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Autore: altraprospettiva    09/11/2014    3 recensioni
Lara ha diciannove anni, è pigra, non ama studiare e cambia colore di capelli ogni volta che il padre cambia donna.
Roberto, suo padre, è il migliore padre al mondo se si leva il fatto che si comporta ancora come un adolescente.
Tony è il miglior amico di Roberto, è sarcastico, affascinante e ama gli sport.
Quanto può essere stravolta la loro vita in cento giorni?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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«Dovremmo dirlo pure ai miei» disse Tony.
Stavano cenando a casa di Tony, la signora Carmela aveva lavato casa, cucinato ed era andata via lasciando Tony, Roberto e Lara a gustarsi la cena.
«Tua madre mi fa paura. Te lo ricordi? Ha detto che non ho i fianchi abbastanza larghi per darle un nipote in salute…o qualcosa del genere…» disse Lara masticando.
«Però, di sicuro, non c’è il rischio che mia madre mi tiri dei ganci che mi facciano stare con la faccia tumefatta per settimane» disse Tony guardando Roberto.
«Ma non ho capito, volevi essere abbracciato? Volevi una medaglia ad honorem? Scherza un altro po’ e ti rifaccio gustare qualche altro gancio» chiese Roberto sarcastico. Stava ancora digerendo la notizia della gravidanza e si sentiva acido, arrabbiato, pronto a fare a pugni con il mondo.
Tony portò le mani al petto «Pace, pace…».
«Papà, per favore, non ti devi preoccupare per me».
«Ma io non posso non preoccuparmi per te, tu sei mia figlia, io ti voglio bene» disse Roberto.
«Ma qui non c’è nessuno che vuole fare soffrire tua figlia, per favore, capiscilo» disse Tony.
In tavola calò il silenzio.
«Ti va se domani andiamo dai miei?» chiese Tony dopo un po’.
«È proprio necessaria la mia presenza? Te l’ho detto, magari non picchia, ma ha una lingua biforcuta e sputa acido, non puoi negarlo».
Tony fece spallucce, non proprio offeso. «Lo fa per il mio bene, dice. Non lo fa comunque per cattiveria, è la sua mentalità».
«Per favore, evita di portare pure me domani».
«Ok».
 
 
Tony andò nella dimora dei Desiderio.
Giocò un po’ con i cani e poi rimase fermo sulla soglia della casa.
I suoi genitori erano tipi abitudinari, sapeva che suo padre era sicuramente nel soggiorno a leggere il giornale sprofondato nella poltrona di pelle e a fumare un sigaro, mentre sua madre era sicuramente in cucina a blaterare con le cameriere, e poi sarebbe andata a dare un’occhiata ai fiori nella serra.
Tony scelse suo padre. Era la situazione più semplice da gestire. Suo padre era sempre stato distante da lui e ci voleva ben altro per riuscire a portarlo all’iperventilazione.
Tony girò la chiave nel portone, entrò, serrò i pugni e si diresse verso il soggiorno.
Non voleva girarci troppo attorno. Aveva paura di dirlo a Roberto, ma non di dirlo a suo padre. Non aveva nulla da giustificarsi con lui, nulla di cui sentirsi in colpa, non aveva un rapporto da rompere, non aveva niente di niente con suo padre.
«Papà, stai per diventare nonno» disse una volta entrato nella stanza.
Il signor Desiderio era, come previsto, seduto nella sua poltrona preferita del soggiorno. Non appena Tony era entrato nella stanza e aveva esordito con quella frase, non lo aveva degnato neppure di uno sguardo e aveva continuato a leggere. Poi, mentre girava la pagina, chiese: «Chi delle tre è incinta?»
Il signor Desiderio aveva ricevuto quella notizia già sette volte, pur essendo entusiasta della cosa, si era quasi abituato a sentire quella frase.
Tony rimase un attimo in silenzio osservando il fumo del sigaro salire verso l’alto e sentendo l’odore dolciastro di esso.
«Nessuna di loro».
«Come?» chiese il padre. Rimase in silenzio, poi tirò giù il giornale e, guardando finalmente Tony negli occhi chiese: «Chi è la ragazza?»
Tony non rispose pensando che forse, per suo padre, la risposta fosse ovvia.
Infatti, qualche secondo dopo, suo padre fece mezzo sorriso e disse: «Mi ero accorto da come la guardavi che l’amavi, ma non credevo fino a questo punto» lo disse senza sarcasmo, una frase sbottata dalla meraviglia.
Tony continuò a rimanere in silenzio, pensava alla parola amore associata a Lara, pensava che non aveva mai detto di amarla, ma seppe che era vero.
«Diciamo…che non era del tutto programmato» rispose pur sapendo che quella del padre era, comunque, una frase retorica.
«E Roberto lo sa?» chiese corrugando la fronte.
«Sì».
«Vedo che non ti ha picchiato, non capisco se con l’età sia diventato più maturo o più femminuccia» in fondo al suo cuore, il signor Desiderio provava stima per Roberto, per aver aiutato il figlio a vincere la paura verso i bulletti, ma anche astio per avergli messo il pallino per la palestra e quindi ad averlo portato ad abbandonare la società di famiglia.
«Mi aveva picchiato quando ci aveva scoperti».
L’uomo si mise a ridere «Meno male che fai tutta quella roba lì per imparare a difenderti. Che vuoi che ti dica figlio mio? I figli sono sempre una benedizione, non posso che essere felice e sperare di avere un bell’erede».
«Hai già degli eredi papà» disse Tony seccato il signor desiderio piegò il giornale e si alzò dalla poltrona.
«No che non li ho, a loro voglio un mondo di bene e non sarà minore di quello che proverò per i tuoi figli, ma ho sempre desiderato che la cantina Desiderio fosse gestita da Desiderio» disse avvicinandosi al figlio.
«Tu e la tua stupida cantina, non pensi ad altro» Tony smise di tenere i pugni.
Ecco, perché doveva essere teso? Tanto lui veniva sempre dopo una stupida cantina.
«È la mia stupida cantina che ti ha fatto mangiare, vestire, fare la bella vita e comprare la tua palestra».
A quel punto era di fronte al figlio, con il sigaro che penzolava da un lato della bocca.
«Lo so, lo so e te ne sono grato, ma gestire il vigneto non è quello che voglio fare io nella vita».
L’uomo diede una pacca al figlio, forse il gesto più affettuoso che gli avesse mai dato.
«Lo so, lo so, ormai me ne sono fatto una ragione, e comunque stavo scherzando, anzi quasi spero che ti nasca femmina, perché avevo detto che sarei morto dopo aver visto un nipote con il mio nome e cognome. Andiamo a dirlo a tua madre, ti dirò che non ho proprio idea di come potrebbe prendere la notizia. Di sicuro ci vorranno dei sali da bagno, perché sverrà».
Mentre uscivano insieme dalla stanza per dirigersi verso la cucina, il signor Desiderio spense il sigaro nel posacenere e disse, quasi divertito: «Incredibile, ti sei fatto incastrare da una diciannovenne».
«Non mi sono fatto incastrare, stavamo e stiamo insieme» sbotto Tony.
«Quindi la cosa non ti dispiace?» Chiese suo padre fermandosi e guardandolo quasi meravigliato.
«Cosa? Non era nei programmi, non sono proprio pronto psicologicamente, ma sì, non mi dispiace. In fondo…Lara mi piace parecchio, ho già avuto parecchie esperienze e posso dire di ritenermi soddisfatto, voglio lei».
«Sei proprio cotto a puntino vedo». Lo disse ridendo, ma era una risata un po’ amara, un po’ dispiaciuta. «Ad ogni modo, io ho sempre voluto la vostra felicità, Lara è una brava ragazza, una bella ragazza, se sei contento tu, sono contento io».
Stavolta fu Tony a meravigliarsi. Forse era le parole più affettuose che suo padre gli avesse mai rivolto e, interiormente, sorrise.
 
Dirlo a sua madre era differente. Sua madre aspettava quella notizia da tanto tempo, certo, l’avrebbe immaginata dopo un matrimonio, con una figlia di qualche sua amica magari, o comunque una donna dell’alta società, non una ragazzina, ma sapeva che alla fine sarebbe stata contenta, anche perché sapeva che voleva bene a Lara.
Il problema era trovare le parole adatte, per non farle venire un colpo, per farle gestire meglio il panico e le emozioni che le sarebbero arrivate con quella notizia.
«Dici che la prenderà bene?» chiese Tony un po’ preoccupato al padre. «Come inizio il discorso?»
«Puoi iniziare più o meno come hai iniziato il mio: mamma, stai per diventare nonna» disse scherzando il signor Desiderio.
La signora Desiderio stava innaffiando le orchidee nella sua serra, quando vide il figlio arricciò le labbra a mo’ di sorriso e, dopo aver posato l’innaffiatoio, gli andò incontro.
«Antonio, che piacere vederti!» disse dandogli le guance.
«Volevo giusto dirti che c’è una serata di gala Sabato prossimo, non mi dire che hai impegni» continuò la donna, mentre si levava i guanti da giardinaggio.
«Mamma…che ne dici se ci andiamo a prendere un tè? Ho voglia di sedermi, è tutta la giornata che sono stato in giro per le palestre» mentì, era la scusa più plausibile e a portata di mano per sviare la domanda e portare la donna in un’altra stanza. E farla sedere soprattutto.
La signora Desiderio diede ordine alla cameriera di preparare il tè non appena arrivarono nel salone.
«Ci saranno la signora Miletto con le due figlie» disse la donna non appena presero posto e ammiccò al figlio.
«Mamma, non vengo Sabato». Tony non ebbe tempo di finire la frase che la donna lo interruppe.
«Antonio! Non ti chiedo mai niente se non di accompagnarmi a queste serate, qualsiasi impegno tu abbia ti chiedo di rimandarlo cortesemente!»
Tony non parlò, stava ancora cercando le parole giuste, e la donna ne approfittò per aggiungere, con tono più addolcito: «E poi, lo sai che lo faccio pure per il tuo bene, mi piacerebbe che tu ti sistemassi, che mettessi su famiglia».
«Cara, devi smetterla di preoccuparti, Tony oramai è abbastanza grande, è capace da sé di trovarsi una donna» intervenne il signor Desiderio, aveva capito che il figlio non aveva ancora intenzione di parlare.
«Certo, come no. È abbastanza grande, su questo ti do ragione, ma di sicuro non è in grado di cercarsi una donna, altrimenti mi direbbe: ‘mamma, sono fidanzato’» disse sarcasticamente la donna rivolta al marito.
«Mamma, sono fidanzato» disse Tony sommessamente. Non guardava proprio sua madre negli occhi, era uno sguardo vago, un po’ rivolto alla madre, un po’ rivolto alla vetrinetta contenente le porcellane che si trovava dietro di lei.
Sua madre aprì la bocca per dire qualcosa, ma rimase in silenzio. Non sapeva se avesse sentito bene, non sapeva se fosse una specie di scherzo come quando lui era piccolo e si divertiva a ripetere le frasi.
«Sono fidanzato» disse Tony con più convinzione e guardandola negli occhi.
Che aveva da temere? Lui amava Lara, voleva stare con lei, se sua madre approvasse o meno quel rapporto, non faceva cambiare la situazione.
La signora Desiderio deglutì. Dato che ancora non aveva udito il nome della ragazza, non sapeva se esultare di gioia perché aveva ricevuto finalmente la tanto agognata notizia, o rimproverarlo per la scelta fatta.
Ma poi si disse che bastava che il suo Antonio fosse felice, qualsiasi nome sarebbe andato bene bene.
«E chi è? La conosco?»
«Sappi che io approvo in pieno» disse il padre, forse per andare incontro a Tony.
La donna non ascoltò il parere del marito, lui non guardava l’eleganza e la classe in una donna, per lui andava bene qualsiasi ragazza con un bel viso, magari anche molto più giovane.
Un pensiero balenò per la testa della donna.
«Sì, la conosci pure piuttosto bene».
«Non mi dire che è pure venuta a mangiare da noi parecchie volte» il tono della voce era piatto, ma le mani si stavano aggrappando ai braccioli come se le stesse mancando il pavimento sotto ai piedi.
«Sì» disse Tony ritornando a guardare la vetrinetta.
«Sei sicuro della tua scelta? Non siete mica impegnati seriamente» disse la signora Desiderio.
Che ancora non fosse uscito il nome della ragazza era irrilevante, improvvisamente le era venuto in mente il modo in cui si guardavano l’ultima volta che erano stati a casa loro, come poteva essere stata così sciocca da non accorgersene?
«A dire il vero…siamo più impegnati seriamente di quando tu creda».
«Non mi dire che volete sposarvi» disse la donna sbiancando.
Tony rimase senza parole. Non aveva pensato a quell’opzione. Sposarla? Lui con una fede al dito?
«No, non abbiamo intenzione di sposarci…al momento».
La donna fece un respiro di sollievo che però levò il fiato al figlio. Come dirle, ora, che la ragazza era incinta?
«Cara, finalmente Tony ci darà un nipotino!» esclamò il signor Desiderio.
Quei due la stavano tirando così per le lunghe! Lui doveva andare a finire di leggere il giornale, doveva fare un paio di chiamate di lavoro, non poteva certo perdere tempo lì per baggianate del genere.
«È INCINTA?» la donna sgranò gli occhi e iniziò a iperventilare.
Era contenta? Era delusa? Non lo sapeva neppure lei, troppe emozioni stavano scorrendo dentro di lei.
«Sì, presto diventerò padre».
Per parecchi minuti ci fu silenzio assoluto tranne per il tamburellare delle dita del signor Desiderio sul bracciolo della poltrona.
Il silenzio venne interrotto dalla cameriera che portò il tè e salutò gentilmente Tony, che fu lieto di poter rivolgere lo sguardo non più alla vetrinetta, pur se per qualche secondo.
Non appena la donna uscì, la signora Desiderio parlò.
«Devo dire che sono un po’ delusa» disse con tono un po’ stizzito «Ma sono contenta che tu finalmente abbia deciso di mettere la testa a posto. Forse non hai capito che tutte le volte che ti presentavo una donna, era solo perché volevo vederti felice. Se tu sei felice, per me va bene» continuò senza entusiasmo.
Tony l’abbracciò, sapeva che quello era il massimo che poteva avere da sua madre e ne fu contento.
 
 
Roberto era disteso nel suo letto, un braccio sotto il collo di Camilla che giocherellava con i peli del petto di lui.
«Wow…che notiziona» disse Camilla senza entusiasmo. «Non è certo una cosa da mandar giù facilmente…però…vedila in maniera positiva. Lara è una donna, Tony la ama, in fondo non è successo niente di così disastroso».
«Secondo te Tony la ama?» chiese Roberto sempre guardando il soffitto.
«Certo, perché dovrebbe essere il contrario? Si sta impegnando con lei al punto che l’ha presentata come fidanzata, cosa che, da quello che ho capito, è la prima volta che fa. E poi si vede da come la guarda».
«Credo che non glielo abbia mai detto, sai?»
«Cosa non le ha detto? Ti amo? È più importante agire o parlare secondo te? Forse ha paura dei suoi sentimenti perché è la prima volta che prova una cosa del genere».
«Sei così romantica» disse Roberto a mo’ di sfottò.
«O forse è solo che sto cercando una spiegazione razionale, al fatto che tu mi abbia chiesto di sposarmi ma le volte che mi hai detto che mi ami si possono contare sulla punta delle dita…ovvero, me lo hai detto solo il giorno che mi hai chiesto in sposa». Camilla lo disse senza tono di rabbia. Era una semplice costatazione, in fondo anche lei gli aveva detto ti amo solo quel giorno, eppure si era ritrovata a rispondere sì.
Roberto incurvò le labbra verso il basso, è vero, ma lui amava Camilla, quindi non c’entrava. Ma, effettivamente, cosa poteva sapere di ciò che passava per la testa di Tony?
«Hai ragione, devo dire che con mia meraviglia Tony si sta comportando bene» disse Roberto.
«Perché ce l’hai tanto con lui?»
Roberto rimase in silenzio per un po’. «Non so come spiegarti bene tutti i trascorsi che abbiamo avuto io e Tony. Per me è come un fratello, gli voglio veramente bene, è solo…che ho visto parti di lui che mi fanno pensare che Lara non lo meriti, che lei meriti di più».
«Penso che sia una cosa comune ai padri quella di non essere mai soddisfatti del ragazzo che porta a casa la figlia» disse Camilla «Ti va di farmi qualche esempio di queste ‘parti’?» Camilla mise tra virgolette quest’ultima parola. Si era spostata leggermente su di lui, in maniera tale da non pesargli ma di poterlo guardare negli occhi.
Roberto rimase parecchio a pensare.
«Il problema è che sono cose di cui non vado fiero, perché anche io ero parte di queste parti…» disse Roberto non guardandola negli occhi.
Camilla rimase in silenzio, voleva che lui proseguisse e alla fine Roberto parlò.
«Per esempio abbiamo partecipato a qualche orgia insieme…come dire…gli ho visto fare sesso con più donne contemporaneamente».
Camilla si tirò completamente su con la schiena. «Mentre pure TU facevi sesso con più donne contemporaneamente. Io invece merito di avere te?». Il tono di voce si era alzato un po’, ma non sembrava troppo arrabbiata. Era più seccata per il ragionamento ottuso di Roberto che per il fatto che Roberto avesse avuto un passato promiscuo, ognuno fa le esperienze che vuole, non spettava a lei giudicare.
Roberto la guardò preoccupata. «Non ti merito, è vero, sei troppo per me…era anche per questo che non volevo rivelarti la verità…avevo paura che tu…» Camilla gli aveva messo un dito sulle labbra interrompendolo «Shhh» disse la donna. «Non cominciare a sparare scemenze. Sei perfetto, secondo te direi di al primo passante?»
Roberto spostò il dito e si avvicinò a Camilla tanto da lasciarle un bacio sulle labbra. «Sei tu quella perfetta della coppia, non io. Mi sento così fortunato».
«Lascia che quei due si amino a loro modo. Se tu ami tua figlia lascia che lei ami liberamente Tony e che venga ricambiata. Questo bambino servirà solamente a rafforzare la loro unione» Camilla gli lasciò un bacio a fior di labbra.
«Sei troppo saggia per me, lo sai?» disse Roberto.
«Lo so, ma non importa».
 
 
Note dell’autrice.
Ciaooo : ) Chiedo scusa per l’attesa, ma non vi preoccupate, questo è il penultimo capitolo, quindi non ci sarà più molto da aspettare.
A proposito, ne approfitto per chiedere anche ai lettori solitamente silenziosi di darmi un parere cortesemente.
Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuta, un grazie va a Simona (non so se mi leggi) che è la mia beta, se non ci fosse stata lei a quest’ora avreste letto parecchi strafalcioni.
Credo che fra un po’ tornerò a scrivere qualcosa, ma stavolta vorrei mettere un po’ di capitoli in cantiere prima di pubblicarli, così non vi faccio aspettare troppo tra un capitolo e un altro. Vi ritroverò?
Il discorso finale lo lascio appunto…per la fine. XD
Alla prossima :*
  
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