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Autore: DreamWanderer    08/11/2014    1 recensioni
Draco abbandonò quel riflesso per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.
Non riusciva a credere che la ragazza che aveva visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Sanguesporco Grifondoro Hermione Jean Granger.
STORIA VINCITRICE DEL TITOLO "BEST AU" DEL "neverending stories awards", ottavo turno.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'All for Love'
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Just For Love

    Hide and Seek



Blaise scese la scalinata decorata a fiori e frutti con sicura rapidità, annuendo soddisfatto alla vista del salone sapientemente addobbato.

--Pan, lavoro stupendo!-- lodò la giovane Parkinson, ancora intenta ad apportare gli ultimi ritocchi da perfezionista con precisi svolazzi della bacchetta. --Ho detto a Hermione di portare giù Draco tra un quarto d’ora, va bene?--

--Benissimo!-- confermò la bruna, rinverdendo alcune fronde decorative con un’elegante rotazione del polso.

Il giovane le dedicò un ultimo cenno ammirato e fiero mentre percorreva gli ultimi gradini e si rivolse ad Harry, che lo attendeva in fondo alle scale: --Perché non cominci a far entrare gli ospiti, Potter?--

Quello annuì, ma esitò prima di incamminarsi. --Perché qui tutti hanno soprannomi e nomignoli mentre io sono ancora “Potter”?--

--Sei già passato da “Sfregiato” a “Potter”.-- precisò Blaise allungandogli una pacca consolatoria su una spalla. --Non cercare di bruciare le tappe. Ora, dov’è il resto della mia truppa?--

Harry sbuffò una risata ed elencò: --Pan fa su e giù dai cornicioni, come hai visto; Ginny è al tavolo che fa da bar a tenere in fresco i vini e a preparare qualche caraffa di quel tinto de verano di Siviglia che le ha commissionato Hermione; Theo e Daphne dovrebbero essere in cucina, ma io non ci vado a controllare.--

--Ci vado io, così mentre passo per il salone controllo che le tende ondeggino al vento come si deve. Tu convinci la tua ragazza a lasciar stare gli addobbi e fate accomodare gli ospiti!--

--Signorsì, signore!-- esclamò Harry, scattando addirittura sull’attenti.

Blaise sorrise senza però degnarlo di risposta – non che l’altro se ne aspettasse una – e continuò a marciare per la sua strada.

Aveva una festa da organizzare, lui, una festa importante. Draco se la meritava…



I corridoi in pietra di Hogwarts offrono un piacevole refrigerio durante i caldi mesi estivi. Blaise attende, quieto, passeggiando avanti e indietro tra quelli del secondo piano, senza allontanarsi mai troppo dai doppi battenti che conducono all’Infermeria della Scuola.

Una tale mancanza di comodità in uno spazio adibito, a tutti gli effetti, a sala d’attesa non la perdonerebbe a nessuna struttura – anzi, si precipiterebbe dal direttore con un veemente reclamo, esigendo immediate migliorie e soprattutto scuse – …ma quella non è una struttura qualunque, quella è Hogwarts, e Blaise non si lamenterebbe nemmeno se fosse costretto a sedersi sul pavimento.


Draco è dentro già da un po’.

Sa che non ha motivo di agitarsi – è solo una visita preliminare, Madama Chips è una guaritrice anche migliore dei medimaghi del San Mungo, c’è Hermione con lui –, ma è agitato lo stesso.


Finalmente le porte dell’Infermeria si schiudono ed i suoi amici accedono al corridoio. Blaise si dirige a passo svelto verso di loro.


--Quindi?-- gli domanda, incapace di trattenersi, ancora prima di averli raggiunti.


Draco ed Hermione si scambiano un sorriso nel comprendere quanta fosse la preoccupazione del posato Zabini.


È il biondo a rispondergli. --Dice che si potrebbe fare. Ci saranno di mezzo controlli e analisi per verificare e capire esattamente che tipo di procedimento c’è da eseguire, ma crede di poterlo fare.--



Madama Chips era stata di parola: aveva richiamato il giovane Malfoy diverse volte durante l’estate per fare tutti gli accertamenti e gli esami del caso – permettendo in via del tutto eccezionale ad Hermione di assistere, e solo perché la ragazza sarebbe stata ufficialmente sua apprendista a partire da settembre – e, alla fine, aveva confermato la propria idea… e la sua fattibilità.

Draco si sarebbe recato di nuovo ad Hogwarts di lì a pochi giorni per mettere la parola fine a quella storia e lui, da bravo amico, aveva deciso di dare una festa per fargli coraggio.

E non se la sarebbe fatta rovinare da nessuno, tantomeno dai suoi degni compari.

Fu per ciò che, quando raggiunse la cucina, ne spalancò vigorosamente la porta declamando: --Voi due disgrazie sappiate che se state facendo sesso sul piano di lavoro io vi ammazzo!--

Né Daphne né Theo si scomposero minimamente a quell’entrata trionfale – anzi, il moro trovò pure il coraggio di rispondergli un “Tranquillo, abbiamo già fatto prima nella dispensa” che fece scoppiare a ridere la ragazza al suo fianco.

Per la seconda volta nel giro di poco, Blaise si ritrovò a scegliere di ignorare la battuta di un suo interlocutore – non gli importava se avevano fatto sesso, purché l’avessero davvero fatto nella dispensa e non sul tagliere su cui avevano cucinato per tutto il giorno.

--Sapevo che permettervi di fare la torta al cioccolato non era una buona idea.-- commentò solo, esasperato da quella fissa improvvisamente pericolosissima dei suoi due amici.

Daphne ridacchiò e ribatté allegramente: --Troppo tardi, ormai! E non fare il melodrammatico, è venuta bene.--

In effetti, alla vista del bellissimo dessert, a quello non poté replicare – ma nemmeno ammise la sua soddisfazione, preferendo tenerli sulle spine. --Spero per voi. Siete pronti a portare fuori il buffet?--

--Sì, abbiamo tutto.-- confermò Theodore imbracciando un vassoio. --Vedrai che allestiremo tutto in men che non si dica.--

--Gli elfi domestici, invece, dove li avete spediti? Se Hermione li dovesse vedere darebbe di matto e sarebbe lei a rovinare la mia serata di gala!--

Daphne sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. --Li abbiamo dovuti implorare, ma li abbiamo convinti a prendersi la serata libera. E comunque Hermione sa che ci sono e sa che Draco li tratta bene, smettila di esagerare.-- il sopracciglio alzato di Blaise le fece capire che lui, secondo il proprio parere, non stava esagerando affatto. La ragazza sospirò, rassegnata. --Che ci dici di Draco e Hermione?--

--Ormai dovrebbero scendere tra poco.--



--Per la cronaca, io la festa non la volevo.-- si lamentò di nuovo Draco mentre bisticciava ed inveiva mentalmente contro il nodo dell’immancabilmente verde cravatta.

--Blaise non ha accettato dinieghi né limiti.-- gli ricordò di nuovo Hermione mentre un piccolo sogghigno si stirava sulle sue labbra ammorbidite dal lucidalabbra.

L’altro sbuffò, affatto placato. --Maledizione a lui e al suo bisogno patologico di strafar__e maledizione a questa cravatta!--

Questa volta lei non poté fare a meno di ridacchiare, strappandogli un nuovo versaccio. Si alzò, lisciando inconsapevolmente le grinze del proprio abito con un gesto automatico, e si frappose fra lui e lo specchio.

--So farlo da solo.-- obiettò immediatamente lui, come al solito.

--Lo so, ma così facciamo prima.-- replicò pronta lei, come al solito.

Quello scambio era diventato ormai il loro personale ritornello – un ritornello rassicurante che sapeva di aloe, profumava di falò e aveva la morbida consistenza di un cuscino.

Draco la lasciò fare, ma non la smise di lamentarsi. --Non c’era bisogno di invitare quasi tutti quelli del nostro anno di Hogwarts.--

--Voleva festeggiare in grande e, a suo parere, “non si può fare una festa in grande in quattro gatti e uno Sfregiato”.-- recitò la giovane senza guardarlo, concentrata sulla stoffa che le scorreva tra le dita.

--Non sanno nemmeno perché sono davvero qui!--

Hermione sospirò e terminò efficientemente di fare il nodo per potergli prendere il viso tra le mani. --Sono qui per festeggiare te e il tuo nuovo futuro, Draco. Forse non hanno tutti i dettagli, ma il motivo per cui sono qui è autentico.--

Il tuo nuovo futuro, Draco.


--Signor Malfoy?--

Blaise sta ancora stritolando il suo amico in un abbraccio soffocante quando quella voce inaspettata e familiare si insinua nella bolla di ottimismo che sembra aver avvolto il gruppetto.


La Preside Minerva McGranitt li sta guardando, l’usuale portamento fiero e le labbra strette, come al solito vestita di uno di quei suoi abiti con qualche sottile dettaglio che rimanda vagamente alle sue origini scozzesi, i capelli ancora folti e come sempre ordinatamente trattenuti da una crocchia.


È guardando il suo aspetto rilassato, quasi ringiovanito rispetto a quell’apparenza tirata che aveva durante i loro ultimi quattro anni ad Hogwarts, che Hermione si rende conto di quanto il ritorno di Voldemort avesse minato alla salute mentale di molte più persone di quante lei non avesse immediatamente considerato.


--Professoressa.-- la saluta subito Draco rispettosamente, riprendendosi per primo dalla sorpresa per quell’incontro inatteso. --Posso fare qualcosa per lei?--


La donna, diretta proprio come la ricordavano, non perde tempo: --Sono qui per offrirle il posto di insegnante che era del Professor Piton.--



Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma quell’offerta lo terrorizzava. Aveva deciso di accettare, ma era comunque terrorizzato.

Prendere il posto del Professor Piton, dell’uomo che gli aveva risparmiato di diventare un assassino uccidendo a sua volta.

Sarebbe stato all’altezza?

--Non sono pronto.-- affermò all’improvviso, abbassando di scatto il capo per cercare il conforto degli occhi di Hermione.

Lei gli sorrise dolcemente, gli lasciò una carezza sul volto. --La tua cravatta dice il contrario.--

Il giovane lanciò un’occhiata rapida allo specchio, constatando con esperienza l’effettiva maestria con cui era stato ultimato il nodo. --E questo da quando lo sai fare?--

Sul viso della riccia si palesò un’espressione di pura nausea. --Da quando sia Daphne che Pansy erano fuori l’ultima volta che lui doveva prepararsi per portare Ginny fuori a cena. Mi ha costretta a fare e disfare i nodi cravatte e papillon finché non è stato soddisfatto…-

--Considerando gli standard di Blaise, almeno novantaquattro volte, quindi.-- ridacchiò il biondo.

Gli occhi della ragazza lo fissarono, ancora grandi per la paura al mero ricordo di quell’infausto evento. --Sai, ora che ci penso meglio non credo che quelle due serpi fossero fuori per caso.--

A quella frase Draco cominciò a ridere – e rise fino alle lacrime per cinque minuti buoni. Quando si fu calmato si ritrovò costretto a sedere sul letto della propria camera per riprendere fiato e con le iridi dorate di lei che, oltraggiate, lo guardavano storto.

--Ti ho fatto ridere, furetto?--

Un altro ritornello: lo chiamava sempre così quando voleva prendersi un’infantile rivincita su di lui, ma le riusciva solo perché lui lasciava correre l’offesa che, dopotutto, ormai non lo offendeva più.

--Assai.-- le confessò, ma il suo sorriso prese a vacillare man mano che riprendeva contatto con la realtà. --Ma alla festa non voglio venirci lo stesso.--

A quel punto Hermione si spazientì e, ben sapendo che non avrebbe mai potuto davvero forzarlo a scendere nel salone, si risolse ad inventarsi una soluzione creativa.

Ostentando una sicurezza che dopotutto non possedeva fino in fondo, percorse quelle poche falcate che dividevano il letto e lo specchio con l’andatura di una marcia militaresca, afferrò il confuso biondo per il colletto della camicia e, prima che un’esitazione le facesse riconsiderare il tutto e cambiare idea, lo baciò.

Non fu un bacio vero e proprio, non poté esserlo – né avrebbe dovuto esserlo: era tutto troppo improvviso, lei era troppo nervosa, lui era troppo sorpresa. Fu un gesto dimostrativo, più che altro, una dichiarazione.

La riccia, un poco instabile, ruppe il contatto lentamente, dimostrando quell’esitazione che aveva negato in primo luogo.

--Se ne vuoi ancora…-- espose, dedicando solo una rapida occhiata timida alle sue iridi stupefatte. --…dovrai venire a stanarmi alla festa.--

E si affrettò ad andarsene lasciandolo lì, seduto sul letto e sconvolto.

Draco, dal canto suo, rimase pietrificato per qualche istante ancora, troppo incredulo per riuscire a reagire con la prontezza che avrebbe invece voluto dimostrare.

Lei l’aveva davvero… quindi lei… e allora lui poteva…

Il rumore del battente che si richiudeva lo raggiunse solo in quel momento.

Puttana Eva.

--GRANGER, TORNA SUBITO QUI!--

Hermione, che era rimasta accanto alla porta in attesa di una sua reazione, ovviamente, si affrettò invece giù per le scale.



Il salone dello Château esplose in un boato di “auguri”, “bravo” e “congratulazioni” non appena lui apparve all’imbocco della scalinata, il tutto fomentato dal modo plateale di Blaise di stappare lo champagne – fece persino l’atto d’innaffiare alcuni degli invitati nelle sue immediate vicinanze, eppure non una goccia arrivò a macchiare i loro bei vestiti da sera.

Draco, brontolando maledizioni tra i denti, si affrettò a raggiungere gli amici in fondo ai gradini, che lo accolsero con caldi sorrisi e, ovviamente, un calice pieno.

Harry Potter gli rivolse un cenno d’incoraggiamento – ne sapeva qualcosa, lui, di attenzioni ingombranti e non richieste – per poi levare il proprio bicchiere e declamare un “a Draco!” che fu immediatamente echeggiato dall’interezza degli ospiti.

Il biondo si produsse in un sorriso da manuale e fece scorrere lo sguardo tra i suoi amici – notando subito che quel demonio di donna mancava all’appello, certamente di proposito.

--Dov’è Hermione?-- domandò loro, incapace di trattenersi e suscitando uno sbuffo derisorio tra i ranghi.

--Non c’è di che, tesoro, organizzarti la festa è stato un piacere, sì, grazie, è tutto bellissimo e ti vogliamo bene.-- snocciolò Pansy, sogghignando.

Non ci voleva certo un genio per intuire il divertito, lieve accenno di rimprovero. --Hai ragione, Pan. Vi ringrazio dal profondo del cuore, è davvero una meraviglia e vi voglio tanto bene anche io.-- elencò a sua volta, sapendo che loro avrebbero percepito la sincerità delle sue parole anche dietro la forma di ringraziamento forse troppo affrettata ed inusuale; implorante, aggiunse: --Sapete dov’è Hermione?--

Ginny, al braccio di Blaise, scosse il capo. --È passata prima ma si è volatilizzata immediatamente. Pan ha fatto a malapena in tempo a farle una foto con quell’aggeggio babbano che le ha regalato Hermione.--

La brunetta chiamata in causa squittì eccitata. --A proposito… Harry, sorridi!--

--Ma cos__--

Flash!

L’aggeggio babbano in questione, infatti, era una vecchia macchina fotografica che scattava istantanee. Benché le immagini non fossero in movimento, la brunetta trovava appassionante ed estremamente spassoso catturare le espressioni ridicole che l’assenza di movimento non poteva nascondere.

La foto di Harry era effettivamente comica: volto imbiancato dal flash fuori luogo, espressione abbagliata con un occhio un po’ più aperto e uno un po’ più chiuso, labbra arricciate nella formazione di una protesta.

--Mi fai vedere quella di Hermione?-- domandò Draco, incuriosito da quelle strane immagini immobili.

--Certo.-- Pansy insinuò le dita nella borsetta che portava a tracolla – che lei diceva non essere espansa magicamente, ma il giovane non riusciva a credere che tutta la roba che l’amica era solita portarsi dietro potesse entrare in quella taschina di stoffa senza alcun aiuto magico – e produsse un’altra istantanea. --Mi è venuta mossa però.--

In effetti la foto era talmente fuori fuoco da rendere i tratti del soggetto difficilmente riconoscibili, ma ciò creava un affascinante effetto sfumato sui capelli ricci e sul vestito svolazzante. Era strana per gli standard di un mago, ma bella.

--Pan, continua a scattare questo genere di cose e diventerai una fotografa destinata a sconvolgere il Mondo della Magia.-- si complimentò, sincero, restituendole l’immagine.

L’amica saltellò entusiasta e arrossì, poi dedicò una linguaccia ad Harry. --Te l’ho detto che sono brava!--

Lui le sorrise in risposta, paziente. --Sì, ma per gli standard di un babban__--

--Siete molto carini, ma rimandate il bisticcio per quando vi ritirerete nel nido.-- li interruppe Draco, per niente dell’umore di sentire una dissertazione sugli standard babbani e preferendo tornare alla questione che più gli premeva. --Davvero non sapete dove sia and__-- fu in quel momento che, mentre scandagliava i dintorni, colse il sogghigno di una certa bionda a caso. --Tu.--

Il sorriso birichino di Daphne si fece radioso. --Sembra che qualcuno passerà la serata a giocare a nascondino…--

Malfoy, affatto contento della risposta sibillina, le si avvicinò con fare imperioso. --Parla, disgrazia.--

Ma quella rise e volse languidamente il capo verso il giovane alle proprie spalle. --È la seconda volta nel giro di un’ora che mi danno della disgrazia.--

Theodore ridacchiò e le posò un bacio tra i capelli, vicino all’orecchio. --Non distrarti, o gli verrà un attacco isterico.--

In effetti, il volto di Draco stava pericolosamente virando al rosso.

--Rilassati, la troverai.-- gli disse allora la bionda, rassicurante, addolcendo il tono. --Ma se fossi in te prenderei questo tranello come una sfida, o finirai per rovinarti la serata.--

Draco inclinò la testa, soppesando il suggerimento. Una sfida… e perché no, infondo? Messa così gli sembrava quasi un divertente imprevisto.

Ghignò deciso e si rivolse alla sua complice. --Un indizio per la partenza?--

Lei specchiò la sua espressione, soddisfatta. --Fossi in te, comincerei da laggiù.--

Il giovane annuì in segno di saluto e s’incamminò nella direzione indicatagli.

Blaise attese di averlo fuori portata d’orecchio, poi chiese: --Lo costringerà a rincorrerlo per tutto il salone, vero?--

Daphne, che aveva intuito perfettamente le intenzioni dell’amica, si limitò a sorridere enigmatica.



Hermione si era mossa per la sala con circospezione, alternando la protezione fornita dai tendaggi alla confusa visibilità garantita dai distinti gruppetti di invitati. Così facendo era riuscita a far girare Draco in tondo e, di conseguenza, a fargli salutare tutti gli ospiti.

Ne era valsa la pena, l’aveva capito dalle sue espressioni piacevolmente sorprese e compiaciute, ma non era stata esattamente una passeggiata: aveva dovuto stare attenta a tenerlo d’occhio occasionalmente e a volte correggere il proprio percorso di conseguenza; inoltre, inizialmente, lui pareva volersi rifiutare di stare al gioco – ma lei si era imposta di non cedere alla sua stupida pressione e, alla fine, era stato l’orgoglio di lui a trovarsi costretto a capitolare; e bisognava anche dire che aveva fatto di tutto per stanarla.

Tuttavia lei, testarda come se non più di lui, aveva diligentemente continuato a sfuggirgli, spinta a perseverare nella sua fuga dalla confusione che regnava tra i suoi stessi sentimenti, rimandando il momento del confronto.

Non si era pentita di averlo baciato, questo no. Aveva voluto – voleva – farlo. Era stato un gesto spontaneo su cui si era deliberatamente rifiutata di rimuginare, preferendo lasciarsi guidare dall’istinto che l’aveva letteralmente spinta tra le sue braccia. Baciarlo era stato semplice, era stato il naturale culmine di quella tensione che aveva regnato tra loro sin dai tempi della scuola, che era rimasta nell’aria anche una volta svaniti quei preconcetti che li avevano contrapposti e che aveva preso, specie negli ultimi mesi fatti di serate di chiacchiere e ricerche davanti al fuoco, una piega quasi intima; anche quei pochi, occasionali contatti fisici che avevano condiviso erano a loro volta divenuti, chissà come e chissà quando, momenti d’imbarazzo che tuttavia li lasciavano curiosamente irrequieti, in attesa di chissà cosa.

Ormai ore prima, nella sua stanza, Hermione si era ritrovata ad essere improvvisamente consapevole di quella tensione. L’aveva intuita, riconosciuta e seguita senza dubitarne, perché era sicura di sé stessa – e dei propri sentimenti.

Di lui, invece, non poteva dire di esserlo altrettanto. Perciò, terrorizzata dalla possibilità di un suo rifiuto, tormentata dal pensiero di aver frainteso e di aver sbagliato, gli era sfuggita per tutta la sera, calcando quel salone in lungo in largo e calcolando accuratamente ogni mossa – le proprie come le sue.

Finché non avevano cominciato a danzare.

Era stato tutto così improvviso che non aveva avuto il tempo di reagire: gli invitati erano indietreggiati verso le pareti e liberato un cerchio al centro della sala; era partita una musica elegante e raffinata, la cui suddivisione in un tempo di tre quarti era stata immediatamente riconoscibile – un valzer. Come tutti, anche lei si era distratta per lanciare uno sguardo incuriosito a cosa stesse succedendo… e, raggelata dallo stupore e dalla meraviglia, non era più riuscita a muoversi.

Una coppia alla volta, ad ordinati intervalli di una battuta, i suoi amici avevano preso posto ordinatamente nello spiazzo – Ginny e Blaise, Pansy ed Harry, Daphne e Theo – e avevano cominciato a danzare.

Hermione aveva momentaneamente perso contatto con la realtà, incantata dall’armonia di quei movimenti – da quando Ginny ed Harry sapevano ballare così!? – e dal fruscio casualmente ordinato degli abiti lunghi delle ragazze – avorio, smeraldo, vino. Per un secondo le era parso di essere tornata al Natale di due anni prima e poi ancora più indietro, al suo quarto anno ad Hogwarts, ma qualcosa dentro di lei aveva protestato con forza: quello era assai più maestoso della sua ultima festicciola natalizia, infinitamente più raffinato del Ballo del Ceppo; era un tuffo in un passato ancora più antico, era un’ombra straordinariamente nitida di quell’età dell’oro di un'aristocrazia che apparentemente si era conservata, in una certa misura, nelle tradizioni che le famiglie purosangue si tramandavano di generazione in generazione, di erede in erede – di Nott in Nott, di Greengrass in Greengrass, di Parkinson in Parkinson, di Zabini in Zabini, di Malfoy in Malfoy.

Era tutto così perfetto ed impeccabile che aveva capito subito che mancava qualcosa: lei.

Mancava l’oscurità del suo vestito color notte a fare da contrappunto alla luce irradiata da Ginny, mancavano i suoi ricci lunghi a completare la chioma fluente di Daphne, mancava il biondo di Draco a spezzare il girotondo bruno impostato dai tre cavalieri.

Con gli occhi lucidi per qualcosa che non avrebbe mai saputo identificare, Hermione era rimasta a guardare rapita quella magica danza a ritmo di valzer.

Quando la musica fu terminata uno scroscio di applausi ne prese il posto. La giovane fece per aggiungere il proprio tributo al coro… ma non ne ebbe l’occasione: una mano le coprì la bocca, un braccio le circondò un fianco e la strattonò indietro oltre l’oscurità protettiva di una tenda, un torace aderì alla sua schiena.

Quando si divincolò, spaventata, il suo rapitore le sussurrò all’orecchio: --Non strillare, non ce n’è bisogno.--

Riconobbe immediatamente la voce, si calmò… e morse, stizzita, la mano che le racchiudeva il viso. Toccò quindi a Draco cercare di non imprecare ad alta voce mentre si affrettava a ritrarre le dita. La lasciò andare e lei ruotò su sé stessa, trovandosi a fronteggiare la sua non molto contenta espressione.

--Chiedi scusa.-- pretese il biondo mostrandole la mano “lesa”.

Gli rispose con un versaccio oltraggiato. --Nei tuoi sogni! Malfoy, mi hai fatto prendere un colpo! Ma dico, non potevi semplicemente coprirmi gli occhi e dire “indovina chi”, dovevi proprio optare per la strategia da cavernicolo?!--

Lui sogghignò piano, divertito dalla fantasia che l’altra spesso dimostrava nell’insultare qualcuno.

Gli occhi dorati della riccia si strinsero nel constatare la sua ilarità. --Tu l’hai fatto apposta! Tu volevi spaventarmi!-- comprese; l’allargarsi del suo sorriso fu per lei un’ammissione di colpa. --Tu, brutto__!--

Gli si avvicinò rabbiosamente, intenzionata a dargli uno spintone, ma Draco aveva già messo tutto in conto: velocissimo la prese per le spalle e si mosse con lei in modo da intrappolarla con la schiena contro la parete ed il petto contro il proprio e, senza esitazione alcuna, la baciò.

Inizialmente presa in contropiede, Hermione non si mosse per alcuni secondi; quando realizzò cosa stava succedendo ne gioì e, senza attendere oltre, rispose al bacio.



Harry e Blaise, entrambi in piedi e a braccia conserte, osservavano già da qualche minuto la tenda dietro cui Daphne aveva visto sparire Hermione e Draco.

--Ti andrebbe una scommessa, Potter?-- domandò l’ex-Serperverde di punto in bianco, senza distogliere l’attenzione dalla cortina di drappi.

Harry parve soppesare la proposta. --Su cosa scommetteresti, esattamente? Sul tempo che ci impiegheranno ad uscire da lì o su cosa combineranno in quel tempo?--

Sperava vivamente che scegliesse la prima, perché lui, a quello che poteva accadere là dietro, proprio non ci voleva pensare – insomma, lei era sempre la sua amica Hermione e lui era ancora il suo arcinemico Malfoy!

--Sul tempo, Draco ha troppa fantasia per poter fare pronostici sul cosa.-- fu la risposta non molto rassicurante di Blaise – ma l’ex-Grifondoro si sarebbe accontentato.

--E cosa ci giochiamo?-- gli domandò.

Quello parve pensarci su. --Consigli. Se vinci tu io ti do qualche dritta su una serie di trucchetti per fare contenta Pansy. Se vinco io__--

--Ti do qualche dritta su una serie di trucchetti per fare contenta Ginny?-- propose lui, equo.

--No, grazie, sono più che a posto in argomento.-- fu la risposta negativa – e sempre meno rassicurante – dell’altro. --Però qualche trucchetto su come piacere ai Weasley sarebbe apprezzato.--

Per la prima volta da quando avevano intavolato quell’assai curiosa conversazione, gli occhi verdi di Harry abbandonarono l’immobilità delle tende e si fissarono – allibiti – sul volto – appena arrossito – di Blaise.

La voce di Theodore richiamò entrambi all’ordine. --Cosa confabulate, voi due?--

Zabini gli rispose con naturalezza: --Stavamo considerando se piazzare o meno una scommessa. Parteciperesti?--

Theo rise. --No, grazie, io ci tengo alla pelle! E, fossi in voi, rifletterei un po’ meglio su chi state scommettendo e su chi state stabilendo la posta.--

I due tacquero per alcuni istanti.

--Sai, non è che abbia una gran voglia di scommettere.-- decise Blaise.

--Mi hai letto nel pensiero.-- concordò Harry.

Nott annuì con espressione ilare. --Saggi.--

--E poi tanto i Weasley mi adoreranno di sicuro.-- aggiunse soprappensiero l’ex-Serpeverde.

--Nel dubbio punta sui gemelli.-- gli consigliò Potter di getto.

Blaise gli lanciò una lunga occhiata, poi accennò un sorriso di gratitudine. --E tu non aver paura di sorprendere Pansy. Ama le emozioni forti.-- gli confidò, rammentando quanto le relazioni spente del passato avessero fatto soffrire la sua amica d’infanzia.

Theodore diede una pacca d’approvazione sulle spalle di entrambi. --Bravi ragazzi. E ora forza che ci aspetta un viennese!--

--Un altro valzer?-- s’informò Harry, strappando un sorriso agli altri due.

--Circa. Solo che è più veloce.--

--E più elaborato.--

--Sono finito.--

Quelli risero.

--Incollati a Pan e vedrai che andrà tutto bene.-- fu il loro ultimo consiglio prima che tutti e tre raggiungessero le loro partner per prendere ognuno la propria posizione.



L’attacco della musica sorprese Hermione, facendola esitare lievemente.

Draco se ne accorse e, sorridendo, interruppe il loro bacio senza tuttavia allontanarsi da lei. --Ci siamo distratte, signorina Granger?--

La ragazza arrossì vistosamente e lui rise di gusto.

--Smettila.-- lo rimproverò lei, dandogli anche una pacca sul braccio, per poi seguire il richiamo della musica e di quella danza che – lo sapeva – stava avvenendo al centro del salone: posò leggermente una mano accanto al punto di sovrapposizione di due drappi, schiudendone i lembi per creare uno spiraglio attraverso il quale sbirciare.

Le labbra di Draco calarono sul suo collo strappandole un brivido.

--Possiamo avvicinarci, se vuoi.-- le sussurrò contro la pelle, compiaciuto del tremito che percepì attraversarle il corpo.

--Non ti dispiace?-- gli domandò lei imbarazzata, in cuor suo troppo indecisa per costringersi a dargli una risposta definitiva.

--Per tua fortuna la tua faccia incantata è abbastanza buffa da farmi passare la stizza per essere costretto a portare pazienza ancora per un po’.--

La protesta di Hermione – come buffa?! – fu sedata sul nascere dall’improvvisa luce che invase l’angoletto in cui si erano rintanati quando il biondo squarciò – in senso figurato, ovviamente, le tende erano di velluto – quel sipario che lui stesso aveva tirato tra loro e il mondo.

Lei a malapena si rese conto di essere trascinata verso il centro della sala, inizialmente preoccupata dagli sguardi che i suoi ex compagni di scuola le avrebbero puntato addosso… solo che non ci furono sguardi: gli occhi di tutti erano stati rapiti dall’elegante danza delle tre coppie. Draco, dal canto suo, parve alquanto offeso da quella totale mancanza di attenzioni e puntò altero verso la prima fila, senza prendere a spallate nessuno ma fissando torvo chiunque osasse protestare contro la loro avanzata – Hogwarts o meno, Voldemort o meno, lui era sempre un Malfoy, diavolo, e comunque quella era casa sua!

Una volta arrivati al limite del cerchio creato dalla folla di invitati, il biondo lasciò che Hermione si sistemasse avanti di un passo mentre lui, galantemente, prendeva posto alle sue spalle. Essendo più alto di lei era libero di godersi, compiaciuto ed ammirato, la sua espressione meravigliata – che lui aveva definito buffa, ma solo per prenderla in giro.

--Sono una cosa divina.-- mormorò in quel momento la giovane, estatica. --Sono fantastici.--

--Su Daphne e Theo non si discute.-- concordò lui accostandolesi leggermente in modo da non dover alzare la voce e disturbare così il corso della sinfonia. --Ma la Weasley e Potter sono pietosi.--

La riccia gli rifilò una lieve gomitata. --Lo dici solo perché non fanno parte della tua ristrettissima cerchia di amici. Sono bravi!--

Il biondo scosse la testa – Hermione sentì i suoi capelli corti sfiorarle una guancia – ridacchiando piano. --Ti sembrano bravi perché non conosci il valzer. Sono Pansy e Blaise che sono eccezionali e sanno guidare così bene da far fare bella figura anche ad i più sgraziati principianti.-- precisò e poi, dopo qualche istante di attenta osservazione, aggiunse: --La Weasley sembra un manichino e Potter si muove come uno spaghetto scotto.--

La riccia avrebbe voluto difendere i suoi amici, davvero, ma fu troppo occupata a trattenere una fragorosa risata.

Gli ultimi accordi conclusivi della musica furono accolti da uno scroscio di lodi e battimani, ma, di tutti gli applausi che esplosero nella sala, nessuno fu più entusiasta e sincero di quello di Hermione.

Mentre le ragazze si inchinavano ai loro cavalieri e al pubblico, raccogliendo le sontuose gonne degli abiti – erano le uniche, notò Hermione in quel momento, ad indossare un abito lungo come lei e la cosa, di certo, non era un caso –, Draco le accostò le labbra all’orecchio per farsi sentire a dispetto della cacofonia di ovazioni e mormorò: --Vuoi ballare?--

Diamine, avrebbe dato un polmone anche per un solo giro di danze!

La ragazza fissò gli occhi sull’intarsio cesellato del pavimento lucido, desiderosa ma intimidita. --Non credo di essere capace.--

Sentì lui ridere dolcemente alle sue spalle. --Come dimostrano egregiamente i tuoi amici, mia cara, la prima fondamentale regola del valzer è scegliere un partner che sappia guidare.-- le prese la mano, rassicurante. --Vieni.--

Hermione si lasciò condurre nello spiazzo libero del salone. Pansy, Ginny e Daphne le sorrisero incoraggianti, Harry inarcò bonariamente un sopracciglio ammiccando verso il biondo – lei gli rispose con una smorfia –, Blaise e Theo annuirono e si mossero su un’immaginaria scacchiera di figure per far sì che le quattro coppie formassero un quadrato.

--Ascoltami bene, ora.-- la richiamò Draco mentre la guidava al loro posto. --Questo è un valzer lento, non è un viennese, e parte piano abbastanza da permetterti di capire come funziona.-- presero posizione. --Concentrati sul venirmi dietro col piede giusto e conta un tempo di tre battiti. Quando i passi cominciano a venirti automatici, tieni gli occhi su di me. Se ti faccio un cenno vuol dire che devi guardare o Daphne o Pansy e imitare i loro movimenti.-- lui la strinse in un abbraccio, una mano sul suo fianco e l’altra che stringeva la sua. --Schiena dritta, spalle giù, tieni il braccio destro, metti la mano sinistra appena sotto la mia spalla ma cerca di non pesarci su. E non starmi completamente di fronte, dovresti tendere leggermente alla mia destra.-- una volta che il biondo fu soddisfatto della posizione della sua dama, le sorrise. --Adesso fai un bel respiro e non preoccuparti che penso a tutto io. Pronta?--

La ragazza annuì esitante.

Il giovane Malfoy intuì la sua tensione e le bisbigliò: --Granger, sul serio: se ti becco a sbirciare verso la Weasley anziché verso Pansy e Daphne giuro che ti pianto in mezzo alla pista.--

La riccia cercò di pestargli un piede, ma lui schivò e le fece un occhiolino.

Quando le chiese di nuovo se fosse pronta lei annuì più convinta, l’ansia spezzata da quel breve momento di ilarità. Draco scambiò uno sguardo con Pansy, Blaise e Theo e, ad un loro cenno, il terzo valzer della serata si diffuse nell’aria morbida di quell’accogliente sera d’agosto.

Dapprima Hermione rimase irrigidita, nervosa, impegnata a contare scrupolosamente il tempo e a seguire i movimenti del proprio cavaliere. Meno lentamente di quanto pensasse, tuttavia, si ritrovò a familiarizzare con il ritmo e con i passi base. Dopo qualche battuta passata ad osservare la straordinaria, elegante maestria dimostrata da Pansy e Daphne, aveva anche cominciato ad intuire i gesti che doveva eseguire.

Smise di pensare e si perse in Draco.

E Draco, a sua volta, si perse in lei.

Secondi, minuti ed ore si ritrovarono ad essere unità di misura senza significato alcuno: il tempo era scandito solo dalla suddivisione in tre quarti tipica del valzer. La musica varia ma regolare sostituì il mondo attorno a loro, cancellando il brusio di sottofondo provocato dagli invitati che danzavano, chiacchieravano e sorseggiavano champagne al lume di infinite candele, le cui luci tremolanti giocavano a nascondino con le loro stesse ombre sulla superficie irregolare e semovente delle decorazioni frondose e del grande stendardo verde foresta appeso all’entrata del salone su cui campeggiava, in lettere d’argento, la scritta Auguri Draco, nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts.

Ed il disegno di quel ballo trionfale ordito da Blaise e da Daphne fu completo.








Angoletto!

Buonasera, gente!

Ecco qui il nuovo capitolo, puntuale puntuale di sabato sera come avevo promesso. Mi è venuto un po' lunghetto, spero che non sia un dispiacere per nessuno XD
Non so bene cosa dire su questo capitolo, a parte scusarmi per la ridondanza del ballo di gala – lo so, è il secondo che faccio spuntare fuori nel giro di una sola storia, forse è un po' troppo?

Diciamo che per lo più mi interessa il vostro parere!
Che ne pensate invece sui rapporti tra i personaggi secondari?
Draco e Hermione vi sembrano riusciti bene?
Pansy con la macchina fotografica babbana e Blaise che piazza scommesse con Harry sono risultati divertenti? La battuta sullo spaghetto scotto di Draco strappa almeno una risata?
Avete pronostici sul prossimo futuro di Draco e Hermione?

Il prossimo capitolo – che, lo confesso, sarà l'epilogo – è previsto tra due settimane, come al solito. E adesso vado a fare l'aggiornamento del sistema operativo del computer, prima che mi si impalli anche Gmail.

Venite a trovarmi su Facebook, su Polyvore, su Tumblr e su DeviantArt, sono sempre contenta di fare chiacchiere quando capita l'occasione!
Con affetto,
;*
   
 
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