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Autore: BabyLolita    07/11/2014    3 recensioni
Il primo amore non si scorda mai. Ti rimane dentro, impresso, indelebile. Il primo amore ti travolge e ti stravolge. Hilary è alle prese con il suo primo amore. Un amore che la cambia, che la turba. Un amore che la risucchia e l'annulla. Quando si scopre innamorata è troppo tardi, perché lui è ormai lontano. Si promette di aspettarlo, di dichiararsi non appena lui farà ritorno. Si promette di essere forte. Fa tante promesse a sé stessa. Così tante che è difficile mantenerle tutte quante. Quando un amore è lontano e tanta gente gira intorno a te è difficile essere fedeli a sé stessi, alle proprie promesse. È difficile non innamorarsi ancora. È difficile dimenticare chi si è amato tanto. È difficile quando, davanti a te, il passato ed il presente si scontrano per impossessarsi del tuo futuro.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Kentin, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Una parte di me voleva sapere, un’altra avrebbe voluto nascondersi e non venire a conoscenza di nulla. D'un tratto mi sentii come se fossi io al posto sbagliato, come se la mia presenza fosse quella fuori posto.
Avrei dovuto restare alla scuola militare.
Iniziai a pensare.
Anzi, non sarei nemmeno dovuto partire! Ora ciò che è stato... è perso. Tutto quanto. Le mie pene sono state vanificate. È andato tutto a puttane!
Diedi un pugno contro il muro in cartongesso perforandolo. Estrassi la mano coperta di polvere bianca e l'osservai. Era grande e forte. Le vene si vedevano perfettamente e sui polpastrelli erano evidenti le cicatrici che gli anni di arti marziali mi avevano lasciato. Era davvero tutto perso? Perché era successo a me? Cercai di focalizzarmi su un pensiero sensato ma tutto ciò che avevo di sensato era l'istinto omicida che provavo nei confronti di Castiel.
   «Ehi, bel fusto.»
Una voce familiare ed odiosa giunse alle mie orecchie.
Ci mancava solo lei...
   «Non ti ho mai visto in giro da queste parti... ti serve una guida per caso? Sai, sono la persona giusta!»
Mi voltai lentamente, la sola idea di vedere la sua figura mi disgustava più di qualsiasi altra cosa. Ambra sorrideva con aria felice mentre mi squadrava dalla testa ai piedi. Fece un leggero giro su sé stessa come per permettermi di fissarla meglio.
Come se davvero mi interessasse.
Si avvicinò di qualche altro passo cercando di annullare la distanza tra noi. Avevo i nervi a fior di pelle e la sua presenza di certo non migliorava la situazione.
   «Allora?» mi chiese poi tracciando con il dito dei cerchietti sul mio petto.
   «No, grazie.» risposi cercando di mantenere la calma. «Conosco bene il posto.»
   «Oh ma davvero? E allora com'è possibile che sia la prima volta che ti vedo?»
   «Non è la prima volta, ma sei semplicemente troppo stupida per ricordarti di me.»
   «Come ti permetti?!»
Vidi il suo volto arrossire improvvisamente per la rabbia mentre sventolava davanti a sé le mani chiuse a pugno. In quel momento mi accorsi che dietro di lei Hilary era tornata sui suoi passi. I suoi occhi mi fissavano tentando di capire la situazione. In un istante mi ricordai del bacio a cui avevo appena assistito e qualcosa scattò dietro di me.
Questa volta non verrai a salvarmi. Questa volta... te ne andrai e basta.
Presi Ambra per le spalle tirandola verso di me e baciandola. Mentre lei prima si irrigidiva e poi mi abbracciava con gli occhi continuavo ad osservare Hilary che, spaesata, ci osservava. Quando trasformai il bacio in qualcosa di più intenso la vidi arretrare di qualche passo prima di portarsi una mano sulle labbra e correre via. Mi accorsi ancora una volta dei suoi occhi lucidi e solo in quel momento mi resi conto di quanto fossi stato idiota. Mi staccai da Ambra immediatamente.
   «Ehi...» mi disse avvinghiandosi ancora di più a me. «Non vorrai interrompere il bacio sul più bello. no?» continuò avvicinando le sue labbra dischiuse alle mie.
   «Smettila.» risposi allontanandola.
   «Oh andiamo... guarda che ho capito che mi tratti male solo perché ti piaccio.»
La sua frase mi fece imbestialire.
   «No, Ambra. Tu non mi piaci. Non mi sei mai piaciuta e mai mi piacerai.» dissi scaraventandola via.
   «Ehi, ma chi ti credi di essere?! E come sai il mio nome?!»
   «Perché so chi sei, Ambra. E anche tu mi conosci molto bene.» conclusi allontanandomi da lei.
   «E chi saresti?!» urlò mentre me ne andavo.
   «Kentin.» risposi voltandomi verso di lei. «Il ragazzino che passavi il tempo a maltrattare.»
Sul suo volto comparve un’espressione che non sprecai tempo a decifrare. Avevo altro da fare in quel momento. Girai per il liceo alla ricerca di Hilary. Volevo scusarmi di... beh... in realtà non era mio dovere scusarmi. Io e lei non stavamo insieme. Lei aveva baciato Castiel, io avevo baciato Ambra. Dove stava il problema? Decisi di andare in giardino, restare dentro la scuola mi soffocava. Mi recai sul retro dove sapevo che nessuno sarebbe venuto a disturbarmi. Mi appoggia ad un albero e chiusi gli occhi. Volevo solo svuotare la mente. Passarono alcuni minuti dopodiché sentii dei passi avvicinarsi. Non mi mossi. Riconoscevo bene quella camminata. Hilary si appoggiò al tronco dell'albero dalla parte opposta alla mia.
Le nostre schiene si toccherebbero in questo momento se solo non ci fosse l'albero... dio solo sa quanto vorrei abbracciarti e dimenticare tutto quello che ho visto... come vorrei che anche tu dimenticassi ciò che, stupidamente, ho voluto farti vedere. Questo non sono io e lo sai... ma davvero capirai il perché l'ho fatto quando nemmeno io capisco perché sono stato vittima della mia stessa ira?
Sospirai. Non avevo voglia di parlare, non sapevo cosa dire. Hilary restò in silenzio. Probabilmente anche lei non aveva nulla da dire. Eppure era venuta a cercarmi. Era venuta da me. Avrei dovuto essere felice di ciò.
Perché il fatto che sia qui non mi basta?
Risi tra me e me.
Quando sono diventato così egoista e possessivo?
Mi portai una mano alla fronte passandomela poi tra i capelli.
Forse è perché... credo di non essere la sua prima scelta? Quando mai poi sono stato una sua scelta? Perché ero così convinto che mi amasse?
Osservai il cielo ignaro che dentro di lei si tormentavano mille domande. Ignaro del fatto che lei soffrisse tanto quanto me. Passarono diversi minuti prima di sentirla alzare ed allontanarsi. Io non mi mossi. Non volevo farla soffrire ancora. Quando mi alzai mi resi conto che era tardi. Tornai a casa e chiesi scusa ai miei genitori per il ritardo. Salii al piano di sopra rintanandomi in camera mia. Mi lasciai sprofondare sul letto gettando il cellulare accanto a me. Era la prima volta che io e Hilary non messaggiavamo. La prima volta che passava così tanto senza sentirci. Mi sentivo male. Tanto male. Probabilmente troppo. Ma cosa potevo farci? Lei mi aveva detto che era complicato. Mi aveva chiesto di non farle domande. Ma io volevo sapere.
Perché mi escludi? Perché non mi parli? Perché devo assistere a tutto questo senza poter sapere che diavolo sta succedendo?
Quando sentii vibrare il cellulare scattai afferrandolo ma quando vidi che era mia madre mi sentii abbattuto. Mia madre non era tipo da intromettersi nella mia vita privata. Quando vedeva che stavo male si limitava a mandarmi un messaggio al cellulare chiedendomi se era tutto ok. Una delle cose che non ho mai capito di lei era questo suo comportamento. Ma alla fine mi ci ero semplicemente abituato. Risposi al messaggio dicendo che ero solo stanco, che riprendere il ritmo scolastico era più complicato del previsto. Mi rispose con un semplice ok. Sapeva che mentivo, ed io sapevo che lei sapeva. Ma il nostro rapporto era così. Freddo ma amorevole allo stesso tempo. Le ho sempre voluto un bene dell'anima e lei ne ha sempre voluto a me, ma non ci piaceva esprimerlo così apertamente. Restai tutta la sera sdraiato sul letto ad osservare il soffitto sperando di ricevere un messaggio di Hilary, ma non accadde. Quando riaprii gli occhi mi accorsi di essermi addormentato e di aver passato la nottata vestito. Mi alzai infilandomi la tuta da ginnastica ed andai a correre. Dovevo distrarmi. Corsi per un’ora, forse due. Nonostante macinassi sempre più chilometri la mia mente non si allontanava mai dal pensiero di Hilary. Volevo vederla ma, allo stesso tempo, non volevo affrontarla. Sia per via del mio gesto stupido, sia per il timore di sentirmi dire cose che non volevo sentire.
E se ora mi odiasse? Se non mi rivolgesse più la parola?
Più tentavo di immaginarmi come risolvere le cose più idee deprimenti mi balenavano per la mente. Quando mi fermai mi accorsi che erano le nove e mezza del mattino.
   «Grandioso Kentin.» dissi asciugandomi il sudore dalla fronte. «Tagliare il secondo giorno di scuola, sei davvero il massimo!»
Ripresi a correre dirigendomi a casa. Mi feci una doccia e poi guardai di nuovo l'ora. In ogni caso, era troppo tardi per raggiungere l'aula e poi, non avevo comunque molta voglia di farlo. Scesi al piano di sotto, i miei genitori erano al lavoro. Mi feci una omelette e mi sedetti sul divano a mangiarla. Accesi la televisione. Cambiai diversi canali prima di fermarmi su un programma che mi parve interessante. Parlava di un investigatore privato alla ricerca di un serial killer che uccideva giovani donne. Rimasi affascinato da come le sue deduzioni meticolose lo portarono alla risoluzione del caso. Mi trovai a pensare a ciò che avrei fatto del mio futuro. Fino a quel momento, la mia mente era sempre stata focalizzata sul pensiero del mio ritorno da Hilary ma, ora che ero qui, avrei dovuto fare i conti anche di ciò che doveva essere davvero il mio avvenire. Pensai che, infondo, l'idea di diventare un detective non era male. Risolvere crimini, inseguire serial killer... alla scuola militare avevo imparato ad amare il brivido di vivere sotto copertura grazie alle simulazioni di guerra che spesso facevamo. Mentre in me si delineava sempre più chiara questa idea il campanello di casa suonò. Andai ad aprire e quando vidi Hilary rimasi impietrito. Per lei era normale venire da me quando non mi trovava a scuola ma, di certo, non mi aspettavo lo facesse anche in questa occasione.
   «Non ti ho visto a scuola e mi sono preoccupata.» disse giocando con l'elastico che teneva al polso.
   «Non era necessario. Come vedi sto bene.» risposi chiudendo la porta.
Dio ma perché diavolo sono così freddo?!
   «Aspetta!» reagì lei afferrando la porta e riaprendola. «...posso entrare?»
Si...si...si...si...SI! Si dannazione! 
Mi spostai di lato lasciandola entrare. Mentre mi passava davanti notai che questa volta i suoi capelli erano sciolti. Per qualche istante venni inebriato dal suo profumo ma tornai presto in me. Chiusi la porta alle sue spalle e lei mi guardò.
   «Vuoi mangiare?» le chiesi poi.
   «No grazie, ho già mangiato.»
   «D'accordo.»
Tornai a sedermi sul divano. Notai che non mi seguì. Mi voltai nella sua direzione e la vidi intenta a fissarmi, come a chiedermi il permesso di raggiungermi. Alzai un sopracciglio.
   «Di solito eri la prima a fiondarti sul divano.» dissi abbozzando un sorriso.
   «Già. Ma non siamo più bambini, Kentin. Ed io ho imparato le buone maniere.»
   «... Preferisco vederti espansiva come sempre che impietrita mentre segui il galateo.» conclusi voltandomi verso la televisione.
Passarono pochi secondi prima di sentila gettarsi sul divano accanto a me. Rise per qualche istante prima di mettersi a guardare la televisione.
   «Che cos'è?» mi chiese incuriosita dal programma.
   «A dire il vero non lo so. Ma lo trovo interessante.»
   «Mmm... è un programma stile criminal mind?»
   «Siamo informate, vedo. Credo di si.»
   «Da quando ti piacciono i polizieschi?»
   «Da poco in realtà. Meno di quello che oseresti credere.»
   «Mmm...»
Restammo in silenzio qualche istante. Il mio braccio, che per abitudine tenevo disteso sullo schienale del divano, sembrava le stesse cingendo le spalle. Rabbrividii di piacere per un secondo prima di ricompormi per non farle notare la mia reazione. Guardammo il programma fino alla fine. Poi ne guardammo un altro ed un altro ancora. Nessuno diceva nulla, se non qualche commento riguardante ciò che avveniva in televisione. Sapevamo bene che avevamo delle cose da chiarire, ma nessuno aveva il coraggio di farlo. Quando mi decisi a parlare, mi resi conto che non sapevo da dove iniziare.
Devo chiederle scusa? Devo chiederle delucidazioni sul suo rapporto con Castiel? O devo lasciar perdere e evitare proprio l'argomento?
   «Senti io...» fu la sua voce a distogliermi da ciò che mi stavo chiedendo. «Vorrei che non ci facessimo domande.»
   «Domande?»
   «Si... vorrei evitare di parlare di quello che è accaduto. Di quello che mi hai visto fare e di quello che ti ho visto fare.»
   «Perché dovremo seppellire tutto?»
   «Perché è meglio così. Io non voglio sapere e non voglio che tu sappia.»
   «Perché non vuoi che io sappia?! Credi che non sia ancora in grado di proteggerti?!»
Se prima ero teso perché non sapevo come affrontare l'argomento in modo delicato, ora ero furioso per quanto lei fosse stata diretta e tagliente.
   «No Kentin non è per questo ma è---»
   «Complicato, scommetto!»
   «... Già...»
   «Si, certo. Ora complicato è diventata la tua parola preferita?! Cristo santo Hilary che diavolo ti è successo?! Perché non vuoi che io sappia?!»
   «Perché non so come spiegarti!»
   «Provaci!»
   «Non voglio farlo!»
   «E perché mai?!»
   «Perché non voglio rovinare il nostro rapporto!»
I suoi occhi mi fissavano intensamente e mi accorsi che stava piangendo. Ancora. La stavo facendo piangere ancora.
È questo l'uomo che sei diventato?! Dio quanto fai schifo! Non è questo! Non è per questo che hai faticato tanto! Non è per farla piangere che sei tornato!
Avvicinai la mano alla sua guancia ma mi fermai prima di toccarla realizzando le sue parole.
Rapporto? Di quale rapporto sta parlando?
   «Non preoccuparti...» dissi ritraendo la mano. «Di certo, qualunque sia il motivo per il quale Castiel ti ha baciata, non rovinerà la nostra amicizia.»
La osservai morsicarsi il labbro.
   «Non è di questo che sto parlando.»
   «E di cosa allora?»
   «Di quello che... sarebbe stato se... non te ne fossi andato.»
   «Ah ora sarebbe colpa mia?!»
   «No! in realtà è colpa mia...»
   «Adesso ti metti a fare la vittima?!»
   «No è ...complicato...»
   «Ancora?! Dannazione Hilary, basta! Basta usare quella parola! Non la voglio più sentire! Vi siete baciati, voglio solo sapere il perché!»
   «E allora perché tu hai baciato Ambra?»
   «Me lo stai chiedendo davvero?! Oh andiamo, non ti facevo così stupida!»
   «Certo che te lo sto chiedendo! Ho visto con quanto odio mi guardavi! Ho temuto di averti perso per sempre solo perché mi hai vista con lui! Ho avuto davvero paura che te ne andassi di nuovo ma senza dirmi niente! Ho pensato che non eri più tu! Ho pensato che davvero ti interessasse Ambra!»
   «Quel bacio non è stato niente per me!»
   «Ah si? Non sembrava visto come la baciavi!»
   «E allora tu invece?! Non mi sembravi così dispiaciuta dal bacio di Castiel! Chissà cosa sarebbe successo se non fosse intervenuto! Il mio è stato un bacio vendicativo ma il tuo... il tuo no.» il mio tono era diventato freddo e glaciale. Non trasparivo più ira. Solo freddo e ghiaccio. «Forse per te quel bacio... in realtà è stato addirittura importante.»
   «Io...»
   «Basta. Lascia stare. È tempo perso. Hai ragione tu. Non voglio farti domande. Non voglio sapere.»
   «Che cosa è tempo perso?»
   «Tutto quanto. Il tempo trascorso insieme prima che partissi, il motivo per cui ho passato ogni giorno ad allenarmi come un matto, il motivo per il quale, appena tornato dalla scuola militare, sono corso da te. È tutto tempo sprecato. Non ha più senso insistere. Probabilmente anche il fatto che tu mi abbia aspettato non ha un senso visto che, a questo punto, non capisco nemmeno che cosa tu abbia aspettato.»
Perché non riesco a far altro che sputare veleno quando, in realtà, vorrei solo stringerla forte a me e dirle che sono d'accordo sul fatto di non fare domane, sul fatto che sono stato uno stupido? Perché non riesco semplicemente a dirle che l'ho sempre amata e che vederla tra le braccia di un altro mi ha ferito a morte?
   «Non è tempo perso! Ti prego, renditi conto che nulla di ciò che è stato è tempo perso!»
   «Beh allora è perso ciò che sarà, perché non ci sarà un bel niente!»
   «Che stai dicendo Kentin?»
   «Che io non voglio sapere. Non ti farò domande, non mi intrometterò nella tua vita. Non voglio sapere se lui ti sta usando per qualcosa o meno. Non voglio sapere. Non ti proteggerò. Non è più affar mio. Se hai bisogno di qualcosa, rivolgiti pure a lui.»
Scattai in piedi allontanandomi di qualche passo. Poco dopo sentii alzare anche lei. Non la guardavo ma la sentivo singhiozzare. Volevo girarmi ed abbracciarla ma avevo deciso di recidere i legami. Se il suo cuore apparteneva a qualcun altro, la mia presenza era superflua e, in ogni caso, per me sarebbe stato solo peggio restarle accanto. La sentii avvicinare di qualche passo.
   «Kentin...»
   «Va via.» le dissi senza voltarmi.
   «Kentin...»
   «Vattene, ho detto.»
   «Kentin, guardami»
   «Hilary, ho detto basta. Va via da qui. Lasciami stare.»
   «Non posso farlo... ho passato troppo tempo a guardarti senza che tu nemmeno te ne rendessi conto. Ora sono io che ti chiedo di guardare me.»
   «Guardarmi, eh? Oh certo, ti ringrazio per aver vegliato su di me mentre ero vittima di bullismo ma, come vedi, ora non ho più bisogno della tua supervisione.»
   «Kentin finiscila di far finta di non capire.»
   «Capire un corno Hilary. E ora vattene, non voglio sentire altro.»
   «…»
Restammo in silenzio qualche istante. Sperai di sentirla allontanare e varcare la soglia di casa, ma non lo fece. Mi voltai verso di lei per incitarla nuovamente ad uscire ma, quando lo feci, lei affondò il viso sul mio petto stringendomi in un abbraccio.
   «Hilary...» le sussurrai e lei strinse ancora di più la presa. «Ti prego... va via.»
Il mio tono era tornato normale. Sentii la sua testa muoversi a destra e a sinistra per imitare un no. Cercai di allontanarla ma lei non si lasciò spostare.
   «Ti prego... dimmi che stavi scherzando. Dimmi che non è stato tutto tempo perso. Per me... il tempo passato con te è stato importante.»
   «Lo è stato anche per me. Per questo è meglio per me non sapere, ed è meglio per entrambi separarci.»
   «Perché?»
   «Perché per te è stato importante il tempo passato con me, ma lo è stato anche il tempo in cui io non ci sono stato e, probabilmente, in quel lasso di tempo ho perso tanti momenti con te che non potrò mai recuperare. Momenti in cui qualcun altro ha preso il mio posto. Ed io non voglio assistere allo spettacolo che io avevo immaginato per me ma che vedo vivere ad un altro.»
Mi resi conto che mi stavo praticamente dichiarando, ma non aveva importanza. Se dovevo perderla tanto valeva che sapesse la verità.
Infondo... sei rimasto lo stesso pappamolla di un tempo, o forse... preferisci semplicemente la sua felicità alla tua.
   «Ci sono tante cose che reputo importanti. Tante cose che non voglio perdere nel corso del tempo... e tu fai parte di entrambe le categorie.»
   «Ma non faccio parte di quella che vorrei.»
   «Kentin... chi è lo stupido adesso?»
   «Siamo entrambi degli stupidi.»
   «Si... ma tu sei anche dannatamente cieco.»
   «Non direi, indosso le lenti a contatto.»
   «Kentin... non prendermi per i fondelli.»
Il suo abbraccio si fece più lieve e vidi il suo viso allontanarsi dal mio petto. L'osservai allontanarsi ma solo quando i suoi occhi incrociarono i miei mi accorsi che non stava affatto sciogliendo l'abbraccio. Si alzò sulle punte dei piedi sollevandosi abbastanza da raggiungere le mie labbra. Quando sentii il contatto il mio cuore sobbalzò. Hilary chiuse gli occhi e quando sentii le sue labbra dischiudersi persi completamente la testa. L'abbracciai istantaneamente. Non mi importava più niente dei miei buoni propositi. Non mi importava più del fatto che se la sua felicità era con Castiel l'avrei lasciata andare. Fanculo. Fanculo a tutto. Lei era mia, e mia sarebbe rimasta per sempre. Non volevo più essere quello di un tempo. Mi odiai per un istante realizzando quale decisione stupida stavo prendendo. Realizzando quanto idiota le sarò sembrato. Quando sentii la sua lingua accarezzare la mia sentii il suo corpo fremere e capii che provava gli stessi sentimenti che provavo io. Non avevo bisogno di altre dimostrazioni. Lei era con me. Lei stava baciando me. La strinsi ancora più forte sollevandola da terra. Sentii le sue labbra inarcarsi in un sorriso mentre avvolgeva le gambe intorno alla mia vita. La strinsi di più e lei fece altrettanto. Quando ci staccammo avevamo entrambi il fiatone. La riposai a terra ma lei rimase fra le mie braccia.
   «Questo è importante.» disse tra un respiro e l'altro.
   «Lo so.» risposi baciandola ancora.
Lei non si tirò indietro e ci baciammo fino a quando non esaurimmo del tutto l'aria. La strinsi forte. Non mi importava più sapere perché Castiel l'avesse baciata. Quei nostri baci mi avevano fatto capire che qualunque fosse stato il motivo, gli avrei impedito di farlo ancora perché avevo compreso che i miei sentimenti erano uguali ai suoi. L'abbracciai ancora una volta sprofondando nel suo profumo.
   «…Mi odi?» le chiesi poi, sicuro che la risposta sarebbe stata tutt'altra.
   «No... io ti amo...»
Gioia, felicità, euforia. Di tutte queste parole, nessuna era in grado di esprimere l'alta dose di energia positiva che mi pervase tutto il corpo. Lei mi amava. Io la amavo. Cosa poteva allontanarci dal nostro happy ending?
   «Però...» continuò poi, sottovoce e riprendendo a piangere. «Amo anche lui...»
In quel momento tutto ciò in cui avevo appena creduto si spaccò in mille pezzi. Realizzai che il tempo che avevo perso lontano da lei nessuno me lo avrebbe ridato. Probabilmente non si sarebbe innamorata di lui se io non me ne fossi andato ma questo, non lo sapremo mai. Io l'ho sempre amata. Lei è sempre stata tutto per me. Lei era il mio fiore sbocciato all'ombra di un albero. La mia splendida rosa ma, come ogni rosa, purtroppo aveva le sue spine. Spine che mi stavano lacerando da dentro.
 
Restai immobile com'ero. Non sciolsi l'abbraccio. Non volevo vedere la sua espressione anche se, probabilmente, non volevo che lei vedesse la mia. Cosa stava esprimendo il mio volto in quel momento? Rabbia? Tristezza? Odio? Ira? Disprezzo? Nemmeno io lo sapevo.



Commento dell'autrice: Salve xD Ammetto che la scena del bacio doveva essere più in la...ma la mia mente ha deciso che dovevo inserirla adesso e non si discute con la capa indiscussa delle storie quindi ode a te o mia mente, ho eseguito gli ordini! (ok, deliri a parte...) spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi confesso che il finale è già scritto e che molte mi odieranno per come l'ho fatto finire (non vi svelerò altro preferisco lasciarvi immaginare un eventuare ending per conto vostro xD) sappiate che sarà un finale mooooolto particolare, diverso da tutto ciò che ho mai scritto nella mia carriera (hemmm....posso davvero definirla tale?? xD) in ogni caso grazie a tutti coloro che si sono soffermati a leggere e alla prox! PS: alla fine del titolo di ogni capitolo c'è il nome del personaggio che vive in prima persona gli eventi. Questa storia è strutturata in modo davvero differente da come le strutturo di solito e capirete quando ci sarà uno dei colpi finali più grossi il perchè...ma per ora non dico altro anche perché mi conosco...se inizio a dilungarmi poi spiffero troppo xD Detto questo grazie ancora e alla prossima =D Lasciate piccola recensione e farete me felice xD

   
 
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