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Autore: Shayla_the_angel    09/11/2014    0 recensioni
Partiamo dal presupposto che questa storia è stata partorita in poco meno di due giorni e quindi mi scuso per il risultato che potrebbe essere meno soddisfacente di quanto credo. La storia prende spunto sia dal cartone Disney di Peter Pan (la fisionomia di Trilly è quella della WD) e dalla serie tv Once Upon a Time (Uncino è giovane e bello con quell'aria da poeta maledetto come l'attore Colin O'Donoghue) e si sviluppa partendo dall'incontro di Peter con i tre fratelli Darling. Quasi tutta la storia si svolge all'Isola che non c'è, con il capitolo finale ambientato a Londra.
Differenze con l'originale? Uncino non prende il suo nome dalla mancanza della mano, ma per un altro motivo; la relazione sempre lasciata in sospeso di Peter e Wendy finalmente avrà una conclusione. Non mi resta che chiedervi di leggere e di farmi sapere con un commentino cosa ne pensate. Ah mi scuso fin da subito se pubblicherò tutti i capitoli o almeno una buona parte, ma è la prima volta che sto al pc dopo molto tempo e non so quanto passerà prima che ci torni, quindi mi ritiro e buona lettura a tutti voi! :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bimbi Sperduti, Campanellino/Trilly, Capitan Uncino, Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dunque, come promesso, ecco un altro capitolo. Pubblicazioni velocissime. Sono quasi le cinque di mattina, sono riuscita a ricopiare un altro capitolo così posto questo e il 3 e poi mi ritiro a letto, se no domani chi la sente mia madre ehehe. Grazie ai 17 lettori che hanno dato una sbirciatina al primo capitolo. Grazie di cuore. Spero di riuscire a continuare domani.

Buona lettura a tutti.

Shayla <3

 

02.

 

Splendeva il sole sull’Isola che non c’è. I bambini sperduti erano in attesa di Peter Pan e i suoi ospiti. Avevano già preparato una festa per accoglierli. Avevano addobbato la loro tana con fiocchi colorati e disegni, preparato piatti gustosi e si erano dati una ripulita.

«Stanno arrivando!» strillò uno di loro indicando quattro puntini scuri all’orizzonte. Scattarono tutti in piedi, sbracciandosi e gridando per accogliere i nuovi arrivati.

Wendy, John e Michael furono letteralmente assaliti e travolti da decine e decine di domande.

«Silenzio! – li zittì Peter – Lei è Wendy. Trattatela bene perché sarà lei a leggerci le favole. Loro invece sono i suoi fratellini, John e Michael. Anche loro li dovrete trattare bene, perché sono amici miei. Bene, e ora visto che siamo tutti qui, direi che possiamo festeggiare!».

I tre fratelli ancora non riuscivano a credere all’incredibile avventura che stavano vivendo.

I festeggiamenti per l’arrivo dei ragazzi furono all’insegna del divertimento e si protrassero fino a sera. I bambini giocarono, ballarono, inscenarono dei buffi spettacoli e tutti risero a crepapelle.

La luna si stava levando nel cielo quando i bimbi sperduti chiesero a Wendy una favola.

Peter aveva preparato dei giacigli anche per i tre ospiti così, quando furono tutti pronti per andare a dormire, Wendy si accomodò a terra e cominciò a raccontare.

Parlò di una principessa rinchiusa in una torre, di una strega malvagia e di un principe coraggioso che affrontò mille pericoli pur di salvare la fanciulla che però era stata vittima di un incantesimo ed era caduta in un sonno profondo. Il valoroso eroe doveva darle un bacio per risvegliarla e quando finalmente la bellissima principessa aprì gli occhi, si sposarono e vissero per sempre felici e contenti.

Quando Wendy alzò lo sguardo tutti i bambini dormivano sereni, compresi John e Michael.

Si alzò silenziosamente, quindi uscì in balcone ed incontrò Peter.

«Ciao, cosa ci fai qui?» chiese sorridendogli.

«Sapevo che saresti arrivata. È da molto che ascolto le tue favole e ho imparato che dopo aver letto un libro ai tuoi fratelli ti piace uscire all’aria fresca».

La ragazza arrossì e si appoggiò alla ringhiera.

«Questo posto è magnifico. Sei molto fortunato a vivere qui» disse.

Peter però, anziché sorridere di rimando, sospirò. La ragazza lo guardò con aria interrogativa.

«Qui è tutto magnifico e divertente. Ci sono centinaia di posti da esplorare, avventure da vivere, però sono sempre da solo» disse.

«E i bimbi sperduti?».

«Loro diventano grandi. E una volta cresciuti non possono più essere bimbi sperduti. Devono fare una scelta. O tornare sulla Terra, oppure unirsi alla ciurma di Uncino. In entrambi i casi però perderanno la memoria e si dimenticheranno di me» rispose, con aria triste.

«Questa cosa è molto triste. Non c’è nulla che tu possa fare?».

«No. Purtroppo gli unici due che non crescono siamo io e Uncino, il mio acerrimo nemico. Condividiamo lo stesso destino. Costretti a non invecchiare e a guardare i nostri compagni crescere e morire, continuando a scontrarci per l’eternità».

Wendy era senza parole. Si avvicinò a Peter e gli prese una mano, stringendola.

«Io non potrei mai dimenticarmi di te – sussurrò – e nemmeno John e Michael» aggiunse arrossendo.

Peter la guardò negli occhi.

«Posso chiederti una cosa?» le domandò.

Lei annuì incapace di proferire parola.

«Nelle tue favole parli spesso del bacio del vero amore, ma cos’è un bacio?».

In quel momento arrivò Trilly che, inferocita dalla gelosia, si frappose tra i due.

«Ragazzi! È ora di andare a letto» disse, con un sorriso ingenuo.

I giovani si guardarono, quindi obbedirono alla fatina e andarono a dormire.

«Non va affatto bene. Non sono nemmeno ventiquattr’ore che è qui e già lo bacia? Non mi porterà via Peter. Non ci riuscirà» sibilò la creatura pensando a come sbarazzarsi della fastidiosa ospite.

La mattina seguente si svegliarono tutti allegri. Tutti tranne Wendy.

Era rimasta turbata dagli avvenimenti della sera prima. Sia dalla storia di Peter che dallo strano sfarfallio allo stomaco che aveva provato quando lui le aveva chiesto del bacio.

Non sapeva se anche il giovane fosse turbato per quanto accaduto il giorno precedente poiché le parve che Trilly facesse di tutto per tenerli separati.

La fata sembrava particolarmente gentile.

«Wendy, avresti voglia di venire con me oggi? Sai, per stare un po’ tra ragazze» le disse.

La fanciulla si fidava poco, ma non sapeva come dirle di no senza offenderla.

Con un mezzo sorriso le annuì.

Si allontanarono dal rifugio senza che nessuno facesse domande e Wendy un po’ se ne dispiacque. Soprattutto perché anche Peter non aveva dato importanza alla loro uscita, distratto dai bimbi sperduti.

«Ti porterò in un posto magnifico. Manca poco. Scommetto che sarai entusiasta» disse Trilly volandole davanti e ridendo.

S’inoltrarono nella foresta per parecchi minuti. C’erano alberi in fiore ovunque. Graziose creature saltavano da un ramo all’altro diffondendo nell’aria un fresco profumo.

«Siamo arrivate!» trillò la fatina, gioiosa.

Wendy si trovò di fronte ad un piccolo stagno dall’acqua cristallina.

«Questa è l’acqua della verità. Ti mostrerà il tuo futuro. So che voi umani siete estremamente curiosi, così pensavo che saresti stata contenta di guardarlo. Mi sei simpatica e pensavo di farti un regalo».

La giovane si chinò verso lo specchio d’acqua, ma quello che vide non fu il suo riflesso, bensì quello di un bellissimo ragazzo che dimostrava all’incirca vent’anni. I corti capelli neri come la notte gl’incorniciavano il viso. Sulle guance c’era appena un accenno di barba che faceva risaltare i suoi occhi verdi come smeraldi. Indossava una casacca vermiglia leggermente aperta sui pettorali scolpiti, delle braghe nere in tessuto morbido ed eleganti stivali in lucida pelle nera. Alla cintura aveva legata una preziosa spada dall’elsa dorata.

Non appena la fanciulla distolse lo sguardo dall’acqua si rese conto d’essere rimasta da sola.

Un fruscio tra i cespugli la fece sobbalzare.

«Trilly?» domandò allarmata e guardandosi attorno nel tentativo d’individuare una via di fuga.

Dalle foglie non comparve la fatina, bensì il giovane dello stagno.

La ragazza si sentì avvampare le guance.

«Damigella, vogliate perdonarmi, non volevo spaventarvi» disse lui, con voce calda e melodiosa.

«Non devi scusarti. Non è successo nulla. Sono io che sono un po’ fifona» rispose lei, tentennando.

«Mi chiamo James e voi?» disse con un profondo inchino.

«Sono Wendy, Wendy Darling, molto piacere» rispose arrossendo.

«Ditemi, cara Wendy, cosa ci fate nella foresta tutta da sola?».

«Io…ero qui con un’amica, ma temo mi abbia lasciata da sola» rispose lei, chinando il capo.

«Vi serve aiuto? Mi pare di non avervi mai vista in questi luoghi, che possono risultare pericolosi per chi non li conosce».

La sua voce era melodiosa e con un tono così morbido e pacato da penetrare a fondo nel cuore e nella mente.

Wendy si sentiva come drogata da quelle parole, dal loro suono. Aveva bisogno di sentirle ancora, quindi accettò volentieri le gentilezze di James e rimase con lui per tutto il pomeriggio.

   
 
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