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Autore: superpoltix    07/11/2014    1 recensioni
Andrea Libero sogna di fare la scrittrice. Anche Federico Allegri lo sogna. E cosa c'è di meglio di superare un blocco dello scrittore insieme?
"-Ehi Fede! Guarda qui!- chiamai, tirando il mio amico per un braccio.
Lui scattò su come una molla e guardò il computer. -Uh? Cos'è?- strizzò gli occhi per leggere meglio. Quella testa di carciofo non si era di nuovo messa gli occhiali.
-”Vuoi scrivere un libro ma non hai ispirazione? Clicca qui per scoprire come vincere il blocco dello scrittore!”- lessi. Poi guardai Federico. -Secondo te è un virus?-
Non rispose subito. -Ce l'hai un antivirus?-
-Sì.-
-E allora clicca.-
[...]
-Ora qualcuno mi spiega cosa sta succedendo.-
-Non lo so...- si guardò intorno sconcertato. Poi mi si avvicinò e mi sfiorò il braccio con la mano. -Dì, sei sicura che non fosse un virus?-"
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo esserci quasi ripresi dalla caduta dall'albero, decidemmo di andarcene il più lontano possibile da quel posto. Sinceramento non morivo dalla voglia di essere ancora nei paraggi del nostro simpatico amico a due teste quando lui si sarebbe liberato. Cosa che, purtroppo, temevo si sarebbe verificata ben presto. Il mio piano era quello di arrivare fino al ponte, attraversarlo e poi tagliarlo o farlo crollare in qualche modo, affinché il lupo non ci potesse raggiungere più. Certo, l'idea di ritrovarmi in mezzo a un deserto era esattamente il mio più grande desiderio, ma sicuramente sarebbe stato meglio di ritrovarsi nel puzzolente stomaco di quel brutto mostro affamato. A proposito, dovevo ancora chiarire alcuni punti sulle origini del lupo. Magari se avessi saputo la sua storia avrei trovato qualcosa di utile da utilizzare contro di lui nello sventurato caso ce lo fossimo ritrovato di nuovo fra i piedi.
-Fede- chiamai, voltando la testa verso di lui, che si trovava poco più indietro di me -ci sono alcune cosette che ti dovrei chiedere.-
Lui alzò lo sguardo da terra e parve riscuotersi da quella specie di catalessi in cui era caduto. -Dimmi- gracchiò. Aveva una voce così roca che mi venne voglia di schiarirmi la gola per lui.
-Riguardano il nostro amichetto peloso laggiù- continuai, indicando con il pollice dietro di me -mi piacerebbe sapere perché cambia faccia. E perché non lo devo guardare negli occhi.-
Lui non rispose subito. Poi fece un sospiro profondo. Fidia gli si arrampicò sulla spalla destra per godersi meglio il racconto, ma Fede lo scacciò con una mano. -Allora...- iniziò -è da un bel po' che non la ricordavo. L'avevo quasi dimentica. Anzi, senza il quasi.- fece una smorfia.
-Aspetta- intervenne Fidia, svolazzandogli davanti al naso -tu conoscevi quella cosa?-
Il mio amico ebbe il buonsenso di lanciarmi un'occhiata interrogativa. Scossi leggermente la testa. Non volevo che il folletto sapesse che lui in realtà non esisteva ed era frutto solo della mia immaginazione.
Federico riprese a parlare. -Beh, sì, diciamo che... un mio amico mi aveva raccontato la sua storia, ecco.-
Il piccolo custode lo fissò a braccia conserte. Ovviamente non ci credeva, ma non sembrava neppure intenzionato a interromperlo ancora.
-Praticamente quel lupo non mangia le persone, ma le loro anime. E come dovreste sapere, gli occhi sono lo specchio dell'anima, quindi se tu lo guardi negli occhi, lui ti tira fuori l'anima e te la mangia. Mangia le anime perché non sa provare emozioni, infatti le sue teste si modificano in diverse facce perché hanno le espressioni di chi ha preso l'anima.-
-Ecco spiegato perché quasi tutte sono così terrorizzate.- riflettei.
-Esatto. Lui vuole le anime per provare un po' le loro emozioni e continua a prenderle perché non le ha ancora provate tutte. Se mangia un'anima che in quel momento sta provando un'emozione che non ha mai provato, allora resterà sazio per più tempo.-
-Quindi... se provasse tutte le emozioni non farebbe più alcun male a nessuno?- domandò Fidia, con una scintilla di speranza.
Federico scosse la testa. -No. Perché il lupo non ha un'anima, e il suo corpo per vivere ne ha bisogno. E poi dopo aver provato tutte le emozioni non vorrebbe mai più farne a meno, non credi?-
Fidia abbassò un poco il capo. -Hai ragione.- mormorò. -So cosa significa provare veramente delle imozioni.- aggiunse, dopo un momento di incertezza -Come tu sai, io sono un custode.-
-Sì- disse Federico -l'hai detto dopo che ti avevo scambiato per uno gnomo, mi pare.-
Fidia fece un mezzo giro della morte e si andò a sedere sulla mia spalla sinistra. Semprava abbastanza in guerra con sé stesso. Decisi di intervenire.
-Sai cos'è un custode?- chiesi a Fede.
-Un tipo di gnomo?- azzardò lui.
Feci per rispondere, ma Fidia mi precedette. -No- si fermò ancora per decidere se continuare a parlare o no. -Non è una specie. È una carica. Devo... proteggere le emozioni.-
Federico lo fissò con un sopracciglio alzato.
-Il mio compito è fare in modo che tutti abbiano la giusta dose di emozioni ciascuno.- spiegò.
Il mio amico sembrò non capire. -In che senso? Mica si possono rubare!- Ma subito dopo aver pronunciato quell'affermazione si rese conto di quanto stupida fosse.
-Quello che abbiamo incontrato è un mostro mangia-emozioni- gli ricordai, dando voce ai suoi pensieri -non penserai mica che sia l'unico, vero?- Il messaggio implicito che stavo cercando di mandargli era “ehi bello, anche io ho avuto l'originalissima idea di creare un'armata di mostri mangia-emozioni!” e lui sembrò riceverlo appieno.
-Oh.- rispose. -Credo di iniziare a capire.-
Ci fu una lunga pausa carica d'imbarazzo.
-Beh, Andrea- esclamò poi Federico -quando si arriva al ponte? È già da un po' che camminiamo a vuoto e sai, mi sta come sorgendo il dubbio, ma è solo un'ipotesi eh, che tu ecco, non ti ricordi da che parte dobbiamo andare. Non che non mi fidi di te, ma sai, beh, il tuo senso dell'orientamento e la tua memoria non...-
-Il mio senso dell'orientamento e la mia memoria non hanno assolutamente niente da invidiare alla tua.- Mi fermai e ripetei la frase nella mia testa, trovandola grammaticalmente strana. -Ai tuoi. Alle tue. Come si dice?-
Federico si passò una mano sulla faccia. -Ecco, questo è esattamente quello che intendevo.- fece, sconsolato.
Stavo per rispondergli a tono, quando un feroce e arrabbiato ruggito mi strozzò il fiato in gola.
Fidia piagnucolò piano e spiccò il volo, iniziando a volarci nervosamente intorno. Non avevo bisogno di essere una custode delle emozioni per sapere quanto fosse terrorizzato.
Fissai Federico negli occhi, come per accusarlo di aver creato un mostro tanto tenace e ostinato. -No.- sbottai -Non ora.-
Fede si lanciò un rapido sguardo alle spalle, poi mi afferrò per un braccio e iniziò a correre. -Scappa.-
Lo seguii annaspando. Lui aveva le gambe quasi il doppio delle mie e sapeva bene come usarle, in più aveva perso lo zaino, perciò era più leggero e poteva correre veloce e agile come un ghepardo. Se io mi paragonassi a una scimmia con delle bottiglie al posto delle zampe invece sarebbe quasi un complimento.
-Non voglio morireee- mugolai tra un respiro affannato e l'altro -ma non ce la farò mai a trovare la strada per il ponteee- continuai ancora più sconsolata di prima.
Fede mi strattonò in braccio. -Te l'avevo detto che il tuo senso dell'orientamento fa schifo.-
Sbuffai e accelerai la mia corsa. Potevo anche avere l'agilità di una lumaca morta, ma non avevo per niente voglia di ritrovare quel bel cucciolone assetato di sangue. Dopo un istante di incertezza mi lanciai lo zaino alle spalle. Subito mi sentii più leggera. Federico mi lasciò il braccio e corse ancora più veloce. Per un attimo il terrore che mi lasciasse da sola prese il sopravvento, ma poi il mio amico rallentò e restò solo a qualche passo da me, come a dire “okay, resto con te, ma ricordati che posso scappare via in qualsiasi momento”. Insieme ai numerosi latrati emessi dal mostro era un ottimo incentivo per correre più svelta.
Fidia volava svelto sopra le nostre teste, con un'espressione così concentrata e seria da sembrare quasi buffa vista addosso a lui. Ad un certo punto sembrò rallentare, ma poi andò ancora più veloce e ci superò. -Riconosco questa strada!- esclamò -dobbiamo andare da quella parte!- così dicendo svoltò a sinistra ma il suo volo fu bruscamente interrotto. Noi ci fermammo a qualche metro, rischiando di inciampare e cadere a terra come due sacchi di patate.
Il lupo era lì, e non appena ci vide sembrò quasi rallegrarsi, scoprendo i denti in un ringhio spaventoso o in un sorriso inquietante. Una testa cominciò a cambiare volto, assumendo la buffa espressione d'incredulità e sorpresa di una ragazza.
Il mio cuore perse un battito e tutto il mio corpo sembrò ancorarsi al terreno. Con un'ultimo guizzo di lucidità distolsi lo sguardo dagli occhi del lupo e li puntai sulle sue zampe.
Restammo fermi in quella posizione per un'istante che mi parve eterno. Poi ripresi il controllo sui miei muscoli e con uno scatto improvviso tutta la tensione e la paura che avevo si convertirono in una forza spaventosa che mi fece correre via come non avevo mai fatto. Tutta la fatica che avevo qualche attimo prima parvero scomparire ed essere rimpiazzate con un'immensa scarica di adrenalina. Con la coda dell'occhio intravidi Federico prepicipitarsi dietro di me insieme a Fidia. Quella corsa fu la corsa più strana di sempre. Oltre a riuscire a stare allo stesso passo di Fede riuscivo anche a vedere tutto ciò che accadeva intorno a me e a pensare con una lucidità disarmante. Finalmente mi ricordai anche qual era la strada per arrivare al ponte e realizzai che non saremmo mai riusciti ad arrivarci ancora vivi. Il lupo era troppo più veloce di noi, e ci avrebbe raggiunti entro pochissimo tempo. Dovevo trovare al più presto un modo per salvarci la pelle. Mi guardai intorno, ma non c'erano altri alberi gigabnormi in cui nascondersi. Poi finalmente vidi la nostra salvezza: in un punto della foresta di alberi si accartocciavano su se stessi e i rami si infittivano sempre di più, creando una specie di ragnatela vegetale.
-Là!- gridai, indicando il groviglio di alberi e rami più avanti. Fidia ci sorpassò di gran carriera e sparì dietro quell'intrico impenetrabile.
Federico lo seguì subito dopo e con una mano mi afferrò trascinandomi dietro di lui e salvandomi (di nuovo) dalle mandibole del lupo.
La mia corsa finì dritta contro alcuni rami spinati. Con un insulto soffocato tra i denti mi tolsi due spine dalle mani. Il lupo dietro di noi si era già iniziato a infilare tra i rami delle piante. Federico si stringeva una spalla con una mano e il suo viso era contratto dal dolore. Fidia, poco più avanti di noi, avanzava a fatica, schivando i vari rami spinati che spuntavano da ogni parte. Fede borbottò un paio di parolacce e si accucciò per passare sotto un ramo irto di spine, facendo attenzione a non inciampare nei numerosi cespugli di rovi e a non farsi risucchiare via le scarpe dal fango. Lo seguii a ruota, incanzandolo con alcuni colpi sulla schiena ad andare più veloce. Il lupo dietro di noi era sì in difficolta, ma non tanto come avevo sperato. Con una testa strappava i rami e i rovi e con l'altra cercava di azzannarmi le caviglie. A quanto pare le spine non sembravano essere un problema per la sua pelliccia. Maledissi più volte lui, il suo creatore, la mia memoria e quei maledettissimi rami spinati. Come per ripicca, un rovo si impigliò nel mio pantalone e mi fece inciampare. Atterrai con le ginocchia su un grosso ramo caduto, che si spezzò, facendo entrare tutte le sue belle spine e schegge nella mia pelle. Che sensazione meravigliosa. Dopo aver ringraziato a dovere il ramo, proseguii zoppicando e insultando qualsiasi cosa a ogni passo. Il mostro staccò una buona parte di un albero e la lanciò lontano, poi ci ruggì contro. Mi voltai per capire a quanto distava da noi e subito avrei voluto non averlo mai fatto. Quella bestiaccia era solo quattro dannatissimi passi da me. Accelerai il passo come potei e fissai in cagnesco il mio amico, che era già ben più avanti. Un vero cavaliere che faceva andare prima le signore, eh? Lo coprii di nuovo di insulti.
-Veloci! Ci siete quasi!- la vocetta acuta di Fidia mi parve quasi un miraggio in mezzo a quella melma con tutti quegli orrendi tronchi spinosi pronti a infilzarmi.
Incespicai ancora un po', mi levai due o tre rametti di dosso e finalmente... sbattei di nuovo contro Federico.
-Qual è il tuo problema?!- urlai. Ero un po' isterica? Nah. Ero completamente fuori di me.
-Guarda tu stessa.- ribattè lui, senza smuoversi di due centimentri.
Alzai lo sguardo dalla sua schiena e per poco non scoppiai a piangere. In quel punto i rami si aggrovigliavano ancora di più, come al centro della tela di un ragno. Fidia era riuscito a passare ed era in salvo perché era poco più grande di un Iphone, ma noi non avevamo lo stesso vantaggio. Mi girai di scatto e con un brivido vidi il lupo avvicinarsi sempre di più. Era una mia impressione o stava sogghignando?
-Andrea!- mi chiamò Federico.
Mi voltai verso di lui, ma non c'era più. Qualche metro sopra di me, aggrappato come un pipistrello ai rami spinati degli alberi, il mio amico mi fissava con un espressione da “ehi ti muovi o no?”. Aveva le mani ferite e braccia e gambe graffiate, ma pareva sicuro di quel che faceva. Lanciai un rapido sguardo al mostro. Ormai c'erano solo due o tre rami a separci da lui. Con un nuovo slancio di follia mi arrampicai dietro Federico. Subito le spine mi si conficcarono nella pelle e per poco non lasciai la presa rischiando di cadere a terra. Strinsi i denti fino a farmi male alle mascelle e continuai ad avanzare. Fede si muoveva poco più velocemente di me, ma non sembrava avanzare a caso, anzi sembrava avere proprio una meta ben precisa.
-Dove diavolo stiamo andando?- riuscii a dire, tra un digrignare di denti e un insulto.
-Ti fidi di me, no? Ci siamo quasi- mi rispose lui, cambiando ramo e salendo ancora un po'.
Il lupo intanto ci fissava dal basso con fare sospetto. Le sue teste continuavano a cambiare come un tic nervoso. Forse era indeciso se provare anche lui ad arrampicarsi, ma memore della sua ultima esperenza con di alberi preferiva restare a terra. Tuttavia ciò non era molto incoraggiante, perché se avessi fatto anche solo un passo falso avrei avuto un biglietto gratisper una gita di sola andata nel suo stomaco. Alzai lo sguardo da lui e lo puntai davanti a me, ritrovandomi a fissare le scarpe infangate di Federico.
-Vedi?- mi disse girandosi a guardarmi e indicando un punto poco più in basso di lui -dobbiamo saltare lì.-
Allungando il collo riuscii finalmente a vedere a cosa puntava il mio amico. A qualche metro da noi, giusto a portata di un buon salto, c'era un buco nel muro di rovi. Intravidi Fidia sbirciare da lì dietro.
Spostai rapidamente lo sguardo tra Fede e il buco. Se avessimo sbagliato nel calcolare le distanze non avremmo avuto una seconda possibilità. -Non ho mai detto di fidarmi di te.-
Lui mi sorrise. -Troppo tardi!- esclamò. Poi si gettò nel vuoto.
Lo ammetto. In quel momento mi immaginai il peggio. Mi vidi passare davanti come in un film varie scene, tra cui un Federico impalato contro un ramo e un Federico trasformato in pappa per lupi. Ma grazie al cielo la fortuna deve avere in simpatia i pazzi, perché riuscì miracolosamente ad attraversare il varco indenne. Il mostro uggiolò di sorpresa e cominciò a fare a pezzi la parete di rami per non lasciarsi sfuggire il suo bocconcino, mentre una testa mi teneva d'occhio per controllare se fossi saltata anche io, cosicché mi avesse potuto acchiappare a mezz'aria.
-Bene- borbottai nervosamente, cercando di non iniziare a tremare. Una goccia di sudore freddo mi scese lungo la spina dorsale, facendomi gelare la schiena. Dovevo trovare qualcosa per distrarre il lupo. Senza pensarci troppo, feci la cosa mi stupida che mi venne in mente e staccai un bastone da un albero accanto a me. -Guarda qui bello! Lo vuoi il bellegnetto?- agitai il ramo a destra e a sinistra sotto lo sguardo stupefatto del mostro -prendi il bellegno!- gridai infine, lanciando il bastone e poi tuffandomi alla cieca verso il varco tra i rovi. Serrai di occhi e mi preparai allo spiaccicamento. Inaspettatamente, l'unica cosa che sentii prima di cadere a terra, fu solo un leggero graffio sul mio braccio destro. Una volta atterrata restai immobile per qualche secondo prima di riaprire di occhi. Non riuscivo a credere di avercela fatta anche quella volta.
Mi rialzai tutta dolorante e mi guardai in giro. Federico borbottava qualcosa tra sé e sé togliendosi delle spine dal braccio, mentre Fidia strillava felice e ci rimproverava di quanto lo avessimo fatto preoccupare. Feci un passo verso di loro, ma una dolorosa fitta al ginocchio mi fece cadere carponi. Subito il folletto mi si avvicinò. -Andrea? Tutto ben... eh!- si interruppe bruscamente a metà della domanda, portandosi le mani alla bocca. -La tua gamba! Le tue gambe!-
Feci una smorfia di dolore. -Che cos'hanne le mie...- quando abbassai lo sguardo le parole mi morirono in gola. Le mie ginocchia avevano assunto un brutta colorazione verde e viola, con bolle biancastre nei punti in cui si erano conficcate le spine e le schegge dei rami. E se può sembrarvi un po' disgustoso, immaginatevi quanto potessero far male. Le sentivo pulsare e scottare terribilmente, ma se provavo a muoverle o a sfiorarle mi salivano le lacrime dal dolore.
Federico non era messo molto meglio. Il rosa pallido delle sue braccia aveva lasciato il posto a un rosso acceso, con varie bolle bianche. La sua spalla sinistra era gonfia il doppio del normale e le sue gambe erano piene di graffi e lividi.
-Grandioso. Piante spinate e velenose.- borbottai allargando la mano con più spine dentro e cercando di toglierle prima che si creassero altre bolle.
Improvvisamente, il lupo sfondò il muro di rami, facendo schioccare fragorosamente tutti di alberi, che poi ondeggiarono avanti e indietro come per ritrovare il loro equilibrio. Il mostro scosse le teste, infastidito da alcuni rovi che di si erano impigliati nel pelo.
-Ma ceeerto- sospirai. Le gambe mi facevano troppo male. Non sarei mai riuscita a scappare. -Qualcos'altro no? Chessò, un'esplosione atomica magari?- Odio ammetterlo, ma mi ero arresa. Aspettavo solo che il nostro amico a due teste mi degnasse di essere il suo spuntino. Poi incrociai lo sguardo di Federico. Non sembrava essere della stessa idea. Mi afferrò per un braccio costringendomi ad alzarmi e mi strattonò alla Conan il Barbaro per farmi correre via da lì.
-Che guastafeste- imprecai, nonostante gli fossi completamente grata del suo gesto. Senza di lui in questo momento non sarei qui a raccontare questa storia (okay, adesso basta con i sentimentalismi però). Le mie ginocchia mi implorarono più volte di fermarmi e mi insultarono altrettante volte, ma anche quando mi cedevano ed ero sul punto di cadere il mio amico mi teneva ben stretta ed evitava che mi spiattellassi a terra.
Per qualche volere divino il lupo aveva avuto qualche problema a una zampa e correva zoppicando da una parte. Mi sentii un po' meglio al pensiero che anche quel bestione non fosse immune a quelle piante.
-Ragazzi! Di qui! Di qui! Il ponte!- strillò Fidia agitando braccia e gambe in preda alla felicità.
Alzai gli occhi dal mostro e li puntai nella direzione indicata. Era vero! Quello stramaledettissimamente dannato ponte era giusto a un centinaio di metri da noi! Non riuscivo a crederci. Come diavolo avevamo fatto ad arrivarci senza accorgercene quando prima avevamo vagato inutilmente per ore?
Anche se le mie ginocchia stavano tentando di assassinarmi cercai di correre più veloce. Non volevo finire mangiata proprio ora che eravamo quasi arrivati. Federico entrò nella modalità “ghepardo” e scattò improvvisamente in avanti rischiando di staccarmi il braccio dalla mia spalla.
Il lupo era a due centimetri da noi. Potevo quasi sentire il suo respiro affannto sul mio collo e i suoi denti chiudersi a vuoto nel tentativo di mordermi i capelli. Sapevo che li avrei dovuti tagliare più corti, dannazione. Ogni volta per non farmi azzannare dovevo abbassarmi di scatto e il mio amico doveva tirarmi in avanti. Se non fossimo stati abbastanza coordinati da fare entrambe le cose a tempo... beh, preferisco non pensarci.
Finalmente arrivammo al ponte. Chiamarlo “ponte” è quasi un complimento in effetti. Erano solo quattro misere corde con degli assi di legno fissati alla bell'e meglio nelle due più in basso. A volte i passi erano troppo distanti di uni dagli altri, altre volte mancavano delle assi e altre erano fissate solo da un lato, rendendo la traversata un pericoloso salto di qualche centinaio di metri dritto verso le rapide di un fiume. Perché ovviamente dovevano esserci le rapide di un fiume, e non un gigante materasso gonfiabile.
Il mostro non appena eravamo saliti sul ponte si era fermato, cercando di valutare la situazione. Inseguirci? Lasciare perdere? Pregai con tutte le mie forze affinché scegliesse la seconda.
Una testa diede una rapida annusata in giro. Poi abbaiò e salì sulle traballanti assi di legno, inclinando il ponte verso di lui. Bene. Dovevo proprio aver finito tutta la mia dose di fortuna dopo l'ultimo salto.
C'è da dire però che il lupo si muoveva quasi più lentamente di noi, sia per la zampa ferita, sia per lo spazio stretto, sia perché quello stramaledetto ponte dondolava più di un'altalena su una nave nel bel mezzo di una tempesta. A ogni passo di quell'ammasso di teste e peli tutto il ponticello si inclinava da un lato o dall'altro, procurandoci vari attentati alla vita e infarti.
-Avanti ragazzi!- ci incalzò Fidia -muovetevi!-
Facile per lui. Non era lui che aveva le gambe distrutte da piante velenose. Non era lui che rischiava di essere ribaltato e cascare dritto verso una morte bagnaticcia al gusto di acqua e fango.
-Avanti- ripeté Federico, un po' per fare il verso a Fidia, un po' per autoconvincersi di essere quasi arrivato. -Sì- ripeté ancora -ci siamo. Ci siamo!-
Finalmente lasciò andare il mio braccio e balzò in avanti, atterrando sulla terra ferma affianco al folletto, che di ronzò tutt'intorno emettendo alcuni piccoli strilli felici.
Sfortunatamente, avendo Federico lasciato il mio braccio così in fretta e senza alcun preavviso, persi l'equilibrio e caddi all'indietro. In quello stesso momento, le due corde di destra del ponte cedettero e si ruppero di colpo. Con un urlo, mi aggrappai alle assi del ponte con tutte le mie forze.
Il lupo, a qualche metro da me, artigliò il legno e mi scivolò addosso. A quel punto fui totalmente presa dal panico. Rischiavo sia di morire cadendo dal ponte, sia di morire mangiata dal lupo. O entrambe. Con un enorme sforzo di volontà accantonai da parte l'ipotesi del venire mangiata: quella povera bestia mangia-anime sembrava già avere fin troppi problemi per conto suo. Cercai allora di tirarmi su con le braccia, ma non avevo abbastanza forza e mi mafevano troppo male.
Fidia e Federico mi guardavano preoccupati. Fede mi tese un braccio.
-Salta Andrea!- gridò.
-Basta salti...- mormorai, stringendo con più forza le assi del ponte. Il lupo guaiva e uggiolava disperatamente al mio fianco. Nonostante tutto, mi fece una gran pena. Una delle sue teste continuava a cambiare spasmodicamente forma, mentre l'altra piangnucolava e mi lanciava certe occhiate da cane bastonato che mi intenerivano fin troppo per essere un malvagio mostro mangia-emozioni. Contro ogni indicazione che il mio amico mi aveva dato, lo guardai negli occhi. Fu come se le sue pupille mi risucchiassero dentro di lui. Fu come se per un istante mi fossi staccata dal mio corpo e fossi stata catapultata nella sua testa. Vidi rapidamente diverse immagini di morte e sangue e infine mi ritrovai a fissarmi attraverso i suoi occhi.
-ANDREA!-
La voce di Fedrico mi riscosse improvvisamente.
-Afferra la mano! Veloce!-
Un'altra corda saltò dalla sua sede.
-Andrea!-
Allungai una mano, ma non arrivavo fino alla sua.
-Salta Andrea! Salta!-
Senza pensarci ulteriormente, mi lanciai verso di lui, proprio nell'istante in cui anche l'ultima corda si spezzava e il ponte crollava, trascinando inesorabilmente verso il fiume l'enorme lupo a due teste.
Allungai la mano verso Federico e lui si sporse più che poté verso di me.
E sapete che cosa successe?
La mancai.
I miei due amici non poterono far altro che guardarmi precipitare nel vuoto, impotenti.

 

 

Angolo Autrice

Sì! Ce l'ho fatta! Ho finito la prima parte della storia! :'D questo capitolo è quasi di sette facciate, wow.  Un capitolo infinito ouo aspetta... capitolo sette... sette facciate... oddio xD beh, che dire ragazzi, ringrazio tantissimissimo chiunque abbia letto questa storia fono a qui, sia di propria volontà, sia obbligato e in particolare un grazie enorme al mio amico Federico, mia fonte d'ispirazione e di sclero continua! Credo che sia a causa sua se ho iniziato Fantasy.exe... bene, ora sapete con chi prendervela raga. Comunque, passando alle cose serie, mi scuso un sacco per la mia lentezza. Lo so sono decisamente esasperante. Scusate. NOn lo faccio apposta e non è sempre a causa mia se non riesco a scrivere. Vi prego di avere tanta ma tanta pazienza e di perdonarmi. Seconda cosa, questa storia sarà divisa in diverse parti, ognuna di sette capitoli, in cui alla fine di ognuno accadra qualcosa di “omgwtf”. Non so ancora quante parti ci saranno, ma vi posso spoilerare che nei prossimi capitoli i nostri eroi saranno divisi: Federico e Fidia si avventureranno nel deserto, mentre Andrea... eh... no, non ve lo dico. Spero che sia piaciuto il capitolo e la storia. Alla prossima! :D
superpoltix
P.s. “Bellegno” non è un errore di battitura, ma è il modo in cui Andrea chiama i bastoni da lanciare ai cani. Magari un giorno vi spiegherò anche il perché xD
Ah, ehi! Questo è l'ultimo capito che pubblico avendo l'età che ho ora :') domani è il mio compleanno :'3 accetto auguri di buon compleanno anche in ritardo xD

  
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