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Autore: GottaBeLou    08/11/2014    3 recensioni
"Mentre Kogoro sbraitava, il piccolo Conan non emetteva un suono, sembrava quasi non respirasse. Sentiva un enorme peso sul cuore guardando il viso della ragazza. I paramedici avevano chiesto più volte al bambino di rimanere sul posto ma lui non aveva ceduto. Era solo colpa sua se Ran si trovava in quella situazione, colpa sua e di nessun altro, la sua vita era appesa a un filo e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato."
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 12
And though I've only caused you pain
You know with all of my words
With were always beloved
Altough all the lies spoke
When you're my road walking home

-Ed Sheeran, I'm a mess

“Non ti avevo chiesto di essere cauto?” borbottò, non appena vide gli occhi dell’amico aprirsi.
Shinichi cercò di esaminare la ferita alla spalla e sospirò sollevato, notando che non tanto grave quanto avesse pensato. 
“Era ciò che cercavo di fare” rispose l’altro, facendo leva con il braccio sano sul terreno così da riuscire a mettersi seduto, mentre l'altro era indeciso tra il prenderlo a sberle per essere tanto sfacciato e abbracciarlo. Non fece né una né l’altra cosa. Non ne ebbe nemmeno il tempo.
“Ma che diavolo..?!” esclamò, quando un secondo colpo partì.
Lanciò uno sguardo alle due donne, il braccio destro di Vermouth era alzato e la sua mano reggeva una pistola puntata verso un lato completamente buio della stanza.
Si udì un grido soffocato e poi un rumore sordo.
Seems we have company” borbottò la donna, lasciando cadere il braccio lungo il fianco “Well.. had
“Vedo che non sei cambiata” osservò l’altra, senza fare una piega “uccidi ancora a sangue freddo”
Vermouth si lasciò scappare un sorriso e si scostò i capelli dal volto.
“Solo chi intralcia i miei piani”
“Persone come mio padre”
“Quell’uomo era un ostacolo e andava eliminato
“Non puoi trattare le persone come fossero degli oggetti” il tono della sua voce perse per un attimo la calma che aveva avuto fino a quel momento “In ogni caso sono qui per vendicarlo”
“Facendo così ti comporterai esattamente come lei. Lo sai, vero?” disse Shinichi, sicuro. Quell’affermazione fece voltare entrambe le donne nella sua direzione.
“Non ti hanno mai insegnato a tenere la bocca chiusa, ragazzino?”
Shinichi si alzò e, dopo aver chiesto ad Heiji di non muoversi, si diresse nuovamente verso il centro della stanza.
“Non ho mai prestato attenzione a quel genere di raccomandazioni” replicò con un’alzata di spalle.
L’altra rise e per un attimo sembrò che avesse abbassato la guardia.
“Faresti la stessa cosa se ti trovassi nella mia situazione”
“Non credo proprio”
Prima che potesse replicare, la donna sentì un dolore lancinante al fianco e si accasciò a terra, sotto lo sguardo sorpreso di Shinichi e Vermouth. Nessuno dei due aveva visto arrivare l’aggressore. In appena un paio di secondi si era fatto largo nell’oscurità della stanza con passo felpato, per poi rifilare una gomitata piuttosto forte ad Alchermes. 
“Non ti avevo chiesto di venire da solo?” borbottò Shinichi, seccato, voltandosi indietro.

***

“Po-possiamo fermarci un attimo?” balbettò Naomi, cercando di riprendere fiato. Kohei rise.
“Non ti è mai piaciuto correre, eh?” la riprese poi.
La ragazza sbuffò, appoggiando le mani sulle ginocchia, quasi avesse appena finito una maratona. In realtà aveva corso per appena cinque minuti. Molto piano, avrebbe aggiunto Kohei.
Naomi si lasciò scivolare a terra e l’altro le si sedette accanto. Per un po’ l’unico rumore attorno a loro fu quello dei respiri di lei, corti e veloci.
“Mi dispiace che tu sia rimasta coinvolta in questa situazione” disse Kohei, dopo alcuni minuti.
Lei scosse la testa, facendogli capire che non c’era nessun problema. Anni prima si erano promessi di rimanere sempre uno al fianco dell’altra e di certo non sarebbe stato il tempo a distruggere il loro legame. Erano cresciuti insieme, dopotutto.
Per tutto il viaggio in auto Kohei aveva cercato di rimanere positivo, sperando che sarebbe andato secondo il piano di Kudo, ma quando si parlava dell’Organizzazione non si poteva mai essere sicuri di nulla.
Appena il guidatore era sceso dall’auto, i due avevano sentito una serie di imprecazioni e poi il silenzio, finchè qualcuno aveva aperto la loro portiera. Era stato piuttosto sorpreso di trovarsi davanti Hattori, ma quando aveva visto un uomo con un abito scuro steso a terra e l’espressione trionfante sul volto del ragazzo, tutto era stato più chiaro.
“Correte” era stato l’unico ordine di Heiji “Ce ne occupiamo noi”
E così avevano fatto, avevano corso sotto la neve che aveva iniziato a cadere più forte.
“Credo che ti stia suonando il telefono”
La voce di Naomi ridestò Kohei dai suoi pensieri. Portò istintivamente una mano nella tasca dei pantaloni e recuperò il cellulare.
Blocked number.
La conversazione durò una decina di minuti, frazione di tempo in cui il ragazzo riuscì a dire solo “Si”, “D’accordo”, “Ma..”, “Sì, signore”. Quando l’interlocutore riattaccò, Kohei rimise il telefono in tasca e si strofinò gli occhi con i palmi delle mani, chiedendosi cosa avrebbe fatto suo padre in quella situazione.

***

Alchermes si portò una mano al fianco e fece per rialzarsi, il colpo infertole da Kazuha era stato forte, ma in tutti quegli anni aveva dovuto affrontare di peggio e non sarebbe sicuramente stata una ragazzina a metterla al tappeto.
Quando si sollevò si voltò verso la nuova arrivata, che sembrava aver problemi a respirare.
“Ti senti bene, tesoro?” chiese ironica, notando le continue occhiate che lanciava verso l’altro lato della stanza.
Kazuha sorrise e si scostò una ciocca di capelli dagli occhi.
“Mi sentirei meglio se ti avessi fatto più male”
“Posso rimediare io” si intromise Vermouth, puntando di nuovo la pistola verso Alchermes. Ci fu un interminabile minuto di silenzio, poi, in una frazione di secondo, la donna con i capelli color caramello anche l’altra estrasse nuovamente la propria pistola, per puntarla, questa volta, verso lo stesso punto in cui Kazuha continuava a guardare.
“Abbassa la pistola o sparo al povero cucciolo ferito”
Kazuha le si parò davanti, allargando le braccia e scuotendo la testa.
“Spostati”
L’altra scosse di nuovo la testa. Avrebbe preferito morire piuttosto che lasciare il via libera a quella donna.
Alchermes si strinse nelle spalle e strinse la presa sulla pistola.
“È tutto inutile” sentì dire da Kudo.
Quel secondo fu tutto ciò che bastò per capovolgere la situazione. Ebbe appena il tempo di portare gli occhi su di lui, prima che la sua arma venisse scaraventata a terra con un colpo secco da parte di Kazuha. Colta alla sprovvista, Alchermes non vide nemmeno le mani della ragazza muoversi verso di lei e in appena un attimo si ritrovò a terra, di nuovo. L’impatto fu talmente forte che non riuscì a rialzarsi abbastanza in fretta e tutto ciò che riuscì a vedere fu la canna della pistola di quella che per alcuni mesi era stata una sua collega.
Sentì dei passi affrettati e un vociare provenire dal lato opposto della stanza, dove l’amico di Kudo era rimasto per tutto il tempo. I suoni le arrivavano in maniera quasi ovattata, come se fosse chiusa in una specie di bolla.
Cercò di fare leva con un braccio per alzarsi ma venne fermata nuovamente da quella che riconobbe come la voce di Vermouth.
“Piantala di opporre resistenza, non ce n’è più bisogno”
La testa le faceva fin troppo male, faticava persino a razionalizzare quelle parole.
“L’hai sottovalutato” disse ancora “It happens

***

L’aereo di Jodie Starling atterrò con più di mezz’ora di ritardo. Uscita dall’aeroporto, salì sul primo taxi libero che trovò e diede l'indirizzo al tassista.
Aveva ricevuto la chiamata il giorno prima.
“Agente, mi serve un favore”
“Chi parla?” aveva chiesto, cercando di collegare quella voce ad un viso.
“Shinichi Kudo”
Nei minuti seguenti aveva ascoltato con attenzione ciò che il ragazzo aveva da dire: in qualche modo era riuscito ad identificare uno dei membri dell’Organizzazione e sapeva che se avesse giocato bene le sue carte sarebbe riuscito a scovarne almeno un altro. Le aveva poi chiesto se le fosse stato possibile raggiungerlo più tardi, magari con un altro paio di agenti, nessuno poteva sapere come le cose sarebbero andate a finire. 
Dopo essersi maledetta svariate volte per aver scelto il momento più sbagliato per tornare a New York, gli assicurò che ci sarebbe stato un gruppo di agenti scelti pronti ad entrare in azione e che lei avrebbe fatto il possibile per tornare in Giappone al più presto.
In realtà le cose si erano complicate ed era piuttosto sicura che non avrebbe fatto in tempo ad arrivare prima dell’incontro tra il detective e il misterioso membro dell’Organizzazione.
Si impose di non preoccuparsi, se ne sarebbero occupati tre dei suoi migliori colleghi. Trasse un respiro profondo e spostò lo sguardo fuori dal finestrino.
A metà strada, sentì il telefono squillare. Era uno dei suoi uomini.
“Aggiornami” esordì.
“Abbiamo la donna, se ne sta occupando Evans. Quando l'abbiamo trovata era svenuta. Io e Smith siamo in ospedale, ci raggiunga appena può.”
“Ci sono feriti?” chiese allora lei, titubante.
L’altro esitò.
“Ecco, sì.. uno dei due ragazzini è stato colpito alla spalla, ma non è grave. Mentre l’altro— insomma, siamo usciti dallo stabilimento e lui è sparito, non abbiamo idea di dove sia andato”

***

Per quanto tutti continuassero a ripeterle che tutto sarebbe andato bene, non riusciva a convincersene. Non faceva altro che pensare e ripensare a ciò che era successo nell’ultima settimana, cercando di riordinare gli eventi e dar loro un senso logico, invano.
Strinse le mani attorno alla tazza piena di tè bollente che Yukiko le aveva appena portato e si ritrovò a guardare fuori dalla finestra. Le era sempre piaciuta la neve.
Il campanello la fece sobbalzare.
“Ran!” si sentì chiamare dalla cucina “Puoi guardare tu chi è?”
Appoggiò la tazza sul tavolino e si alzò per aprire la porta.
“Co-cosa ci fai—” non riuscì a concludere la frase.
“Dobbiamo andarcene, sei in pericolo” si sentì dire in tono frettoloso.
“Io non capisco..”
“Devi solo seguirmi, ti dirò tutto”

Tutto. Tutta la verità.
Ran prese un respiro profondo e annuì.

***

Quando Jodie arrivò in ospedale l'intervento di Heiji alla spalla era ormai concluso, la ferita non era profonda, quindi erano bastati alcuni punti per sistemare le cose. Ora riposava nel suo letto d'ospedale, con Kazuha a fargli compagnia. L'indomani sarebbe potuto tranquillamente tornare a casa.
“Sei sicuro di non sapere dove si trovi Kudo?” chiese Jodie, per l'ennesima volta. Ritrovare quel ragazzino era una priorità, era un testimone chiave e aveva bisogno di sapere tutto su questo presunto membro dell'organizzazione di cui nemmeno conosceva il nome.

“Glielo avrei detto subito se l'avessi saputo”
“A proposito, Agente Jodie, lei è figlia unica?” aggiunse poi, pochi secondi più tardi.

La porta si aprì e tutti e tre si voltarono verso l'agente Smith, che, dopo essersi scusato per l'intrusione, porse un cellulare a Jodie. La domanda di Heiji rimase senza risposta.
“È Evans” disse con tono sbrigativo.
L'altra si alzò e lo raggiunse alla porta.
“Perchè lei hai chiesto se fosse figlia unica?” chiese Kazuha, una volta che fu fuori dalla stanza.

“Non l'hai notato?” borbottò allora lui
“L'Agente Jodie e quella donna.. sono praticamente uguali”



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Oh mio Dio, dopo mesi Gaia riesce a postare il capitolo, dev'essere un miracolo!! È quello che state pensando tutti, eh? Eh? Eh?? No, okay come non detto.
Immagino sia piuttosto triste che io mi ritrovi a chiedervi scusa ogni volta per la mia totale mancanza di puntalità nell'aggiornare ma sono una causa persa e questo ormai l'hanno capito anche i muri. Forza, Gaia, qual è la tua scusa questa volta?? Vorrei tanto dire che è solo perchè torno sempre tardi dall'università (che è vero, tra l'altro), ma il problema principale è stato un altro. Non riuscivo a buttare giù neanche mezza riga, forse per la poca ispirazione, forse perchè proprio non mi andava di scrivere, non lo so. Comunque, la settimana scorsa ho ritrovato la forza che mi serviva e ho buttato giù questa cosa. Sì, mi ci è poi voluto un secolo per risistemare tutti quei meravigliosi errori grammaticali e ripetizioni che ci avevo infilato ha.
A proposito, di recente ho pubblicato una specie di one shot che probabilmente cancellerò a breve perchè non piace molto nemmeno a me, come dico nell'angolo autrice di quella stessa storia, era più che altro una prova. Una prova mal riuscita direi ahahaha
Comunque niente, se vi va di andare a darle uno sguardo per ora rimane là, devo ancora decidere.
Tornando a questa storia, spero che vi sia piaciuto il capitolo, immagino abbiate più o meno capito chi è Alchermes (grazie Hattori per la tua perspicacia) e dov'è finito Shinichi? Chi c'è alla porta di Ran? Ahhhh non lo scoprirete mai. No okay mi obbligo a continuare al più presto.
Ho un favore da chiedervi, se c'è qualcosa che non vi è chiaro (non parlo solo di questo capitolo, ma di tutta la storia, anche del primo capitolo, tanto per intenderci) vi prego di dirmelo, così nell'epilogo avrò modo di eliminare eventuali dubbi, perchè sono assolutamente sicura di essermi dimenticata di spiegare qualcosa di importante lol
Detto questo vi saluto, ringrazio tutti quelli che mi seguono! Continuate a recensire anche se vi siete dimenticati di meeee ahahahaha

A presto,
Gaia.

  
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