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Autore: Shanya    08/11/2014    0 recensioni
Questa storia mi è venuta in mente ascoltando Hurricane. E no, non sarà qualcosa di perverso, forse poco.
Lei è Dylan, venticinquenne scappata da Toronto fino a Los Angeles con la sorella dopo l'uccisione dei suoi genitori.
Tra inganni, intrighi, problemi famigliari, omicidi, lei incontrerà colui che le sconvolgerà la vita.
L'ho scritta tutta d'un fiato e non vedevo l'ora di darvi un assaggio, spero vi piaccia!
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Le luci del locale erano soffuse, l’aria rarefatta e un odore insopportabile di sudore aleggiava nella sala principale. Dylan aveva bisogno di fare un po’ di vita mondana prima del prossimo colpo. Sul tavolino del privè poggiava un Bloody Mary, sul divano di fronte una Dylan annoiata passava il pollice sul bordo del bicchiere, per poi estrarre e rinfilare la cannuccia all'interno. La noia presiedeva in lei, era entrata sperando di trovare qualcuno con cui passare la notte senza poi dover rintracciarsi l’un l’altra ma a quanto pare erano tutti troppo impegnati a ballare. Certo, c'era pure il barista, ma quello era fin troppo disponibile per i suoi gusti. Dylan alzò gli occhi dal bicchiere appena la porta rossa si aprì ed un ragazzo entrò.
Shannon varcò la porta, sicuro di trovarla lì. Lei lo guardò. Indossava un paio di pantaloni a cavallo basso e una camicia di jeans con i primi bottoni aperti sul petto, lasciando intravedere i peli. Un capellino col frontino con una stampa illeggibile per colpa del buio portava qualche ciocca di capelli sugli occhi, coperti da uno scuro paio di occhiali da sole, seppure fosse ormai tarda sera.
-Sei sola?- La voce roca colpì Dylan che aveva ancora la cannuccia tra il pollice e l’indice.
“Vedi qualcun altro?” Pensò lei, ironicamente.
-Emh… si.- Dylan drizzò la schiena portando entrambe le mani sulle cosce, vicino l’orlo delle autoreggenti.
Senza dire nulla, con un ghigno nascosto, Shannon andò a sedersi al suo fianco, allungandosi con i gomiti fino a poggiarli sul bordo del tavolino e lanciando uno sguardo veloce alla piccola striscia di pelle tra il bordo del vestitino e le autoreggenti coperta parzialmente dalle mani. Di risposta Dylan provò ad abbassarsi il vestito lungo le cosce rischiando solo di far notare di più il seno abbondante e sodo.
-Aiden, piacere.- Shannon allungò una mano verso di lei con il suo miglior finto sorriso.
Dylan lo guardò a lungo, cercando di capire se fidarsi o meno, ricambiò il sorriso allungando la mano e decise di giocare la sua carta.
-Mary, piacere.-
Non sapeva perché, ma a Dylan Aiden sembrava affidabile ma non sincero. Le sembrava che sapesse fin troppo bene cosa stava facendo, pensava che forse cercava lei, ma le sembrava troppo impossibile, per cui giustificò queste supposizioni con il fatto che fosse un ragazzo sicuro di sé.
Shannon sorrise al nome che lei disse di avere e pensò che fosse davvero astuta. Non si era fidata di lui già dal primo momento in cui lo vide e lui l’ammirò, dimenticandosi per un momento perché era lì, ma poi tornò al suo obbiettivo, rendendosi conto che già dalle prime parole che si erano scambiati sarebbe stato tutto più difficile del previsto, ma lui in fin dei conti, adorava le sfide e sapeva già che si sarebbe divertito con lei.
-Allora Mary, cosa fai qui tutta sola?-
-Cerco un po’ di vita mondana, tu?-
-Pure.- Shannon le sorrise, indicando il bicchiere e Dylan alzò le mani in segno di via libera, così lui agguantò il bicchiere e iniziò a bere, succhiando dalla cannuccia rosa.
Dylan lo trovò divertente. Insomma, avrebbe potuto infilare qualche veleno nel drink e lui senza dire nulla l'avrebbe pure bevuto. Ma in fin dei conti a lei iniziava a piacere il suo modo di fare. Era schietto e diretto e a lei piacevano quelle persone.
Senza che nessuno disse nulla, altri due Bloody Mary erano già sul tavolo, serviti da un cameriere che lanciò una fugace occhiata a Shannon, che annuì leggermente, stando attendo che Dylan non stesse guardando.
Shannon alzò il suo bicchiere e lo inclinò leggermente verso Dylan che rimase un po’ interdetta, ma afferrò anche lei il suo bicchiere, facendoli tintinnare.
-Alla vita mondana.- Shannon sorrise sghembo guardandola, sfilandosi con l’altra mano gli occhiali da sole e poggiandoli sul tavolo davanti a loro.
Dylan aprì la bocca per rispondere ma rimase incantata. Il buio li circondava ma quegli occhi sembravano brillare nell'ombra. Mai aveva visto occhi così belli, così strani, così unici. Quel color verde-nocciola con striature dorate l’aveva stregata e dovette distaccare lo sguardo per riprendere il controllo di se stessa.
-E alle cannucce rosa.- Dylan osservava il liquido che scendeva di livello ad ogni sorsata, ignorando la bassa risata che fece Shannon prima di iniziare a bere.
 
Due, tre e così via.
Dylan non ricordava quanti drink avessero bevuto e a quanto pare nemmeno Shannon lo sapeva, ma si poteva benissimo vedere che lui era più lucido di lei, seppure il bicchiere in più e il fatto che Dylan sapeva di non reggere l’alcol.
-Mary, credo sia ora di tornare a casa.- Shannon nel corso della serata la vide sempre di più assente alle conversazioni che provava a creare e sempre più intenta a bere dal bicchiere anche se era già vuoto da un pezzo. Ma d’altra parte non credeva sarebbe stato così semplice farla ubriacare, dato l’inizio difficile, ma forse aveva davvero bisogno di lasciarsi andare, pensò.
-Umh, ok.- Dylan si alzò in piedi reggendosi con una mano allo schienale del divanetto mentre con l’altra teneva ben saldo l’ennesimo bicchiere vuoto tra le dita.
Shannon corse in suo soccorso appena la vide barcollare una volta in piedi senza appoggio, togliendole il bicchiere di mano e facendo in modo che lei si appoggiasse a lui. Portò una mano sul suo fianco avvolgendole la vita con un braccio e la sentì irrigidirsi.
Dylan non è mai stata praticamente toccata, nemmeno dal suo ragazzo quando era adolescente. Non sa ancora ora perché, ma non ha mai voluto che nessuno la toccasse, nemmeno i suoi genitori, o sua sorella.
Aveva già da piccola l’ideale di non farsi toccare da nessuno, fidato o meno. Quel corpo per lei era un limite assoluto, nemmeno lei si tastava la pelle per vedere se fosse ingrassata o meno. Non si è mai interessata della cura del corpo per i primi vent’anni della sua vita, mentre dopo provò ad impegnarsi.
Non che non sopportasse il suo corpo, anzi, le piaceva. Era minuta e con molte curve. Anche se aveva un seno abbastanza abbondante e diciamo ingombrante era sempre riuscita ad infilarsi nei posti meno immaginabili dato il suo lavoro.
Ma le mani di un uomo sul suo corpo. A quello non era per niente abituata. Per i primi secondi si sentì rigida e terrorizzata, ma capì che lui voleva solo aiutarla e cercò di sciogliersi, o almeno, fargli pensare che sia a suo agio a contatto con la sua pelle.
Usciti dal locale Dylan provò a liberarsi dalle braccia di Shannon ma lui la teneva saldamente al suo fianco, non voleva che le scappasse.
-Devo… andare a… a casa.- Bofonchiò Dylan appoggiandosi completamente a Shannon, sentendo un'ondata di sonno avvolgerla.
-Come sei arrivata qui?- In realtà a lui non importava, ma cercava di esserle amico, date le condizioni della ragazza.
-A piedi.- Dylan ormai ignorava il vestito che le saliva le cosce ad ogni passo e per Shannon era davvero difficile riuscire a distogliere lo sguardo. Doveva ammettere che aveva davvero un bel corpo, e un culo che parla, pensò tra sé.
-Vieni, ti porto a casa.- Shannon la trascinò fino al parcheggio sul retro del locale e la fece salire sulla sua auto.
Appena Dylan toccò con il capo il sedile si addormentò e Shannon partì verso casa sua.
Il fatto che Shannon sapesse dove abitava avrebbe dovuto insospettirla e non poco, ma era troppo ubriaca per fare uno dei suoi discorsi mentali e si lasciò cullare dal rombo del SUV.
Arrivati sotto il condominio Shannon portò Dylan in braccio fino al suo appartamento, di cui a quanto pare sapeva pure il numero, e lasciò che Dylan, che si era svegliata quando risentì le mani sul suo corpo, aprì la porta.
-Dovresti andare.- Dylan non vedeva l’ora di toglierselo dai piedi. Era ubriaca, sola in una casa disordinata e ci mancava solo una specie di sconosciuto dietro di lei.
-Non vorrei che ti succedesse qualcosa, dato il tuo stato.-
Dylan lo ignorò ed entrò in casa, stando in piedi su una gamba per togliersi lo stivale, ma cadde rovinosamente a terra, provocandosi un forte dolore al fondo schiena.
-Vedi. Ecco cosa intendevo.- Shannon però rimase sulla porta, come per mostrarle che aveva ragione.
-Ok… entra.- Dylan tolse gli stivali da seduta e si rialzò andando verso il bagno reggendosi ai muri per sciacquarsi un po’ in quanto si sentiva leggermente accaldata.
Shannon approfittò della sua temporanea assenza per rovistare sopra i mobili, trovando solo carte di bollette e conti bancari, cosa che era inutile per il suo scopo. Davanti il divano posto nella sala dopo la cucina delle foto erano poste orizzontalmente sul tavolino da caffè, come se qualcuno le avesse prese in mano di recente. Shannon si sedette sul bracciolo del piccolo divano a due posti e prese una cornice tra le mani. La foto ritraeva lei e una ragazza molti anni prima. I lunghi capelli biondi di Dylan scontravano con quelli castani della ragazza, che Shannon riconobbe fosse sua sorella, quella finita in manicomio.
Mentre stava contemplando la foto e la bellezza delle due sorelle non si rese nemmeno conto che Dylan lo aveva affiancato con la testa all'indietro e gli occhi chiusi.
-Domani… dovrei andare a trovare mia sorella. Non la vedo da molto. Mi… manca. È la mia sorellina.-
Shannon si stupì del fatto che parlò apertamente con lui della sorella, ma era sicuro che in realtà erano tutti i drink della serata a parlare.
Lui non era lì solo per passare una serata in compagnia. Lui era stato mandato a scoprire cose che non erano scritte sulle carte. E vedere lei, in quel momento, innocua, indifesa, debole e sola, lo fece sentire male.
 
L’aveva abbandonata ancora vestita e addormentata sul divano ed era sgattaiolato fuori velocemente, senza fare rumore come suo solito.
-Allora, scoperto qualcosa?-
Teneva il telefono appoggiato all'orecchio con una mano mentre prendeva le chiavi dell'auto dalla tasca.
Si, voleva dire. Voleva dirgli come era sola e triste in quel buco di appartamento. Avrebbe voluto dire che dovevano mandare qualcun altro a svolgere lavoro sporco con quella povera ragazza. Ma piuttosto di mandare qualcuno troppo spietato decise che avrebbe dovuto occuparsi lui di lei.
-No, abbiamo bevuto un po' e l'ho riportata a casa. Sarà più difficile del previsto, ma posso farcela.-
Non voleva dirgli che gli aveva parlato della sorella come se fossero vecchi e buoni amici. Non voleva dirgli che quella Mary che in realtà sapeva si chiamasse Dylan stava iniziando a piarcergli, e molto.
Aveva letto i file su di lei e aveva troppi segreti da nascondere.
E Shannon sentì che avrebbe voluto conoscerli tutti.
   
 
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