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Autore: Evee    09/11/2014    2 recensioni
Seto Kaiba aveva finalmente capito due cose.
La prima era la ragione per cui fosse sempre stato tanto ossessionato da quella carta.
La seconda era il perché sentiva che non si sarebbe mai potuto innamorare di nessun'altra che non fosse lei.
Ma quello che non sapeva ancora era che presto l'avrebbe incontrata di nuovo... Anche lei infatti lo stava cercando, anche lei lo voleva vedere.
Ma lo voleva vedere morto.
[ Blueshipping ]
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kisara, Seto Kaiba
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dark Blue Saga'
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V - Don't shut me out

 

{Don't shut me out, no
We've been so much to say
Don't give up now, no
That would be the easy way
And lying here, and it's like you don't feel anything
And I believe the walls are closing in
Don't shut me out
}

 

Quindi aveva ragione.

Non solo le assomigliava, ma si chiamava anche lei Kisara. E questa, per quanto si potesse essere scettici, andava ben oltre la semplice coincidenza. Avvertì il suo cuore iniziare a battere all'infuriata, in preda all'entusiasmo ma anche ad un'agitazione crescente. Lui non l'aveva mai dimenticata, ma lei? Il suo sguardo gelido e i suoi modi distaccati lasciavano intuire che non ricordava nulla della sua vita precedente. D'altronde come avrebbe potuto, senza avere accesso ai ricordi dello spirito nel puzzle di Yugi? Tuttavia lui, ancor prima di entrare nel Mondo della Memoria, aveva comunque avuto delle visioni di quel passato, per cui forse anche lei conservava qualche ricordo. Anche solo una reminescenza... Qualunque cosa, purché gli facesse capire che anche quella Kisara riusciva a percepire il loro legame.

Il problema era trovare le parole giuste per convincerla a parlarne. Sapeva per esperienza diretta che raccontarle la verità non sarebbe servito, era troppo assurda perché potesse crederci. Dunque non gli rimaneva che procedere con cautela, cercando di sondare il terreno prima di camminarci sopra.

-Conosco il tuo nome perché... Ti ho conosciuta in un sogno, tempo fa.- si decise infine a risponderle, soppesando ogni parola.

Quindi tacque, in attesa di una sua reazione.

I suoi occhi blu si spalancarono per l'incredulità, e per un attimo credette fosse per la consapevolezza di ciò a cui alludeva con quella risposta. Ma fu una speranza molto breve, che le sue parole non tardarono a stroncare senza pietà.

-Ti stai prendendo gioco di me?- gli sibilò -Finiscila, e dimmi la verità!-

Seto abbassò lo sguardo, deluso.

-Non posso farlo. Non potresti capire...- mormorò.

-Come preferisci.- replicò lei -Però sappi che allora non avrai alcuna informazione. Né su di me, né sul mio mandante...-

Lui allora tornò a guardarla, con recuperato distacco.

-So già chi è il tuo mandante.- le rivelò, trattenendo a stento il suo compiacimento.

Il volto di Kisara sbiancò, perdendo anche quel poco colore che le tingeva le guance.

-Cosa?!?- balbettò, sconcertata -Come...?-

Seto però la interruppe, mostrandole con eloquenza un iPhone grigio.

-Abbiamo trovato questo, tra le tue cose. Mi è bastato accenderlo, per scoprirlo.- le disse, con un'alzata di spalle.

-Stai solo bluffando...- fece Kisara, a denti stretti.

Seto non poté trattenersi dall'emettere un sospiro di sufficienza.

-Avanti, persino un hacker principiante sarebbe riuscito a scoprire il tuo pincode... Ed io sono abbastanza esperto per poter anche accedere ai database dei gestori delle utenze telefoniche, e scoprire il titolare del numero che risulta più spesso tra le tue chiamate.-

Ossia, Riichi Kurosawa. Uno di quegli uomini che, come talvolta accade, viene preceduto dalla sua stessa fama. Imprenditore e lobbista, negli ultimi anni si era guadagnato una pessima ma comunque temibile reputazione a causa dei suoi innumerevoli rapporti di clientelismo con vari esponenti del mondo della finanza, della politica, delle istituzioni, ma soprattutto della criminalità organizzata. Controllava più o meno direttamente numerose società in tutto il Giappone, ma tra i servizi da lui offerti quello più apprezzato era il suo supporto in attività illecite quali la frode fiscale, la corruzione e il riciclaggio di denaro. Ed era risaputo che per quest'ultima attività il suo miglior cliente fosse nientemeno che la Yakuza, ma era un personaggio troppo influente perché qualcuno si assumesse l'iniziativa di indagare su di lui.

Almeno, così era stato fino a quando non aveva deciso di mettersi sulla sua strada.

Il caso aveva voluto che la Kaiba Corporation e Kurosawa si fossero trovati a fronteggiare per l'aggiudicazione di un appalto milionario a Kyoto: la prima con l'intenzione di realizzare anche in quella città uno dei suoi parchi divertimento, il secondo di aprirvi un pachinko, struttura ideale per coprire i suoi loschi traffici. E una ragione in più per far desiderare a Seto di vincere quella gara a tutti i costi. Le trattative si erano prolungate per mesi, ma alla fine l'amministrazione pubblica aveva scelto di stipulare il contratto con Kurosawa. Nonostante sia l'offerta che la progettazione presentate della Kaiba Corporation fossero di gran lunga le migliori. Il che lo insospettì a tal punto da voler fare chiarezza sulla vicenda, e dopo alcune indagini ne aveva scoperto la vera ragione: Kurosawa aveva corrotto alcuni membri della commissione aggiudicatrice con cospicue tangenti. Dunque Seto lo aveva denunciato, spingendo la magistratura ad indagarlo per corruzione e turbativa d'asta, e aveva presentato ricorso affinché il Tribunale di Kyoto annullasse il contratto d'appalto a vantaggio della Kaiba Corporation.

Era piuttosto probabile che fosse per questo, se ora ce l'aveva tanto con lui.

-Se sai già tutto, che accidenti vuoi ancora da me?- gli disse allora Kisara, sempre più ostile.

Seto sostenne il suo sguardo con fermezza, risoluto ad andare a fondo della questione.

-Voglio sapere perché lavori per Kurosawa.-

 

***

 

Kisara corrucciò le sopracciglia, rivolgendogli un'occhiata colma di sospetto.

-Non è affare che ti riguarda... E comunque non potresti capire.- decise infine di rispondergli, beffeggiandolo con le stesse parole che aveva usato poco prima con lei.

-Mettimi alla prova.- replicò lui con fare determinato.

Sospirò, esasperata da quell'assurda insistenza.

-Senti, perché non mi consegni alla polizia e la facciamo finita? Si può sapere perché diavolo ti interesso tanto?!?-

Il ragazzo di fronte a lei esitò un attimo, chiaramente combattuto tra il continuare ad essere prudente e l'ammettere quella verità che lei avrebbe tanto voluto scoprire.

-Perché ti devo un favore...- le disse con cautela -Anzi, ti devo la vita. Mi hai salvato, e per ben due volte...-

A quel punto Kisara non poté trattenersi dallo scoppiare in una risata ironica.

-Non so per chi tu mi abbia preso, ma questo è impossibile.- sbottò, una volta ritornata seria -Ho avuto a che fare con centinaia di persone, ma per ucciderle. E non ho mai risparmiato nessuno, la sola sopravvivenza che mi sta a cuore è la mia...-

-Ma perché lo fai?- insistette lui, guardandola con fermezza negli occhi -Che cosa devi, a quell'uomo?-

Kisara socchiuse le labbra, pronta a ribattere, ma suo malgrado non riuscì a trovare le parole per farlo. Quella situazione era semplicemente assurda. Era certa di non aver mai avuto a che fare con Seto Kaiba prima di allora, eppure lui la guardava come se la conoscesse da sempre. Si era introdotta in casa sua per ucciderlo, ciononostante lui non mostrava il minimo risentimento... Anzi, a trascurare la comprensibile precauzione di immobilizzarla, la stava trattando persino con gentilezza, in apparenza senza secondi fini. Ed ora l'aveva nuovamente sorpresa, indovinando che non era per sua libera scelta se faceva quella professione. Sembrava profondamente convinto, per qualche oscura ragione, che lei non avrebbe potuto macchiarsi di tanti e tali crimini, se non costretta. Intravedeva quella fiducia incondizionata nei suoi penetranti occhi azzurri, e ne venne destabilizzata, portandola a valutare se fidarsi di lui a sua volta. Ma Kaiba era stato tutt'altro che sincero con lei, quindi perché avrebbe dovuto dirgli la verità?

E comunque non avrebbe nemmeno saputo da dove iniziare.

Avrebbe dovuto parlargli di sua madre, una prostituta che aveva deciso di morire di overdose poco dopo la sua nascita, ovviamente indesiderata, abbandonandola nel bordello in cui lavorava. Il luogo dove sarebbe cresciuta, e dove avrebbe fatto la conoscenza di Riichi Kurosawa, il suo proprietario e che, successivamente, sarebbe diventato anche il suo padrone.

Avrebbe dovuto spiegargli che a causa del suo peculiare aspetto era stata l'oggetto del desiderio di svariati uomini sin già da piccola, che però Kurosawa aveva tenuto alla larga con fermezza: era ben deciso a preservarla intatta fino al suo primo ciclo, per poter poi vendere la sua verginità al miglior offerente. Tuttavia ben prima di quel momento, quando aveva solo nove anni, gli arrivò un'offerta che non poté rifiutare, perché fatta da un alto membro dello Sumiyoshi-kai, probabilmente il più famigerato clan della Yakuza.

Avrebbe dovuto ricordare di quando era stata presa con la forza e trascinata in una stanza perché avesse rapporti sessuali con quell'uomo, di cui non sapeva neanche il nome. Uno sconosciuto che una volta soli l'aveva spogliata, picchiata e sicuramente l'avrebbe anche violentata, se lei, mossa dalla disperazione, non avesse avuto la prontezza di afferrare il coltello che teneva sempre con sé per sgozzarlo.

Avrebbe dovuto raccontargli che, una volta scoperta, Kurosawa decise di insabbiare il fatto per evitare guai con la Yakuza, ma non prima di averla frustrata fino a farla sanguinare. Però non la uccise, essendo giunto alla conclusione che, anche se come puttana non valeva nulla, aveva dimostrato di avere altre doti che gli potevano tornare utili... Ma non l'avrebbe dovuto deludere ancora, se non voleva che facesse il suo nome agli alti membri dello Sumiyoshi-kai. E quella era gente che, a differenza sua, non perdonava, e a cui non sarebbe riuscita a sfuggire.

Pertanto alla fine si decise a rispondere a Kaiba, ma in modo evasivo.

-Sappi solo che se mi rifiutassi di lavorare per lui, mi consegnerebbe a gente ben più pericolosa.-

-La Yakuza?- indovinò subito lui con perspicacia, per poi proseguire senza neanche il bisogno di avere una sua conferma -Per quale ragione dovrebbe prendersela con te?-

Questa volta però Kisara si costrinse a non rispondergli. Serrò le labbra ed abbassò il capo per eludere quelle domande. Aveva già parlato anche fin troppo. Kaiba rimase in silenzio per un po', nell'illusoria attesa di una risposta che tanto non sarebbe arrivata. Quando parve averlo compreso parlò di nuovo, cercando di convincerla.

-Se non mi spieghi in che guai ti sei cacciata, come posso aiutarti...?-

-Non ho chiesto il tuo aiuto.- ribatté lei duramente.

-Te lo sto offrendo lo stesso.-

Per un attimo Kisara titubò, ma fu un istante impercettibile. Per quanto Seto Kaiba l'avesse più volte sorpresa, e fosse oltremodo intelligente e pieno di risorse, non avrebbe potuto fare nulla per lei. La sua sorte era ben delineata, e ormai si era rassegnata ad accettarla. Illudersi di cambiarla l'avrebbe solo fatta soffrire ancora, e più di quanto fosse disposta a sopportare.

-Nessuno può aiutarmi.- gli disse, con tono tagliente quanto il suo sguardo -E comunque, se vuoi un consiglio, dovresti preoccuparti di più per te stesso. E' solo questione di tempo prima che...-

Ma non riuscì a completare la frase, interrotta da delle grida furiose provenienti dal piano di sotto. Kaiba si voltò di scatto in direzione della porta.

-Che diavolo...?- esclamò contrariato.

Kisara invece non riuscì ad impedire che un sorriso ironico le comparisse sulle labbra, benché sapesse bene che non c'era niente da ridere.

-Come non detto.- disse, più a se stessa che al ragazzo al suo fianco -Temo che ormai sia troppo tardi... Devono essere loro.-

Kaiba si girò nuovamente verso di lei, il volto rabbuiato dall'ombra del presentimento.

-Loro chi?- le domandò, a denti stretti.

Lei ricambiò con debolezza il suo sguardo, privato di qualunque emozione. La poca, tenue speranza che le era cresciuta nell'animo parlando con quel giovane era svanita all'istante, bruscamente riportata alla dura realtà.

-Kurosawa sapeva che sarei venuta qui, e sono passate ore dal mio ultimo rapporto.- gli spiegò -Per cui, credo che siano appena arrivati i miei rinforzi.-

 

***

 

Scattò in piedi, allarmato.

-Non è possibile...!- esclamò con costernazione.

In sua risposta arrivò, seppur attutito, l'inconfondibile suono di uno sparo. Seto sussultò, preso alla sprovvista da quel rumore inaspettato. Non poteva essere, nessun estraneo avrebbe potuto superare i controlli all'ingresso e introdursi in casa sua, tanto meno se armato. Le sole persone che potevano entrare con una pistola addosso erano le sue guardie... E di loro si poteva fidare ciecamente, le aveva selezionate lui stesso ed erano al suo servizio da anni. Eppure, dai suoni provenienti dal piano di sotto, era chiaro che qualcuno era riuscito a fare irruzione in casa sua. Tuttavia il fatto in sé non lo preoccupava più di tanto. Suo fratello in quel momento era ancora a scuola, al sicuro. Quanto a lui, le sue recenti disavventure gli avevano insegnato a tenersi sempre vicino un'arma, pronta all'uso. Estrasse dalla tasca la sua SIG Sauer, e si affrettò a togliere la sicura.

Nel mentre non poté non notare lo sguardo di Kisara, che seguì ogni suo movimento con aria critica.

-La stai reggendo nel modo sbagliato.- osservò con tono asciutto.

Seto inarcò un sopracciglio, indispettito. Non era abituato a sentirsi rivolgere delle critiche, e tanto meno ad accettare consigli di buon grado, per quanto potessero provenire da persone ben più esperte di lui.

-L'importante è colpire nel modo giusto.- replicò.

Dunque si alzò in piedi, risoluto ad andare lui stesso a vedere cosa cazzo stava succedendo. Forse stava agendo in modo troppo imprudente, ma ormai la rabbia aveva preso il sopravvento su di lui. Non era mai stato bravo a tenere a freno i suoi impulsi omicidi, e in quel momento aveva davvero voglia di far fuori chiunque fosse stato tanto stupido da venire ad attaccarlo proprio dentro casa sua.

-Vado a sistemare questa faccenda.- annunciò a Kisara, prima di voltarsi ed avviarsi verso la porta -Tu aspettami qui.-

L'aveva detto senza volere, ma non appena pronunciò quelle parole si rese conto di quanto suonassero sarcastiche. Infatti lei alzò gli occhi al cielo, infastidita.

-Ho altra scelta?- borbottò.

Seto allora le diede le spalle, approfittandone per lasciarsi sfuggire un lieve sorriso ironico. No, non aveva scelta. Ma non poteva lasciare che gliela portassero via. Non aveva intenzione di perderla di nuovo.

Appoggiò quindi la mano sulla maniglia della porta, e la piegò con decisione. Come l'aprì il tumulto proveniente dal piano terra arrivò alle sue orecchie più forte che mai. Riconobbe le voci di alcune delle sue guardie, subito seguite dal rumore di un qualche soprammobile appena andato in frantumi. Richiuse rapidamente la porta alle sue spalle e si avviò lungo il corridoio, fiancheggiando il muro fino all'imbocco delle scale. Dunque si affacciò con circospezione, assordato dal chiasso sottostante e dal battito del suo cuore alla gola. Ma era ancora abbastanza lucido per fare subito il quadro della situazione.

Il pavimento bianco marmo della sua abitazione era inondato di sangue. Enormi chiazze rosso scuro in cui giacevano senza vita i corpi di un paio delle sue guardie, e di una cameriera che aveva avuto la sfortuna di trovarsi nel bel mezzo di quella sparatoria. Riconobbe Fuguta appostato dietro una colonna, cercando di proteggersi dal fuoco nemico ma anche di contrattaccare a sua volta. Quanto agli intrusi, non appena li intravide capì subito per quale ragione fossero riusciti ad entrare nella sua abitazione. Si trattava nientemeno che dei due poliziotti che gli facevano da scorta. Seto strinse i denti, contrariato. Sia che fossero stati sin da subito degli impostori, sia che fossero stati comprati all'evenienza da Kurosawa, il suo sesto senso non aveva sbagliato neanche quella volta. Lo sapeva che non si poteva fidare di loro. E lo sapeva che non avrebbe dovuto permettere ad estranei di entrare in casa sua. Credeva di essere stato chiaro sul punto, con i suoi uomini. Che fossero stati persuasi da quegli agenti con chissà quale assurdo pretesto, o che non avessero osato chiedergli prima il permesso per non disturbarlo nel mentre del suo colloquio con Kisara, non importava: gli avevano apertamente disobbedito. In altre circostanze gliel'avrebbe fatta pagare cara, ma probabilmente i responsabili avevano già scontato quella loro insubordinazione con la morte.

E comunque, ora aveva ben altro a cui pensare.

Uno dei due impostori, quello più giovane, aveva approfittato del fuoco di copertura del suo compagno per introdursi all'interno. Fuguta si sporse per colpirlo, ma venne subito costretto a ritornare dietro la colonna dai proiettili che l'altro agente gli aveva rivolto contro. Ormai nulla gli impediva più di raggiungere le scale. Seto si ritrasse dietro l'angolo prima che lo vedesse. Era solo questione di attimi prima che salisse al primo piano e si trovassero faccia a faccia. Arretrò un poco, stringendo davanti a sé la sua pistola con fermezza, pronto a fare fuoco prima di lui.

Fu allora che qualcuno gli premette una mano davanti alla bocca, cogliendolo di sorpresa alle sue spalle.

 

[non mi tagliare fuori, no
avevamo così tanto da dirci
non rinunciare ora, no
quella sarebbe la strada più semplice
e mentire a questo punto, ed è come se tu non provassi nulla
e credo che gli ostacoli si stiano avvicinando
non mi tagliare fuori]

 

Evee's corner

 

H^o^la!

Capitolo un po' “spiegone”, ma dal punto di vista di Seto era inevitabile per conservare l'effetto sorpresa, mentre da quello di Kisara per fare finalmente chiarezza su un passato che non avrebbe mai potuto rivelare a voce... Spero di non avervi annoiato troppo!

Giusto una piccolissima noticina su quando Seto dice a Kisara che gli ha salvato la vita per due volte. La ragione di questa affermazione è che mi è piaciuto pensare che si senta in debito con lei sia perché si è sacrificata per proteggerlo nell'Antico Egitto, sia e soprattutto perché è anche grazie al Blue-Eyes White Dragon se è riuscito a ricomporre i pezzi della sua anima quando, dopo il Death-T, è entrato in coma (vicenda che nell'anime hanno brutalmente censurato).

Ah, ovviamente Riichi Kurosawa è un original character! Il nome non è casuale: “riichi” è anche una mossa del Mahjong, mentre “kuro sawa” letteralmente significa “palude nera”. Mi sembrava particolarmente allusivo della sua personalità e dell'aura oscura di cui lo volevo circondare... Il clan mafioso dello Sumiyoshi-kai invece esiste per davvero (wikipedia docet).

Dunque, credo sia tutto. Come sempre thanks a tutti voi, see u next sunday!!!

Kisses,

- Evee

   
 
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