Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Arya Rossa    07/11/2014    3 recensioni
Direi che è abbastanza difficile usare solamente 200 parole per descrivere una storia di vari capitoli ed interessare il lettore ma... proverò
premettendo che non ho letto l'ultimo libro, ho immaginato una realtà in cui Arya Stark è arrivata a diciassette anni, ha vissuto fino ad ora nella Casa del Bianco e Del nero, è diventata a tutti gli effetti un'assassina e sembra aver dimenticato il suo passato, anche se ora si fa chiamare Sansa e continua a sognare Nymeria.
Cambierà tutto quanto però quando l'Uomo Gentile le dirà che il Dio dai Mille Volti vuole un'altra vita e che toccherà a lei esaudire i suoi desideri uccidendo il Lord Comandante dei guardiani della notte: Jon Snow
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Gendry Waters, Jon Snow, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Arya era seduta al molo, accanto all’acqua e stava riflettendo. Era tardi ormai ma c’erano ancora moltissime persone intorno a lei, a concludere gli ultimi affari della giornata probabilmente, soprattutto riguardanti il pesce, ma la sua mente non badava a quelle persone, fissava l’acqua agitata che aveva davanti a se ed iniziò a buttarci dei sassi.
Molto tempo prima in quello stesso posto aveva buttato tutte le sue cose: un pugnale, dei guanti senza dita, una forchetta d’argento, un cappello floscio, il suo denaro e perfino i vestiti che stava indossando. Ricordava di averlo dovuto fare per entrare nella Casa del Bianco e del Nero, l’Uomo Gentile le aveva detto che doveva lasciarsi alle spalle tutto il suo passato ed Arya non si rendeva neppure conto di come avesse esaudito bene quella richiesta.
Stava continuando a pensare a Jon Snow, sapeva di conoscere quel nome, ne era certa, ma non riusciva a ricordarne il motivo.
La prima nave sarebbe partita presto, a minuti probabilmente, e l’avrebbe condotta fino a Maidenpool e poi… chi lo sa. Se la sarebbe dovuta cavare da sola. Lei non se ne rendeva conto ma la verità era che c’era sempre stato qualcuno ad aiutarla, e da sola sicuramente ci avrebbe messo una vita ad andare e tornare dalla barriera ma non aveva molta scelta.
Non aveva niente da fare prima della partenza e di sicuro non aveva niente da portare in quel viaggio se non il coltello che aveva sotto il cuscino quindi non doveva neppure fare i bagagli, ma comunque voleva cambiarsi quindi si alzò e si incamminò.
Stava salendo gli scalini per rientrare in quel Tempio ma a metà scala inciampò. Mise prontamente le mani davanti a se per attutire la caduta e così non si fece male, ma comunque c’era qualcosa che non andava, lei non era mai inciampata in quelle scale. Si rialzò in piedi e si girò capendo: il lato destro di una delle pietre era leggermente spostato verso l’esterno, scese e si inginocchiò per sistemarla ma il lato opposto era bloccato. Per risolvere quel problema decise di togliere totalmente quella pietra e risistemarla dopo ma nel momento in cui la sollevò vide qualcosa d’argento che usciva da sottoterra, no, era ferro.
Appoggiò quel coso pesantissimo che aveva in mano accanto a se ed una volta assicuratasi che nessuno la stesse guardando iniziò a scavare. Trovò una spada seppellita li sotto, anzi, non era una spada. Era troppo sottile per essere una spada, ma era anche troppo grande per essere un pugnale, sulla lama c’era un marchio, che lei conosceva bene. Era quello di Mikken.
“Per i sette Dei, questa era mia. Ago”
Posò la pietra al suo posto ed iniziò a correre verso la sua stanza, arrivata li si sedette sul letto ed iniziò a fissare ago. Poi i ricordi cominciarono ad assalirla.
Jon Snow, c’era un motivo se ricordava quel nome, era quello della persona che gli aveva regalato la spada. Il nome di suo fratello.
Il fratello con i suoi stessi occhi grigi ed i capelli neri, quello che le arruffava sempre i capelli e la chiamava sorellina, quello che tanti anni prima tornando a casa le aveva portato un cucciolo di meta-lupo chiamato Nymeria.
Arya cominciò a pensare anche a lei, al suo animale, poi alla septa che le urlava contro perché non sapeva ricamare, a tutte le volte che le guardie l’avevano scambiata per un ragazzo impedendole di entrare a casa sua, a tutti gli amici che aveva a Grande Inverno, alle cavalcate per scappare dai suoi doveri da Lady e, soprattutto, alla sua famiglia.
Aveva visto suo padre morire, era a pochi passi da sua madre e suo fratello Robb quando subirono la stessa sorte, non aveva più incontrato sua sorella Sansa, o i suoi fratelli Brann e Rickon. Era scappata da Approdo del Re sacrificando il suo istruttore di danza, sarebbe dovuta tornare a Grande Inverno ma non c’era riuscita.
Poi si era formata un nuovo branco, con i suoi amici Frittella e Gendry ma il primo l’aveva abbandonata e dopo un po’ anche il secondo aveva fatto lo stesso. Era arrivata a Braavos lasciando il Mastino a morire tempo dopo  e poi… non era più riuscita a tornare a casa.
“Come ho potuto dimenticare tutto questo?” La sua voce era un sussurro in quella stanza. Aveva provato tanto ad andare alla barriera ed ora aveva l’occasione di andarci.
Per uccidere suo fratello.
Arya sentì il rumore di passi vicini la sua porta e gettò velocemente Ago sotto il letto. L’Uomo Gentile entro, come sempre con il volto coperto.
“Sansa, devi andare”
‘Il mio vero nome è Arya’ avrebbe voluto urlare. Ma si limitò ad annuire. “Vado subito”
Lui si girò per uscire ma lei lo bloccò.
“Tempo fa tu mi dicesti che, se volevo, potevo andarmene”
“Si, l’ho detto”
“Voglio accettare adesso. Sono pronta a servire il Dio dai Mille Volti, ma non a Braavos”
Lui si girò. “E perché hai cambiato idea?”
Non rispose.
“Bene, Sansa. Sarai libera di andare, non appena avrai portato il Dono a Jon Snow”
Arya odiava quando lui parlava della morte in quel modo, ma annuì. “Valar morghulis”
“Valar dohaeris”
L’Uomo gentile se ne andò, Arya non si cambiò ma prese un mantello per ripararsi e, naturalmente, Ago. Dopodiché uscì e salì sulla nave che l’avrebbe portata via. Non cambiò volto quella volta, era stanca di nascondersi.
‘Non è troppo tardi, posso ancora vendicare tutti’ pensò.
Quella notte, passò gran parte del suo tempo ad affilare Ago e, prima di dormire fece ciò che non faceva da troppo tempo:
“Ser Gregor, Dunsen, Raff Dolcecuore, ser Ilyn, ser Meryn, regina Cersei. Valar morghulis”
Arya si addormentò con i nomi della lista dell’odio sulle labbra, quelli non li avrebbe mai dimenticati.
In totale passò due giorni su quella nave prima di arrivare a destinazione e passò la maggior parte di quel tempo a pensare alla sua famiglia. Lì sopra i vari viaggiatori le avevano detto tante cose sui luoghi e sulle persone che non vedeva da troppo tempo: i suoi fratelli Brann e Rickon non erano morti per davvero, anche se questo lei già lo sapeva. Si trovavano a Grande Inverno, il più grande la comandava ed il più piccolo aveva imparato ad usare la spada. Invece la sorella si trovava a Nido dell’Aquila e la governava insieme all’uomo che aveva amato sua madre: Ditocorto, mentre quello che doveva essere il vero re continuava a comportarsi da bambino viziato. Arya non capiva perché non era tornata a casa, probabilmente anche lei ci aveva provato.
Ad Approdo del Re il sovrano era ancora Tommen Baratheon ed era ancora sposato con Margaery Tyrell che, di conseguenza, era ancora la regina. Arya sperava che Cersei fosse morta ma invece aveva ancora abbastanza potere grazie al figlio, ormai quindicenne, ma che ancora si faceva comandare. Adesso il primo cavaliere era Raff Dolcecuore. Arya non si spiegava il motivo neppure di questo ma era meglio così.
“Né avrò due al prezzo di uno” si ripeteva sempre.
Ser Ilyn non era più il boia del regno, ma lo avrebbe trovato ed avrebbe ucciso anche lui, ad ogni costo.
Infine, sempre ad Approdo del Re, c’era Jaimie Lannister. Lui affermava di essere lì per il regno ma si mormorava che la verità fosse che era lì per il figlio. Infatti in molti continuavano a pensare che tutti i figli dei Baratheon fossero in realtà frutto di un incesto tra quella che un tempo era la regina e suo fratello gemello. Ma finché la sua famiglia era al sicuro ad Arya non interessava se a sedersi sul Trono di Spade fosse un Lannister o un Baratheon. O almeno, finché quelli che rimanevano della sua famiglia erano al sicuro.
Arya si chiedeva se anche loro fossero cambiati quanto lei, ma poco importava in realtà. Ciò che contava davvero era ritrovarli, per lei era assurdo pensare che, prima di imbarcarsi per Braavos, lei ed il Mastino erano arrivati esattamente dove si trovava la sorella, eppure non era riuscita a vederla.
Ma avrebbe rimediato anche a questo, l’avrebbe trovata ed avrebbe anche ucciso tutti i Frey del Guado che avrebbe trovato, in onore di sua madre, suo fratello ed anche di Vento Grigio.
 
Arrivarono a terra all’alba del secondo giorno di viaggio. Arya aveva deciso di iniziare a viaggiare per arrivare in uno o due giorni a Città del Lord e lì si sarebbe procurata un cavallo per proseguire. Naturalmente non aveva denaro ma finché portava Ago ed arco e frecce, prontamente rubate sulla nave, non avrebbe avuto alcun problema.
Si incamminò attraverso le foreste. Si sentiva più a suo agio lì: avrebbe potuto cacciare e avrebbe avuto meno probabilità di incontrare qualche viaggiatore indesiderato. Ma per sicurezza si mise comunque il mantello che aveva portato con se e che le copriva buona parte del viso.
Il viaggio comunque andò bene, riuscì a catturare un coniglio che le bastò per il pranzo ed anche per la cena considerando che non mangiava molto e trovò anche una fonte d’acqua per abbeverarsi. Non aveva niente per raccoglierla e portarla con se ma, secondo i suoi piani, entro il pomeriggio successivo sarebbe arrivata in una città. Dopo aver mangiato spense il fuoco per nascondersi meglio, si accovacciò accanto un albero e si coprì con il mantello per dormire.
 
Quella notte il lupo che sognò di essere non era con il suo branco. Era da sola, ma questo era l’unico cambiamento, infatti continuava a correre e continuava ad essere in una foresta. Ad un certo punto rallentò ed iniziò ad annusare l’aria intorno a lei, come se stesse seguendo qualcosa.
Continuò a camminare annusando per terra ma ad un certo punto alzò lo sguardo e fissò davanti a se. C’era un albero lì davanti e qualcuno che vi dormiva sotto.
Ma quel qualcuno… era lei stessa.
 
Arya si alzò di scatto. Aveva appena sognato di vedere se stessa.
Voleva prendere il suo coltello per fissare il suo riflesso come sempre ma nel momento in cui si girò incrociò lo sguardo con due occhi gialli come il sole.
“Non è possibile”
La meta-lupa si stese ed appoggiò la sua testa sulle gambe di Arya.
“Nymeria”
Lei cominciò ad accarezzarle la schiene. Il pelo era ispido, non morbido come quando era cucciola, ma a parte quello non era cambiata. Forse era leggermente cresciuta ma era ancora bianca e grigia come si ricordava.
Solo in quel momento Arya capì che il lupo che sognava di essere era il suo.
  
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