Mi chiamo Johanna Homesworth, 16 anni. Libri, videogiochi, musica…questa è la mia descrizione. Frequento il quinto anno di informatica nella 5E, classe poco sfigata. Siamo solo 2 femmine: io e la mia migliore amica Clare. Poi tutti maschi, tra cui la maggior parte poco “normali”. Nella mia stessa classe ho però il mio ragazzo Michael, capitano della squadra di football. Siamo molto diversi, ma tutto sommato insieme ci troviamo bene.
Dopo una lunga estate, il primo tocco di campanella è suonato un mese fa. E so che quest anno sarà dura, avremo gli esami di maturità. So anche che ci vorrà solo un anno e, finalmente, potrò  andare a trovare i miei veri genitori in Australia e studiare lì. E’ il mio sogno fin da quando ero piccola e mi strapparono dai miei veri genitori per la loro situazione economica e dall’Australia mi portarono qui, in Italia.
Quest anno si sono aggiunti al nostro corso ragazzi nuovi. Chi viene da lontano, chi è soltanto ripetente. C’è un ragazzo molto timido e carino, dice di chiamarsi Lorenzo  Blake. Viene preso in giro da tutti quanti, perfino da Clare e Michael perché non ci ha mai provato con una ragazza e ha sempre un libro con lui e studia sempre, cosa che in pochi nella mia classe fanno. Io credo solo che abbia bisogno di amici che lo capiscano. 
Domani è il mio 17° compleanno e i miei genitori adottivi hanno deciso di farmi una grande festa. Ma io quello che aspetto di più è il regalo dei miei veri genitori che ogni anno mi arriva puntualmente.
Questa mattina mi sono svegliata, mi sono preparata e come tutte le mattine ho perso l’autobus. Arrivata a scuola, mi sono fatta una velocissima corsa verso la mia classe ma erano tutti spariti. ‘Ah dimenticavo. Oggi c’era il corso nel laboratorio di informatica’ pensai fra me e me.
Così mi girai e andai verso il laboratorio che si trovava dalla parte opposta dell’edificio. Sentivo dei passi veloci dietro me, così mi girai. Lorenzo non era solito a ritardare ma quella mattina era lì e quindi pensai ‘Johanna, è la tua occasione per far fare degli amici a Lorenzo’.
“Ehi ciao Lorenzo!”-e mi avvicinai a lui.
Nessuna risposta, anzi continuava a camminare più velocemente.
“Lorenzo? Ti senti bene?”-chiesi preoccupata.
Forse questa era la prima volta che sentivo la sua voce.
“Vattene via, sei come tutti gli altri. Capitolini”-mi rispose.
“Era per caso capitolini la parola che ti è appena uscita dalla bocca?”-chiesi affascinata.
“Si, non puoi capire”-mi rispose.
Lui aumentava il passo e io cercavo di corrergli dietro.
“Ho letto tutta la trilogia, visto i film e sto aspettando con ansia l’ultimo…Ah dimenticavo, il mio primo cosplay è stato proprio quello di Katniss.”-e gli sbarrai la strada facendo uscire la mia collana con la ghiandaia imitatrice dalla canotta-“Bella no?”
La guardò per bene prima di spalancare gli occhi e dirmi:”Magari non hai il tasso di intelligenza dei tuoi compagni, ma fai parte di loro ormai.”
Tentò di riiniziare a camminare ma lo fermai con una mano sul petto:”Domani faccio il compleanno, lo festeggio nel retro di casa mia, la villetta numero 12 nella Central Street. Il cosplay è d’obbligo. Adesso andiamo che è tardi”-feci l’occhiolino e lo lasciai andare.
Per tutto il lungo tragitto nessuno dei due parlò ancora. Entrammo nella classe e tutti mi guardarono male perché entrai con lui, ma non li degnai nemmeno di uno sguardo e mi sedetti con lui nella prima fila a destra di computer.