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Autore: AllStoriesAreTrue_    09/11/2014    0 recensioni
Alec e Samuel hanno 17 anni e una vita che gira intorno alle sigarette, alla discoteca e alle ragazze.
Ma quando tutto sembra perfetto, a Samuel viene diagnosticata una malattia degenerativa agli occhi, che lo farà diventare rapidamente cieco; sarà compito di Alec abbandonare la vita di sregolatezze per far rivivere l'amico, facendogli riscoprire il mondo senza lasciarlo solo nel buio, in nome della loro incredibile amicizia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Mandando giù tutto d'un colpo un drink dalla sfumatura rosata, mentre la musica gli rimbombava nel petto, Alec pensò che nulla al mondo sarebbe mai stato bello come il sabato sera. Si guardò intorno, strizzando gli occhi nelle luci stroboscopiche della discoteca. Ma dov'era finito Samuel?
Stava giusto credendo d'averlo individuato quando qualcosa di freddo gli bagnò la maglietta, facendolo saltare all'indietro non senza le dovute imprecazioni.
-Ma che  fai?- urlò Alec all' amico, che lo guardava con aria soddisfatta dopo avergli rovesciato mezzo Long Island addosso.
-Niente, ti ho solo svegliato un po'. Che fai qua impalato, guarda che le ragazze mica arrivano da sole!- rispose Samuel ammiccando. Lo prese per un braccio e lo trascinò in pista, i capelli biondo sporco che sembravano quasi verdi, poi blu e poi rosa, al cambiare delle luci che vorticavano sulla marea di giovani che cantavano e saltavano urtandosi tra di loro. Tutto quello che Alec riusciva a vedere, con la mente già annebbiata dall'alcool, era il viso di Samuel rosso e sudato che gridava parole inventate sulle note di qualche canzone americana e tette, tante tette, di ragazze scoperte e senza freni. Lanciò uno sguardo veloce all'orologio che aveva al polso. Erano solo le 23 e 15, ce n'era ancora da divertirsi..
Andò al bancone, ordinò cola e rum e si buttò in un ballo selvaggio,finché non riuscì più a reggersi in piedi.


-Allora, bella serata eh?- disse Samuel mentre si accendeva una sigaretta.
Erano le tre del mattino, ed erano appena usciti dalla discoteca. Con i capelli appiccicati alla fronte e i vestiti in disordine, aspettavano il taxi che li avrebbe riportati a casa.
-Puoi dirlo forte,amico- rispose l'altro, scrutando la strada deserta. -Cazzo, sai che ramanzina che ci fanno quando torniamo?-
Samuel aspirò una boccata di fumo con fare rilassato,gli occhi socchiusi.
-Lo so Alec, ma alla fine, a chi importa veramente?-
-Non che mi importi, no. E' che … dio, non riesco nemmeno a mettere un piede davanti l'altro. Secondo te sono stanco o ho esagerato con il barman ?
-Tutt'e due. Fortuna che ci sono io, che mi controllo con i drink, sennò chi ti riportava a casa? Finivi spiaccicato a baciare l'asfalto dopo due secondi.
-Ma zitto, che la settimana scorsa ho dovuto trascinarti a casa mia e lasciarti dormire per terra perchè non riuscivi a salire sul letto.
-Sì, sì, okay.- Samuel rise, soffiando volute di fumo che si dissolsero nell'aria fredda della notte, alla luce di un vecchio lampione. -Adesso vedi di camminare dritto, che è arrivato il taxi.-

Samuel e Alec erano amici da tempi immemori. Era passato così tanto tempo che non si ricordavano nemmeno quando si erano conosciuti.
Correvano e di prendevano a botte sulla spiaggia, due nanetti con il pannolino indosso che sapevano a malapena reggersi ma che se le davano di sana pianta per stabilire di chi fosse il bastone trovato in riva al mare; si davano appuntamento in giardino alle dieci di sera, svignandosela dai genitori, per raccogliere gli insetti da buttare nell'astuccio della maestra di matematica; passavano ore al telefono a studiare piani per nascondere i brutti voti alle mamme, appena tornavano a casa, il grembiule delle elementari sporco di colore ancora abbottonato.
Poi erano cresciuti, e mentre crescevano avevano preso qualsiasi tipo di batosta e sgridata, ma sempre condivisa. Perchè se uno veniva messo in punizione, anche l'altro ci si faceva mettere, per rispettare il patto di solidarietà che avevano stipulato praticamente quand'erano ancora in fasce.
Avevano iniziato le medie, e poi il liceo, e non si erano mai separati. A 16 anni giurarono di fumare per la prima volta insieme, e  avrebbero ricordato per tutta la vita la prima sigaretta in un vicolo buio che sapeva di pipì di cane, e la prima sbronza  e le prime ragazze, e tutto ciò che potevano scoprire l'avevano scoperto insieme.
Si conoscevano meglio di quanto li conoscessero i loro genitori. Samuel sapeva come comportarsi con Alec il lunatico e la sua ironia tagliente, e  come prenderlo quando entrava nelle sue fasi “odio il mondo e il mondo mi odia”, e Alec era abituato alla contagiosa allegria dell'altro anche quando avrebbe voluto solo andarsene in un posto che nemmeno lui conosceva. Erano diventati due adolescenti problematici in contemporanea, le madri con le mani nei capelli la mattina alle due quando nessuno dei figli  si faceva vivo, e loro che barcollavano in discoteca. Non esci più , gli urlavano poi, scordati tutto, dicevano. Ma quei due erano tremendi e inarrestabili, ribelli e testardi, avevano guadagnato qualche soldo non si sa come e si erano rasati metà testa insieme.


-Oh, sembri un coglione- rise Alec, sdraiato sulla sedia e i piedi sul banco quando Samuel entrò in classe quella mattina.
Sotto l'immancabile ciuffo biondo, aveva un grosso paio di occhiali neri che non aveva mai portato. Camminava in fretta con la testa bassa come se si vergognasse, ed effettivamente era così; arrivò al suo posto e lasciò cadere pesantemente lo zaino a terra. Tutta la sua allegria sembrava essere sparita per lasciare il posto ad un broncio deluso che era più tipico di Alec che di Samuel, che borbottò:
-Tu sei un coglione- e poi tacque per il resto della lezione.
Alec si girò poco dopo.
-Dai, oh. Ma che ti sei offeso?- chiese all'amico. Poteva fare l'ironico e il sarcastico quanto voleva, ma il suo tallone d'Achille nascosto che era l'impossibilità nel vedere Samuel soffrire tornava inevitabilmente a galla.
Samuel, che disegnava sul banco con la guancia appoggiata alla mano e i nuovi, misteriosi occhiali che tanto odiava che gli scivolavano sul naso, lasciò cadere la matita nell'astuccio. Alzò solo gli occhi verso Alec e scosse la testa.
-Ma no, tanto ce lo so che tu sei così. E che non dici mai seriamente.
-E allora?- sussurrò il ragazzo; lanciò uno sguardo veloce alla professoressa e si voltò di nuovo. - Allora?-
-Allora niente, è solo che... - sospirò - ...che non mi piacciono. Li odio.-
-Non me la racconti giusta – gli occhi neri di Alec si assottigliarono, quasi potessero scrutare meglio dentro l'amico – sigaretta dell'intervallo?-
Al solito: quando la campanella si faceva sentire salvando gli animi di centinaia di studenti, i due fuggivano in cortile e trovavano conforto nel fumo. Dal vicolo che sapeva di pipì di cane,  ogni giorno sfogavano silenziosamente i loro piccoli e grandi tormenti nei riccioli che soffiavano dalla bocca dopo ogni tiro.
E fu così anche quel giorno di dicembre, fuori da un grande liceo scientifico triste e grigio, che Alec e Samuel affidarono domande e risposte al pacchetto che tenevano in due.
-E quindi? Me la vuoi dire 'sta storia degli occhiali? Com'è che non te l'ho mai visti?-  ricominciò Alec. Ostinato e tenace.
-Dai, te l'ho detto amico. Li odio ma li devo portare, perché ultimamente non ci vedo più un cazzo-
-Come non ci vedi?
-Che ti devo dire, mi si starà abbassando la vista. - Samuel si strinse nelle spalle. Poi si tolse gli occhiali , guardò in lontananza e disse:
-Quello giù , lo vedi Federico? So che è Federico perché l'ho visto prima, ma adesso... le macchie hanno un nome? -
E intanto continuava a strizzare gli occhi come un bambino che si dimentica di chiuderli sott'acqua al mare, e poi riesce e li sbatte e li sfrega finché non torna a vederci chiaramente.
-Smettila e mettiti gli occhiali, che ti piaccia o no. Non puoi fare così tutto il giorno-   lo rimproverò Alec; poi entrambi fecero un ultimo tiro, schiacciando sotto le scarpe le scintille morenti della sigaretta.
-Oh, Alec- fece Samuel prima di rientrare in classe -guarda quella. Bella, eh?
-Bella? Cristo, Samuel, quella è proprio sexy.
-A cosa serve tenere gli occhiali,eh?
Alec gli mollò una gomitata nelle costole. Era tornato il vecchio Samuel di sempre.



Ciao a tutti! Sono nuova e questa è la mia prima storia su efp, quindi a maggior ragione accetterò ogni tipo di critica, positiva o negativa che sia.:) spero che come storia, magari dalla trama che ho scritto su, vi interessi, e mi auguro che questo primo capitolo non vi abbia annoiato troppo.
Un bacio a tutti quelli che leggeranno!
AllStoriesAreTrue_ 
:)

   
 
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