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Autore: HZLNL_1D    08/11/2014    6 recensioni
Dopo aver avuto soltanto delusioni, tendi sempre a stare sulle tue, a mantenere una certa distanza dalle persona, qualsiasi rapporto ci sia, tendi a mantenere una certa distanza da tutto quello che potrebbe procurarti altro dolore.
Ti abitui alla solitudine, oltre a quella esteriore, anche a quella interiore, che è peggio.
Impari a fare affidamento solo tu stesso.
È così la vita: ti toglie e ti da.
Sta a te trovare un modo per sopravvivere.
Qualcuno, per cui sopravvivere.
_______________________________
Dicono che gli opposti si attraggono.
Ma se per una volta, fossero due persone apparentemente diversi ma così profondamente uguali ad attrarsi?
Dalla storia:
"Allora, vado così ti lascio sola."
"Tanto ci sono abituata."
"Ok, vado."
"Ho detto che ci sono abituata, non che mi piace."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ashton Irwin, Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Voodoo Doll.
 
“Perché ho perso tutto. E no, non li ho costruiti per poi vederli cadere.”

Il vento le sferzava i capelli, non intrappolati nel casco questa volta, mentre sfrecciavano senza limiti per le strade buie di Hornsby.
Quelle parole le rimbombavano ancora in testa, facendo nascere una serie di domande che avrebbe voluto chiedere a tutti i costi ad Ashton.
Voleva sapere cosa aveva perso, di così importante, da farlo diventare così. Lei voleva le risposte a tutte quelle domande che si stava ponendo da quando aveva incontrato per la prima volta quei occhi oscuri e pieni di mistero. Si sentiva come una bambina alle prese con il suo primo puzzle complicato. E le risposte erano i tasselli che le servivano per completarlo.
Ashton quella sera un tassello glielo aveva donato, senza saperlo forse, ma lo aveva fatto. Quelle poche risposte che si erano dati erano serviti ad entrambi per sapere un po’ l’uno dell’altro, forse non abbastanza, ma era un inizio.
Un senso di confusione e disagio prese il sopravvento, e sentì un fastidio alla bocca dello stomaco. Era confusa da tutta la situazione, era troppo per lei, forse. Non riusciva a capirlo. La presenza del ragazzo le creava questo, e lei stava riuscendo a capirlo solo ora. In presenza di Ashton, Haley non riusciva a ragionare razionalmente. La mente le si offuscava e l’unica cosa a cui riusciva a pensare era alla sua presenza, ai suoi occhi, alle sue labbra, alla sua vita a lei sconosciuta e al suo passato, anch’esso luogo inesplorato per lei.
Capì di essersi cacciata in qualcosa più grande di lei, quando capì che lei di quelle cose voleva venirle a conoscenza.
Troppo presa dai suoi pensieri, non si accorse di aver stretto maggiormente le braccia intorno al ragazzo, prendendo il tessuto leggero della sua maglia tra le dita. Ashton se ne accorse però,ma si limitò a corrugare la fronte e aumentare la presa sul acceleratore. 
Svoltò l’angolo, entrando nella Yardley Ave. La loro strada.
La serata era giunta al termine, e odiò più delle altre volte l’idea di dover tornare a casa. Si era trovato bene, quella sera. Quell’uscita che era iniziata male si era conclusa nella maniera meno prevedibile, proprio non se lo aspettava. Ma quell’uscita lo aveva rilassato, in un certo senso. Il giro in moto, le stelle, il mare, la sua voce. Gli era piaciuto sentirla parlare anche se aveva sentito quella malinconia nella sua voce, e proprio non riusciva a smettere di chiedersi il perché. Ancora erano tante le cose che non sapeva di lei e sapeva bene che doveva fermarsi qui, che avrebbe dovuto prendere ora più che mai le distanze da lei. Eppure continuava a ripetersi che scoprire, anche se poche e piccole cose sul suo conto, gli aveva fatto piacere. E con  quelle piccole informazioni, capì che si sbagliava. Che lei non era una ragazza come le altre. Che lei era diversa da tutte, anche dalla sua Kimberly.
Cercò di ignorare la presa della ragazza, che s faceva sempre più salda, e si fermò a due traverse prima dalla casa di Bennet. Aveva avuto dei precedenti e sapeva per certo che se l’agente Bennet avesse visto la ragazza in sua compagnia avrebbe solo fatto aumentare i suoi guai, e non è aveva davvero bisogno. Quindi per il bene di entrambi, più per il suo però, spense la Harley.
“Scendi.” La sua voce era tornata quella di sempre, e Haley non riuscì a nascondere il fastidio per questo. Pensava che adesso le cose erano cambiate, almeno un po’. Ma poi si diede della stupida, e pensò che forse era questo il vero Ashton. Che un Ashton gentile e spensierato non esisteva.
“Senti, mi dispiace. Non sapevo che Calum ti avesse raccontato quello che è successo con Josh. Io non so cosa sia succ-..”
“Cosa? Cosa doveva dirmi Calum?” I lineamenti del suo viso divennero rigidi e Haley si morse il labbro quando capì di aver detto qualche parola di troppo.
“Io pensavo che..”
“Ti ho fatto una domanda. Rispondi.” Non la urlò quella frase, Ashton. Ma il suo tono di voce era abbastanza freddo e distaccato da far venire i brividi ad Haley.
“Josh… non vuole che io parli con te.” Ammise, con lo sguardo basso. Aspettò che il ragazzo dicesse qualcosa, ma non lo fece. L’unica cosa che uscì dalle labbra del biondo, fu una risata sarcastica.
“Io non so cosa sia successo tra te e Josh, ma non m’importa.”disse Haley, senza guardarlo. Si fermò un attimo, sperando che Ashton avesse qualcosa da dire, ma niente. Allora si sentì una stupida e decise di tornarsene a casa. Si voltò, dandogli le spalle, ma la voce di Ashton la fermò.
“Hai ragione, non sono affari tuoi. Non deve importarti nulla.” Haley lo guardò dispiaciuta, perché tutto quello che aveva da dirle era stato quello. Di farsi gli affari suoi, come sempre. Annuì debolmente, continuando poi a camminare.
“Dai, sali.” Ashton la fermò ancora, e lei rimase ferma a guardarlo. Il suo volto era inespressivo, niente che potesse farle capire il suo attuale umore.
Scosse la testa, chiedendosi perché quel ragazzo fosse così misterioso, così lunatico. E sorrise, contenta che non la potesse vedere. Non lo sapeva nemmeno lei il motivo di quel sorriso, ma era lì. Ed era il sorriso più vero di quel periodo.
Pochi secondi dopo la moto si fermò ancora, però questa volta davanti alla casa di Haley.
“Prima di andare, volevo.. perché questa uscita?” Gli chiese Haley. Erano uno di fronte all’altro. Lui poggiato alla Harley nera, lei di fronte.
Ashton fece spallucce, senza darle una vera risposta. Ma Haley se la fece bastare, quella scrollata di spalle, sapendo fin dall’inizio che una risposta a quella domanda non l’avrebbe mai avuta. Anche se un po’ ci sperava.
“Okay.” Fece un piccolo sorriso, mentre giocava con le sue dita. “Comunque sia, mi è piaciuta. Forse solo dalla sosta al porto in poi.” Sorrise ancora.
“Anche a me.” La sorprese, facendole alzare lo sguardo di scatto. I loro occhi si incontrarono, ancora. Il verde nell’azzurro.
“Ciao.” Lo salutò Haley, ricevendo un cenno con la testa in risposta.
Si voltò, e con passi lenti percorse il vialetto che la separava da quella che ormai era diventata la sua casa da ormai due mesi. Sentiva lo sguardo del ragazzo bruciarle addosso, lo sentiva sulla schiena.
Ashton salì sulla moto, ma partì solo dopo che Haley si chiuse il portone bianco alle spalle.
Haley vide la luce del salotto accesa, ma non si fermò. Il pensiero di discutere ancora con Josh le faceva male. Gli voleva bene, come se fosse il fratello maggiore che non aveva mai avuto. L’aveva accolta in casa, e lei non poteva esserle più che riconoscente. Ma la storia di Ashton era tutt’altra cosa.
Salì spedita in camera sua e chiuse la porta, facendo attenzione a non sbatterla. Si gettò sul letto, prendendo poi il suo telefono e scrivendo un veloce messaggio a Janelle. Tra di loro c’era questa strana cosa, di tenersi sempre in contatto. Trecentosessantacinque giorni su trecentosessantacinque. Molti si sarebbero stufati, ma per loro era come respirare. Non potevano essere costantemente presenti fisicamente, allora rimediavano così.
Sentì qualcuno bussare alla porta della sua camera, e sapendo che potesse essere solo Josh, pensò per un attimo di far finta di dormire.
“Entra” disse infine, incrociando le gambe sul letto e poggiandoci sopra i gomiti.
Josh aprì la porta, uno sguardo severo dominava il suo volto e Haley stava odiando la vista di quella mascella troppo spesso contratta ultimamente.
“Sei uscita con lui” disse solo.
“Josh, ti prego. Non voglio litigare con te. Si ero con lui.”
“E lo dici così? Come se niente fosse?!” urlò Josh, gettando le mani in aria.
“E’ solo Ashton, Josh. Se davvero non vuoi che io stia con lui allora dimmi il vero motivo, smettila di mentirmi. Dimmelo, io starò ad ascoltare.”
“Tu devi stargli lontana. Okay? Devi, Haley. Lui è pericoloso. Non è un ragazzo che fa per te, starai male con lui. Ti farà solo soffrire.” Il suo tono di voce era così disperato che ad Haley gli si riempirono gli occhi di lacrime, ma si trattenne.
“Josh io continuerò a vederlo.” Disse decisa, alzandosi.
“Ne sei sicura? È questo che vuoi?”
“Si, Josh. Continuerò a vederlo, continuerò a stare con lui, continuerò a vedere sua sorella. E tu non puoi vietarmelo, ti prego. Sono venuta qui per iniziare un’altra vita.” Suonarono quasi come una supplica quelle parole. La voce le tremava e si stava odiando per non riuscire ad essere più forte. Ma davvero non ce la faceva, anche solo andare contro Josh la faceva stare male.
“Okay.”
“Okay?”
“Okay, continua a vederlo. Ma non pensare che io possa mai accettare questa cosa, Haley. Lui non metterà mai piede in questa casa, mai.” Urlò Josh.
A quel punto Haley non riuscì più a trattenersi, e le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Annuì, con lo sguardo rivolto verso il basso e quando Josh si avvicinò per abbracciarla lei si allontanò, scansando le sue carezze.
Lo superò, fermandosi sull’uscio della porta. “Non aspettarmi sveglio.” Uscì definitivamente dalla stanza, scendendo di corsa le scale.
 
La serata sembrava essersi trasformata tutto d’un tratto, e mentre le lacrime le rigavano il viso le sue gambe sembravano muoversi da sole.
Non se ne accorse nemmeno, di essersi fermata davanti a quella casa. Era lì, immobile, con il respiro rotto dai singhiozzi e lo sguardo perso. Però poi lo vide, e senza se né ma, gli andò incontro.
 
Ashton buttò a terra quello che ne era rimasto della sigaretta, più confuso che mai. Haley era davanti a lui, in lacrime, con il trucco sbavato sul viso e il respiro spezzato.
Gli rivolse uno sguardo confuso alla ragazza, che si strinse nelle spalle e tirò su col naso.
“Josh.” Aggiunse poi.
“Che ti ha fatto?”
“Nulla. Abbiamo discusso, ancora.” Disse, stringendo il labbro inferiore tra i denti.
“Smettila.” Ashton fece quei pochi passi che gli bastarono per ritrovarsi vicino al viso di lei e gli tolse il labbro dai denti. “Perché avete litigato?”
Haley non rispose, limitandosi a stringere di nuovo spalle.
“Devi aver fatto qualcosa di grave per far venir fuori una discussione del genere. Cosa? Hai trasgredito il coprifuoco?” ironizzò Ashton.
“No, tu devi aver fatto qualcosa di grave per far si che pensi certe cose su di te.” Disse Haley senza pensarci, e pentendosene subito dopo.
“Io non vol-..”
“Ti va?” Ashton le porse il pacchetto di sigarette, sviando l’argomento. Haley gliene fu grata, da una parte. Ma lei voleva saperlo, il motivo per cui Josh pensava quelle cose di Ashton. La infastidiva, il non sapere.
Scosse la testa, rifiutandola, mentre Ashton ne estrasse una.
“Dovresti davvero smetterla di fumare così tanto.” Disse improvvisamente Haley, dopo che il biondo fece un tiro.
“Perché sei venuta qui?” Ashton ignorò l’affermazione della ragazza, prendendo un altro tiro dal filtro bianco.
Haley tirò su col naso, sentendo poi il suo cuore aumentare i battiti. Neanche lei lo sapeva il perché. Si era solo ritrovata lì, come se non stesse comandando le sue gambe in quel momento.
Rimase in silenzio, voltandosi poi di scatto verso il ragazzo e strappandogli la sigaretta dalle mani.
Ashton la guardò con la fronte aggrottata e un cipiglio sul viso, mentre metteva la sigaretta tra le labbra e ne aspirava una piccola quantità di fumo, tossendo subito dopo.
“Non fumare.” Il suo tono di voce rigido fece sussultare Haley, che adesso lo guardava sbigottita. Era scioccata da come il suo umore cambiasse così rapidamente,  non riusciva mai a stare al passo con lui.
“Ma tu prima..”
“E ora ti dico di no.” Impose fermo, finendo poi di fumare la sigaretta in assoluto silenzio.
“Senti, non sono in grado di stare dietro i tuoi repentini cambi d’umore. Quindi, me ne vado.” disse decisa, scostandosi poi dalla moto su cui anche lei si era poggiata. Non aspettò nemmeno una risposta da parte del biondo, allontanandosi a passo deciso.
“Fermati.” Ashton le urlò dietro, senza però fare un passo. Haley lo ignorò, come le successive tre volte. Poco prima di attraversare, sentì una mano tirarla indietro girandola con forza. La sua mano sinistra finì automaticamente sul petto del ragazzo, che si alzava e abbassava velocemente, mentre l’altra era stretta nella presa ferrea di Ashton.
“Ti ho detto di fermarti.” Le soffiò sul viso. La distanza che li separava era davvero poca.
“E io non l’ho fatto.”
“Vuoi dirmi cosa diavolo è successo con Josh?” le chiese con quel tono di voce tagliente, ma non le fece paura.
“No.” Rispose decisa.
“Smettila. Mi stai facendo arrabbiare.” Il suo tono di voce risultò quasi disperato, quasi come se si stesse trattenendo dall’esplodere davanti a lei. Haley fu grata che lui ci stesse provando, non avrebbe retto altro in questo momento.
“Allora fammi andare via, ti prego..” sussurrò flebilmente, sentendo la stanchezza prendere il sopravvento e la testa pesante.
“Non saresti dovuta venire da me, se avevi intenzione di andartene.”
“Allora accompagnami.” Rispose lei, facendo incrociare i loro sguardi.  Gli occhi azzurri di lei, lucidi e stanchi, in quelli verdi apparentemente vuoti e spenti di lui.
Il biondo annuì, cominciando a camminare lentamente per i marciapiedi bui. Haley sentì qualcosa di strano muoversi dentro di lei, e quando si accorse delle loro mani adesso intrecciate si chiese se lui se ne fosse accorto. E camminarono così, in silenzio, mano nella mano, per le strade buie della Yardley Ave.
 
 
“Quindi, com’è andata ieri l’uscita?” Calum pose la fatidica domanda che Ashton sapeva sarebbe arrivata prima o poi. Era sicuro che l’amico morisse dalla voglia di saperlo e gli sembrava strano che non gli avesse ancora chiesto nulla.
“E’ andata.” Rispose con nonchalance, facendo spallucce.
“Come sarebbe a dire andata? Ashton, sei il primo con cui esce da quando è qui, oltre me ma io non conto. Era tuo dovere fargli passare una bella serata.” Affermò Calum, mentre chiudeva l’anta del suo armadietto, poggiandosi poi sopra per poter avere l’amico di fronte.
“Come sarebbe a dire che tu non conti?” gli chiese Ashton, aggrottando le sopracciglia.
“Io sono il suo migliore amico, tu..”
“Io..?”
“Tu, senti Ashton adesso non incazzarti okay? Ascolta quello che ti dico e poi potrai ribattere, perché so che lo farai.” Calum si fermò, aspettando un segno da parte di Ashton che gli facesse capire di continuare. Ashton lo guardò confuso, ma poi annuì curioso di sapere quello che l’amico avesse da dire.
“Io sono il migliore amico di Haley, ormai.” Iniziò cauto il moro, fermandosi quel poco che bastasse per assicurarsi che Ashton lo stesse seguendo. “Quindi le uscite con me non valgono. Mentre tu ieri l’hai portata fuori, e sei il primo ragazzo con cui esce da quando è arrivata qui, Ashton!”
“Continuo a non capire. Non so cosa ci sia di diverso tra me e te. Tu sei il migliore amico, bene. E cosa c’entra? Era una cazzo di uscita.” Urlò esasperato Ashton, buttando le mani in aria.
“Perché tra te e lei c’è qualcosa, Ashton! Cosa sei diventato, idiota forse? È chiaro. L’hanno capito tutti che tra di voi qualcosa scorre. E non è odio Ashton. Smettila di nasconderti dietro a sentimenti negativi.” Rispose in fretta Calum, guadagnandosi uno sguardo truce da Ashton. “Amico oggi saltiamo qualche ora, io e te dobbiamo parlare.” Disse deciso, riposando tutti i libri dentro l’armadietto per poi far segno al biondo di seguirlo.
 
“E non me l’hai detto?” urlò Abbie, quasi saltandole di sopra.
“Era solo una stupida uscita, non volevo farti preoccupare.” Si giustificò Haley, mentre camminavano insieme per i corridoi della Richmond.
“Almeno mi dici com’è andata?”
“È andata.”
“E’ andata?” le fece eco la bionda, con un tono di voce quasi disgustato. “Era il primo appuntamento da quando sei qui, era suo dovere farti passare una bella serata.”
“Non era un appuntamento, Abbie.” Ripeté per l’ennesima volta in dieci minuti Haley, non sapendo nemmeno lei cosa fosse stato quello della serata precedente. Sicuramente non un comune appuntamento, ma nemmeno una semplice uscita. Almeno non per lei.
“Senti, io e te oggi saltiamo alcuni corsi. Dobbiamo parlare.” Abbie la prese per il braccio trascinandola, letteralmente, tra la folla di studenti fino ad arrivare all’uscita secondaria della scuola.
Attraversarono il cortile sul retro, arrivando poi al campo di football in cui si allenava la squadra della scuola.
“Si può sapere dove stiamo andando?” chiese disperata Haley, cercando di sfuggire dalla persa dell’amica. L’idea di dover parlare dell’uscita, di Ashton e di ciò che riguardasse loro o anche solo lui non le andava a genio. Era ancora confusa dal comportamento del ragazzo, dal suo stesso comportamento, e da tutto il resto. Il problema era che a queste cose non avrebbe mai trovato una risposta, succedevano perché sembravano dover succedere. Loro due insieme non erano sicuramente una cosa semplice da spiegare, ma a lei non interessava. Non era una cosa che dovevano per forza capire gli altri, e se non c’era una spiegazione neanche per lei stessa non le importava. Però sapeva che avrebbe rischiato ancora di tenergli testa, pur di sentire il calore del suo corpo vicino al suo e quella sensazione alla bocca dello stomaco quando le loro mani erano unite.
Si rese conto troppo tardi di essersi fermata, e che Abbie la stesse guardando con uno sguardo indagatore.
Si guardò in giro, e capì di trovarsi dietro le scalinate della curva nord del campo.
“Perché qui?” le chiese.
“Perché possiamo parlare tranquille.” Affermò Abbie, appendendo la borsa su un gancio di ferro rotto e sedendosi su uno dei tanti blocchi di cemento.
“Parlare di cosa, Abbie?” sbuffò Haley, sedendosi anche lei.
“Di te, di Ashton, di voi.” Abbie si accese una sigaretta, mentre Haley sentì una morsa allo stomaco a quel ‘voi’.
“Non esiste un noi. E poi non c’è comunque niente da dire.”
“Haley, ti ho già detto che Ashton non mi piace. Ma è chiaro che tra di voi sta succedendo qualcosa e io devo capire cosa. Lui sta prendendo il sopravvento, e tu non puoi ammalarti di lui.” affermò seria Abbie, mettendosi poi una sigaretta tra le labbra.
“Abbie, piantala.” Rise Haley. “Stai descrivendo Ashton come se fosse una persona orribile, o addirittura un assassino. L’ultima frase mi ha fatto pensare tanto ad una malattia.” Rise ancora, ma non era una risata sincera. Era infastidita da quelle supposizione, anche se non era di lei che stava parlando. Perché Ashton non era così. Era freddo, distaccato, lunatico e spesso e volentieri stronzo. Ma lei non riusciva a vederlo come una brutta persona, ci aveva provato ma non ci riusciva. Lei lo sapeva, che lui aveva i suoi buoni motivi. E a lei le persone che giudicano senza sapere non le sono mai piaciute.
“Cosa ti dice che non lo sia?”
“Abbie è un fottuto ragazzo, della nostra età! Sta sempre solo, è vero. È anche vero che è freddo, distaccato e stronzo, ma non è una persona orribile.” Spiegò Haley, cercando di mantenere la calma.
“Haley sono anni che lo vedo in questa scuola, e negli ultimi due anni è cambiato. È diventato pericoloso, Hal.” Asserì seria Abbie, e Haley quasi pensò di arrendersi all’idea che lei stesse sbagliando, che Ashton fosse davvero una persona pericolosa come tutti dicevano.
“Non so il motivo del suo cambiamento. Ma per me non lo è, non con me.” disse infine e Abbie sospirò.
 
“Come ti sei trovato ieri sera?” gli chiese Calum, cercando di cominciare il discorso nella maniera più tranquilla. Sapeva che avrebbe dovuto chiedergliele indirettamente certe cose ad Ashton, altrimenti non avrebbe mai ricevuto nessun tipo di risposta dal biondo riguardo l’argomento.
“Bene, credo.” Rispose Ashton, avvicinando poi il filtro della sigaretta alle labbra.
“E lei?”
“Ha detto di essere stata bene.”
“Dove siete andati?”
“In pizzeria, poi abbiamo guardato le stelle. Mi andava così.” Rispose con nonchalance facendo ancora spallucce.
“A guardare le stelle ci vai sempre solo, Ash.” Sorrise Calum “Perché non lo ammetti?”
“Cosa?” chiese Ashton, facendo finta di non capire. Sapeva cosa intendeva Calum, solo non la pensava allo stesso modo.
“Perché non ammetti che tra di voi sta succedendo qualcosa?” Calum specificò, senza smettere di sorridere. Ashton era il suo migliore amico e due anni fa aveva perso l’unica persona che era capace di farlo amare e di farlo sentire amato. Poi si era chiuso in se stesso, creandosi quella corazza. E Calum era pronto a tutto, pur di sapere che Ashton tornasse ad essere felice, lontano dai sensi di colpa e dai demoni che lo mangiavano dentro.
“Perché lei nemmeno mi piace.” Sospirò “Non capisco cosa sia successo, perché mi senta in quel modo in sua presenza. Ieri continuavo a dire cose che non ho mai detto, succede ogni volta che sono con lei. Come se avesse una bambola voodoo nascosta. Perché non riesco a controllarmi, vorrei correre via e poi rimango. Se al massimo corro, e per fermarla.”
 
“Dove ti ha portata ieri sera?” Abbie decise di rompere il silenzio, dopo aver osservato Haley con lo sguardo perso. Si sentì in colpa per averle messo forse idee in testa su Ashton Irwin, ma lei le voleva bene. La voleva al sicuro.
“In pizzeria, però siamo stati poco. Poi siamo andare a guardare le stelle.” Haley si fermò e sorrise inconsciamente al ricordo di quel momento, Abbie lo notò ma non disse nulla. “Abbiamo parlato, e le sue parole continuano a tormentarmi. Sai, succede sempre da quando lo conosco che tutto, le sue parole o i suoi gesti, mi restino impressi. Così impressi che la testa comincia a farmi male, anche il petto e lo stomaco. Faccio fatica a respirare. Ogni volta che lo vedo il mio cuore comincia a correre via, forse per l’agitazione forse no.. non lo so. È successo anche ieri sera. Poi quando mi ha portata a casa, per la seconda volta, mi ha salutato solo con un cenno del capo ed è andato via. E più scompariva nel buio, più sentivo la voglia di gridargli di fermarsi. Di gridargli che a casa non volevo tornare, che sarei rimasta volentieri a battibeccare con lui tutta la notte.”  
 
 
 
________ Spazio autrice_____________

Ciao ragazze, si sono ancora viva. Però voi non odiatemi perché io vi amo ancora.
È un periodo difficile per me e davvero, scusatemi.
Finalmente sono riuscita a finire il capitolo, che è un capitolo di passaggio. È corto, ma spero vi piaccia. Cercherò di aggiornare in fretta, scusatemi davvero.
Sono di fretta, ringrazio velocemente tutte le ragazze che continuano a seguire la mia storia e a recensire, siete fantastiche. Dalla prima all’ultima.
Scusatemi per eventuali errori nel testo, rileggerò più avanti e appena ho un pò di tempo in più.
Vi adoro.
Grazie mille.
Baci,
Giada
  
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