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Autore: Midori No Esupuri    07/11/2014    1 recensioni
[WARNING: MORMOR/MORMORSTAN]
L'evoluzione del rapporto tra l'ex colonnello Sebastian Moran e il consulente criminale Jim Moriarty tramite messaggi.
(11.19) Mi sta assumendo come killer?
(11.20) Esattamente. JM

[...]
(11.24) Stia tranquillo, la sua ferita all’occhio non sarà un problema. So che possiede un conto bancario, mi occuperò di versarle la somma necessaria al costoso intervento che deve sostenere per recuperare la vista. JM
(11.26) Perché?
(11.26) Gliel’ho detto. Mi serve un collaboratore. JM

Nota: Capitoli comprensivi di messaggi e parte narrativa.
Genere: Angst, Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Mary, Morstan, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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#9: Baci

 

Venerdì 17 gennaio

 -Sono a casa.- sospirò, posando le buste della spesa in cucina e i fogli del conto della lavanderia lì vicino. La villa era silenziosa, ma mentre Sebastian si slacciava il cappotto venne allarmato da una corsa sulle scale degna di chi stesse per scappare dalla fine del mondo. Si voltò verso l’ingresso giusto in tempo per vedere Jim saltare gli ultimi gradini e volargli letteralmente in braccio, schizzandolo con gelide gocce d’acqua dai capelli ancora umidi.

-Sebby!- pigolò il criminale, allacciato al corpo muscoloso del militare come un koala su un ramo.

-Sì?- fece eco il biondo, piuttosto perplesso da un’accoglienza del genere.

-Ciao!- rispose subito Jim, piantandogli le esili e fredde mani sul viso. Si avvicinò in un attimo e scoccò un bacio sulle labbra screpolate del cecchino, della durata di qualche istante, per poi iniziare a strusciarsi contro la sua barba ispida e biondiccia. Sebastian rimase pietrificato, gli occhi azzurri puntati verso le scale che portavano al piano superiore, le mani strette sui fianchi di Jim per tenerlo sollevato dal pavimento. Lo lasciò andare di scatto, come svegliandosi da una trance, e lo guardò inferocito.

-Ma sei scemo?!- inveì contro un consulting criminal particolarmente divertito e malizioso.

-Cosa c’è? Ho pensato di riproporre la scena di quell’insulso show che hai visto ieri sera…- commentò Jim, facendosi lentamente pensieroso. -L’ho un po’ modificata, forse, ma così è più divertente. No?

Sebastian si portò una mano alla base del naso e scosse il capo.

-Per tua informazione, Doctor Who non è un insulso show, Jim. E Rose non ha baciato il dottore, quando gli è saltata in braccio!- rimbeccò l’altro, intento a capire se fosse più offeso per quel bacio o per il commento sulla serie tv.

-Appunto, ti ho detto che ho pensato di modificarla. Ma tu non ascoltiiii…

-No, non attaccare con quella vocina da moccioso.- lo avvertì, puntandogli un dito contro. -Non provarci mai più.

-Oh, ma pechè?- chiese Jim, sfoderando un’espressione da cucciolo bastonato che Sebastian non aveva mai visto. -Sei noioso. Con te non si può proprio scherzare!- concluse, facendosi offeso in un attimo e voltandogli le spalle.

-Scherzare?! Tu baci un uomo in bocca e lo consideri scherzare?! Ma che cazzo di problemi hai?!

-Quanto sei volgare, Sebby.

Il cecchino decise di smettere di parlare con qualcuno che non lo prendesse sul serio e se ne andò di sopra, con l’intenzione di rimanerci fino al giorno successivo. Non si aspettava minimamente un premio del genere, e comunque non era stato ben accetto: lui era un uomo, non lasciava che un altro maschio lo baciasse, e da quel giorno in poi avrebbe preso parecchie distanze da James Moriarty. Non che fosse omofobo, per lui le persone potevano portarsi a letto chi volevano, ma preferiva che accadesse lontano dal suo corpo, ecco. Passò il tempo a dormire, recuperando le energie perse in tutte quelle commissioni, ed era quasi notte quando venne svegliato da Jim che bussava alla porta della sua camera. Aprì pigramente gli occhi nella penombra della stanza e si umettò le labbra, secche per il troppo dormire.

-Che vuoi?- biascicò.

-Ci sono i tuoni.

Guardò verso la finestra, le persiane scure erano chiuse ma poteva chiaramente sentire lo scrosciare della pioggia sul metallo, e di tanto in tanto un fulmine azzurrino illuminava le pareti.

-E allora? Piove sempre, in questa lurida città.

Si girò dall’altra parte del letto, poi si tirò su improvvisamente, colto da un’illuminazione.

-Hai paura dei tuoni?- ghignò, cercando di non scoppiare a ridergli in faccia. Dall’altra parte della porta ci fu solo silenzio, un silenzio che il biondo considerò come affermativo.

-D’accordo. Vieni a dormire con me.

Jim aprì la porta e sgattaiolò tra le coperte del letto singolo di Sebastian, il cecchino rabbrividì appena nell’accorgersi che il suo capo indossava solamente l’intimo e un paio di calzini. Si morse le labbra.

-Jim?- sussurrò nel buio.

-Mh?

-Perché mi hai baciato, prima?

-Mi andava.

-Capisco.

Altri minuti di silenzio, fuori dalla finestra il temporale infuriava sempre di più e Jim tremava appena sotto le coperte. Sebastian si voltò in sua direzione e chiuse gli occhi, mentre le sue braccia stringevano il corpo esile del criminale al suo fianco. Lo sentì irrigidirsi per un po’, Jim tratteneva persino il respiro, e in quel momento Sebastian capì quanto un uomo potesse essere, nella sua forza, estremamente fragile. Lui non aveva paura dei tuoni, ma aveva temuto la morte durante i primi giorni al fronte, quando le bombe fischiavano poco sopra i letti dei suoi commilitoni. La guerra lo aveva indurito, ma era ancora un essere umano, e comprendeva la paura. Sorrise.

-I tuoni non sono così male.- commentò sottovoce, nonostante fossero soli in quella grande villa. -Non dopo essere sopravvissuto alla guerra.

-Non ho paura, idiota.

-Certo. Infatti tremi per il freddo.

-Non ho freddo.

Il cecchino scosse il capo, il suo superiore trasudava orgoglio da ogni poro della pelle candida, quasi lo faceva ridere il suo modo infantile di negare la paura di quel furioso temporale.

-Va bene, allora posso smettere di scaldarti.- proferì con noncuranza, staccandosi da quel corpo esile. Si voltò dalla parte opposta e tornò a fissare il muro pallido, con un leggero sorriso sarcastico, e attese che Jim cambiasse idea. Non aveva idea del perché, ma stringere quel corpo magro e freddo lo aveva fatto sentire bene, veramente utile, per una volta: solitamente si occupava di coccolare sua sorella durante i temporali o mentre piangeva a causa dello psicopatico che avevano come padre, ma mai gli era successo di abbracciare un altro uomo con così tanta intimità. James Moriarty era uno sconosciuto per lui, uno sconosciuto dallo sguardo distaccato e nero, eppure era attirato dal mistero che sembrava trasmettere in ogni sua movenza. Non aveva mai conosciuto un uomo del genere e ora si ritrovava a doverci convivere, era normale che fosse curioso. I minuti passarono, ogni tanto un lampo squarciava il cielo e Jim si irrigidiva nelle coperte nel sentire il rimbombare dei tuoni, finchè con un sospiro stizzito rotolò fino ad ancorarsi con il petto alla schiena forte di Sebastian. Il biondo sorrise maggiormente nel buio e si stese a pancia in su, il corpo di Jim era appena più caldo adesso ed era piacevole sentirlo addosso, dopo così tanta solitudine. Il fatto che fosse un uomo, ora, non era più così rilevante. Bastava la sensazione di non essere più solo a convincerlo che i suoi occasionali incubi non erano che sogni, in grado di terrorizzare solo un bambino e non un uomo di più di trent’anni. Stava quasi per addormentarsi, quando sentì Jim prendere di nuovo la parola in un sussurro quasi impercettibile.

-E va bene. Ho paura dei tuoni, ok?

-Ok.- masticò l’altro, decisamente troppo pigro e assonnato per mettersi a ridere o a prenderlo in giro. -Ora mi lasci dormire, Jim?

Stava comodo in quella posizione, steso sulla schiena con una mano sul ventre e l’altra sotto il collo esile di Jim, che respirava lentamente sulla sua spalla. Sebastian posò il mento tra i suoi capelli scuri, avevano un profumo di fiori, un odore che aveva già sentito da qualche parte ma che non riusciva, tuttavia, a definire. Sorrise e si lasciò andare al riposo, i nervi però erano addestrati al minimo movimento e colsero all’istante uno spostamento di Jim tra le lenzuola, che costrinse il cecchino ad aprire gli occhi. Si ritrovò con il viso del consulting criminal a pochi centimetri dal proprio, Jim aveva gli occhi chiusi nella penombra della stanza e sporgeva appena le labbra contro le sue, Sebastian rimase immobile finchè non sentì le loro bocche sfiorarsi, morbide e calde, quelle del suo capo leggermente umida. Aveva il vizio di leccarsi le labbra innumerevoli volte durante l’arco della giornata, ma non era un tic fastidioso, e comunque anche la prima volta che si erano baciati quel pomeriggio la bocca di Jim era umida. Sembravano le labbra di una giovanissima donna, così sottili e lisce, morbide al tatto e dal sapore di burrocacao, quel particolare per un attimo lo fece sorridere. Non si scansò quella volta, rimase in attesa di qualcosa di più senza saperne l’esatto motivo e, quando quel qualcosa tardò a sopraggiungere, Sebastian poggiò una mano sulla spalla di Jim e lo spinse tra le coperte per sovrastarlo. Teneva gli occhi serrati quasi con paura, il cuore pompava adrenalina e lo spingeva a lottare contro le labbra del suo capo, serrate dalla sorpresa, nel tentativo di fargliele schiudere. Non sapeva perchè e nemmeno gli interessava definire cosa stesse pensando, ma non appena avvertì la bocca di Jim schiudersi cercò la sua lingua e la leccò voglioso, il moro sospirò inaspettatamente sotto di lui e il cecchino tornò alla realtà, considerando solo in quel momento il suo gesto. Si scostò improvvisamente, tornando a dare le spalle al suo capo, e si morse voracemente le labbra. Che cosa diavolo aveva fatto, maledizione?

  
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