POISON
Era agitata, col cuore a mille che le batteva come se cercasse di uscirle dal petto, l’angoscia che le correva per lo stomaco. Fece un profondo respiro cercando di calmare il tremito che le scuoteva le mani e le labbra, e le gonfiava il petto come un’emorragia. Alzò fieramente la testa come era suo solito fare quando voleva nascondersi di fronte agli altri e mostrare la diversa immagine di sé. L’immagine della donna forte e calma, che niente potrà mai turbare. Varcò la soglia con passo sicuro, la determinazione in volto. Un’inquietante calma le era scesa addosso come un sottile velo. Avrebbe soffocato le sue paure e tutti i più travagliati pensieri. La stavano aspettando.
Le porte si chiusero alle sue spalle; lei, una maschera di altera superbia, con le labbra sensuali tinte di uno scuro celeste e gli occhi scuri dalle lunghe ciglia incorniciati da polveri brillanti dello stesso colore. Mosse passi decisi all’interno della folla che si apriva al suo passaggio col lungo strascico nero, un’opera di pieghe e solchi marcati, lugubri come i suoi tormenti, che la seguiva – che la seguivano- come un’ombra. E lo vide, lì, sull’alto scranno, quel suo dio ammantato nelle sue vesti smeraldo, cupe come l’animo del loro proprietario. Fremette.
Le sue parole, sempre taglienti e miste a un dolce e Your cruel device,
amaro disprezzo, la sua pelle fredda che le s’ infilava your blood, like ice
subdolamente sotto la carne facendola tremare..
Quegli occhi languidi e oscuri, sempre più oscuri, che One look could kill
la confondevano, la tormentavano sadicamente portandola my pain, your thrill
verso una via di smarrimento e di peccato..
Era il Dio degli Inganni, non poteva fidarsi. Doveva starle I wanna love you but I better
lontano, si era già inoltrato pericolosamente nel suo cuore; not touch
se l’avesse toccato di nuovo, anche per un solo istante, si I wanna hold you but my senses
sarebbe sciolta come cera alla fiamma della candela… tell me to stop
Avrebbe voluto baciarlo, mordergli quelle labbra velenose I wanna kiss you
e intimargli che non sarebbe mai stata sua.. Ma si sbagliava, but I want it too much
lo sapeva. Le aveva iniettato il suo perfido veleno nel sangue, I wanna taste you
e ormai gli apparteneva come una sua creatura… Le loro vite but your lips are venomous poison
si appartenevano, gli occhi specchio dei loro destini intrecciati You are poison running through my veins
indissolubilmente.
No. Gli avrebbe fatto capire che lei non era di nessuno, men che
meno sua. Ma se l’avesse toccata.. I don’t wanna break these chains..
L’aveva vista subito. Era sempre il primo ad accorgersi di lei, la sentiva.
Lei, con la sua bocca calda e carnosa, che gli sorrideva senza Your mouth, so hot
giudicare incantandolo nel suo sortilegio, che vedeva le sue your web, I'm caught
sofferenze e voleva ingenuamente aiutarlo. Lei, in quel vestito your skin, so wet
nero che le stava a pennello e ne sottolineava le curve e la pelle black lace on sweat
candida.. la dea della sua morte e della sua vita.
Si sentiva morire ogni volta che lei soffriva; se soltanto glielo I hear you calling and it’s
avesse concesso, l’avrebbe protetta per sempre, da se stessa e da needles and pins
quel mondo falso.. Quella testarda, che gli sfuggiva sempre poco I wanna hurt you just
prima di essere afferrata; che doveva arrivare a torturare per farle to hear you screaming
capire i sentimenti che provava per lui. my name
Tratteneva il fiato per bloccare i suoi sconsiderati istinti; la sua sola
presenza era sufficiente per fargli increspare la pelle e far rifluire Don’t wanna touch you
il sangue al di sotto di essa. Avrebbe voluto baciare quelle but you’re under my skin
labbra rosee e togliere quel falso rossetto che gliele copriva. I wanna kiss you
Ma non poteva, non perché avrebbero tentato di respingerlo, but your lips are venomous poison..
ma perché non sarebbe più riuscito a fermarsi.
A fermare quel desiderio ardente che la voleva tutto per sé. …I don’t wanna break these chains
Nel silenzio della sala, saliva la scalinata che portava a suo padre, il vestito che la scortava silenzioso seguendo la sua andatura rigida. Anche i suoi capelli scuri dondolavano docilmente picchiettandole la schiena nuda ad ogni passo. Il Dio degli Inganni ne osservava languido ogni movimento senza perderla di vista, sempre trattenendo il fiato. Avrebbe voluto riderle in faccia: togliere quell’insulsa maschera a quella bambina angosciata e impaurita, dal carattere fragile ma inconsapevolmente forte, ridurla in lacrime e portarla via. Stringerla tra le braccia e consolarla affondando il viso tra i suoi capelli lunghi, morbidi, profumati. Farle capire che non erano loro sbagliati, ma era il mondo che li circondava ad essere ingiusto.
Nel momento in cui vide il suo profilo, gli occhi felini che lasciavano per un attimo la loro cruda fermezza per un’incerta esitazione, le sopracciglia contratte leggermente verso l’alto, il petto gonfio per la paura e la sconforto, si fece strada nella sua mente un’idea diabolica che da tempo gli sussurrava parole suadenti all’orecchio svegliandolo nella notte, ma che aveva sempre cacciato ritenendola folle: uccidere il Padre degli Dèi; farlo soffrire per tutto quello che gli aveva fatto penare.
La notte era giunta da tempo. Una notte senza luna e senza stelle che scivolava sul regno come colore non ancora asciutto; le tenebre calavano lente come una melma oscura e inarrestabile.
Sì, le tenebre stavano arrivando.
…I don’t wanna break these chains