Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakura Kurotsuki    07/11/2014    2 recensioni
Harry camminava velocemente, il respiro ansante che si condensava in vapore davanti alle sue labbra.
Il senso dell’orientamento non era mai stato il suo forte – così come quello del tempo, della misura …-, e quando si era accorto che le vetrine sfavillanti di Diagon Alley erano state sostituite da cupi vicoli e una preoccupante presenza di teschi nelle vetrine che incontrava, era già troppo tardi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Harry camminava velocemente, il respiro ansante che si condensava in vapore davanti alle sue labbra.
Il senso dell’orientamento non era mai stato il suo forte – così come quello del tempo, della misura …-, e quando si era accorto che le vetrine sfavillanti di Diagon Alley erano state sostituite da cupi vicoli e una preoccupante presenza di teschi nelle vetrine che incontrava, era già troppo tardi.
Erano solo le prime ore del pomeriggio, ma le stradine claustrofobiche di Nocturne Alley erano così buie da far sì che sembrasse già sera, e il fatto che fosse pieno inverno non aiutava affatto.
Harry camminava alla cieca, con il panico che raggiungeva picchi preoccupanti ogni volta che la via che imboccava era identica alla precedente, senza contare la sgradevole sensazione, non meno preoccupante, di star girando in tondo, invece di avvicinarsi ad una possibile uscita.
Decise di fermarsi sotto un piccolo portico, perché tutto quel girare a vuoto stava cominciando a dargli alla testa. Con gli occhi chiusi si concentrò sul suo respiro, cercando di farlo tornare ad un ritmo normale.
Aveva la gola in fiamme per l’aria gelida che aveva inspirato negli ultimi minuti; tremava nonostante il pesante cappotto nero e la lunga sciarpa appesa al collo, che stranamente gli erano bastati per ripararlo dal freddo invernale mentre girava per Diagon Alley. Arrivò alla conclusione che dovesse essere quel posto, perché il gelo traspariva dai muri sudici e penetrava sotto alla pelle, fino a ghiacciarti il sangue.
Pensò che, a meno che non avesse voluto morire ibernato, avrebbe fatto meglio a muoversi; ma non aveva neanche fatto un passo, che una mano si serrò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare.   
“Ti sei perso?”
Harry si voltò di scatto. Non riusciva a vederlo bene per via dell’ombra che il portico gettava sulla sua figura, ma dalla voce si immaginò un uomo sulla trentina.
Il primo istinto fu quello di ritrarsi, ma la stretta sulla sua spalla si fece subito più salda e lo sconosciuto parlò di nuovo.
“Non avere paura”
“Non ho paura” disse Harry, ed era la verità, perché quella voce senza volto aveva insinuato in lui un senso di sicurezza che non riusciva a spiegarsi.
“Come ti chiami?” chiese l’ombra, in uno sbuffo di vapore.
“Harry” rispose automaticamente. Si sentiva la testa stranamente vuota ed era inebriato dall’odore dell’uomo, la cui mano era ancora artigliata alla sua spalla. Harry si ritrovò a desiderare che non la lasciasse mai.
“Allora, ti sei perso, Harry?”
“Sì”
Harry non si ritrasse quando lo sconosciuto si avvicinò ulteriormente, e nemmeno quando si chinò su di lui, uscendo un po’ dalla penombra. Aveva profonde ombre scure sotto gli occhi e la pelle di un colore malsano; ma furono i canini, innaturalmente lunghi e appuntiti, e il guizzo vermiglio che ebbero i suoi occhi nel puntare al suo collo, che fecero uscire Harry dallo stato d’ipnosi in cui era caduto.
“Troppo tardi, Harry” sussurrò il vampiro, troppo vicino alla sua giugulare.
Con uno scatto fulmineo, Harry recuperò la bacchetta da sotto il cappotto e schiantò il vampiro, che venne scagliato lontano da lui.
Harry non si fermò a vedere se l’avesse messo effettivamente fuori gioco, ma si voltò e corse come non aveva mai corso in vita sua. Inciampò più volte e maledisse le sue gambe assurdamente lunghe e i suoi piedi troppo grandi, due elementi che di certo non contribuivano alla coordinazione del corpo.
Corse finché non sbucò in un piazzale deserto con un pozzo chiuso al centro. Non aveva vie d’uscita e per un attimo gli parve che il cuore gli si fosse fermato. Ma poi lo sentì; batteva così forte da rimbombargli nelle orecchie, e a parte quello non c’era nessun’altro rumore. L’aria era ferma, nulla si muoveva e il pensiero di aver seminato il suo aggressore riuscì a rincuorarlo per qualche istante.
Poi un rumore di passi, di più persone e da tutte le direzioni.
“Eccolo, l’uccellino in gabbia”
Harry alzò lo sguardo verso la fonte di quella voce che ormai conosceva; il vampiro era appollaiato su un tetto. Capì troppo tardi che era una trappola, quando una moltitudine di getti rossi lo colpirono in pieno petto e lui si sentì scagliare indietro di parecchi metri. Sbatté dolorosamente contro il pozzo e avvertì qualcosa di caldo scorrergli tra i capelli, un attimo prima che l’odore del sangue gli riempisse le narici.
Udì delle voci, ma erano lontane, come se le sentisse dall’estremità di un lungo tunnel.
“Questo non è del Ministero, è troppo giovane”
“E’ tutto tuo, Caesar“
Patetico. Era sopravvissuto alla Terza Guerra Magica, nonché alla Seconda Battaglia di Hogwarts, e trovava la morte a Nocturne Alley per pura stupidità.
Il sangue aveva preso a colare sull’asfalto, gocciolando in modo nauseante, e quando Harry aprì gli occhi riuscì a malapena a scorgere i contorni del viso emaciato del vampiro, chino su di lui con le pupille dilatate. Sperò che lo stordimento lo aiutasse ad avere una morte indolore.
“Non credo proprio che riuscirò a fermarmi, ragazzino” disse con la voce roca e stridula, molto diversa da quella profonda che utilizzava per ammaliare le sue vittime. Gli sfiorò la guancia con l’indice lunghissimo e bianco. “Quale spreco”
Harry chiuse gli occhi.
Chiuse gli occhi prima che il vampiro venisse sbalzato via dal suo corpo esanime, da un potente Schiantesimo.
Chiuse gli occhi e non sentì le braccia che lo sollevarono da terra.
Non vide che quelle braccia appartenevano all’ultima persona al mondo che avrebbe mai potuto aspettarsi.
 
Si stupì di aprire gli occhi, quando si risvegliò. In verità, credeva che non si sarebbe mai più risvegliato.
Ma se quella era la morte, non era poi così male: si sentiva piacevolmente stordito, ed era adagiato su qualcosa di morbido come un letto.
Una nuvola, forse?
No. Era proprio un letto.
“Finalmente” disse una voce proveniente da un punto imprecisato intorno a sé. “Cominciavo a pensare che ti avessero ammazzato”
Era una voce acuta, ma non fastidiosa come quella del vampiro che gli aveva dato la morte – se era veramente morto, cosa della quale Harry cominciava a dubitare – e, fatto ancora più insolito, stranamente familiare.
Harry provò ad alzarsi, ma capì subito che non era stata una buona idea quando il suo corpo protestò con una serie di fitte dolorose che lo fecero desistere dall’impresa.
“Io non lo farei, se fossi in te” disse la stessa voce di prima. “Cinque Schiantesimi in una volta sola non sono uno scherzo”
Harry aveva richiuso gli occhi perché la testa aveva cominciato a girargli vorticosamente, dopo il suo eroico tentativo di mettersi seduto.
Era assolutamente certo di aver già sentito quella voce, in un'altra vita. Provò a darle un’identità, cercandola nei meandri del suo passato, ma la sua mente era come bloccata.
“Per non parlare della quantità di sangue che hai perso” continuò la voce, ora più vicina.
Allora Harry riaprì gli occhi e tutti i tasselli andarono al loro posto. Per un attimo gli parve di rivedere il vampiro, chino su di lui mentre si apprestava ad ucciderlo; invece, la sua visuale era ora occupata da due occhi azzurrissimi e da un paio di labbra sottili, incurvate da un sorrisetto.
Louis Tomlinson era uguale a come Harry lo ricordava; di sicuro l’altezza era rimasta uguale. Solo qualche piccolo cambiamento testimoniava il tempo trascorso dall’ultima volta che lo aveva visto.
Teneva in mano un bicchiere pieno di un liquido vermiglio. Harry lo guardò mentre lo posava su uno scatolone rovesciato vicino al letto.
“E’ una Pozione Rimpolpasangue” disse Louis, notando gli sguardi apprensivi che Harry lanciava al bicchiere. “Ti conviene berla, se non vuoi andare in giro con quella faccia”
Harry lo ignorò e lui scrollò le spalle, prima di andare a sedersi sull’unica sedia presente nella stanza, poco lontano dal letto, dove forse era rimasto per tutto il tempo in cui lui era rimasto privo di conoscenza.
Harry si guardò intorno; si trovava in una piccola stanza che assomigliava più ad uno sgabuzzino che ad una camera da letto, e forse era proprio quello che sembrava.
C’erano diversi scatoloni pieni di strani oggetti, oppure vuoti e rovesciati, come quello accanto al letto, usato a mo’ di comodino. Le pareti erano scrostate in più punti e l’ambiente era scarsamente ammobiliato; di fronte al letto c’era un armadio con un’anta penzolante e nell’angolo vicino alla porta, un tavolo dall’aria vissuta sembrava fungere da scrivania con annessa la sedia dove il suo ospite stava seduto.
Dopo aver ispezionato la stanza in cui si trovava, lo sguardo di Harry tornò a posarsi su Louis, che non aveva mai smesso di guardarlo.
Louis Tomlinson era dimagrito rispetto a come Harry lo ricordava. Sembrava essersi rimpicciolito, come prosciugato. Lì, mollemente abbandonato sulla sedia, con le braccia incrociate e le gambe tese davanti a sé, aveva ben poco dell’aria spavalda che lo aveva caratterizzato negli anni ad Hogwarts. Anzi, più Harry lo osservava, più le informazioni che gli arrivavano erano sconcertanti: Louis aveva profonde occhiaie sotto gli occhi e gli zigomi alti sporgevano sul viso scavato.
Indossava un maglione beige troppo largo, sotto il quale spuntavano le gambe corte e magre, fasciate in pantaloni neri aderenti. Ma aveva le Vans, che non perdeva occasione di mettere a scuola, ogni volta che non era costretto a portare la divisa; ritrovare quel piccolo dettaglio fu di ineffabile conforto per Harry, anche se non riuscì a capire il perché.
“Se hai finito di farmi la radiografia, Styles”
Ma fu quel ghigno, l’unica cosa più simile ad un sorriso che Harry gli avesse mai visto fare, a riportarlo definitivamente ad Hogwarts; Louis, Serpeverde di tre anni più grande, Purosangue – almeno così diceva, e nessuno aveva mai osato contraddirlo-, il cui passatempo preferito era quello di rendergli la vita ancora più difficile di quanto già potesse essere quella di un Tassorosso babbano di nascita, che ogni due passi ne inciampava tre.
Era andata avanti così fino a quando Louis non aveva lasciato Hogwarts, a metà del suo sesto anno - terzo per Harry- , per unirsi ai Mangiamorte. Nessuno se n’era stupito, dagli insegnanti ai compagni, alcuni dei quali lo avevano seguito nell’impresa.
Lo sguardo di Harry saettò al braccio sinistro dell’ex Serpeverde dove, sotto la stoffa beige del maglione, sapeva esserci il marchio nero, inciso sulla sua carne, indelebile.
“Stà tranquillo, Styles” fece l’altro, seguendo il suo sguardo, “Ho lasciato la vecchia via”
Ed era la verità, Harry lo sapeva.
Tuttavia, qualcosa non tornava.
Dopo la Terza Guerra Magica, tutti i Mangiamorte – ma anche ex Mangiamorte – erano stati presi e messi sotto processo. Dopo tre guerre, il Mondo Magico era tornato spietato come ai tempi di Barty Crouch, con il risultato che molti innocenti, ricollegati erroneamente a Voldemort, si trovavano già dietro le sbarre delle prigioni di Azkaban in balia dei Dissennatori. Molti di loro non avevano nemmeno il Marchio.
Ma Louis non era innocente; Louis aveva marciato tra le fila del Signore Oscuro, indossando maschera e cappuccio. Harry lo sapeva perché lo aveva visto; perché, quando Hogwarts era stata invasa per la seconda volta, lo aveva affrontato.
Era per questo che ritrovarselo davanti costituiva un evento insolito.
“Non dovresti essere…” esordì Harry.
“Ad Azkaban?” concluse Louis per lui, ed Harry arrossì leggermente, per quanto glielo permettessero i pochi globuli rossi che gli erano rimasti in corpo.
“Manca poco ormai” disse Louis, imperturbabile. “Il processo è fra tre giorni. È già deciso, in realtà. Ma intanto mi lasciano stare qui. Per inciso, ti trovi nel retrobottega di Magie Sinister, che è anche dove vivo da circa una settimana”
Harry cercò di mettersi un po’ più dritto. La testa gli girava ancora, ma riuscì a mettersi seduto senza troppe difficoltà.
“Lavori qui?” chiese.
“Sì, e non ho messo del veleno in quella pozione” disse Louis, accennando al bicchiere ancora pieno. “Il colore del muro non ti si addice”
Per non fare la figura dello stupido più di quanto non la stesse già facendo, Harry si decise a degnare della sua attenzione il bicchiere che fino a quel momento si era anche solo rifiutato di toccare, cominciando a sorseggiare timidamente il liquido cremisi che assomigliava spaventosamente al sangue. Era disgustoso, ma subito avvertì un’ondata di calore partire dallo stomaco e diffondersi in tutto il corpo, fino alla punta delle dita, e si sentì subito meglio. 
Louis non aveva tentato di avvelenarlo. Lo guardò, come a esprimere questo pensiero, ma siccome l’altro lo stava guardando con un sopracciglio alzato e un’espressione quasi compassionevole, si affrettò a cambiare argomento.
“Perché vivi qui?”
“Be’, Sinister è morto, anche se il negozio porta ancora il suo nome. Ma il nuovo proprietario mi lascia stare qui fino al processo, dopo che la mia casa… Be’, è stata distrutta”
“Distrutta?” fece incredulo, Harry. Aveva bevuto tutta la pozione e si sentiva più sveglio che mai.
“Dagli Auror” disse Louis, con una smorfia. “Perquisizione, sai. E si sono fatti un po’ prendere la mano”
Harry lo fissò senza sapere cosa dire. Dal volto di Louis non traspariva nessuna emozione, ma nelle parole dell’ex compagno di scuola, Harry poteva percepire un’agonia trattenuta dietro il tono monocorde.
“Ma dimmi di te, piccolo Styles” esordì Louis, con un tono più vivace. “Quelle gambe te le sei fatte crescere con una Fattura Allungante? Non erano così l’ultima volta che le ho viste”
Ma si interruppe subito, facendosi paonazzo, perché l’ultima volta che si erano visti era stato nel bel mezzo di una battaglia, nella loro vecchia scuola.
Toccò ad Harry salvare la situazione.
“Non sono più ‘piccolo’… Sono più alto di te” lo stuzzicò. “E sono più forte”
“Davvero? È per questo che ti stavi facendo un giretto a Nocturne Alley solo soletto? Per metterti alla prova?” ribatté Louis, che aveva ritrovato la sua ilarità in così poco tempo, che Harry pensò avesse usato un incantesimo di Appello.
“Mi ero perso” borbottò.
“Ovviamente” fece Louis, scoppiando in una risata al termine della quale si mise a fissare Harry in modo stranamente penetrante.
Calò il silenzio, rotto infine da Harry.
“Non c’è neanche una speranza per far sì che tu non finisca ad Azkaban?”
Louis scosse la testa.
“Ho il marchio. Basta anche solo quello. Senza contare che io sono veramente stato un…”
“Ma ti sei pentito, hai lasciato quella vita ben prima che finisse la guerra!” sbottò Harry, cogliendo se stesso di sorpresa e anche Louis, che lo guardò con gli occhi leggermente sgranati, prima di alzarsi e cominciare a camminare su e giù per la stanza.
“Questo non importa. Non capisci?” replicò, l’autocontrollo che cominciava a incrinarsi. “Devono fare piazza pulita. Non si può rischiare una quarta guerra”. Poi, guardando l’espressione di Harry, “Possibile che ti dispiaccia per me?”
Harry si affrettò a distogliere il suo sguardo da Louis, concentrandolo invece sulle sue ginocchia, improvvisamente molto interessanti.
Gli dispiaceva? La risposta sincera era . Ma perché?
Ci fu un’altra pausa, durante la quale Louis rimase fermo al centro della stanza – dal momento che Harry non sentiva il rumore dei suoi passi; Harry non sapeva se stesse guardando lui oppure no, ma non aveva nessuna voglia di alzare lo sguardo per controllare.
Questa volta fu Louis a rompere il silenzio, non prima di aver raggiunto Harry, che sussultò appena quando se lo ritrovò seduto accanto, ma non si ritrasse.
“Vuoi vederlo?”
“Cosa?”
“Il Marchio”
E senza aspettare una risposta, Louis arrotolò al gomito la manica sinistra, scoprendo il teschio dalla cui bocca usciva un serpente attorcigliato. Ma era spento, sbiadito, un pallido ricordo del potere che una volta avrebbe potuto esercitare.
Senza pensare, Harry allungò una mano e lo toccò con la punta delle dita. Sentiva gli occhi di Louis fissi sul suo viso, leggermente inclinato verso di lui, ma non se ne curò.
Poi, come riemerso da una trance, ritirò la mano, e Louis si coprì di nuovo l’avambraccio.
“Harry” disse, ed era la prima volta che pronunciava il suo nome, “ti ricordi la battaglia? Io avevo il cappuccio, ma tu mi hai smascherato colpendomi con uno Schiantesimo e facendomi volare via la maschera. Quando hai visto che ero io, hai voluto a tutti i costi batterti con me…”
Harry lo ricordava molto bene. Lo ricordava come fosse ieri, perché quel giorno lui aveva corso tra le macerie del castello, con compagni e nemici che non erano altre che ombre indistinte intorno a lui, perché sapeva che dietro una di quelle maschere c’era Louis. Perché se c’era una cosa che Louis non sapeva, era che da quando l’ex Serpeverde aveva lasciato Hogwarts, Harry aveva dedicato ogni suo giorno, ogni suo sforzo a migliorare nell’arte del duello, in attesa del giorno in cui l’avrebbe affrontato in battaglia.
“Non riuscivo a tenerti testa, eri veramente migliorato… Finché, con una fattura, non mi hai scaraventato dall’altro lato della Sala Grande. Ma poi uno dei Mangiamorte, uno dei miei… compagni… ti ha fatto crollare addosso un ammasso di macerie, e stava per darti il colpo di grazia, ma io l’ho schiantato appena in tempo…”
Harry non capiva perché gli stesse dicendo quelle cose. Louis sembrava assorto mentre parlava, come se fosse in un altro mondo. Harry rabbrividì quando le sue dita andarono a spostargli i capelli da una spalla, sfiorandogli il collo, scoprendo una cicatrice lunga e sottile che da dietro l’orecchio destro, andava fino alla scapola sinistra.
“E’ così che ti sei fatto questa” continuò Louis.
“Credevo che fossi stato tu” esclamò Harry, sbigottito. “Credevo che tu mi avessi battuto!”
“No, io ti ho tirato fuori da lì sotto” fece Louis. “Tu mi hai battuto. Sei più forte di me”
Harry era semplicemente sconcertato. Quando si era risvegliato in Sala Grande con i vestiti imbrattati di sangue, aveva subito pensato che Louis lo avesse sopraffatto e, credendolo morto, lo avesse lasciato là. E quando si era ritrovato quella cicatrice senza alcun ricordo di come se la fosse procurata, i suoi sospetti avevano avuto conferma. Ora, dopo più di un anno da quel giorno, veniva a sapere che non solo era stato lui il vincitore di quel duello, ma che Louis, suo acerrimo nemico, gli aveva salvato la vita per ben due volte.
“Sai, Harry, sei cresciuto davvero” disse Louis, all’improvviso, strappandolo dalle sue riflessioni. “Ti confesso che, se non fossi stato un Tassorosso imbranato, avrei anche potuto provarci con te”
Harry arrossì violentemente e all’inizio non seppe cosa rispondere. Poi, dal nulla, “Io non voglio che tu finisca ad Azkaban”
Louis lo ignorò.
“Sei così bello Harry…” sussurrò, tornando ad accarezzargli il viso, scendendo poi sul collo. “Lo sei sempre stato”
 
Alla fine avevano fatto sesso.
Ripensandoci, Harry non avrebbe saputo individuare il preciso momento in cui la situazione gli era sfuggita di mano; forse era stato quando si era ritrovato le labbra di Louis premute con forza sulle sue, chiedendo un accesso che non aveva esitato a dargli, oppure quando le mani dell’ex Serpeverde avevano cominciato a vagare sotto i suoi vestiti, e lui non lo aveva fermato.
Non si abbracciavano, perché non avevano fatto l’amore. Eppure, in qualche modo, Harry sapeva che non era stato neanche solo sesso.
Di baci ce n’erano stati, pochi e al momento giusto. Louis si era mosso con impazienza mista a una sorta di disperazione, e a tratti era stato irruento; ma quando Harry si era lasciato sfuggire un singhiozzo per la penetrazione brusca – e perché era la sua prima volta -, Louis era uscito da lui con uno Scusami farfugliato sinceramente, per poi riprenderlo con più dolcezza.
Harry non aveva idea di cosa avesse appena fatto, mentre giaceva in quel letto troppo piccolo, combattendo con i brividi di freddo che attraversavano il suo corpo. Avrebbe potuto allungare un braccio e coprirsi con la coperta che giaceva arrotolata ai suoi piedi, ma ogni movimento era fuori discussione, perché non voleva rischiare di entrare in contatto con nessuna parte del corpo di Louis. Anche attraverso le palpebre avvertiva il suo sguardo addosso, tanto che sentiva la pelle bruciare dove era sicuro che fossero passati i suoi occhi.
Stava quasi per appisolarsi, quando il materasso sussultò per l’improvvisa mancanza di peso alla sua sinistra. Senza riuscire a farne a meno, guardò Louis mentre si rivestiva, non lasciandosi sfuggire neanche un particolare del suo corpo nudo, dalla linea sottile delle spalle alla curva abbondante del fondoschiena. Louis sghignazzò vedendolo, ma non dimostrò la minima traccia di vergogna, così come Harry che continuò imperterrito a guardarlo, anche quando fu completamente vestito.
“Dove vai?”
Louis lo guardò.
“Devo lavorare, io” rispose.
“Possiamo sempre scappare. Insieme.”
“Wow Styles, abbiamo scopato una volta, e già pensi alle fughe romantiche?”
Harry non rispose e incassò il colpo; capì che dopo l’inaspettato riavvicinamento – o avvicinamento -, Louis aveva fatto ritorno in una dimensione che era privata e inespugnabile, dove era al sicuro. Il ritorno all’uso del cognome ne costituiva una prova.   
Louis aveva già la mano sulla maniglia della porta, quando Harry lo vide bloccarsi e  tornare indietro. Andò verso l’armadio e ne tirò fuori un lungo mantello nero; poi tirò fuori la bacchetta da sotto il maglione e lo colpì due volte. Il mantello assunse una sfumatura argentea per un istante, prima di tonare al suo colore originale. Louis lo lasciò su una pila di scatoloni accanto alla porta.
“Prendilo prima di uscire” disse. “Gli ho fatto un incantesimo di Disillusione abbastanza potente da nasconderti per qualche ora, anche se spero che ci metterai di meno per uscire da qui. Questa zona non l’hanno ancora ripulita”
Harry annuì, ma Louis non uscì subito. Rimase lì, fermo davanti alla porta chiusa, con lo sguardo assorto di chi sta cercando qualcosa da dire.
Invece, disse solo: “Ci vediamo Harry, o forse no”, e richiuse la porta dietro di sé. Harry rimase a fissare il punto dove un attimo prima c’era Louis e capì che quella porta se l’era portato via per sempre.
 
Pioveva quando Harry si incamminò di nuovo per le vie di Nocturne Alley. Si sentiva al sicuro, non perché il mantello sotto cui stava nascosto era Disilluso, ma perché era impregnato dell’odore di Louis.
Mentre lo stringeva tra le dita, un pensiero lo attraversò come una scossa elettrica; che non avrebbe mai più rivisto Louis Tomlinson.

 
 








 
~º~º~º~º~º~º~







Normalmente avrei aspettato domani, per pubblicare con tutta calma; ma oggi ho perso il senso del tempo e devo dare un senso a questa giornata, anche se ormai volge al termine.
Un'altra cross-over sui Larry, ebbene sì. 
Sui Larry ho poco da dire, li adoro; di Harry Potter posso dire che è una parte integrante di me e che mi accompagna da quando avevo cinque anni. Quindi ho fuso queste due cose bellissime, e mi è piaciuto molto.
Una precisazione su Nocturne Alley; quando sono andata a cercare informazioni su Nocturne Alley, per avere un'idea più precisa di come fosse fatta, ho letto che in realtà si tratta di una singola strada laterale, invece di un piccolo "centro" parallelo a Diagon Alley come l'avevo concepito io nella mia testa. E lì a momenti mi veniva un infarto. Quindi, in questa mia storia, Nocturne Alley non è una singola strada, ma un qualcosa di più corposo. Ho citato il sesso per la prima volta. Aiuto. Louis è un Serpeverde e... Ebbene sì, Harry è un Tassorosso. Non l'ho reso nè Corvonero nè Grifondoro. La sua bontà (almeno in questa storia) non è quella coraggiosa e spavalda dei Grifondoro, e nemmeno quella di un intellettuale Corvonero. Piuttosto, si avvicina di più a quella genuina di un Tassorosso.
Spero che vi sia piaciuta, grazie per averla letta e sarei contentissima di ricevere delle recensioni.



Sui Larry ho scritto anche
The Little Guy with the Big Blue Box 


Twitter ---> https://twitter.com/KurotsukiEfp

Facebook ---> https://www.facebook.com/profile.php?id=100008438141744





Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei personaggi, nè offenderli in alcun modo
   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Sakura Kurotsuki