italiana e si era sposata con rito civile con il figlio di uno dei pochi iraniani sunniti fuggiti dal loro paese dopo la Rivoluzione iraniana del '79, che aveva portato al potere il partito sciita, tradizionalista, estremista e nemico giurato dell'esiguo partito sunnita. Da allora la famiglia di Abdullah Lotfollahi aveva trovato rifugio in Italia, più precisamente a Firenze, dove il suo giovane figlio minore Kareem conobbe Mara Del Fiore, studentessa di lettere moderne insieme a lui alla facoltà fiorentina, con cui in seguito si unì in rito civile alla fine degli anni '80 ed ebbe tre figli, Jasmine - nel '91 -, Heydar - nel '95 - e Samira - nel '97.

Lidia osservò corrucciata il bel volto del ricciuto ragazzo accanto a lei, trattenendosi di fronte alla sua professione religiosa. Non era intollerante nei confronti di etnie o credi differenti, ma era fortemente scettica riguardo quest'ultimo. Lei non credeva in nessun Dio.

Lidia era atea.

Heydar ricordò improvvisamente la diffidenza dell'amica per la religione, poi arrossì, lievemente imbarazzato, e le chiese scusa per aver nominato il Dio in cui lui credeva.

"Tranquillo, non devi mica chiedermi scusa... è che io la religione non la sopporto proprio. Quasi nessuno rispetta mai il mio ateismo, e ormai tutto sanno che non ho fede. Anche i miei genitori, che sono dei ferventi cattolici, ogni tanto mi fanno pressione per trascinarmi alla messa domenicale o costringermi con qualsiasi mezzo a riavvicinarmi ai fottutissimi valori cristiani in cui mi hanno cresciuta. E io non ce la faccio proprio, provo repulsione per qualsiasi credo. E' per questo che a volte mi dà fastidio sentire nominare un Dio. Ma ciò non impedisce a nessuno di farlo in mia presenza, per carità! Io rispetto le professioni di fede altrui."

"Cosa ti ha spinto a diventare atea?" le domandò cautamente l'iraniano, spinto dalla curiosità di conoscere qualcosa in più sulla migliore amica della bella ragazza la cui piacevole presenza affollava il flusso dei suoi sogni notturni e diurni.

"Be', spero non ti offenderai per ciò che sto per dire, ma... Ogni religione pone all'uomo dei limiti, fisici o psicologici che siano, e gli impediscono di agire liberamente. Il credere in uno o più dèi avrebbe dovuto portare la pace, e invece la storia è piena di esempi di guerre di religione o massacri, stragi e inutili spargimenti di sangue a causa di questioni di fede. I dogmi mi sembrano delle grandi cavolate. Ci sono religioni così bigotte e restrittive la cui sola esistenza mi fa venire l'orticaria, perchè non rispettano i diritti delle persone, ad esempio quelli delle donne. E poi non nutro una spiccata e cieca fiducia in uno o più esseri la cui esistenza non è mai stata provata o di cui parlano solamente alcuni testi antichi che favoleggiano su storie di uomini che forse nemmeno sono mai realmente esistiti. Io non ci credo e basta. E poi non me la dà a bere la storia della vita dopo la morte, né la possibilità di vivere quest'ipotetica esistenza in un luogo di delizie e pace, come il Paradiso, o di supplizio e fiamme eterne, come l'Inferno. Mi suonano inverosimili. Soprattutto, se ipoteticamente esistese un Dio buono e misericordioso, perché il mondo è una polveriera continua di guerre e fratture irreversibili? Non mi riesce proprio di crederci incondizionatamente, senza pormi domande sulla veridicità di queste affermazioni. E' una mia convinzione."

"Ok" asserì semplicemente Heydar, continuando a osservarla per lungo tempo con un'espressione sempre attenta e penetrante negli occhi castano dorato.

"Non mi giudichi?" replicò l'altra con leggero stupore, aggrottando le scure sopracciglia fine ed arcuate.

"Mi considero di ampie vedute e condivido alcuni tuoi dubbi riguardo la mia religione, anche se credo nel mio Dio in maniera quasi totale. Comunque, perché dovrei giudicarti? E' una tua scelta e il massimo che posso fare è rispettarla" le rispose, accennando poi un sorriso.

"Wow, sei la prima persona dopo Céline, Enrico ed Eva che mi dice una cosa simile." E anche Ivan, avrebbe voluto aggiungere Lidia, ma si trattenne dal pronunciare il suo nome.

Il pensiero del processo la colse nuovamente e le sfuggì un sospiro angosciato. Alla quinta ora, un'altra di buco a causa dell'assenza della Hamilton, la professoressa della terza ora, che era andato in viaggio d'istruzione con le classi quarte, la castana si sarebbe allontanata dall'aula con una scusa e avrebbe telefonato ad Ivan per conoscere le decisioni del giudice in quella sentenza, dato che il processo, che iniziava alle nove di quella mattina, forse sarebbe stato interrotto per una consultazione o una pausa oppure propriamente terminato.

"Evidentemente gli altri sono troppo impegnati a criticarti questo 'difetto'" e il compagno di classe disegnò in aria il gesto delle virgolette per sottolineare il vero significato che voleva dare alla parola difetto, "per potersi rendere conto con che fantastica persona hanno a che fare."

Lidia, interrompendo il flusso delle proprie riflessioni, arrossì di piacere al complimento del giovane, poi lo abbracciò di slancio, attirando su di sé l'aurea occhiata contenta di Heydar e gli sguardi stupiti di metà dei suoi compagni, tra i quali spiccava quello sgranato di Aurelia.

"Credo che in te troverò sempre un buon amico" disse convinta, sciogliendo la presa sul suo torace.

"Ci puoi contare" confermò il ragazzo con un sorriso, scusandosi poi e uscendo dall'aula.

Lidia aveva appena afferrato il Samsung dalla tasca sinistra dei pantaloni aderenti beige che le fasciavano le gambe toniche e longilinee, che Aurelia si avvicinò di soppiatto, lanciandole un'occhiata sospettosa e inviperita.

"Credevi di fuorviarmi?" la aggredì, lasciando trasudare un po' di veleno dalla sua accusa.

Lidia strabuzzò gli occhi, disorientata.

"Come, prego? In che cosa ti avrei voluta fuoriviare? Me lo spieghi?"

"Tu mi hai detto che non c'è assolutamente nulla tra te e Heydar. E invece oggi lo hai pure abbracciato davanti a tutti!"

"Che c'è, sei gelosa?" la provocò, scoppiando a ridere con sommo stupore della sua interlocutrice e del capannello di compagni pettegoli che seguiva la discreta argomentazione dal proprio posto.

"Io? Gelosa? No, sei fuori strada, assolutamente. Tu sai chi è che mi piace. Però sono irritata, perché non si mente ad un'amica" la rimproverò, gonfiando le guance d'aria come una bambina corrucciata. "Mi aveva giurato che non c'era nulla tra di voi, e invece..."

Lidia le sorrise in modo comprensivo.

"Vedi, il fatto che lo abbia abbracciato non significa assolutamente niente. E' un mio amico, e mi è molto più caro e simpatico di quanto tu possa immaginare, ma oltre alla semplice amicizia null'altro di più serio ci lega. Anzi, ho dei motivi molto validi che mi impedirebbero di legarmi a lui in senso diverso, se mai dovesse succedere. Perciò non devi sentirti irritata per una mancata confidenza che in realtà non è necessaria, perché io, veramente, non ho proprio nulla da confessarti" la ammansì, gettando poi un'occhiataccia critica della serie fatevi-gli-affari-vostri ai loro compagni di classe impiccioni. "E voi, signore e signori, voltatevi e fatevi un pacco di cazzi vostri, perché non ho nulla da rivelare nemmeno a voi. Quindi smettetela di origliare la conversazione tra me ed Aury e tornate a disperarvi e a piangervi addosso per la strage che sicuramente il compito di fisica farà in classe nostra."

La ventina di ragazze e ragazzi in ascolto accolsero l'acre replica positivamente, chi con imbarazzo e chi con comicità. Si levarono alcune risatine e poi ognuno tornò a pensare agli affari propri o altrui, mettendo a tacere le congetture che già nascevano nelle loro menti sul conto di Heydar e Lidia.


 

***


 

"Allora? Come è andato il compito?" s'intromise Eva nella conversazione tra Lidia e Céline, spuntando da dietro le spalle della sorella e della sua migliore amica.

Entrambe sobbalzarono per la sorpresa, guardandola con occhi truci, poi tirarono un sospiro di sollievo e si voltarono verso di lei.

"Ci hai fatto prendere un colpo" le fece notare la bruna, squadrandola con perplessità.

"Meglio di quanto sperassi, Eva, ma perché ti fai viva con me a ricreazione? Di solito a malapena riusciamo a vederci a scuola. Tu non mi cerchi mai per parlare durante la pausa" replicò la primogenita della famiglia Draghi, dando poi voce al dubbio che aveva attraversato anche la mente dell'amica.

"Lo so, ma il mio professore ti voleva parlare... voleva sapere da te perché sei stata tu a giustificarmi per l'assenza di venerdì scorso. Mi ha mandata a cercarti a ricreazione per parlare con lui" mugugnò corrucciata la ragazzina.

"Ok, allora vengo con te e gli spiegherò che i genitori non sono stati a casa nel weekend e che ti ho firmato io la giustificazione per una marea di motivi diversi, dato che dovevo sostituirli, eccetera eccetera" continuò la sorella maggiore, seguendo la quindicenne e salutando momentaneamente il suo gruppo di amici e Céline.

"Che ti ha chiesto di preciso il tuo professore?" le domandò poi Lidia.

"Il Prof. Alunni voleva sapere perché hai firmato tu invece dei miei genitori. E il motivo della mia assenza, che non lo convinceva tanto."

"Puoi sempre addurre la scusa del ciclo" ridacchiò la diciottenne.

"Non mi crederebbe, purtroppo. E' uno stronzo e pure misogino, credo. Con noi ragazze è più bastardo che con i maschi. E poi è un uomo e pure un vecchiaccio aspro come un limone, quindi che ne sa lui dei dolori delle mestruazioni? Mi dirà che stavo fingendo."

"Vabbé, chiariremo l'equivoco e ti coprirò le spalle con lui e i genitori."

L'alto, allampanato Prof. Alunni attendeva con impazienza le due sorelle Draghi sulla soglia dell'aula della terza classe dell'I.T.I. Informatica e Telecomunicazioni - la classe di Mauro -, in cui insegnava, a braccia conserte e con uno sguardo impassibile negli acquosi occhi verdognoli.

"Eva" la chiamò il cinquantasettenne non appena le due ragazze svoltarono l'angolo del corridoio. "Venite qui, prego. Vorrei parlare con te e tua sorella..."

"Lidia" si presentò l'interpellata.

"... sì, Lidia... perché non ho chiara una cosa."

"Prego, mi dica."

"Tua sorella mi ha detto che l'hai giustificata per l'assenza di venerdì perché i vostri genitori erano assenti durante questo fine settimana."

"Sì, infatti loro ed Eva sono rimasti fuori città sia venerdì che sabato. Sono rientrati domenica mattina a Firenze" s'inventò sul momento la castana, sfoderando un tono convincente.

"Sì, siamo stati dai miei nonni a Siena" mentì Eva, intervenendo nella conversazione.

"Dai nonni a Siena?" Alunni sollevò un sopracciglio, scettico.

"Sì, la nostra nonna si è sentita poco bene e volevamo sapere come stava. Le abbiamo fatto una visita nel weekend per tranquillizzarci e restarle vicino."

"Però io ti ho vista a scuola venerdì mattina, Lidia, mentre Eva non c'era. Perché lei non si è presentata? Era anche interrogata a storia. Il Prof. Ruggeri se ne è risentito molto, perché non è la prima volta che Eva salta una sua interrogazione. Come mi spiegate quest'assenza che sembra proprio strategica?" ribatté il professore della ragazza nei guai, scoprendo le sue carte.

Eva rimase spiazzata da quella domanda, ma Lidia aveva già pronta una replica accettabile. Si aspettava una mossa del genere, dato che non potevano esserci altri motivi per una convocazione da parte del coordinatore di classe della sorella, ed aveva preparato una scusa perfetta.

"Mia sorella non ha fatto un'assenza strategica, perché i nostri genitori non gliel'avrebbero permesso. Ci controllano molto e vogliono che studiamo e che ci dimostriamo diligenti e studiose a scuola. Hanno riflettuto sulla questione e hanno deciso infine che Eva poteva partire tranquillamente con loro, dato che la verifica orale poteva essere posticipata di qualche giorno. Io invece sono stata costretta a rimanere perché dovevo seguire la lezione del prof. di scienze, che ci aveva promesso di spiegarci alcuni argomenti di fisica che non avevamo capito con le spiegazioni della professoressa di ruolo. Il Prof. Diarena può benissimo confermarlo. Oggi abbiamo avuto la verifica di fisica e lui per venerdì si era offerto di aiutarci a capire un po' più gli argomenti del ripasso per la prova. Sono stata obbligata ad andare a scuola perché non capisco per niente la fisica e ho problemi a raggiungere il sei alla fine di ogni quadrimestre. E quest'anno non posso permettermi di prendere il debito, perché ho gli esami di maturità. La presenza di Eva a scuola non era strettamente necessaria come la mia. E poi potrà svolgere l'interrogazione anche alla prossima lezione del Prof. Ruggeri, o sbaglio?"

"Ma il professore poteva almeno essere avvertito, no?" replicò piccato l'uomo, ragionando sulle parole della sua interlocutrice.

"Colpa mia" si scusò Lidia con un finto sorrisetto contrito. "Mi era stato detto di riferire dell'assenza improvvisa di Eva a Ruggeri, ma mi sono dimenticata... ho avuto il mio bel daffare, ultimamente. Spero che possa perdonarmi."

"Va bene, la questione è chiarita. Però mi auguro che da ora fino alla fine dell'anno scolastico tua sorella si presenti con più assiduità" concesse infine Alunni, squadrando poi con aria di disapprovazione la sua alunna.

"Va bene... riferirò tutto ai genitori" promise Lidia con un cenno d'assenso del capo.

"Buona giornata, Prof." dissero le due ragazze in coro, allontanandosi dalla classe terza a passo abbastanza sostenuto.

"Arrivederci" le salutò l'uomo con tono indifferente, rientrando poi nella classe.

"Grazie, Lidia, grazie!" esordì la minore non appena le due ebbero svoltato l'angolo del corridoio, saltellando di gioia e abbracciando con foga la sorella più grande, piena di riconoscenza e gratitudine. "Mi hai parato il culo un'altra volta!"

"D'accordo, sorellina, anche io ti voglio bene, ma non stringermi così!" la prese in giro Lidia, sorridendole con affetto e scompigliandole gli scuri capelli castani, mossi come i propri. "E comunque comincia a inventarti balle da sola, ti prego. Sai che detesto doverti sempre coprire le spalle."

"Hey, ricordati che ai colloqui di metà quadrimestre con i prof. a dicembre ci vai tu a parlare con Alunni, altrimenti quello racconta tutto ai genitori" le rammentò la sorella con una smorfia.

"Tu invece abituati a tenere alta la guardia da sola, perché io dall'anno prossimo non sarò più qui a scuola a proteggerti."

"Wie du willst°" le rispose la quindicenne in tedesco, continuando a camminare verso il bar del secondo piano.

"Ora ti lascio, ma ci vediamo all'uscita. Mi raccomando, cerca di studiare un pochino storia oggi pomeriggio, altrimenti rimedierai un brutto voto."

"Mi aiuti?" la pregò Eva, congiungendo le mani a preghiera.

"Mi dispiace, ma oggi sono impegnata. Non sono nemmeno a casa, questo pomeriggio."

"Dove vai? E quando torni?"

"Dove vado sono affari miei, mia piccola curiosona" e le sorrise bonariamente. "Tornerò a casa tardi, forse anche dopo cena... potrei pure tornare prima, oppure non uscire affatto - e in quel caso ti aiuterò volentieri -, ma dipende."

"Da cosa?" insistette la sorella minore.

"Di sicuro non da me" rispose Lidia eludendo l'invadenza della ragazzina. "Ora scusami, ma devo tornare in classe. Fra poco suona e io ho filosofia alla quarta ora. Il Prof. ci vuole subito in classe appena lui entra. Ci vediamo dopo."

E, dopo averle posato un bacio sulla guancia paffuta e rosea, la ragazza le sorrise e si diresse verso le scale, mettendo piede nella propria aula giusto in tempo per udire il trillo assordante della campanella annunciare la fine della pausa di metà mattina.

Non posso certo dire ad Eva che mi tengo il pomeriggio libero per provare ad incontrarmi con Ivan.


 


 

°Come vuoi tu


 

***




N.d.A.
Salve a tutti!
Innanzitutto mi scuso in anticipo se qualcuno dovesse aver trovato offensive le considerazioni di Lidia. Ma ognuno ha le sue opinioni e la libertà di esprimerle, perciò eccole lì scritte.
Comunque, termino subito dicendo che questo capitolo è solo di passaggio e non succede molto, perché anticipa gli avvenimenti dei prossimi due. per il resto, aggiungo che forse la storia subirà dei rallentamenti, perché sono sempre sommersa dallo studio in questi mesi e la voglia di scrivere è sempre meno. A prescindere dal rallentamento, comunque, la storia non sarà in nessun caso abbandonata, né subirà pause lunghe settimane o mesi interi.
Per finire, ringrazio chiunque ha letto il capitolo e anche chi segue la storia... siete tantissimi *-* E un grazie speciale va a controcorrente e Lachiaretta, che hanno recensito lo scorso aggiornamento.
Grazie mille a tutti, e buona giornata! <3


Flame

  
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