UENTERMENSCHEN
Le fiamme danzavano contro il cielo dorato
il fuoco bruciava,
fremeva il soldato
le donne, le mani alla bocca portate
i bimbi ignari persi in giocose risate
L’ombra
del falò era proiettata sul muro dell’Ufficio di Stato e la piazza era ghermita
di persone di tutte le età: dai vecchi appoggiati a bastoni in legno scuro che
sedevano ai tavolini del bar della piazza, con le carte strette in mano
profumate di tabacco e rhum, agli operai con le palandrane pesanti immobili nel
centro dello spiazzo, dalle giovani con corone di margherite nei capelli, ai
bambini ridenti che si rincorrevano fra le decine di persone riunite davanti al
fuoco bruciante.
Nessuno
di noi ragazzi sapeva cosa avesse attirato tutta quella folla nel piazzale di
solito deserto, né che cosa quel fuoco volesse significare. Una nuova festa,
forse? Ignari io e i miei amici torturavamo le sigarette mezze disfatte
nascoste dentro le tasche, felice bottino della nostra fatica giornaliera nella
bottega del vecchio Arden, troppo occupato a importunare le giovani clienti per
accorgersi della merce che facevamo abilmente scomparire dagli scaffali colmi,
per poi uscire fischiettando con un sacchetto di dolciumi in mano pagato due pfennige,
ma con in saccoccia oggetti per il valore di almeno un paio di Mark. Fu
Heinrich che mi fece notare l’aria tesa e i volti contratti degli adulti, che
cupi osservavano il fuoco divampare e innalzarsi sempre più verso il cielo,
rischiarando la sera che tentava, prepotente, di calare sulla città.
la catasta si alzava
unendo cielo, terra
nuvole tinte di
porpora.
…presagio di sangue imminente…
L’aria sapeva di bruciato e fiori di campo, un lieve profumo di zenzero si faceva spazio fra la folla fino a giungere a noi, confusi da quella situazione indefinita e per niente chiara ai nostri occhi. Che cosa stava succedendo? Fu ancora Heinrich, l’unico veramente interessato a tutto quel caos, che mi fece notare ciò che bruciava in quel falò. Libri. Tutto quel caos solo per un po’ di libri bruciati? Tutte quelle facce spaventate e orripilante solo per qualche pagina bruciacchiata…a me non piaceva per niente leggere e i libri li avevo sempre visti sul mio banco, a scuola. Se questo voleva dire che la scuola era stata abolita tanto meglio. Ma Heinrich non sembrava del mio stesso parere. Del nostro stesso parere, a dire il vero, perché noi ragazzi toccavamo quelle pagine imbrattate di inchiostro solo per studiare le lezioni scolastiche. Libro era la cartina della Germania da saper interpretare, libro era la storia dell’impero Germanico da saper ripetere, libro era la teoria di Marx da analizzare. Nient’altro che questo, e che queste noiose ed inutili conoscenze bruciassero non ci faceva né caldo né freddo. Ma per Heinrich...lui, seppur così giovane, dava già il giusto peso ai libri: aveva capito, al pari degli adulti, la gravità di quel gesto. Fu per questo che incominciò a tremare. O, forse, fu per quegli uomini dai capelli biondissimi e dagli occhi color del mare più limpido, che lo osservavano insistentemente.
tanti uomini in nero
un sorriso sadico
braccia conserte
avambracci fasciati
capelli color
del grano…
…sguardi da lupi affamati…
Tre di loro
lasciarono cadere le braccia, che fino a quel momento tenevano incrociate,
lungo i fianchi, staccandosi dal gruppo sorridente di loro simili. Osservandoli
a prima vista si sarebbero detti tutti uguali: stesso colore di capelli, stessi
vestiti, stesse espressioni…stessi occhi famelici. Lupi assopiti finalmente
usciti da un letargo indesiderato…occhi color del ghiaccio delle montagne più
alte ed altrettanto freddi. Avvertii Heinrich tremare sempre di più e lo vidi
trattenere spasmodicamente qualche cosa tra le braccia, come a temere di
doversene separare. Prima che potessi chiederli cosa lo turbava così tanto
quegli uomini giunsero davanti a noi.
In quel momento mi
sentii invisibile, io, ladruncolo di media fama, ero un inesistente occupazione
di spazio, aria addensata in respiri e in una modesta percentuale d’acqua:
nulla. Le loro presenze, quelle due spanne che separavano i miei occhi dai
loro, erano anni luce, miglia e miglia di inferiorità. Non mi degnarono di uno
sguardo, si concentrarono solo su Heinrich. Più esattamente su quello che
Heinrich teneva fra le mani. Fu in quel momento, guardando il ghigno di vittoria
che sovrastava il volto dei tre uomini biondi, che capii cos’era: un libro.
somigliava a quel giorno
il giorno del giudizio?
Le promesse del domani ridevano
non accorgendosi che dietro loro
il futuro veniva bruciato.
…inutili richieste di spiegazione…
Senza movimenti bruschi, ma con sicura fermezza, uno dei tre uomini tolse di mano a Heinrich il libro, lo aprì e scorse le pagine finché non vi trovò ciò che cercava, incurante dei nostri sguardi stupiti e sconcertati. Profumava di cannella e tabacco, di donne e di forza. E di qualche cosa d’indefinito che mi mise paura. La sua presenza, a dire il vero, bastava a mettere soggezione, come se in lui ci fosse qualche cosa di inumano. Tutti gli uomini della piazza, che avevano assistito attoniti alla scena, si voltarono verso lui appena iniziò a leggere. La sua voce era così autoritaria e sicura che anche i bambini, fino a quel momento chiusi nel loro mondo fatto di urla e corse infinite, si fermarono con l’orecchio teso, come ad aspettare l’inizio delle storie che si era soliti raccontare davanti al fuoco, fatte di fate dalle ali argentee, navi di pirati e sogni irrealizzabili.
“ANTISEMITA: gente poco civile che osteggia e combatte gli ebrei” lesse il giovane, la sua voce a rimbombare nella piazza allibita e silente. Poi, sempre in quel silenzio irreale, si avviò a grandi passi verso il fuoco, alzò il libro verso il cielo, in modo che tutti potessero vederlo, e lo buttò in mezzo alle fiamme. Non capii il perché di quel gesto, ma vidi l’espressione spaventata e ammutolita di Heinrich, che continuava a fissare il punto in cui il suo libro era scomparso. Solo molti mesi dopo mi ricordai che sul suo volto scorrevano copiose lacrime, coperte dal nero della notte ormai giunta, e fu solo allora che mi ricordai delle parole che urlò, riempiendo il silenzio sottomesso e sconvolto del sagrato.
Poi una voce
Non era domanda
non era richiesta
non era rassegnazione
…cupo presagio di una futura
condizione…
Chi brucia libri
finisce col bruciare uomini.
Ed infatti fu questa, l’evoluzione…
HEINE – chi brucia libri finisce col bruciare uomini –
Uentermenschen: sottouomini.