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Autore: DarkRose86    24/10/2008    4 recensioni
Tutti dicevano che ero un bambino coraggioso.
Un bambino che non aveva paura di niente.
Tutti pensavano che non disperassi mai, in silenzio.
La verità è che sono sempre stato attento a non mostrare a nessuno le mie lacrime.
E' forse sbagliato piangere?
{Fanfiction scritta per il concorso "Affronta le tue Paure" indetto da Momiko, purtroppo annullato}
{ Sasori Centric }
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma salve a tutti! *w*

Ricompaio qui con una storia scritta per il concorso "Affronta le tue Paure", indetto da Momiko sul Forum di EFP, ma purtroppo annullato.
Si tratta di una piccola one-shot dedicata a Sasori, costretto ad affrontare quella che ho immaginato potesse essere la sua più grande paura; più la rileggo, e più mi convinco d'esser caduta un pochino nell'OOC, ma ovviamente dovete giudicare voi.  La storia racchiude in sé una vena di nonsense che ho adorato inserire, il genere mi piace da morire e lo ritenevo adatto per una fanfiction su una tematica così "particolare".
Detto questo, vi lascio alla lettura, ringraziando Momiko d'aver indetto il concorso e quindi di avermi dato l'idea per la seguente storia, e jess_elric, l'altra autrice che  oltre a me ha consegnato la fic, e che mi ha fatto compagnia nell'attesa di sapere le "sorti" del contest. E, ovviamente, ringrazio come al solito tutti coloro che mi stanno vicini e sopportano i miei scleri, mentre scrivo e non. XD

 


Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire. ”


Soren Kierkegaard


Nostalgia


Tutti dicevano che ero un bambino coraggioso.
Un bambino che non aveva paura di niente.
Tutti pensavano che non disperassi mai, in silenzio.
La verità è che sono sempre stato attento a non mostrare a nessuno le mie lacrime.
E' forse sbagliato piangere?

L'ultima cosa piacevole che ricordo, è il sorriso di mia madre.
“ Torneremo presto. ” mi disse, accarezzandomi una guancia; credo che le gote mi siano diventate rosse, in quel momento. In fondo, non ero che un bimbo come tutti gli altri.
Adesso, pero', non so più arrossire imbarazzato.
Non sanguino, non emano calore; non riesco più a piangere.
C'è chi mi direbbe che sono fortunato...
ed io mi chiedo cosa la gente ci trovi di errato, nel versare una lacrima.
E dire che ho desiderato io stesso, d'essere eterno, di vivere per sempre in questo corpo inumano;
ma per quanto io ne sia orgoglioso, sento che mi manca qualcosa.
O forse, quel qualcosa è di troppo.
Perché provo ancora sentimenti?

Osservo la mia immagine riflessa in uno specchio, un paio di occhi inespressivi mi guardano, impietosi.
Sono i miei.
Ma un tempo non erano così; perché li rimpiango?

Ricordo che imprecisati anni fa, amavo dormire fra le braccia dei miei genitori, dolcemente cullato e deliziato da una ninna nanna.
Perché continuo a ricordarlo?
Ora non dormo più, non ne sento il bisogno.
Mi limito a scostare lo sguardo dal mondo che va in malora attorno a me.
Gente che cade, incapace di rialzarsi.
Persone che sanguinano, con le mani su aperte ferite, che chissà se mai si rimargineranno.
Io non ho cicatrici, sul mio corpo.
Un giorno qualcuno mi disse: “ T'invidio. ”
Egli non ha più voce, gliel'ho strappata via, assieme al suo cuore.
Cuore d'essere umano, esattamente come il mio.
Sono io ad invidiarlo, ora; perché il mio unico organo continua a battere incessante, torturandomi ogni minuto, ogni secondo.
Ma mi è necessario.
Se solo potessi essere come il burattino seduto nell'angolo della stanza, allora non proverei più quest'angoscia, questo terrore che mi dilania.

Tutti dicono che sono forte e coraggioso.
Che non temo niente e nessuno.
Tutti pensano che io non possa mai sentirmi triste.
La verità è che non sono più capace di mostrare le mie emozioni.
Adesso ho paura.

Paura di guardare negli occhi coloro che riescono a sorridere con disinvoltura, o che affrontano le sofferenze a testa alta, senza rinchiudersi nel proprio guscio.
Voglio fuggire.
Correre via lontano, lontano da loro.
Ma qualcosa mi blocca, mi distoglie dai miei pensieri.
“ Ciao, come ti chiami? ”
Dove mi trovo?
“ Uh... Sasori... ma tu chi sei? ”
Mi guarda con occhi innocenti, azzurri come il cielo, il bel viso incorniciato da una fluente chioma di capelli biondi.
“ Sembri così triste... ”
Come fa questo bambino a sapere come mi sento?
“ ...vuoi che giochiamo un po' assieme? Così sarai contento! ”
esclama sorridendo, entusiasta.
Giocare?
Che cosa significa?

“ Non ho tempo, cercati qualcun altro! ”
Il suo volto ora si fa imbronciato, sbuffa e mi tira per il braccio.
“ No, io voglio te! ”
Cielo, quanto sa essere cocciuto questo piccolo essere umano.
“ A che vuoi giocare? ”
chiedo rassegnato, liberandomi pero' dalla sua stretta.
Chissà com'è calda, quella piccola mano.
“ A rincorrerci! ”
propone, e le sue iridi s'illuminano.
Rincorrersi? Che idea stupida. Eppure, non riesco a non accontentarlo; e dire che, teoricamente, non dovrei avere pietà per questa giovane anima. Non ci vorrebbe poi molto; poche mosse, perfettamente calcolate, e la sua infantile bellezza diverrebbe per sempre mia, imprigionata in una splendida bambola.
Ma non ci riesco.
In fondo anche io, sono stato bambino.
Un tempo.
Forse neanche troppo lontano.
E così lui scappa, facendomi cenno di seguirlo; corre veloce sulle esili gambe, agitando le braccia.
“ Avanti, prendimi! Sei lento! ”
Cos'è che sto inseguendo, realmente?
Non riesco a raggiungerlo, eppure io non avverto la fatica.
Allungo il braccio per cercare di afferrarlo, ma mi sfugge nuovamente; è dannatamente veloce!
Ad un certo punto, pero', si ferma di sua spontanea volontà, voltandosi verso il sottoscritto.
“ Hai paura di me? ”
mi domanda.
“ Cosa? E per quale motivo dovrei averne? ”
“ Non so... dimmelo tu... ”
borbotta, facendo spallucce.
Che diavolo sta blaterando?
Non lo capisco, non capisco più nulla.
D'improvviso alza gli occhi al cielo e indica il sole che brilla, alto e fiero.
“ Non è bellissimo? ”
mi chiede, continuando a sorridere,
“ Io penso che tu non lo guardi abbastanza. ”
sentenzia poi, fuggendo via, scomparendo dalla mia vista.
Ed io rimango qui, letteralmente basito; tanto confuso che mi metto sul serio ad osservare il sole.
In effetti, avevo dimenticato quanto fosse bello.

Eterno, come me.

Luminoso, come i suoi capelli color dell'oro.

Caldo, come lo erano gli abbracci affettuosi di coloro che amavo.

Vorrei poter piangere, ora più che mai; perché ho capito, cosa quel bimbo voleva dirmi.
“ Hai paura d'essere felice? ”
In realtà è questo, che lui mi ha chiesto.
Chissà, forse è così.
Paura di soffrire, paura d'amare, e di sembrare agli occhi degli altri troppo falso, per essere vero.
Mi viene da ridere, ma la mia bocca non può curvarsi in un sorriso.
Pazienza.
Ho capito dove sbagliavo.

E' inutile, cercare di comandare al proprio cuore.

Io non dormo più.
Il mio corpo non è caldo come un tempo.
Io non sento più dolore.
Non son più capace di versare lacrime.

Ma non ho paura.

Perché dentro di me, qualcosa batte ancora.


The End


Note dell'autrice:

Allora, piccolo appunto a proposito della comparsa del bimbo che, penso sia evidente, è Deidara da piccolo; non è un'illusione di Sasori, è semplicemente un'innocente figura che si preoccupa, perché è riuscito a leggere negli inespressivi occhi del rosso, un'evidente paura nei confronti dei sentimenti in generale. Non ho inserito il suo nome fra i personaggi perché non viene specificato nella storia che si tratta di lui, ma suppongo sia facilmente intuibile. Ho faticato un po', a dir la verità, a non cadere nello yaoi ( o comunque nello shonen ai ), che vogliamo farci, a quanto pare è la mia vocazione. XD Per cui, ho sentito proprio il bisogno di inserirci Deidara in qualche modo. XD

Me lo lasciate un commentino? *porge biscotti*

  
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