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Autore: ljamspooh    08/11/2014    3 recensioni
Ellie Carter, studentessa e giocatrice di pallavolo. Semplice ragazza che non ama l'attenzione e le feste. L'unica persona della quale si fida è la sua migliore amica Chloe.
Brandon Cooper, ragazzo più popolare dell'intero istituto, classico donnaiolo, intelligente e giocatore di basket. L'unica persona di cui si fida è se stesso.
Vicini di casa, lui grande amico del fratello di lei, compagni di classe ma fino ad ora sempre estranei e tra di loro un semplice e continuo litigio. Ma tutto cambierà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CANZONE SOTTOFONDO:

If you could see me now - The Script ---> https://www.youtube.com/watch?v=acLWwgwI5hc


Quel tragitto era infinito.
Ogni cosa era stata rovinata. Da cosa? Non lo so. Colpa mia, colpa sua. Colpa di entrambi. Prima possiamo stare insieme poi arriva Evan e rovina tutto. Quando sembrava tutto finito e tranquillo, qualcosa torna magicamente a rovinare il rapporto.
Sembrerebbe facile poter andarsene davvero e lasciare tutto ma non lo è. Ero pronta a lasciare la mia scuola e i miei finti amici, la mia città ma non ero pronta a lasciare casa mia. Dovevo riuscirci. Era l'unica soluzione.

Arrivammo alla fermata vicina casa nostra e scendemmo. Tutto taceva, forse il mio cuore si sentiva che batteva all'impazzata e il cinguettio di qualche uccellino. Cercavo il suo sguardo mentre camminavamo l'uno accanto all'altro ma lui guardava fisso davanti a se, senza fare una smorfia, senza espressioni.
Prima di girare l'angolo che portava alla nostra via, lo bloccai per il braccio. Fu in quel momento che i suoi occhi incrociarono i miei e le parole mi morirono in gola. Rimasi qualche secondo bloccata e lui continuava a fissarmi.

“Brandon..”
Lui abbassò lo sguardo.
“Possiamo chiarire una volta per tutte?” dissi.
“Ellie, non c'è niente da chiarire” disse tornando a guardarmi.
“Niente?” dissi mettendomi le mani davanti la faccia.
“El non piangere..”
“No, no. Non piango ma vorrei urlarti contro le peggio parole” dissi con i nervi che cominciavano a scaldarsi.
“Fallo” disse lui.
“Non posso”.
“Fallo” ripetè.
“Se lo faccio potrei pentirmene”.
“Non voglio farti stare male”.
“E allora smettila. Smettila di prendermi in giro..”
Lui scosse la testa. “Ellie, non ti sto prendendo in giro. Lo sai..”
“No. Io non lo so perchè pensavo di conoscerti almeno un po' e invece non ti conosco per niente. Rischiavo di innamorarmi di qualcuno che porta una maschera giorno per giorno e che continua a giocare con i sentimenti delle persone. Ma no, Brandon, no. Io non sono una qualsiasi, non sono una che una volta stata con te sparisce e cerca un altro. No, io ho cercato te, sempre. In ogni momento ti volevo accanto ma era meglio stare sola. Era meglio non averti mai incontrato”.
“Ellie dici questo perchè sei arrabbiata e ti capisco ma credimi, tengo davvero a te”.
“Brandon basta. Basta dire cazzate. Hai fatto il tuo gioco, hai vinto? Buon per te. Hai perso? Non mi interessa. Eri un idiota prima e sei un idiota ora. Non si cambia mai”.
“Non sono un idiota”.
“Sì che lo sei. Anche tanto. Sei la persona più idiota di tutto il mondo”.
“Smettila”.
“Smettila? Hai detto di smetterla a me? Per cosa? Tu hai giocato con i miei sentimenti, mi hai preso in giro e dici che devo smetterla? Assurdo”.
Lui mi afferrò il braccio. Lo afferrò con tanta forza che feci una smorfia di dolore. “Io non ho giocato con i tuoi sentimenti, cazzo. Ti ho detto cose che non avevo mai detto a nessun'altra. Sei entrata nel mio mondo, hai visto tutto di me. Sono sempre stato trasparente e sincero e non ho mai fatto nulla per ferirti. E cazzo Ellie, basta”.
“Mi fai male” dissi cercando di liberarmi dalla presa.
“Tu mi fai male ogni giorno”.
Ero esausta di litigare. Ero esausta di stare a parlare con lui. “Sai che c'è? Facciamo come qualche mese fa. Non mi parlare più ed io farò lo stesso. Ok?”
Lui sospirò. “Non sarà mai normale”.
“Perchè questo è normale?” domandai.
Lui chiuse gli occhi qualche secondo, mi guardò e poi se ne andò.

Tornai a casa e cominciai a piangere. Piangere per il nervoso: non ero triste, ero arrabbiata. Arrabbiata con me stessa per essere una cretina. Non ne valeva la pena piangere per Brandon. Insomma, io sono una cretina non lui. Ci siamo incasinati fino all'ultimo: prima tutto ok, poi litighiamo, poi c'è Evan, poi viene a Los Angeles, poi vuole stare con me, poi torna Evan. E ora? Ora basta. Mi sono stancata di questi tira e molla. Mi sono stancata di essere un palloncino che prima lo gonfi e poi lo sgonfi. Mi sono stancata di essere una qualunque perchè non lo sono. Ma anche Brandon non si sarà stancato di tutto ciò? È un casino, non si capisce niente. Ma è semplice la cosa: o vuoi stare con me o no. Perchè la porti tanto alla lunga? Dillo e basta. Smettila di dire 'Ah è difficile' 'No è complicato' e quant'altre pagliacciate. Se sei un idiota non è colpa mia ma lasciami in pace.


L'indomani andai a scuola con tutta tranquillità. Mi aspettava un'interrogazione di storia e un compito di matematica. Ero preparata, insomma.
Entrai nello scuolabus e come al solito presi posto nella metà fila. Ero serena fino a quando non vidi Brandon. I nervi cominciarono a salire quando notai che accanto a lui c'era Charlie. Charlie è una ragazza che viene in classe con me e che è finta, svampita. Non so ma è stupida. Ha quella vocina irritante che non vorresti sentire mai e quei lunghi capelli biondi che taglieresti molto volentieri. Cominciai allora a giocherellare con le mie mani, scrocchiando le dita e via dicendo. Ad un certo punto sentì la persona seduta dietro di me alzarsi e far sedere qualcun'altro. Mi girai e trovai la bella 'coppietta'. Brandon mi sorrise ma io mi girai di scatto. Cosa vuole? Vuole farmi incazzare? Vuole che urli davanti a tutti? Cioè dimmelo. Strinsi i pugni e chiusi gli occhi. Feci mente locale e pensai che forse voleva ricominciare tutto da capo, ovvero far finta di niente. Tornare a qualche mese fa quando non ci parlavamo nemmeno. Era questo il suo gioco, o meglio, la sua decisione? Io ci stavo perchè in fondo ero stata io a proporlo.
Mi girai nuovamente. “Ciao Brandon. Ciao Charlie” dissi sorridente.
“Ellie” disse Brandon ricambiando il sorriso. Charlie mi salutò con un gesto di mano.
“Hai studiato per matematica?” mi domandò Brandon.
“Sì, voi?” risposi.
“Io no” disse Brandon.
“Perchè? Cosa c'è?” chiese Charlie (con la sua orribile voce).
“Il comp...” disse Brandon ma venne interrotto.
“C'erano compiti? Ma io non li ho fatti” disse lei.
“Abbiamo il compito in classe” dissi.
“Facciamo i compiti in classe?” domandò lei sorridente.
“Abbiamo il test, la verifica. Come vuoi chiamarlo?” fece Brandon. Scoppiai in una risata. Il buon umore era tornato, non proprio.
Brandon mi guardò e sorrise. Mi girai. Non volevo vedere il suo dannato sorriso.

Entrammo in classe e Brandon prese posto vicino a me.
“Me lo passi, vero?” mi domandò.
Mi girai confusa. “Cosa?”
“Il compito, cretina!”
“Chiedi scusa”.
“Per..?”
“Mi hai detto cretina” dissi inarcando le sopracciglia.
Lui sorrise. Dannazione. “Allora, mi aiuti?” disse lui.
“Non girarci intorno e chiedi scusa”.
“Non lo farò mai” disse lui sorridendo nuovamente.
“E io non ti passerò il compito” dissi incrociando le braccia.
“Che pessima amica” disse lui.
La mia espressione cambiò radicalmente. Se fino a qualche secondo fa ero sorridente, ora ero distrutta. Era come se mi avesse trafitto il petto con una spada. E non so il perchè. Insomma, a che gioco stava giocando? Io avevo proposto di essere dei perfetti sconosciuti e non amici. Lui non potrebbe mai essere mio amico.
Lui continuava a fissarmi, cercando di leggere la mia espressione. “Ho detto qualcosa di sbagliato?” disse lui.
Scossi la testa. “Non ho voglia di parlarne”.
“Se vuoi litigare non parleremo mai, altrimenti ok”.
“Non ho detto di voler litigare” ribattei.
“Dalla tua faccia sembrerebbe di sì”.
“Lasciami in pace” dissi.
Brandon serrò la mascella e cambiò posto andando avanti. Restai così sola. Meglio.


Erano le 5:00 del pomeriggio e decisi di andare a correre.
Avevo bisogno di svagarmi un po' e di liberare tutte le mie energie. Dovevo in qualche modo sfogarmi. Presi allora le cuffiette e cominciai la mia corsa a ritmo di 'If you can see me now' dei The Script. Non ci fu canzone più azzeccata al momento.
Tutto andava bene fino a quando non caddi a terra. Mi distaccai quindi dal mio mondo isolato e tornai alla realtà. Mi alzai i pantaloncini fino a sopra le ginocchia e notai che da entrambe le gambe usciva del sangue. Mi avvicinai alla fontanella del parco e poco distante da me vidi Brandon parlare con un ragazzo. Sembravano amici perchè entrambi ridevano e si davano le pacche sulla spalla. Decisi allora di andarmene senza farmi vedere.


L'indomani mi alzai, mi preparai in fretta e furia e andai a prendere il pullman. Arrivammo con qualche minuto di anticipo e prima di entrare in classe, andai al mio armadietto per prendere i libri di arte.
Mentre mi dirigevo in aula, un ragazzo mi venne addosso e mi fece cadere i libri.
“Scusa, non ti avevo visto” mi disse raccogliendomi i libri.
“Di niente” risposi.
“La mattina si ha sonno quindi si fatica a stare attenti”.
“Già” risposi. “Grazie” dissi prendendo i libri.
“Di niente”.
Seguì un breve silenzio e presi quindi l'iniziativa: me ne andai. Mentre mi incamminai, pensai al viso di quel ragazzo che mi era familiare, lo avevo già visto. Ma dove? Entrai allora in classe e seguii la lezione.
Nell'intervallo, mentre mi dirigevo verso la classe di mio fratello, qualcuno mi spinse e caddi a terra. Alzai lo sguardo e trovai Evan davanti a me. Ero nei guai. Lui mi porse la mano per alzarmi ma io la rifiutai. Quando fui in piedi feci per andarmene ma mi spinse nuovamente e andai a sbattere contro il muro.
“Ma si può sapere cosa fai?” dissi oramai esausta.
“Te la faccio pagare” rispose lui.
Si avvicinò a me e quando fece per spingermi una terza volta, Brandon arrivò e gli sferrò un pugno dritto in faccia. “Ti ho già detto che devi stare alla lontana da lei” disse rivolto ad Evan.
Evan si rialzò e si massaggiò la mascella. “Oh, guarda chi si rivede. Brandon Cooper! Come stai fratello?” ironizzò dandogli una pacca sulla spalla.
“Non mi toccare Evan” lo minacciò Brandon.
“Mi darai un altro pugno? Dai, avanti”.
Brandon serrò la mascella e strinse i pugni.
“Dai, Cooper. Non essere codardo” ripetè Evan.
Brandon mi guardò, mi prese per il polso e ce ne andammo. Io lo seguii senza ribattere.




ANGOLO AUTRICE:
Salve! Ecco il nuovo capitolo, un po' più corto degli altri ma per un motivo. Ho deciso di lasciare il seguito per il prossimo.
Voglio ringraziare tutte le persone che stanno seguendo la storia che crescono sempre di più e mi fa un grandissimo piacere! Ringrazio chi mi lascia le recensioni che leggo sempre con sorriso e che mi fanno felice. Adoro sapere cosa ne pensate.
Come sempre ringrazio le mie amiche Alessia e Diletta.

Un bacio, alla prossima.

ljamspooh
  
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