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Autore: elfetta08    23/10/2008    1 recensioni
"Helsinki. Quante cose erano cambiate e allo stesso tempo erano rimaste identiche. Erano passati cinque anni da quando me ne ero andata alla ricerca della felicità che mi spettava di diritto, che meritava anche mia figlia."
Arja torna a Helsinki cinque anni dopo aver mollato tutto ed essersene andata a Londra con Jenni, la sua piccolina con gli occhi verdi e magnetici come quelli del suo papà, Ville Valo.
La ragazza è ben decisa a tenere nascosta la verità alla bambina ma quando si ritrova faccia a faccia con Ville, tutto si complica, tutto riemerge: i momenti belli, i momenti brutti, i pensieri dell'uno e dell'altro e soprattutto i sentimenti...
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-PLEASE DON’T LET IT GO
Diedi un altro bacio a Jenni per poi lasciarle finire il gelato che si stava sciogliendo sul mio cappotto nero. Mi avvicinai a Ville con passo veloce e prima che potesse rendersene conto o meglio, difendersi, gli tirai uno schiaffo in pieno viso.
La sua guancia, a contatto con la mia mano, era diventata incandescente. Sembrava che pulsasse.
-Non farlo mai più- dissi con il volto ancora rigato dalle lacrime che mi avevano macchiato le guance per via della matita sbavata -Non hai idea di quanta paura ho avuto-
Jenni rimase a guardarci a bocca semi aperta, non capendo perché me la fossi presa in quel modo o forse era semplicemente intimorita dalla rabbia che mi aveva presa in quel momento.
-Scusa- sussurrò lui, massaggiandosi la guancia con lo sguardo basso.
-Mamma?- chiese titubante, aggrappandosi ai miei pantaloni con una mano.
Ville le sorrise, abbassandosi e sfiorandole il mento con un dito.
-Stiamo giocando- disse, cercando di rassicurarla con quell’aria da padre che mai aveva avuto -Jenni, stiamo solo facendo gli sciocchini… e poi la mamma non mi ha fatto male-
Lei mi guardò, sospirando sollevata e facendomi un sorriso. Aprii il portone del palazzo e la feci entrare per prima, assicurandomi che stesse effettivamente salendo le scale.
-Le cose non cambiano, anche se l’hai tranquillizzata- dissi quando rimasi sola con Ville, che alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi verdi nei miei.
Occhi colpevoli, dispiaciuti, tristi. Mi vennero i brividi.
-Lo so- sospirò mortificato per poi ritrovare il suo carattere combattivo, quasi sfacciato -Questa situazione l’ho creata io e non ho intenzione di tirarmi indietro. Voglio che i miei diritti vengano riconosciuti-
Scossi la testa e senza dire altro entrai nell’androne della palazzina, rimanendo a guardarlo finché la porta massiccia separò i nostri sguardi e fece cessare il batticuore che aveva ricominciato a torturarmi.
Trovai Jenni ad aspettarmi seduta sull’ultimo gradino. Non mi disse niente riguardo a quello che era successo.
Aprii la porta di casa e lei scattò dentro, correndo nella sua cameretta. All’inizio credetti che avesse paura di me, per quello che avevo fatto a Ville, ma quando la vidi tornare con un libro in mano mi sentii particolarmente sollevata.
-Mi leggi una favola?- mi chiese porgendomi il volumetto. Era Cenerentola.
Sorrisi e la feci sedere sulle mie gambe, sfogliando alcune pagine di introduzione del libro. Lessi ogni singola parola, le mostrai tutte le figure e lei rimase in silenzio ad ascoltare fino alla fine, adagiata contro il mio petto.
-E vissero per sempre felici e contenti- finii di leggere la favola, richiudendo il libro.
-Anche io troverà il mio principe azzurro vero?- mi domandò sollevando il viso verso di me. No, nessun principe azzurro sarebbe mai arrivato su di un cavallo bianco e l’avrebbe protetta per sempre. Sarebbe arrivato un cantante dannatamente bello che le avrebbe fatto perdere la testa… e successivamente, anche la voglia di amare.
-Chissà, forse- risposi dandole un bacio sulla fronte.
Il solito “bip bip” della suoneria del telefonino mi avvisò dell’arrivo di un messaggio. Sbuffai e lasciai Jenni seduta sul divano, intenta a guardare le immagini.
“Stasera usciamo insieme, non fare storie.
 Passo a prenderti alle 8.
Ellen.”
-Chi è?- mi chiese Jenni guardando verso di me, con ancora il telefono in mano.
-Zia Ellen- le risposi sospirando -Vorrebbe passare un po’ di tempo con me-
-Allora mi porti da zio Kim? Così mi prepara le crepes come l’altra volta- disse ridendo dolcemente, una risatina carina e leggermente a singhiozzo.
-Amore, se vuoi possiamo rimanere a casa insieme e te le faccio io- le propongo andando da lei, accarezzandole i capelli con una mano.
La mia piccola scosse la testa sbuffando.
-Mi piacciono solo quelle di zio Kim- replicò guardandomi con aria supplichevole. Alla fine cedetti, chiamai mio fratello affinchè si occupasse della mia bimba e poi mi concessi una doccia rilassante per curarmi un po’ nell’aspetto anche se non avevo voglia di uscire, di lasciare Jenni, di svagarmi.
Lasciai i miei lunghi capelli scuri sciolti sulle spalle, mi truccai leggermente e misi una gonna nera lunga e un maglioncino semplice, viola.
-Arja… hai ottanta anni o venticinque?- mi chiese mio fratello quasi schifato -Perché non ti metti quelli che indossavi a vent’anni? Ti stavano benissimo-
-Ma dai, ormai sono una mamma- risposi contrariata.
-Mamma, così sei veramente brutta- si intromise Jenni scuotendo la testa. Li guardai, esasperata.
-Io mi cambio ma se vedo che non sto bene mi rimetto questi, eh- dissi lasciandoli nuovamente soli e udendoli darsi il cinque. Sorrisi tra me.
Kim mi raggiunse in camera e aprì il mio armadio.
-So che sceglieresti qualcosa che ti copra il più possibile. Invece devi farti vedere per come sei: una donna bellissima, che merita un uomo che l’apprezzi- disse mentre prendeva fuori un vestitino grigio, corto, scollato, arricciato sulla gonna -Ti starà d’incanto-
Sorrise, posò l’abito sul mio letto e uscì.
Guardai l’indumento un po’ titubante ma alla fine mi tolsi i vestiti inadatti che avevo messo e al loro posto indossai l’abitino che ricalcava perfettamente le mie curve. Mi vergognavo, erano cinque anni che il mio corpo non veniva coperto da una cosa simile.
-Meglio?- chiesi ai miei due consulenti appena tornai da loro. Jenni mi guardò a bocca aperta mentre sul viso di Kim si disegnò un sorriso compiaciuto.
-Che bella- sussurrò la mia bimba venendomi incontro e prendendomi la mano, sgranando sempre di più gli occhi. Mi tese le braccia e prontamente la sollevai da terra, abbracciandola.
-Voglio essere bella come te, da grande- disse dandomi un bacio sulla guancia.
-Lo sarai di sicuro- risposi accarezzandole i morbidi capelli neri mentre mi avviavo ad aprire la porta di casa dato che avevano suonato.
Ellen aveva mezz’ora di anticipo.
-Ciao tesoro. Stai benissimo- disse sorridendomi e guardandomi da capo a piedi -Che muso lungo che hai-
-Non mi andava di uscire ma sono stata praticamente costretta- sbuffai posando Jenni a terra e prendendo il mio cappotto -Allora Kim: se Jenni non riesce a dormire dalle il latte con il cioccolato, se le viene male al pancino ci sono le medicine sul bancale della cucina, per qualsiasi altro problema chiamami-
-Stai tranquilla, non succederà niente- mi rassicurò Kim mentre il mio angioletto dagli occhi verdi si arrampicava sulle mie gambe per darmi un bacio.
-Ciao mami- disse con un’espressione triste sul viso, salutandomi con la manina.
-Torno presto, così ti do la buonanotte- le accarezzai la guancia e poi uscii di casa, strattonata da Ellen. Mi costrinse a salire in macchina ma io continuai a guardare verso la finestra, dalla quale Jenni seguiva i miei movimenti.
Prima di partire, le rivolsi un ultimo sorriso.
-Dove andiamo?- domandai rivolgendomi ad Ellen e accendendo la radio, ascoltandomi una lenta e dolce canzone dei Within Temptation.
-Ad un appuntamento a quattro, come quando eravamo giovani- disse raggiante mentre io mi ero irrigidita e avevo sbarrato gli occhi.
-Eh? Nono, non esiste. Io scendo- replicai scuotendo la testa. Ellen accostò sul ciglio della strada e sospirò profondamente prima di voltarsi verso di me.
-Sono passati cinque anni dalla tua ultima storia. Ora potresti essere pronta per avere un nuovo compagno, un papà per Jenni, un marito per te…- disse sorridendo e posando lo sguardo sulle macchine che sfrecciavano accanto alla nostra, con i loro fanali luminosi -E poi se quei due tizi non ti piacciono non se ne fa niente ma…- si interruppe -Per favore, non mollare. Non lasciare che il passato influenzi il tuo futuro-
Pensai a ciò che mi aveva detto.
Smettere di amare era ridicolo ma anche ripetere gli stessi errore lo era. Eppure aveva ragione.
-Vuoi ancora tornare a casa?- mi domandò aspettandosi una risposta affermativa che però non ricevette.
Scossi la testa.
Fece un altro sorriso e riprese a guidare verso il locale.
In breve arrivammo al luogo dell’appuntamento: era un ristorante che dava sulla spiaggia, le candele accese sui tavoli regalavano un’atmosfera stupenda e le rose finte che avevano utilizzato rendevano tutto ancora più romantico.
Ellen mi prese sottobraccio, trascinandomi fino al tavolo dove due uomini stavano consultando il menù. Il biondino della coppia alzò lo sguardo verso di noi, diede una leggera gomitata al moro e fece segno di raggiungerli.
Il ragazzo moro si voltò e… beh, tutto mi sarei aspettata tranne l’avvocato di Ville.
Mi sorrise stupito ma non disse nulla. Era diverso dal mattino in cui l’avevo visto: indossava una maglietta semplice nera, con lo scollo a V, e un paio di jeans.
Sembrava normale, come un uomo qualsiasi, invece era colui che voleva portarmi via la mia Jenni.
-Bene, questa è la mia amica Arja. Arja, questi sono Allan e Benjamin- disse Ellen presentandomi ai due ragazzi. Strinsi la mano ad entrambi e mi misi a sedere accanto a lei.
Inutile dire che Ellen focalizzò tutta la sua attenzione sul biondino e lasciò me con l’avvocato. Era come se la sfortuna mi perseguitasse, mi inseguisse ad ogni passo.
-Non pensavo che fossi una persona che accetta degli appuntamenti al buio- disse Allan con un sorriso malizioso stampato sul viso.
-Infatti non lo sono. Ellen mi ha trascinata qui- risposi noncurante -E poi neanche lei mi dava l’impressione di essere un amante di questo genere di cose-
-Dammi del tu- mi disse con altro sorriso -E comunque non è che queste cose mi stuzzichino ma semplicemente sono un modo per ingannare il tempo-
Letture, film, musica… le sue domande riguardavano tanti interessi comuni e così cominciammo a parlare. Mi dimenticai completamente del fatto che era l’avvocato di Ville.
Quando la serata terminò, presi il conto della mia consumazione ma Allan mi fermò.
-Pago io- disse mettendo mano al portafogli -Magari… una sera possiamo… ecco… uscire insieme. Da soli, intendo-
Arrossii. Mi sembrava precoce uscirci insieme. Insomma, era l’avvocato del mio ex e lo conoscevo da poche ore.
-Ci… ci devo pensare- risposi portandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
-Se vuoi possiamo portare Jenni al cinema- azzardò di nuovo.
-Davvero, io… preferisco pensarci su- ripetei prima di lasciarlo al bancone da solo. Non aspettai nemmeno Ellen, chiamai un taxi e tornai a casa il prima possibile.
Non ero più abituata agli apprezzamenti degli uomini, non ero oggetto del desiderio da tantissimo tempo e ora mi sembrava tutto strano, complicato, impossibile.
Rincasai e trovai Kim addormentato sul divano, la tv accesa su un film horror. Spensi la televisione e lo coprii con un panno  per poi andare in camera da Jenni. Dormiva beata, abbracciata al solito orsacchiotto.
Desiderava un papà. Ma il papà che volevo darle non voleva me. E io ero bramata dall’avvocato dell’uomo che amavo. Un triangolo a dir poco spiacevole.
Mi sedetti in un angolo del letto, accarezzandole dolcemente i capelli scuri che ricadevano sul suo visino delicato. Guardai verso il comodino, sul quale c’era il libro di Cenerentola che le avevo letto quel pomeriggio.
Le favole potevano risultare incredibilmente crudeli agli occhi di un adulto. Solo tra le pagine di un libro illusorio come quello si poteva trovare il vero amore, la felicità perfetta… non nel mondo reale. Non nel mondo in cui vivevo io.
Guardai nuovamente Jenni. Una bambina e una mamma. Sole.
“E vissero tutti felici e contenti” già, ma il nostro lieto fine dov’era?


“You try to be strong
But you're always so alone
Whatever I do I do it wrong
Death sings our song
And we eagerly sing along
Whatever you do I adore.”
-Please don’t let it go, H.I.M.-


-----***-----
Rieccomiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii. Anche questo capitolo è fatto XD
Spero possa esservi piaciuto e al prossimo capitolozzo ^^
+OOgloOO:  uuuuh, anche io sto facendo un corso di studi grazie al quale potrei insegnare in un asilo *___* chissà quanto è bello stare insieme ai bimbi *___* comunque questa è più o meno la reazione di tutte le mamme in generale, si spaventano con niente (e come non capirle XD) grazie mille per la recensione ^^
+Cherasade: ti ho fatto aspettare molto? Purtroppo dovevo aggiornare altre ff e dare sfogo alle mie nuove idee XD *testolina piena di idee malvagerrime mode: on XD* e vabbè, che sarà mai, speriamo di essermi riscattata abbastanza egregiamente XD
  
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