Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: tsukitsuki    07/11/2014    0 recensioni
[Shingeki no kyojin]
[Shingeki no kyojin][Shingeki no kyojin]Non dimenticherò mai come quell'estate riuscì a cambiarmi la vita, a stravolgere ogni sentimento che credevo di provare. Come un solo sguardo mi riempì di gioia, di vita..e di amore.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

/ Sottofondo musicale; Rahh! Pepa Knight./

Non dimenticherò mai come quell'estate riuscì a cambiarmi la vita, a stravolgere ogni sentimento che credevo di provare. Come un solo sguardo mi riempì di gioia, di vita..e di amore.

---

 Tornai a casa stanco dalla solita giornata scolastica, essere rimandati l'ultimo anno di superiori era demoralizzante. Arrivai a pensare al come mi fossi convinto di poter frequentare una scuola di cucina, una di quelle scuole così di lusso da regalarti le divise. Quel giorno pioveva, era fine Maggio , una di quelle piogge deboli che ti entrano nelle ossa e ti provocano una stanchezza incredibile. Arrivai a casa con l'affanno.
 Nell'alzare lo sguardo verso mia madre la vidi con uno di quei sorrisi sinceri che pochi mi avevano saputo rivolgere nella vita.
Mi avvicinai confuso e la vidi sollevare il braccio porgendomi due biglietti aerei.

- Estate.-
 -Sarebbe a dire? Spiegati mamma.-
 -Andremo a Santorini a metà Giugno, per circa due mesi..-

 Piegai leggermente il capo di lato e la guardai stranito,non sapevo nemmeno che cosa fosse Santorini ma nel vederla così felice le stampai un bacio in fronte e presi il mio biglietto correndo in camera. Sentivo che qualcuno, qualcosa..mi aspettava.
Passai la serata a cercare informazioni su quel posto, sembrava veramente uno di quei posti da riviste di lusso, tutte quelle case bianche con i tetti azzurro acceso, lo strapiombo sul mare e l'acqua azzurra. Rivolsi a mia madre parecchie domande riguardanti la scelta del posto ma non faceva altro che uscirsene con un ; "mi andava".

I giorni successivi passarono in fretta e riuscii a superare gli esami finali di quinta superiore grazie all'aiuto di alcuni professori, ma soprattutto alla mia disperazione nel pensare di dover ripetere per una seconda volta l'anno scolastico. Ma ero felice e preoccupato allo stesso tempo, non sapevo cosa mi aspettava là fuori, non aveva la minima idea di cosa significasse dover lavorare da mattina a sera o di come comportarmi con i miei colleghi. Ma ero deciso a godermi quella che probabilmente sarebbe stata l'ultima vacanza che potessi passare con mia madre prima di essere costretto a lavorare. Mancavano all'incirca cinque giorni alla partenza , era ormai metà Giugno. Passai le giornate a portare scartoffie e curriculum ai vari ristoranti della zona, non mi interessava di che genere fossero , volevo solamente poter guadagnare qualche soldo. Ma ad ogni visita mi rifilavano lo stesso "ti chiameremo" , una chiamata che non arrivava mai.

 ---

Mi ritrovai a fare le valige la sera prima della partenza,ero in ansia e quella strana sensazione nel mio petto continuava a persistere. La mattina mi dovetti svegliare alle cinque, svegliarsi alle cinque per me equivale ad essere uccisi. Insieme a mia madre raggiunsi l'aeroporto di Parigi, l'unico che facesse un diretto Parigi-Santorini.
Mi misi a sedere al mio posto, e grazie a dio mi addormentai istantaneamente.

Mia madre mi risvegliò a due minuti dall'arrivo con le sue solite urla di gioia. Guardai fuori dal finestrino dell'aereo e schiusi le labbra in un sorriso nel vedere la distesa di acqua cristallina accerchiare l'isola. Non appena fummo atterrati un senso di ansia mi riempì ogni parte del corpo,c'era qualcosa di strano,c'era qualcuno lì fuori. Che avevo aspettato tanto a lungo, mi sentivo così idiota a pensare cose simili. Stavo per iniziare le vacanze in un paese straniero, senza sapere la lingua e senza nessuno con cui passare le giornate.
Nonostante i vari problemi per via della lingua riuscimmo a trovare una signora che capisse qualche parola di francese e grazie alla buona volontà e alla pazienza di mia madre la convincemmo a portarci fino al nostro alloggio. Durante il tragitto non riuscii a distaccare lo sguardo dal paesaggio difronte a noi,dalle finestre delle case uscivano fiori di ogni genere e colore ,quel paese mi piaceva come nessun'altro...il profumo del mare si univa a quello delle rose coltivate nei giardini, al profumo di legno che emanavano gli alberi, al fruscio delle foglie e al sussurro del vento che mi accarezzava il viso. Le vie erano strette e le persone della zona stavano sedute difronte ai portoni in legno intarsiato , parlavano tra di loro mentre osservavano i bambini giocare in mezzo alle vie. Era tutto così calmo e nonappena fummo davanti all'alloggio un profumo di gigli mi riempì le narici, alzai lo sguardo e mi ritrovai davanti una casa tipica ,bianca, tetto azzurro e fiori lungo le finestre. L'edera ricopriva buona parte delle mura della costruzione e i gigli bianchi erano riposti in modo ordinato dentro ogni vaso. Una signora uscì dalla porta di legno e ci venne incontro sorridendoci , per nostra fortuna capiva benissimo ogni nostra parola e mantenendo il sorriso ci portò alla nostra stanza.

 ---

 Venni svegliato dallo sbattere della finestra contro il muro azzurro della stanza, ero esausto e aveva dormito probabilmente per tutta la giornata perchè quando riuscii ad orientarmi realizzai che era già mattino. La signora dell'alloggio bussò timidamente alla porta.

- Mi scusi, sua madre mi ha lasciato detto che andava al mercato tipico del paese, se vuole raggiungerla..-

 Mi alzai barcollando e sistemandomi alla meglio i vestiti stropicciati infilai le mani nelle tasche dei jeans grigio scuro avvicinandomi alla porta della stanza. La maglietta bianca con la scritta "Stay quiet" mi arrivava fin sotto i fianchi.
 -Grazie mille,credo che adesso la raggiungerò.-
 
-Va bene, scusi il disturbo.- Mi sorrise e si allontanò velocemente trattenendo una smorfia divertita per via dei miei capelli che come ogni mattina avevano deciso di farsi un giro per i fatti loro.

Scesi le scale dell'abitazione,era su due piani, e andando verso quella che doveva essere la strada cominciai a scendere verso il centro del paesino. La gente si era improvvisamente fatta vedere, le vie erano piene di ragazzi e ragazze di ogni età. Quel posto nascondeva, dietro il lusso e gi hotel da ricconi, le normali persone del posto che tiravano avanti di pesca e artigianato, che vestivano in modo semplice e ti sorridevano per salutare. Dopo qualche minuto di camminata lungo le strette e ripide vie della cittadina mi ritrovai al porto, l'odore di pesce si sentiva ancora di più e le barche ne erano stracolme. Piccole folle di persone si avvicinavano ai banchi dei pescatori per poter prendere quello che poi sarebbe diventato il pranzo , o la cena.
Fù allora che mi girai verso di lui...un ragazzo moro in piedi su una piccola imbarcazione di legno stava sistemando le reti da pesca in modo quasi ossessivo. Lo squadrai per qualche minuto e senza accorgermene mi ritrovai a pensare a cose che per me erano assurde; i suoi capelli nero corvino, il suo collo, le spalle larghe e i lineamenti decisi..quelle lentiggini che gli costellavano il viso e si concentravano sulle guance, scendevano lungo il collo e si nascondevano sotto la stoffa della maglietta blu scuro ,ad altezza delle clavicole per poi riapparire lungo le braccia,fino alle dita lunghe e affusolate delle mani. Era più o meno della mia altezza, forse qualche centimetro in più. una ventina di anni e il sorriso di un bambino. I suoi occhi erano di un marrone charissimo e limpidi come l'acqua, sinceri e solari come il suo sorriso. La carnagione olivastra dovuta probabilmente alle svariate ore esposto al sole. Quel ragazzo era perfetto. E io mi sentii sempre più confuso da quei pensieri e dal desiderio che avevo di potermi avvicinare e baciarlo. Tremavo.
Mi stava sorridendo, da circa un minuto..mi ero completamente perso in quei pensieri dal bloccarmi con lo sguardo su di lui. Mi sentivo letteralmente andare a fuoco ,le mie gambe cominciarono a farsi sempre più pesanti e cercando di riprendermi abbassai il viso verso terra portandomi una mano tra i capelli. Rimasi fermo in mezzo al via vai di persone che continuavano ad urtarmi e a scusarsi sorridendo.

---

 -..Ehy, tutto bene? -
 Il ragazzo si era avvicinato ed era al mio fianco, mi aveva posato una mano sulla spalla , in viso aveva un'espressione sinceramente preoccupata. Aveva una voce dolcissima dal tono caldo e profondo che ad ogni parola non faceva altro che peggiorare il mio imbarazzo. -..Vieni con me, ti faccio sedere un attimo.-

 -Stò benissimo..- Mormorai con un filo di voce prima di sentire la sua presa sul mio polso, aveva le mani ruvide, piene di tagli e ferite per via della pesca. Le mie mani in confronto sembravano quelle di un bambino fin troppo viziato e riverito. Mi portò fino all'imbarcazione e tenendomi ben saldo per il polso mi spinse verso la cabina centrale per poi farmi sedere su un vecchio sgabello rosso acceso sul quale probabilmente si sedeva durante le pause.

 -Non hai una bella cera..hai mangiato stamattina?- Chinandosi davanti a me scivolò via dal mio polso accarezzandolo con le dita, aveva ancora quel sorriso sul volto e le sue guance si erano fatte di un rosso acceso, probabilmente era perfino pù imbarazzato di me. Mi portai la mano sul polso che aveva afferrato in precedenza e stringendolo leggermente tra le dita alzai lo sguardo verso il suo annuendo.
 
-Ho mangiato..mh? -

 -Marco, mi chiamo Marco.- Il suo viso si fece sempre più rosso mentre il mio decise ,finalmente, di tornare di una tonalità normale.

 -Io sono Jean.-

-Uhm..francese,giusto?-

 -Si.- Portando nuovamente lo sguardo verso il suo abbozzai un sorriso per poi tornare con lo sguardo verso terra. -Dovrei andare..-

 -Oh,okay. Stasera..vieni a vedere i fuochi?- Il ragazzo si portò una mano dietro la nuca e cominciò a passarsi nervosamente le dita tra i capelli aspettando una mia risposta.

 -..Non sapevo nemmeno ci fossero, tu ci vieni?.- "Che domanda stupida Jean" Mi alzai dallo sgabello e mi sistemai alla meglio la maglietta per poi guardare verso la fine dell'imbarcazione.

 -Mi trovi qui..così magari ci parliamo un po senza che tu debba scappare.- Sbuffai una risata e allontanandomi dal ragazzo mi strinsi nelle spalle nel sentire i battiti accellerare.

 -A stasera,lentiggini.-

---

 Quella sera rimasi nella mia stanza all'incirca due ore, continuai a provare e riprovare gli stessi vestiti e a pormi difronte allo specchio ogni volta sempre più indeciso sul cosa mettere o sul come comportarmi una volta arrrivato al porto , una volta difronte al moro. Dio, mi sentivo tanto una ragazzina delle medie con una cotta per il ragazzo carino della classe..l'unico dettaglio era che Marco era un ragazzo..e anche io. Non fù il fatto che un ragazzo mi avesse invitato ad uscire ad infastidirmi, fù più il fatto che io avessi accettato senza nemmeno pensarci sopra. Una volta scelti i vestiti mi sistemai alla meglio i capelli e andai verso mia madre , che per tutto il tempo era rimasta a osservarmi ridendo e continuando a pormi le solite domande sul perchè o su con chi uscissi. Ignorai le sue domande perchè non avrei saputo spiegarle con chi uscissi e non sapevo come avrebbe eventualmente reagito a una cosa simile. Le baciai la fronte e corsi velocemente giù dalle scale ritrovandomi, nel giro di qualche secondo, in mezzo alla via.

Arrivai al porto ,la sera era tutto così diverso; le luci delle imbarcazioni illuminavano l'acqua sulla quale si rispecchiavano le stelle che quella sera erano piuttosto numerose. I pescatori erano seduti lungo le passerelle che portavano alle barche e parlavano del quanto avessero guadagnato la mattina stessa. Cominciai a guardarmi intorno più volte nella speranza di ritrovarmi difronte il sorriso del ragazzo, quando finalmente vidi una figura salutarmi in lontananza. Mi avvicinai sorridendo, quei sorrisi involontari che ti fanno sembrare un idiota.
Avreste dovuto vederlo... la maglietta blu aveva ceduto il posto a una camicia bianca a mezze maniche, i pantaloni corti erano sostituiti da un paio di jeans grigio chiaro . Sollevò gli angoli delle labbra regalandomi uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto , un sorriso che cercai goffamente di ricambiare.
-Ho fatto la doccia solo per,Sara- Ehm,mia sorella continuava a ripetermi che se non mi fossi lavato per bene saresti scappato per via dell'odore.-

-Non scappo dalle cose belle,Marco. Nemmeno se puzzano.- Sbuffai una risata,più per l'imbarazzo della frase che avevo appena pronunciato che per altro.

 -Ti avrei comunque seguito.- Mi fece cenno con il viso di seguirlo all'interno dell'imbarcazione, eravamo probabilmente entrambi di un rosso acceso in viso. In quel momento mi sarei volentieri buttato in acqua per fuggire all'imbarazzo e alla tensione che si erano formati. Andai verso la fine dell'imbarcazione e posai i gomiti lungo i bordi in legno mentre Marco faceva partire il motore per andare verso gli scogli, così da poter vedere meglio i fuochi d'artificio. Cominciò a farsi buio, sin da bambino avevo sempre avuto paura dell'oscurità ma nel vedere il ragazzo all'interno della cabina di pilotaggio mi tranquillizzai. In circa un quarto d'ora di "viaggio" l'imbarcazione raggiunse un punto abbastanza buono e il moro mi raggiunse posando a sua volta i gomiti sul bordo.
 
-Jean..mh,non so ,mentre aspettiamo ti va di raccontarmi qualcosa?-

-Non conosco nessuna storia.- Lì per lì, probabilmente per l'imbarazzo non riuscii a capire la sua richiestae feci una delle figuracce più stupide che mi potessi inventare.

-Intendevo su di te!- Mi girai verso il ragazzo, che nel frattempo se ne era uscito con una fragorosa risata.

-O-ohw! spiegati!- nel vederlo ridere a quel modo sentii un calore disumano prendere spazio nel mio petto e diramarsi lungo le costole.
-Jean,diciotto anni. Non sono bravo con le presentazioni!-

la sua risata si trasformò in un sorriso. -Marco,venti anni , di lavoro faccio il pescatore..ho un fratellino di nome Luca  e una sorellina di nome Sarah. I nostri genitori erano di origine italiana ...per questo i nomi...-

 Fin troppe domande cominciarono a venirmi in mente, ma cercai di giudicarle inopportune. -Io ho appena finito la scuola ..sarei chef,teoricamente. Perchè fai questo lavoro?- Mi sarei preso a schiaffi.

-Per mantenere mio fratello e mia sorella. I nostri genitori sono stati definiti "dispersi in mare" circa un anno fa.-

-Mi dispiace..scusa se ho chiesto...-

-Non fà nulla, non potevi saperlo.- Quel sorriso mi fece impazzire. Avrei voluto così tanto esserne la causa, venni interrotto dal rumore dei fuochi che cominciarono ad innalzarsi in cielo, quel rumore di scoppi riusciva a coprirne ogni altro..sentii solamente il petto pulsare e le guance farsi calde mentre mi girai verso il moro e rimasi ad ammirarne il profilo, i lineamenti ...mi riscoprii ad amare quelle costellazzioni sulle sue guancre, le sue mani ruvide e il sorriso che rivolgeva verso il cielo e le scintille che ne prendevano possesso.
La sua mano sfiorò la mia mentre il rosso acceso delle mie guance veniva coperto dalla luce dei fuochi. Si avvicinò al mio orecchio e sussurrò qualcosa che riuscii a percepire solo come delle scuse, mi allontanai di qualche centimetro cominciando a pensare a come fossi arrivato ad avere una cotta..anzi, ad essere molto probabimente innamorato di un ragazzo, a se valesse la pena tentare di baciarlo... infondo era uno sconosciuto eppure sentivo di averlo già conosciuto.
Si avvicinò lentamente al mio viso e avvolgendo le braccia al mio busto mi tirò verso il suo petto lasciandomi un bacio sulla fronte, lo sentii tremare. Avevo le sue labbra contro la fronte e mi sarebbe bastato alzare il viso per poterle sfiorare con le mie. All'improvviso salì un silenzio assordante, i fuochi e le luci cessarono e le sue labbra si posarono contro il mio collo, i suoi denti mi morsero la pelle, non seppi come reagire e limitai a stringere la sua maglietta tra le dita non mi importava più nulla del fatto che fossimo due ragazzi desideravo solamente poter avere ogni centimetro della sua pelle.

-N-non sò perchè lo ho fatto..scusa.- Si passò le dita tra i capelli mormorando imbarazzato.
Posai le mani sulle sue spalle e alzandomi in punta di piedi mi sporsi a premere le labbra contro le sue.
Avete presente i cori angelici? ecco,fù quello che sentii durante quel contatto.  Aveva le labbra così morbide a mio confronto,mi tirò per i fianchi mentre con le dita inizia ad ad accarezzargli il collo.

---

Non mi fu ben chiaro come successe ma nel giro di qualche minuto mi ritrovai steso a terra, nella cabina interna, tra i cuscini. Marco a gattoni su di me e le sue labbra contro il mio petto che continuavano a baciarmi con una dolcezza infinita... non pensai più a nulla se non a come farlo stare bene o a come poter sentire i suoi gemiti contro la mia pelle.
Cominciai lentamente a scoprirlo lasciando scivolare i vestiti lungo il suo petto e le sue gambe. Più lo scoprivo più le sue guance si tingevano di un rosso acceso .
Ribaltai la posizione e lo feci stendere al mio posto mentre con la mano libera mi sfilavo i vestiti così da poter essere al suo pari.

-Non credo di saperlo fare..- mormorò girando il viso di lato.

-Sinceramente nemmeno io.- Gli sorrisi per cercare di tranquillizzarlo e mi chinai a baciargli il collo  fino a raggiungere le clavicole mentre con la mano cominciai ad accarezzargli l'interno delle gambe e con le dita salii verso la sua intimità.
-Non dovrebbe essere difficile..- alla mia affermazione lo sentii sbuffare una risata che venne poi interrotta da dei deboli gemiti provocati dal movimento delle mie dita , mi misi in ginocchio tra le sue gambe e gli sollevai leggermente i fianchi andando a posare la fronte contro il suo petto mentre iniziai a spingere il bacino verso il suo.
Sentii i battiti cardiaci cessare per qualche secondo non appena diventammo definitivamente un unica cosa. Prese a gemere ed i suoi ansiti cominciarono a rimbombare nella mia testa . Inizia a muovermi il più dolcemente possibile stringendo le dita tra i capelli corvini del ragazzo.
Passammo la notte in quel modo, stretti l'uno all'altro , mano nella mano fino a raggiungere il culmine.
Sentii di aver trovato un motivo per combattere, qualcuno da proteggere e poter chiamare 'casa'.


Sembrerà assurdo ma quella notte gli dissi di amarlo e continuai a farlo anche i mesi successivi, ancora lo faccio in realtà. Non starò a raccontarvi come lo spiegai a mia madre o come dopo due mesi decisi di trasferirmi a Santorini , dico solamente che ora ho un ristorante, io e Marco abbiamo una casa; Tetto azzurro e gigli bianchi alle finestre. Sarah e Luca hanno cominciato a chiamarmi 'Zio Jean' e la cosa mi riempie di tenerezza perchè sono due bambini adorabili.
Marco continua il suo lavoro e di tanto in tanto quella cabina ospita entrambi.
Amo Marco e da come dice e sostiene,lui ama me. Mi basta questo per essere felice.





/ Ringrazio infinitamente chi mi ha sostuneto nel fare questa cosa, probabilmente ci sono un sacco di sbagli grammaticali ma mi sono sforzata il più possibile per riuscire a scrivere qualcosa di decente,soprattutto grazie a Joice e alla sua santa pazienza nel sopportare le domande della kohai. E nulla, spero di migliorare con il tempo e che la canzone vi sia piaciuta,chu <3

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: tsukitsuki